Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shame
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lo stranierodi Writer58Feedback: 53218 | altri commenti e recensioni di Writer58 |
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domenica 29 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
New Iork, 2011. Brandon è un trentenne affermato, bello, che si muove con disinvoltura nei paesaggi urbani della "Grande Mela". E' un uomo affascinante, che sa di piacere alle donne, ma non riesce a stabilire un rapporto stabile con loro, le "consuma" come fossero aperitivi da 25 dollari l'uno ordinati in un locale elegante. In realtà, i problemi di Brandon (un ottimo Fassbender) non sono solo circoscritti alla sfera del sesso, di cui è dipendente, ma attengono alla sfera delle relazioni, al suo rapporto con la realtà. Come in tutte le dipendenze, lui cerca oggetti sostitutivi per coprire il proprio "mal di vivere", la sua inadeguatezza a stabilire un rapporto soddisfacente con gli investimenti e gli oggetti significativi. Sua sorella Sissy, che lo raggiunge e s'installa nel suo appartamento a Manhattan, costituisce un po' il suo negativo fotografico. E' dipendente dai rapporti affettivi che instaura, anche quelli occasionali ed effimeri, è incapace di vivere la solitudine senza provare sensazioni di abbandono e di perdita devastanti. La città, in qualche modo, alimenta le loro patologie: i rapporti si estinguono nello spazio di una serata, dalla conoscenza in un bar al frettoloso amplesso consumato a ridosso di un muro o in un'anonima stanza di hotel; la richiesta di prestazioni sessuali (a pagamento o gratuite) sostituisce il piacere (e la fatica) degli investimenti affettivi; la disponibilità a fare sesso procede di pari passo con lo svuotamento di contenuti e di senso delle relazioni. "Shame" narra la discesa dei due fratelli verso il purgatorio della compulsione con un linguaggio elegante e, a tratti, ispirato. Le scene sono accurate e i dialoghi non banali. La fotografia appare molto curata e la scelta dei colori è adeguata all'inverno atmosferico e psicologico della città e dei protagonisti. Tuttavia, anche se la caduta di Brandon è rappresentata efficacemente (anche con primi piani del suo volto che manifesta angoscia e sgomento durante un amplesso), il film risente di un approccio moralistico che lo appesantisce nel finale. Brandon viene picchiato in un bar dal compagno di una donna che aveva "avvicinato", si concede un fugace rapporto omosessuale in un ritrovo di gay e la sorella tenta il suicidio. Sembra quasi che il regista abbia voluto suggerire che la perversione debbe essere necessarianente essere accompagnata da una punizione e che la vergogna ("shame") sia il destino di chi evita di affrontare i propri conflitti interiori. Messaggio che stride con la diffusione planetaria delle dipendenze, diffusione che pare integrarsi alla perfezione con lo stile di vita e le aspettative sociali di questa fase storica dell'occidente.
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