Primo anno dell'occupazione tedesca in Francia. Il Colonnello delle SS Hans Landa, dopo un lungo e mellifluo interrogatorio, decima l'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in una località di campagna. La giovane Shosanna riesce però a fuggire. Diventerà proprietaria di una sala cinematografica in cui confluirà un doppio tentativo di eliminare tutte le alte sfere del nazismo, Hitler compreso. Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza se ne somma uno più complesso. Ad organizzarlo è un gruppo di ebrei americani guidati dal tenente Aldo Raine i quali non si fermano dinanzi a niente pur di far pagare ai nazisti le loro colpe.
Che mattacchione Quentin Tarantino. Prima di Cannes tutti avrebbero spergiurato, basandosi sul materiale a propria disposizione (locandine con Brad Pitt incarognito, Eli Hostel Roth che rotea il coltellaccio, notizie di set grandguignoleschi), che l’ultima fatica del regista de Le Iene e Pulp Fiction, sarebbe stata un’unica, interminabile e violentissima caccia al nazista, con smembramenti, uccisioni e pile e pile di cadaveri in uniforme accatastati a profusione. Invece Inglourious Basterds è quanto di più lontano si possa immaginare da questo apocalittico scenario. Anzi, è un film che guarda, se possibile, più al teatro che al cinema, che cesella finemente personaggi indimenticabili e si poggia su un quartetto di scene madri che, oltre ad occupare fisicamente quasi metà della durata complessiva della pellicola, costituiscono il fiore all’occhiello della cinematografia di Tarantino. Certo, la presentazione dei Bastardi guidati da Pitt, sornione quanto basta, sembra ricalcare in pieno i topoi classici della produzione tarantiniana, ma stavolta c’è di più. La lunghissima sequenza della taverna, durante la quale convergono due gruppi distinti di persone – gli statunitensi sotto copertura e i soldati nazisti che fanno bisboccia per festeggiare un loro commilitone da poco diventato padre – è un meccanismo ad orologeria, un quadro che lentamente ma inesorabilmente si completa, un mix di tensione e pathos come non se ne vedevano da tempo.
L’attenzione maniacale ai dettagli, gesti dei personaggi o semplici parole, dimostra quanto ogni fotogramma sia volto a comporre un puzzle di matrice hitchkockiana. Strepitoso il cast: tutti promossi con lode, anche se la fragile tenacia di Mélanie Laurent e il caparbio cinismo di Christoph Waltz (da noi quasi sconosciuto ma che ha strameritato il premio come miglior attore al Festival di Cannes e l’Oscar al miglior co-protagonista) rimangono bene impressi nella memoria. Tarantino gioca con i camei degli amici, i colori, la musica, la parola (si passa senza soluzione di continuità dall’inglese, al francese, al tedesco e persino all’italiano, e fa paura pensare a cosa potrebbe diventare il film in fase di doppiaggio) e ovviamente con se stesso e la propria arte, ambientando in un cinema la scena più importante del film. Ricco di citazioni a Sergio Leone e ai suoi capolavori come C’era una volta il West, Tarantino riscrive la Storia, mostrandoci i nazisti come bruti, sadici tedeschi senza cervello che bramano sopra ogni cosa, dominare il mondo; sequenze d’azione memorabili, e trovate registiche di ottimo livello ( come la bellissima scena iniziale dello sterminio della famiglia di Shosanna ). Ironico quando serve, Inglourious Basterds dimostra la crescita di un grande regista nato tra le videocassette ed oggi diventato colto, sofisticato e capace di mescolare stili e ritmi narrativi diversi. Da vedere, possibilmente in lingua (o, meglio, nelle lingue) originale.
Forse il miglior film del 2010. Altro che Avatar.
[+] lascia un commento a tony montana »
[ - ] lascia un commento a tony montana »
|