This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
This Must Be the Place
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un uomo allo specchiodi amandagrissFeedback: 4416 | altri commenti e recensioni di amandagriss |
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mercoledì 27 marzo 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sean Penn nelle mani del demiurgo Sorrentino si lascia plasmare e trasfigurare per incarnare,nel corpo e nell'anima,un moderno clown di nero vestito,asessuato,triste,depresso o“forse solo annoiato”, stanco e accartocciato su se stesso,fragile come una scultura di cristallo,pacato e lento nelle parole e nei gesti, sensibile fino ad essere emotivamente senza pelle,dotato di un'ironia sofisticata e corrosiva,ancorato ad un passato che rifugge ma di cui non può fare a meno.Il passato,il suo rifugio,il suo presente e probabilmente anche il suo futuro se un evento improvviso non fosse giunto a distoglierlo da quel vivere'in sospensione',in perenne raggomitolata intimità con se stesso,richiamandolo alla realtà,inducendolo ad emergere dal suo liquido amniotico:una villa dall'arredo minimalistico, svuotata del presente e munita di piscina che mai ha visto acqua,il vicino centro commerciale,le solite,poche care facce.In una Dublino silente assente dalla caotica frenesia contemporanea.La morte del padre-deceduto a New York-lo costringe ad uscire allo'scoperto',ad abbandonare l'ordinaria monotonìa(voluta,cercata e che ha finito con l'imprigionarlo)di un'esistenza-surrogato,la cui piattezza comincia a far sentire tutto il suo peso schiacciante.Così,con al seguito un piccolo trolley(la sua essenza irrisolta)approda negli States e raggiunge il capezzale del genitore defunto, con cui non parlava da trent'anni.Verrà a conoscenza di un doloroso episodio che gli sconvolse l’esistenza -allora era solo un bambino- senza più abbandonarlo.Provvederà a rendergli giustizia.La morte,per rammaricarsi e rimpiangere di aver permesso alla vita di lasciar scivolar via gli affetti più cari.La morte,per riconciliarsi spiritualmente,come espressione di un vincolo sempiterno,che si rafforza invece di estinguersi, come estremo atto d'amore,come regalo di speranza per chi non si aspetta e crede di non volere più niente.La morte,per guardarsi dentro e riuscire a comprendere oltre ogni incomprensione,per non ripetere irrimediabilmente gli errori dei padri,per rendersi conto della vita,del presente costantemente sotto gli occhi eppur impalpabile,sfuggente, inafferrabile.Respiro internazionale in questo racconto commovente quanto eccentrico,bizzarro e personalissimo secondo lo stile del regista-autore campano,che partendo dal luogo comune del viaggio come introspezione,tanto caro alla settima arte,disegna 1 road movie esistenziale,curioso,indecifrabile,originale quanto il suo protagonista,il quale,sotto lo strato di spesso cerone che lo rende un ridicolo anacronismo,finirà col trovare l’uomo che è oggi,non più'scollato'dal presente ma'saldato'in esso.Forte è la componente visionaria,che affascina,ipnotizza(David Byrne che canta This must be the place su un palco con scenografia in divenire),mai fine a se stessa,simbolo del percorso umanissimo del nostro.Gli spazi immensi,i colori accesi,il vento sulla pelle,il soffermarsi sui volti,sui gesti,sui particolari fisici della gente comune che incrocia sul suo cammino sono la meraviglia che contiene il mondo,di cui per tanto tempo si è privato e che adesso si scopre,folgorato,a contemplare.Tempi dilatati,modalità di ripresa assai suggestive e ricercate, carrellate e piani sequenza atti ad esprimere stati d'animo,sottolineare parole e invitarci al loro ascolto(la scena-medesima ripresa reiterata-in cui il vecchio nazista in carrozzina comincia a parlare).Sean Penn giganteggia:ammalia lo spettatore col suo perfetto travestimento.
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