Bussano alla Porta

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Un film di M. Night Shyamalan. Con Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird.
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Titolo originale Knock at the Cabin. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 100 min. - USA 2023. - Universal Pictures uscita giovedì 2 febbraio 2023. MYMONETRO Bussano alla Porta * * * - - valutazione media: 3,26 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La Fine è Vicina (Abbiate Fede) Valutazione 2 stelle su cinque

di jaylee


Feedback: 14771 | altri commenti e recensioni di jaylee
domenica 5 febbraio 2023

Mala tempora currunt… certo che questo genere umano le prova veramente tutte per estinguersi: se non è per le epidemie, più o meno auto-inflitte, sono le guerre più o meno inutili, se non è la siccità causata dalla decadenza climatica, è il terrorismo di mille religioni inutili e litigiose. Certo che a vederli da fuori questa seconda decade del 21° secolo sembra davvero il preludio alla fine dei tempi, e così deve aver pensato M. Night Shyamalan, regista tanto talentuoso quanto discontinuo. Basato su un libro (solo adattato, lo sviluppo nella parte finale è molto diverso), Bussano Alla Porta inizia con la famiglia formata da 2 padri e una figlia adottata che sta passando una vacanza idilliaca in una casa nel bosco; ma arrivano 4 stranieri con strane armi rudimentali che prima li assediano e, quando riescono ad entrare, li legano per fare loro un’annunciazione apocalittica: a meno che i 3 non decidano volontariamente di sacrificare uno di loro, la fine del mondo è in arrivo attraverso inondazioni, malattie, incendi e disastri tecnologici. E siccome i 3 non sembrano (ovviamente) così convinti, i 4 danno inizio ad una serie di macabri rituali. Come finirà?
La storia è intrigante, ci ricorda il miglior Matheson (quello di The Box e Io Sono Leggenda), con un presupposto misterioso e mai realmente chiarito (c’è un Dio dietro questo? O sono solo dei pazzi invasati? C’è una spiegazione razionale o siamo davvero nel furore religioso?), ed in effetto soprattutto all’inizio, il film ti tiene incollato subito. Sia per la trama, che i dialoghi così serrati di personaggi alla fine credibili nella loro apparente lucida follia (bravissimo Dave Bautista – ci ha stupito l’ex wrestler, colosso che qui ci regala un’interpretazione spaventosamente tranquilla. Tutto sommati bene anche gli altri). È un film che peraltro non cede al voyeurismo dei rituali (che sono solo intuiti) ed ha l’ormai raro dono della sintesi, essendo un film di 1h40’ dove ormai anche un Fast & Furious infligge durate da cinema d’essai. Ci è anche piaciuto come Shyamalan si stia cimentando anche in nuovi modi di fare cinema, anche qui, come parzialmente in Old, il suo ultimo film, non c’è il suo marchio di fabbrica (il “twist” finale che rovescia quello che credevamo essere vero), e la fotografia tante volte ha delle inquadrature alla Sergio Leone sui volti degli attori, lui che in genere predilige la costruzione del set (c’è anche qui, cmq) come dei quadri, e la forte codifica dei colori come in Unbreakable (e anche questa c’è). Musiche come nella sua tradizione tese ed evcative, stavolta di Herdís Stefánsdóttir.
Peccato che non funzioni. Un po’ come in Signs, Shyamalan ovviamente propugna l’idea di qualche forma di intelligenza superiore che governa l’universo e che da buon deus ex machina lo può risolvere al prezzo di un sacrificio di tradizione abramitica, non figurativa, proprio reale. Che forse abbia voluto essere metafora di uno stile di vita (quello occidentale/statunitense) assediato da un mare di problemi in parte causato da quello stesso stile e che deve “cedere” un pezzo di se stesso per salvare tutti? Forse, ma mica ci convince troppo cosi come è sviluppato e risulta un po’ tanto scontato alla fine. Lasciamo stare qualche debolezza di trama (i 4 cavalieri dell’apocalisse sono rappresentati in modo un po’ arbitrario come caratteristiche) e la solita distribuzione “woke” delle parti (sempre più stucchevole), però non è un film che ti lascia molto, né come sottotrame (flashback che alla fine non conducono da nessuna parte) ma neanche come messaggio finale: come fare a salvare questo mondo che sembra essere alla fine allora? È un bagno di sangue più o meno inevitabile? Insomma, un po’ tiepido in fin dei conti.
Semi-Apocalittico. (www.versionekowalski.it)

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