In una recente intervista Ozon, giovane regista il cui tocco leggiadro già si era rivelato in film come 8 donne e un mistero e Ricky, dichiara che, dopo l'ultima campagna elettorale francese tra Sarkozy e la Royal ed il ritorno del machismo in Italia, con questo film ha voluto creare un collegamento con la situazione odierna, pur ambientando la storia negli anni '70. Il che ci porta ad una realtà molto vicina a noi come alla "sorella" oltreconfine, dove il femminismo come movimento tendente alla parificazione dei diritti nei rapporti uomo-donna sia in famiglia sia nella società -in particolare nel mondo lavorativo- stenta ad affermarsi definitivamente. Non siamo quindi nel genere simbolico-favolistico, come nel caso del putto Ricky che svolazza e scompare all'orizzonte sulle ali della sua libertà, ma in una tipica commedia francese fluida e accattivante, dove i personaggi sembrano muoversi in pantofole ma su un pavimento scabro e irto di gibbosità.
La bella statuina Suzanne -moglie di un marito-padre-padrone, la cui simpatia è pari alla leggiadria di un ippopotamo, che usa il denaro per ingabbiare la donna in un angusto anche se dorato ruolo di perfetta casalinga, in cambio di una assoluta acquiescenza al suo delirio di onnipotenza maschilista e machista e che ha chiuso in soffitta il talamo nuziale- sembra rassegnata al menage tutto elettrodomestici, ricami, cure cure affettuose verso i figli peraltro ormai cresciuti; e se si azzarda a dire la sua, viene subito rimbrottata e richiamata all'ordine (il suo) dall'incredulo consorte ("tu hai un'opinione? credevo che tuo dovere fosse condividere la mia"). Lo stesso marito-padrone, titolare dell'azienda cedutagli dal suocero, appare esclusivamente sensibile alla massimizzazione degli utili ed usa la frusta del più spietato cinismo verso i suoi operai, che non tardano a minacciare lo sciopero e addirittura a sequestrare l'odiato "padrone" ( così viene chiamato dai dipendenti, compresa la segretaria amante), colpito poco dopo da un attacco cardiaco che lo mette provvisoriamente fuori gioco.
A questo punto la statuina, sotto la cui graziosa immobilità ribolle il magma della riscossa, esplode e rivela la donna abile, pragmatica e capace di affrontare anche le più intricate situazioni che solitamente solo gli uomini pretendono di saper risolvere. Anche con l'aiuto del deputato-sindaco comunista, suo ex amante non ancora guarito dalla sbornia d'amore, Suzanne prende in mano l'azienda, adotta metodi concilianti e più umani, e riottiene la produttività perduta, anche con l'ausilio dei due figli che però si schierano in modo difforme. Ormai anche in casa i ruoli sono invertiti: lo scettro del comando è saldamente in mano alla donna, la quale finalmente può esprimere i suoi pensieri senza tema di contestazioni, addirittura permettendosi di rivelare, al marito come all'ex amante, il proprio passato di donna a tutto tondo non proprio conforme al modello di campionessa della fedeltà coniugale. Ma il potere maschile è in agguato: il marito le toglie la maggioranza e la direzione dell'azienda, grazie alla complicità della figlia, ed il sindaco, respinto e deluso, l'abbandona lungo una strada solitaria consolandosi con il ripresentarsi candidato alla carica di deputato.
Poco male: presentandosi a sua volta alle elezioni, la battagliera signora Pujol ottiene un meritato trionfo a danno diretto dell'ex amante trombato ed indirettamente umiliando il marito; a cui non resta che guardarla attonito insieme alla figlia sul divano degli sconfitti, mentre canta e balla in mezzo ad una folla osannante.
Ozon tratta un tema importatnte come l'emarginazione della donna -i cui risvolti nella realtà di tutti i giorni possono assumere toni forti, come violenza, sopraffazione, tracotanza, derisione- con leggerezza ed ironia; non ci sono lacrime, dramma, pathos, gelosia, ma dietro la dinamica dei personaggi si intravede una realtà in cui aleggiano come in una nebbia ben altri drammi, altre battaglie che vedono molto spesso le donne soccombere e subire.
Oltre alla straordinaria recitazione dei tre protagonisti occorre rimarcare alcune chicche, come il ballo in discoteca tra i due ex amanti Deneuve e Depardieu, in cui grazia e goffaggine si fondono in un sublime ossimoro visivo, oppure il finale a contrasto (il trionfo e la sconfitta) dove non manca un pizzico di musica e poesia che Ozon già usò nel suo 8 donne. Uno spettacolo gradevole, che scorre piacevolmente senza pause o cadute di ritmo.
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