The Artist |
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Un film di Michel Hazanavicius.
Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Francia 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9 dicembre 2011.
MYMONETRO
The Artist
valutazione media:
4,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Senza paroledi gabriellaFeedback: 17297 | altri commenti e recensioni di gabriella |
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venerdì 27 aprile 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Anche noi abitiamo in un cinema e siamo in bilico ogni minuto tra la gloria il successo, un amore frenetico e il ricordo del cinema muto, e dalle panchine vediamo passare delle folle accaldate di gioia per il futuro mondo fantascientifico e il suo meccanismo che uccide la noia e il corteo è annunciato da angeli che buttano fiato dentro una tromba, questo futuro, si dice, farà l’effetto di una bomba”, diceva una canzone di Claudio Lolli degli anni 80. e sembrerebbe che Azanavicius si sia ispirato al brano del cantautore ( ipotesi molto fantasiosa), per la scena della piuma che cade a terra con l’esplosione di una granata, però a me è venuto in mente il brano del defilato cantautore bolognese. George Valentin è un divo del muto, attore assai poco fonogenico anche nella vita, si esprime con la moglie più con una gestualità enfatizzata, come recita, che non con le parole, la silenti art è la sua esistenza. Narcisista e orgoglioso, non accetta la metamorfosi del cinema, anzi, la schernisce, gli si potrebbe mettere in bocca la famosa frase di Norma Desmond nel “Viale del tramonto”_ Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo_,… solo l’amore di una giovane attrice riuscirà a strapparlo dall’oblio e dal baratro della disperazione. In sintesi, la storia è questa, molto semplice, ma efficace, si perché non dev’essere stato facile per gli artisti dell’epoca metterci la voce, ascoltarsi e farla sentire agli altri; è un po’ come mettersi a nudo, e se la voce fosse sgradevole? Oppure per chi l’ascolta diversa da come era nell’immaginario? E’ un esporsi, sostanzialmente, come inserire uno strumento nuovo in un’orchestra, per cui le perplessità del protagonista in un certo senso sono motivate. Il risultato è un buon film, non sono d’accordo con chi afferma che il cinema muto era un’altra cosa, certo che lo era, ma non è questo lo scopo del film, nessun ritorno al passato, solo un omaggio , ancora una volta al cinema, dalla sua nascita ai giorni nostri. La colonna sonora parla da sola, i suoni avvolgono la scena, gli stati d’animo dei protagonisti, il ritmo sonoro accompagna lo spettatore nel percorso interiore degli stessi. Personalmente mi ha colpito John Goodman, più che Dujardin col sorriso che ricorda troppo Gene Kelly.
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