stefano capasso
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domenica 19 settembre 2021
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riscoprire se stessi
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Siamo nella provincia francese, nel 1977, e Robert Pujol dirige la sua fabbrica di ombrelli con metodi autoritari che cozzano contro le rivendicazioni operaie tipiche dei tempi. Dopo l’ennesimo sciopero gli operi sequestrano il padrone, che viene colpito da infarto al rilascio. A questo punto è la moglie Suzanne che entra in scena: dopo una vita passata come “bella statuina”, reclusa in casa senza possibilità altra che attendere il marito, che per giunta la tradisce, Suzanne decide di prendere il comando dell’azienda, spalleggiata dai figli e dal sindaco, vecchia fiamma. Suzanne riscuote un grande successo che porta ad esasperare il conflitto col marito, deciso a riprendere il potere, e allo stesso tempo si rivela un momento di vera rinascita della donna.
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Siamo nella provincia francese, nel 1977, e Robert Pujol dirige la sua fabbrica di ombrelli con metodi autoritari che cozzano contro le rivendicazioni operaie tipiche dei tempi. Dopo l’ennesimo sciopero gli operi sequestrano il padrone, che viene colpito da infarto al rilascio. A questo punto è la moglie Suzanne che entra in scena: dopo una vita passata come “bella statuina”, reclusa in casa senza possibilità altra che attendere il marito, che per giunta la tradisce, Suzanne decide di prendere il comando dell’azienda, spalleggiata dai figli e dal sindaco, vecchia fiamma. Suzanne riscuote un grande successo che porta ad esasperare il conflitto col marito, deciso a riprendere il potere, e allo stesso tempo si rivela un momento di vera rinascita della donna.
François Ozon propone un pastiche divertente centrato su tre grandi protagonisti, la Deneuve, Depardieu e Luchini che danno vita ad un triangolo che è di amore, di tradimenti e in ultima analisi di lotta per il potere. Il periodo è quello delle battaglie per l’emancipazione, dove Suzanne deve farsi largo non solo tra esponenti di un pensiero antico e reazionario, ma sorprendentemente anche tra coloro che in teoria dovrebbero supportarla di più. Al di là della questione politica, è interessante il percorso della protagonista che scopre di avere capacità e risorse insospettate: è importante mettersi alla prova e sperimentarsi; questo è in ultima analisi il forte messaggio del film di Ozon.
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elgatoloco
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lunedì 8 marzo 2021
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brilllante, vera commedia femminista
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"Potiche"(François Ozon, anche sceneggiatura, della pièce teatrlae di Pierre Barillet e Jena-Pierre Grédy del 1983, ma il film è del 2010). La brillante moglie di un impresario privo di scrupoli, adultero, dovendo sostituire il marito, infarutato, diventa direttrice di fabbrica, riallaccia il rapporto con il sindaco comunista che aveva conosciuto anche "biblicamente"anni prima, da sottomessa torna ad essere autonoma, brillante, tanto da presentarsi alle elezioni legislative e diventare deputata contro il sindaco con cui aveva avuto una relazione. Il marito, ormai, sembra diventato lui"potiche"(statuina in porcellana). Senz'altro femminista, non proprio politicamente impegnata, questa commedia(e Ozon, intelligentemente, rispettando i canoni di Bazin nell'""Ontologie du cinéma", non fa nulla per nascondere l'origine teatrale del film, a livello di décor, di scenografia, ma anche di tempi)è senz'altro meritevole di apprezzamenti e sul fatto politico, certo, ognuno"La pensa come vuole"e sarebbe difficile credere che due mostri sacri come Catherine Deneuve(la moglie poi"capessa"della fabbrica)e Gérard Depardiueu, il sindaco comunista, avrebbero partecipato a un film dichiaratamente di sinistra-sono bravissimi, ma se la cava bene anche Fabrice Luchini, l'impresario "tradito"pià che altro nella sua funzione padronale, oltre che(in forma minore)familiare-matrimoniale.
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"Potiche"(François Ozon, anche sceneggiatura, della pièce teatrlae di Pierre Barillet e Jena-Pierre Grédy del 1983, ma il film è del 2010). La brillante moglie di un impresario privo di scrupoli, adultero, dovendo sostituire il marito, infarutato, diventa direttrice di fabbrica, riallaccia il rapporto con il sindaco comunista che aveva conosciuto anche "biblicamente"anni prima, da sottomessa torna ad essere autonoma, brillante, tanto da presentarsi alle elezioni legislative e diventare deputata contro il sindaco con cui aveva avuto una relazione. Il marito, ormai, sembra diventato lui"potiche"(statuina in porcellana). Senz'altro femminista, non proprio politicamente impegnata, questa commedia(e Ozon, intelligentemente, rispettando i canoni di Bazin nell'""Ontologie du cinéma", non fa nulla per nascondere l'origine teatrale del film, a livello di décor, di scenografia, ma anche di tempi)è senz'altro meritevole di apprezzamenti e sul fatto politico, certo, ognuno"La pensa come vuole"e sarebbe difficile credere che due mostri sacri come Catherine Deneuve(la moglie poi"capessa"della fabbrica)e Gérard Depardiueu, il sindaco comunista, avrebbero partecipato a un film dichiaratamente di sinistra-sono bravissimi, ma se la cava bene anche Fabrice Luchini, l'impresario "tradito"pià che altro nella sua funzione padronale, oltre che(in forma minore)familiare-matrimoniale. Film intelligente anche nel descrivere le dinamiche familiari, dato che la coppia ha una figlia già sposata e madre e un figlio ormai venticinquenne che studia, senza troppo entusiasmo Sciences Politiques(il suo pendant va all'arte e speicalmente a Kandinsky), che dovranno in qualche modo collaborare con la madre in fabbrica, facendo però opzioni diverse("matirzza "il figlio, "patrizza"la figlia, un po'come da tradizione non sempre rispettata, ma accettata qjuasi pregiudizialmnete9. Bene anche le altre(gli altri)inerrpreti, in un film che è soprattuttto al fmeminile, dove domina indiscussa a livello intepretativo la Deneuve, che canta a conclusione dle film, tra l'altro bene, dopo aver concluso il suo primo comizio da perlamentare. un film che mostra, volendo , anche la differenza tra gli anni 1980 e l Seventies, ma è anche, certamente, figlio degl anni 10 del nuovo millennio(all'epoca presidente francese era Sarkozy, ma ciò non c'entra molto con il film...). El Gato
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bice previtera
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domenica 13 settembre 2015
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poesia "potiche - la bella statuina"
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"Poesiole" ha definito con disprezzo / le espressioni / chi non vuole accettare / il ruolo della donna / nelle decisioni. / È finito il tempo del padrone / che di tanti operai / pur amanti del lavoro / solo il destino in fabbrica decide. / Questo era fino a ieri. / Stride oggi la marcia, cambia direzione. / Non più annuire accondiscendente. / Hai ritrovato la voglia di sentire / l'emozione di esser viva / in mezzo a quella gente, / di poter dire che la vita è bella, / che finalmente sentieri nuovi / e un senso di ristoro / si aprono al domani, / fiera nella consapevolezza / che brezza fresca è giunta / a scompigliare / la foglia che appassiva.
Bice Previtera
Ispirata al film omonimo con Catherine Deneuve e Gerard Depardieu, visto al cinema all'aperto alla Mole Vanvitelliana di Ancona
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"Poesiole" ha definito con disprezzo / le espressioni / chi non vuole accettare / il ruolo della donna / nelle decisioni. / È finito il tempo del padrone / che di tanti operai / pur amanti del lavoro / solo il destino in fabbrica decide. / Questo era fino a ieri. / Stride oggi la marcia, cambia direzione. / Non più annuire accondiscendente. / Hai ritrovato la voglia di sentire / l'emozione di esser viva / in mezzo a quella gente, / di poter dire che la vita è bella, / che finalmente sentieri nuovi / e un senso di ristoro / si aprono al domani, / fiera nella consapevolezza / che brezza fresca è giunta / a scompigliare / la foglia che appassiva.
Bice Previtera
Ispirata al film omonimo con Catherine Deneuve e Gerard Depardieu, visto al cinema all'aperto alla Mole Vanvitelliana di Ancona il 2 agosto 2011
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francesco2
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mercoledì 25 gennaio 2012
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ozon, regista postmoderno
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Da diversi anni ormai i film del francese Ozon ( Quelli almeno che vengano distribuiti in Italia, ed in tutte le città, perché per "Ricky" possos mentire questa seconda ipotesi), pur non avendo riscosso mai grandissimi consensi -A parte forse "Sotto la sabbia"- sono oggetto di un dibattito in merito alla commistione di generi che li caratterizza, quando non addirittura alla presenza di "Metacinema" in una singola opera ("Angel", per esempio, è più un "film" o un esempio di cinema che ironizza su dterminati film, fingendo di (ri)farli?). In questo ultimo periodo, poi, è abbastanza -O molto- in discussione il concetto di "Postmoderno", per le sue implicazioni estetiche ma anche sociali o persino politiche.
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Da diversi anni ormai i film del francese Ozon ( Quelli almeno che vengano distribuiti in Italia, ed in tutte le città, perché per "Ricky" possos mentire questa seconda ipotesi), pur non avendo riscosso mai grandissimi consensi -A parte forse "Sotto la sabbia"- sono oggetto di un dibattito in merito alla commistione di generi che li caratterizza, quando non addirittura alla presenza di "Metacinema" in una singola opera ("Angel", per esempio, è più un "film" o un esempio di cinema che ironizza su dterminati film, fingendo di (ri)farli?). In questo ultimo periodo, poi, è abbastanza -O molto- in discussione il concetto di "Postmoderno", per le sue implicazioni estetiche ma anche sociali o persino politiche.
Di questo genere Ozon come anche altri colleghi -Di cui Besson è il più famoso, ma non l'unico- è stato ed è un rappresentante; se non altro, sosteneva Vincenzo Buccheri, ciò ha insegnato al cinema che non si può essere postmoderni se non si è mai stati moderni, con riferimento, tra l'altro, esplicitamente polemico verso il cinema nostrano. "Potiche" (E' un caso che il nome sia onomatopeico con il termine francese "Pastiche"?), che in termini magari ghezziani è già un "Superamento dei generi" in quanto, oltre che "banalmente" adattamento cinematografico di un opera teatrale, come "Gocce d'acqua su pietre roventi", è un musical presentato in concorso a Venezia. In più, fonde elementi come la commedia e la satira sociale, registri come quello divertente e (malin)COMICO: i "rimproveri" di Depardieu alla Deneuve, giusti o sbagliati che siano, manifestano dei rimpianti collocati NEL PASSATO ( Pensiamoci bene) riguardo una fase che negli anni '70 era già superata, come anche malinconica, ancora più che Malin-comica, è in certe situazioni la colonna sonora del film: la canzone "Viens à faire un tour avec la pluie" manifesterebbe, pare, un misto di tristezza e tenerezza tutta francese. Che purtroppo si perde quando il film sceglie più esplicitamente il registro della commedia pura(??) e semplice, dipingendo personaggi come il marito ed i figli che appaiono oltretutto tagliati con l'accetta. ANZI: fin quando la ragazza non motiverà alla fine certe secelte, Ozon sembrerebbe tanto "Femminista" (In linea con quei tempi) con la Deneuve quanto misogino con la giovane.
Quanto il film punti amescolare possiamo scorgerlo già nelle fasi iniziali: si passa da un'inquadratura iniziale che ricorda la Mirren nel bellissimo "The Queen", con la protagonista ed un cerbiatto, a momenti con una punta di amarezza (Tipicamente francese, anche qui), in cui la donna stessa scrive su un fiore dei versi apparentemente allegri, dove però si contempla la sua morte dopo poco tempo.
Così possiamo leggere "Postiche" come un film che ha costruito una satira sociale all'interno di una commedia (Secondo chi scrive); oppure più maliziosamente come un film che mischia "Cinema d'autore" e spettacolo, accontentando un pò tutti. Peraltro il finale (Un pò troppo, forse) conciliante rafforzerebbe questa seconda lettura: tuttavia, la capacità di Ozon nel giocare ((In senso non tanto spregiativo) coi generi, attribuendo a tutto ciò un significato, ci fa capire che il postmoderno può avere anche dei vantaggi.
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leonilde58
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venerdì 5 agosto 2011
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il film è tenuto in piedi dai due attori
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Depardieu e Deneuve sono due fantastici attori che danno a una storia di riscatto femminile, il di più necessario per rendere il film accettabile
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paride86
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giovedì 28 luglio 2011
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divertente e intelligente
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Parabola femminista con toni da commedia. Una strepitosa Catherine Denueve alle prese con un ruolo denso e interessante che va oltre la chiave comica delle situazioni.
In alcuni momenti è un film un po' facilone, ma tutto sommato si tratta di una commedia godibile, ben scritta e, soprattutto, ben recitata.
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ipno74
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venerdì 13 maggio 2011
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la statuina si ribella
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A chi vedrà questo film, dico solo che si troverà davanti scene già viste, nulla di originale, una semplice storia degli anni '70 sulle lotte sociali, dove una donna fa la bella statuina per il marito che gestisce la sua fabbrica.
Un'altra storia di un uomo padrone, che tratta male i suoi operai, i suoi figli e la moglie.
Ma qui subentra la genialità del regista, perchè vedere questo film è come vedere un film degli anni '70.
Girato con i riquadri sullo schermo come una volta, il marito potrebbe essere paragonato ad un personaggio interpretato da Ugo Tognazzi.
Il ritmo è ottimo con scene divertenti che ti fanno ridere e sorridere.
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A chi vedrà questo film, dico solo che si troverà davanti scene già viste, nulla di originale, una semplice storia degli anni '70 sulle lotte sociali, dove una donna fa la bella statuina per il marito che gestisce la sua fabbrica.
Un'altra storia di un uomo padrone, che tratta male i suoi operai, i suoi figli e la moglie.
Ma qui subentra la genialità del regista, perchè vedere questo film è come vedere un film degli anni '70.
Girato con i riquadri sullo schermo come una volta, il marito potrebbe essere paragonato ad un personaggio interpretato da Ugo Tognazzi.
Il ritmo è ottimo con scene divertenti che ti fanno ridere e sorridere.
Depardieu è bravissimo ma ditegli di dimagrire, nella scena in cui bacia la Deneuve, sembra quasi che non ci arrivi.
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jaky86
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mercoledì 9 marzo 2011
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il riscatto della bella statuina
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François Ozon mette in scena una commediola senza troppe pretese sulle lotte sociali e il femminismo degli anni '70. I colori cangianti, gli abiti perfetti e le atmosfere quasi fumettistiche ricordano incredibilmente il suo film di maggior successo "8 donne e un mistero". Un piccolo passo avanti dopo il pessimo "Ricky", ma Ozon non convince neanche questa volta.
La coppia Viard-Luchini decisamente meglio rispetto alla più esperta e conosciuta Depardieu-Deneuve. Si può vedere, ma nulla di eccezionale.
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astromelia
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domenica 6 marzo 2011
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alla francese....
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...la trama si sarebbe potuta raccontare anche e forse meglio con tono sobrio e un tantino più drammatico,così girato sembra una sit-comedy.
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paco andorra
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lunedì 27 dicembre 2010
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non lotta di classe, ma tanta classe
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Ozon non è Loach - buon per entrambi -, ma d'altro canto chi glielo chiederebbe, se lo sciopero organizzato dagli operai della piccola fabbrica di ombrelli, di cui Suzanne, la protagonista del piccolo film del quale è regista, tratto (meglio non dimenticarlo) da una pièce teatrale, è proprietaria al 25%, ma estromessa per troppa placidità da qualsivoglia coinvolgimento nella conduzione, delegata al di lei marito-padrone (in tutti i sensi), lungi dal venire descritto con l'asciutto lirismo del britannico, finisce per essere poco più dell'espediente scenico utilizzato appunto dal giovane e magari un po' sopravvalutato François per metamorfizzare la donna-ninnolo del titolo in una signora del capitalismo dal volto umano, ma soprattutto in una femminista gentile, per nulla erinnica, intenta più a recuperare il tempo perso che a coltivare fisime ideologiche? Potiche è commedia allo stato puro, quasi aristofanesca, leggera e improbabile, che si chiude (mamma mia!) su una Deneuve canterina nel momento del massimo trionfo, dopo avere sconfitto marito ed ex amante (ed è retorico ed autoconsolatorio il dubbio espresso da quest'ultimo, che in realtà la lotta dell'ormai divorziata Suzanne per lo scranno da deputata avesse come obiettivo l'umiliazione del coniuge più della sua: ci si rivedrà, e come no?, come prima, più di prima.
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Ozon non è Loach - buon per entrambi -, ma d'altro canto chi glielo chiederebbe, se lo sciopero organizzato dagli operai della piccola fabbrica di ombrelli, di cui Suzanne, la protagonista del piccolo film del quale è regista, tratto (meglio non dimenticarlo) da una pièce teatrale, è proprietaria al 25%, ma estromessa per troppa placidità da qualsivoglia coinvolgimento nella conduzione, delegata al di lei marito-padrone (in tutti i sensi), lungi dal venire descritto con l'asciutto lirismo del britannico, finisce per essere poco più dell'espediente scenico utilizzato appunto dal giovane e magari un po' sopravvalutato François per metamorfizzare la donna-ninnolo del titolo in una signora del capitalismo dal volto umano, ma soprattutto in una femminista gentile, per nulla erinnica, intenta più a recuperare il tempo perso che a coltivare fisime ideologiche? Potiche è commedia allo stato puro, quasi aristofanesca, leggera e improbabile, che si chiude (mamma mia!) su una Deneuve canterina nel momento del massimo trionfo, dopo avere sconfitto marito ed ex amante (ed è retorico ed autoconsolatorio il dubbio espresso da quest'ultimo, che in realtà la lotta dell'ormai divorziata Suzanne per lo scranno da deputata avesse come obiettivo l'umiliazione del coniuge più della sua: ci si rivedrà, e come no?, come prima, più di prima... con l'uomo in ruolo subalterno). Gli anni Settanta, così brutti, sporchi e cattivi, affascinano nell'operazione rétro di Ozon, che ce li restituisce a sprazzi nella fotografia sbiadita di alcuni esterni e in quella acida del corridoio che conduce all'appartamento di Babin-Depardieu, o nei flashback di vicende in realtà anteriori ai medesimi. Per la Deneuve, la classe e - sorpresa! - la simpatia possono più del botulino; per Depardieu, basta la scena con il supposto figlio durante l'intervista alla nuova stella dell'imprenditoria, per confermarne talento e gigioneria in pari misura; per Luchini, il marito arrogante e puttaniere, è sufficiente dire che li fagocita entrambi. Peccato che i figlioli non funzionino proprio, quanto a recitazione, e che i delegati sindacali abbiano solo le biffe giuste e nient'altro. Ah, già, non stiamo parlando di un fim di Loach!
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