Gianluca Pelleschi
Gli Spietati
Shyamalan parte da un soggetto non suo, il romanzo di Paul G. Tremblay, e ne fa uno dei suoi film più personali - o meglio - uno dei film che più riflette (e fa riflettere) sul suo cinema. Che più ci interpella, direttamente, come spettatori. Il precedente più vicino a Bussano alla porta, nella filmografia del regista, è sicuramente Signs, dato che anche quello era un film sulla fiducia (e sulla fede) e che ci chiedeva di schierarci da una parte o dall'altra: credente o non credente? I segni di cui era disseminato il film (l'acqua, la frase della moglie dell'ex predicatore, pronunciata in punto di morte) come andavano interpretati? Segni del caso o segni del Destino? Alla fine, il protagonista fa la sua scelta, ma noi? Allo stesso modo: i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse che bussano alla porta della famiglia felice sono veramente i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse che annunciano la Fine o sono, piuttosto, quattro sadici psicopatici? Shyamalan fa di tutto per insinuare dubbi, depistare, ingannare, anche. [...]
di Gianluca Pelleschi, articolo completo (5978 caratteri spazi inclusi) su Gli Spietati 8 marzo 2023