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Quello che gli spettatori devono provare dopo un film

Il regista David O. Russell racconta come ha piegato una storia vera.
di Gabriele Niola


giovedì 12 dicembre 2013 - Incontri

Ha cambiato vita davvero David O. Russell, realizzava film di medio successo fino al 2004 poi la sua esistenza ha preso la piega peggiore e dopo 6 anni lontani dal set ha scritto la sceneggiatura di Il lato positivo per Sidney Pollack, la cui morte ha bloccato il progetto per molto. È stato necessario infatti girare The Fighter perchè potesse fare in proprio Il lato positivo e ora American Hustle - L'apparenza inganna. Gli unici tre film della sua filmografia che per lui contino davvero, quelli usciti dalla sua rinascita personale: "Non c'è altro che mi interessi in una storia al momento".

È dalla terrazza al sesto piano di un hotel che affaccia su Piazza di Spagna che il regista di American Hustle - L'apparenza inganna, con grandissima calma, ora racconta come sia arrivato a quello che è il film più impegnativo, grande e importante della sua seconda carriera:
"La sceneggiatura originale di Eric Singer era molto buona ma non faceva per me, ci ho lavorato un po', l'ho riscritta in alcune parti perchè quello che volevo non era un film sugli eventi veri ma sui personaggi".

Quello script giaceva inutilizzato dal 2011, pensa che il successo di Argo abbia aiutato a sbloccare quest'altra storia di una vera e paradossale operazione dell'FBI degli anni '70?
"Non lo so, dovresti chiedere ai produttori, di certo andando a cercare i personaggi più della storia io ho spiegato subito a tutti che avrei fatto l'esatto contrario di Argo. La gente e le sue emozioni per me sono più importanti della truffa in sè anche se quella è una componente molto importante. Quell'esperienza è ciò che fa cambiare tutti quanti, il fatto stesso di chiedersi se sia qualcosa di reale o meno".

Il suo intervento ha riguardato il far diventare i personaggi i suoi tipici individui che cercano di raggiungere una meta e che nel fare questo sono ostacolati proprio dalle persone che amano di più?
"Anche. Vedi ci sono queste persone a cui vogliamo bene e che solo alcune volte ci vogliono bene anche loro. E a prescindere da questo possono anche essere il nostro problema più grande".

È molto affascinante come American Hustle - L'apparenza inganna giochi con la sua ambientazione. I costumi e le capigliature anni '70 non servono solo ad identificare il periodo ma sono strumenti di messa in scena, spesso di commedia. Ci ha lavorato già in fase di scrittura?
"Per ogni personaggio abbiamo immaginato come fosse la sua casa o le sue aspirazioni e li abbiamo vestiti a seconda di esse, a seconda di quello che vorrebbero essere. La costumista ha vestito tutti in due maniere: come pensavano di essere e come volevano essere. Del resto la nozione del costruirsi un'identità è quella su cui il film è più focalizzato".

E ognuno nella storia ha due identità...
"Si, è dovuto al fatto che hanno a che fare con chi sono stati, gli errori che hanno fatto e i sogni che hanno avuto. Irving [il protagonista interpretato da Christian Bale ndr] ovviamente è un maestro dei sogni degli uomini e della loro identità ed è bravo nella costruzione del proprio sè, ma abbiamo guardato ad ogni personaggio in questa maniera. Ad esempio Ritchie [l'agente dell'FBI interpretato da Bradley Cooper ndr] guardava il baseball e quindi si fa i ricci perchè pensa sia fico e anche lui, come i truffatori, ha un palco dove è l'agente che desidera e un backstage che è casa sua. Solo Amy [Adams] ha un personaggio con tre identità: la persona che viene da Albuquerque, quella inglese che recita e la sua vera sè che sta dentro e si chiede chi sia in realtà".

È anche il suo film più gioioso. Nonostante molte parti dure contiene alcuni dei momenti con più gioia di vivere e piacere nell'essere umani che abbia mai realizzato.
"Per me è il sentimento più importane con il quale si uscire da un film. Per Irving viene dall'amicizia con il sindaco, così tanto da dimenticare che si tratta di un truffa, ma alla stessa maniera e parallelamente anche gli amanti Ritchie e Sydney [Bradley Cooper e Amy Adams ndr], in discoteca, si convincono che forse tutto questo è vero e può essere fantastico. Un momento di vita pura che come tutto il film funziona come l'opera. Molte parti di un'opera sono intense e potenti e drammatiche, dunque il sindaco e Irving quando escono insieme, cantano e hanno una loro energia di amore per la vita e poi i ragazzi in discoteca hanno il loro momento di amore per la vita. Se fosse davvero un'opera avresti i cantanti da parti opposte del palco che cantano e la maniera in cui l'abbiamo realizzato noi invece mi sembrava che avesse una potenza ritmica che funzionava molto. È un momento di fuga per tutti, di connessione umana".

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