cris
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domenica 6 agosto 2006
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bellissimo! la critica è stata troppo dura...
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secondo me è un film molto bello...non voleva esser un film storico sulla rivoluzione, voleva ritrarre maria antonietta in una versione del tutto nuova, inedita, in un momento poco conosciuto davvero, quello della sua vita a Versailles...si perchè di lei si sa, che è stata frivola e ha sperperato i beni di francia in giovinezza....che dopo la caduta della monarchia con dignità è morta GHIGLIOTTINATA. PUNTO.
nessuno si chiede davvero cosa fece in giovinezza, cosa la spinse a fare quello che fece! che non fu davvero una donna fredda e frivola, ma solo estremamente ingenua...
la regina deve esser rivalutata.... non disse mai ad esempio la frase delle brioches, ma naturale ! la regina aveva un temperamento dolce! aveva adottato molti bambini, e non era così insensibile alla povertà del popolo come si crede.
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secondo me è un film molto bello...non voleva esser un film storico sulla rivoluzione, voleva ritrarre maria antonietta in una versione del tutto nuova, inedita, in un momento poco conosciuto davvero, quello della sua vita a Versailles...si perchè di lei si sa, che è stata frivola e ha sperperato i beni di francia in giovinezza....che dopo la caduta della monarchia con dignità è morta GHIGLIOTTINATA. PUNTO.
nessuno si chiede davvero cosa fece in giovinezza, cosa la spinse a fare quello che fece! che non fu davvero una donna fredda e frivola, ma solo estremamente ingenua...
la regina deve esser rivalutata.... non disse mai ad esempio la frase delle brioches, ma naturale ! la regina aveva un temperamento dolce! aveva adottato molti bambini, e non era così insensibile alla povertà del popolo come si crede...per questo non è possibile che disse quella frase....
bisogna conoscere tutto di una donna....il film finisce nel momento stesso in cui, la storia racconta, maria antonietta crebbe finalmente e diventò una VERA REGINA.
dobbiamo seguire il resto per capire questa donna che odiava la noia e la solitudine, e per distrarsi giocava e si divertiva un pò spinta dalla polignac!
era terribilmente sola e frustrata...non ebbe per gran parte della sua vita autostima, e si smarrì molte volte. aveva solo 15 anni quando arrivò a Versailles...e non c'era nessuno davvero li, ad aspettarla e a insegnarle a vivere....
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gulliver
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lunedì 20 novembre 2006
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regnare o essere regnati?
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Chi era Maria Antonietta, passata alla storia come la più snob delle nobildonne francesi, simbolo dell'ancien regime e dello spregio dei nobili e del regno verso le classi più umili?
Era una ragazzina, portata a Parigi come un pacco postale, messa quasi direttamente nel letto del Delfino, un altro ragazzino spaurito e incapace sessualmente.
Il vero re è il protocollo: il protocollo è una routine indefettibile, che scandisce le ore e i giorni, e definisce la vita stessa. All'interno di essa, i divertimenti e le spese folli sono la sola evasione possibile, oltre a un giardino in stile campagnolo tuttora esistente.
Lontani da Parigi, lontani da tutto, i due regnanti perseguono un tiraccampà costosissimo e al solo scopo di allontanare la noia.
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Chi era Maria Antonietta, passata alla storia come la più snob delle nobildonne francesi, simbolo dell'ancien regime e dello spregio dei nobili e del regno verso le classi più umili?
Era una ragazzina, portata a Parigi come un pacco postale, messa quasi direttamente nel letto del Delfino, un altro ragazzino spaurito e incapace sessualmente.
Il vero re è il protocollo: il protocollo è una routine indefettibile, che scandisce le ore e i giorni, e definisce la vita stessa. All'interno di essa, i divertimenti e le spese folli sono la sola evasione possibile, oltre a un giardino in stile campagnolo tuttora esistente.
Lontani da Parigi, lontani da tutto, i due regnanti perseguono un tiraccampà costosissimo e al solo scopo di allontanare la noia. La fortezza dell'assolutismo, Versailles, costruita dal re sole al solo scopo di rendere inetti i nobili, è la stessa causa della inettitudine dei regnanti che sono seguiti?
Correttamente, nel film si mostra che la famosa frase delle Brioches, riportata da tutti i libri di storia, è una balla inventata dalla propaganda borghese. Proprio così: Maria Antonietta è la facile vittima della demagogia rivoluzionaria. Portati via da Versailles, i due giovani regnanti si mostrano per quelli che sono: due pupazzi nelle mani della storia.
Il film è ottimamente diretto, lontano dalla noia incredibile di Lost in Traslation: gli inserti musicali rock sono molto appropriati e creano un contrasto che non stride mai. Montaggio veloce alla Soderberg. Ottima fotografia, buon ritmo che non stanca mai, pur nella ripetitività del protocollo. La Dunst è bravissima, ormai può reggere un film da sola senza problemi: del resto è una vecchia volpe, recitava ( bene ) già da bambina. Molto bravo anche il re: mai eccessivo o caricaturale. La Coppola ha poi azzeccato il ruolo per Asia Argento, arrivando a coglierne tutta la volgarità nel volto.
Dunque, chi era Maria Antonietta? Una ragazza non peggiore di tante altre, semplicemente chiamata ad una carica quasi inutile, obnubilata dal lusso, dai vestiti, dai dolci e dai diamanti che aveva a profusione. Forse lo stesso lusso che obnubila le nostre menti moderne ?
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riccardo
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domenica 19 novembre 2006
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fragile delfina di francia
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La Coppola torna a raccontare,dopo "Il giardino delle vergini suicide",l'età adolescenziale femminile;ma questa volta,al contrario del primo film,la storia non è quella di una ragazza comune che soffre perchè sottomessa all'opprimente autorità materna(e in parte paterna),ma è quella della regina francese Maria Antonietta passata alla storia con la frase:"Se non hanno pane che mangino brioche",che viene confutata nel film.La Coppola non ha alcuna intenzione di ricostruire il quadro storico e politico degli anni in cui ha vissuto la regina(1755-1793)ma vuole solo raccontare la fragile storia di una bambina(aveva solo 15 anni quando fu data in sposa al delfino di Francia,il futuro Luigi XVI)catapultata in un mondo,quello di Versailles,che con la sua ostilità tentava di addossarle compiti e doveri troppo numerosi e ardui da rispettare;ma l'infelicità era ricompensata da feste,abiti sfarzosi,scarpe e dolci a più non posso.
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La Coppola torna a raccontare,dopo "Il giardino delle vergini suicide",l'età adolescenziale femminile;ma questa volta,al contrario del primo film,la storia non è quella di una ragazza comune che soffre perchè sottomessa all'opprimente autorità materna(e in parte paterna),ma è quella della regina francese Maria Antonietta passata alla storia con la frase:"Se non hanno pane che mangino brioche",che viene confutata nel film.La Coppola non ha alcuna intenzione di ricostruire il quadro storico e politico degli anni in cui ha vissuto la regina(1755-1793)ma vuole solo raccontare la fragile storia di una bambina(aveva solo 15 anni quando fu data in sposa al delfino di Francia,il futuro Luigi XVI)catapultata in un mondo,quello di Versailles,che con la sua ostilità tentava di addossarle compiti e doveri troppo numerosi e ardui da rispettare;ma l'infelicità era ricompensata da feste,abiti sfarzosi,scarpe e dolci a più non posso.Maria Antonietta è posta ovviamente al centro della storia e la sua figura risalta luminosamente tra coloro che la circondano(compreso lo sposo)ma a volte si mimetizza tra le dame di corte che considera sue amiche e con le quali ama spettegolare.E' lei che porta colore alla fredda architettura di Versailles(il cui colore a volte è uguale a quello degli abiti della regina che corre per i corridoi) sfoggiando vestiti rosa shocking che riprendono il colore dei pasticcini alle fragole,indossando scarpe all'ultima moda,ornandosi di gioielli preziosissimi e portando acconciature fin troppo esagerate.La giovane tenta perciò di evadere dalle sue responsabilità di regina e di moglie offesa per l'indifferenza(fortunatamente solo iniziale)di un marito che non sembra apprezzare la sua bellezza e di un popolo e una corte continuamente insoddisfatti.L'ambientazione(escluso l'inizio)è segregata all'interno della reggia di Versailles e i possedimenti nel parco circostante che isolano la regina dallo spazio esterno dove si accende lentamente la ribellione del popolo che vede in Maria Antonietta,per i suoi sperperi,una delle cause della crisi economica francese.Ed è da quando la rivoluzione arriva al culmine,dopo l'attacco alla bastiglia,che la regina comincia a partecipare realmente alla vita reale,decidendo di restare accanto al marito(da cui ha concepito 3 figli,uno dei quali morto poco dopo la nascita)e di abbandonare con estremo dolore gli amici più cari che fuggono in cerca di protezione.Le scene finali rappresentano tutta l'umanità e la fragilità di questa donna,dove s'intecciano caoticamente tutti i suoi sentimenti,a partire dall'amore per il marito e i figli alla consapevolezza di una morte vicina,che sfociano nella penultima scena del film,nella carrozza che la porterà,assieme al marito,alla decapitazione:Maria Antonietta abbraccia i figli che dormono,inconsci del loro destino,e guarda fuori verso i luoghi dove poco tempo prima dava sfogo alla sua irrequietezza e spensieratezza.Luigi le chiede:"Ammiri il viale con i tigli che hai piantato?".Maria Antonietta:"No..dico addio per sempre".La Coppola dimostra,nuovamente,la sua abilità registica,soprattutto nelle scene ambientate nella natura dove la regina e la figlia giocano confondendosi tra i fiori,immergendosi nell'erba,il tutto illuminato da una luce quasi divina che si riflette nell'acqua dei laghi artificiali e sulla terra stessa.La recitazione è ottima(bravissima Kirsten Dunst),originalissime le musiche d'epoca contrastanti con quelle rock,i vestiti molto belli,la fotografia e la scenografia pure,la sceneggiatura forse un pò traballante e il film in alcuni tratti rischia di annoiare...nel complesso comunque un film più che buono.
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redmond barry
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venerdì 17 novembre 2006
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ascoltate,guardate,stupite..
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Visto in anteprima & lingua originale,al Torino Film Festival. Un'eco che non svanisce,un'incessante viaggio letto in chiave musicale,dove Windsor for the derby,Siouxsie,"All cats are grey" dei Cure,ecc,non sono un fattore di contorno ma simboleggiano una capacità di fondere,creando un legame non casuale tra incipt ed epilogo,arti diverse. Tutto questo pulsa,arrichito da pose ed inquadrature rappresentazione di una scelta chiara,ovvero che non si vuole imboccare lo spettatore mettendo in pasto quei clichè che il pubblico tanto ama,ma bensi',ricalcare una concezione elitaria,da Ancien Regime,del cinema. La Coppola,sotto uno strato a prima vista ricco solo di merletti e frivolezze,si dimostra settaria personalizzando (e quindi di fatto facendo decadere ogni intento "biografico") ogni scelta e puntando l'attenzione su Marie,con allegorie sul suo stata d'animo (e sui momenti storici) che fondono il background storico e con l'avantgarde puro.
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Visto in anteprima & lingua originale,al Torino Film Festival. Un'eco che non svanisce,un'incessante viaggio letto in chiave musicale,dove Windsor for the derby,Siouxsie,"All cats are grey" dei Cure,ecc,non sono un fattore di contorno ma simboleggiano una capacità di fondere,creando un legame non casuale tra incipt ed epilogo,arti diverse. Tutto questo pulsa,arrichito da pose ed inquadrature rappresentazione di una scelta chiara,ovvero che non si vuole imboccare lo spettatore mettendo in pasto quei clichè che il pubblico tanto ama,ma bensi',ricalcare una concezione elitaria,da Ancien Regime,del cinema. La Coppola,sotto uno strato a prima vista ricco solo di merletti e frivolezze,si dimostra settaria personalizzando (e quindi di fatto facendo decadere ogni intento "biografico") ogni scelta e puntando l'attenzione su Marie,con allegorie sul suo stata d'animo (e sui momenti storici) che fondono il background storico e con l'avantgarde puro. La maschera che filtra il messaggio è da chiave di lettura teatrale,si pensa e si mette in scena puntando su una ricezione che non sia di massa. Si coglie,distintamente,questo aspetto nel prologo,dove una smorfia,appena accennata,schernisce,irride la macchina da presa,e con lei noi che guardiamo,la chiamiamo a dire,fare qualcosa,non capendo che il suo ozio e la sua assenza e la "cornice rosa shocking" hanno già creato un distacco incolmabile che solo se lo riterrà opportuno colmerà. Ricondurre ogni inquadratura ad una precisa prospettiva è rara avis nel cinema d’oggi,qui c’è una vasta gamma di esempi,dal bidimensionale,dettato da un'esigenza alla Giotto,ovvero creare una distanza,enfatizzandola cromaticamente,alla modernità di quelle sulla carrozza con tanto di piano sequenza che si rifà,come il flashback sul comandante svedese che turba i sogni di Marie,a Delacroix. A proposito di quest'ultimo è singolare la citazione di un altro classico come il Napoleone a cavallo,ben più di un simbolo a casaccio ma intento che fa contrasto con l’opinione di chi al film vuole necessariamente dare una mono chiave* di lettura. (* chiave che è un vero tormentone!) Un aspetto poi tutt’altro che secondario è stato non "realizzare" la reggia ma esser nella reggia,la sua sola presenza,specie in tempi come questi,di computer grafica & scenografie fasulle,suscita un’innegabile timore reverenziale rendendo le riprese ancor più "suggestive". Questo film non pretende d'esser nulla,meno che mai un classico,ma segna una svolta,cambia le prospettive e detta nuove regole sul come si può esulare dalla storia o meglio scriverne una più calzante. La Maria Antonietta nell'immaginario collettivo,fino a ieri,non è più quella dittatrice fredda e insensibile dei libri di storia,ma una ragazza che soffrendo ed amando diventa una donna forte,che non fugge e si "inchina" solo al suo destino.. "I never thought that I would find myself.. In the caves All cats are grey In the caves The textures coat my skin In the death cell A single note Rings on and on and on..."
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roby
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lunedì 30 luglio 2007
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la vera maria antonietta
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Davvero un bellissimo film! Sono stata rapita da tutto quel lusso,dai colori, dalla musica...anche questa volta Sofia Coppola ha dimostrato di essere una grande regista...grandiosa ovviamente Kirsten Dusnt, non mi ha deluso nemmeno questa volta...ed era perfetta per questo ruolo e lo ha dimostrato egregiamente con una magnifica interpretazione. La cosa più importante però e che finalmente si è fatta luce su quella che, secondo me, era la vera Maria Antonietta: una ragazzina, influenzata dai costumi e dalle usanze, costretta a sposare un altro ragazzino infantile, pauroso e spaesato (sopratutto in camera da letto!). Entrambi non erano certamente pronti per regnare, erano troppo giovani e ingenui.
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Davvero un bellissimo film! Sono stata rapita da tutto quel lusso,dai colori, dalla musica...anche questa volta Sofia Coppola ha dimostrato di essere una grande regista...grandiosa ovviamente Kirsten Dusnt, non mi ha deluso nemmeno questa volta...ed era perfetta per questo ruolo e lo ha dimostrato egregiamente con una magnifica interpretazione. La cosa più importante però e che finalmente si è fatta luce su quella che, secondo me, era la vera Maria Antonietta: una ragazzina, influenzata dai costumi e dalle usanze, costretta a sposare un altro ragazzino infantile, pauroso e spaesato (sopratutto in camera da letto!). Entrambi non erano certamente pronti per regnare, erano troppo giovani e ingenui...e non furono certo loro la causa della rivoluzione. Certo la regina si è lasciata troppo andare alle frivolezze,al gioco...ma di sucuro non era la donna snob e crudele dipinta dalla gente. La frase delle brioches...non l'ha detta sicuramente, ne sono certa. Ho gradito molto che il film abbia fatto venir fuori la verità e abbia reso giustizia a una donna per anni criticata...infondo era solo una ragazzina incompresa che si è ritrovata a sopportare una responsabilità più grande di lei.Mi è piaciuto il contrasto fatto con la colonna sonora, rendendo contemporanea una storia così antica...davvero ingenioso!! Avrei preferito che la relazione con il conte Fersen venisse messa più in risalto e che il film non si fosse concluso solo alla fuga dalla reggia. Avrei voluto che nella scenggiatura fosse stato compreso anche il giorno della decapitazione o almeno gli ultimi suoi giorni di vita. Ma per il resto...davvero un gran bel film! Sono stata molto soddisfatta!
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paolo ciarpaglini
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lunedì 19 novembre 2007
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gran bel film.
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Una dimagritissima Kirsten Dunst è Marie Antoinette, Figlia dell'imperatrice d'Ausrtia, costretta per motivi diplomatici a sposare Luigi 16°, delfino di Francia. Ciò che balza immediatamente agli occhi sono gli splendidi, eccezionali costumi made in Italy. La fotografia superba. Non sappiamo quanto la Dunst somigli alla Marie originale, certo è che la Dunst è perfetta. E l'appellativo di 'regina bambina' le calza a meraviglia. Buffissimo oltremodo il rampollo Luigi. Il film è degno di nota per l'eccezionale qualità ed attenzione riposte per restituire allo spettatore un'affresco il più verosimile possibile degli splendori e sfarzi di corte, nella Francia del 18° secolo. Il film si mantiene lontano, accenna appena e si arresta all'inizio della rivoluzione francese.
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Una dimagritissima Kirsten Dunst è Marie Antoinette, Figlia dell'imperatrice d'Ausrtia, costretta per motivi diplomatici a sposare Luigi 16°, delfino di Francia. Ciò che balza immediatamente agli occhi sono gli splendidi, eccezionali costumi made in Italy. La fotografia superba. Non sappiamo quanto la Dunst somigli alla Marie originale, certo è che la Dunst è perfetta. E l'appellativo di 'regina bambina' le calza a meraviglia. Buffissimo oltremodo il rampollo Luigi. Il film è degno di nota per l'eccezionale qualità ed attenzione riposte per restituire allo spettatore un'affresco il più verosimile possibile degli splendori e sfarzi di corte, nella Francia del 18° secolo. Il film si mantiene lontano, accenna appena e si arresta all'inizio della rivoluzione francese. Sofia Coppola si ferma la dove i reali fuggono ed una Marie Antoinette vede dai vedi della propria carrozza dissolversi il mondo che le apparteneva. Una riproposizione che evita ogni cruenza, per porgere, mettere in evidenza la storia della regina Marie, non la sua fine orrenda, maltrattata, infangata e ghigliottinata alla fine del secolo. Neppure degna di una sepoltura secondo il popolo, inferocito per la fame e carestia. Le musiche sono abastanza azzeccate, anche se un tantino troppo spinte verso una modernità, che forse nell'intento della Copppola passa attraverso la trasgressività più che giustificata di Marie. La Dunst è a mio avviso una delle migliori attrici di questo decennio. Giovane, bellissima, leggiadra come si conviene all'idea che abbiamo di una giovanissima regina. Troppo giovane e salita al trono in un momento storico divenuto poi nefasto per l'impero francese. Bravissime Dunst e Sophia.
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(di daniel)
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niccolò romanin
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lunedì 27 novembre 2006
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un magnifico esercizio
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Un invenzione leggera, una interpretazione sognante di quello che potrebbe, e sottolineo potrebbe, essere stata una ragazza viennese alla corte di Francia.
E' un film. E come tale si compiace soprattutto dei suoi mezzi e dei suoi strumenti, che non possono essere quelli della ricostruzione storica, ma sono fotografia, musica, ambientazione, costumi. In una parola: finzione.
E' tutto, rigorosamente, finto. Ed è anche qui che sta la magia di fare un film, dove la forma che si dà ai contenuti sarà sempre più importante dei contenuti stessi.
Quando mai si sarà ballato come ad un rave, alla corte di Francia? Non è importante che sia realmente avvenuto, è importante che la Coppola ce l'abbia fatto immaginare.
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Un invenzione leggera, una interpretazione sognante di quello che potrebbe, e sottolineo potrebbe, essere stata una ragazza viennese alla corte di Francia.
E' un film. E come tale si compiace soprattutto dei suoi mezzi e dei suoi strumenti, che non possono essere quelli della ricostruzione storica, ma sono fotografia, musica, ambientazione, costumi. In una parola: finzione.
E' tutto, rigorosamente, finto. Ed è anche qui che sta la magia di fare un film, dove la forma che si dà ai contenuti sarà sempre più importante dei contenuti stessi.
Quando mai si sarà ballato come ad un rave, alla corte di Francia? Non è importante che sia realmente avvenuto, è importante che la Coppola ce l'abbia fatto immaginare. Quando mai un musicista del '700 avrà battuto il tempo con il piede durante l'esecuzione per la regina?
Ma il filo conduttore si può trovare. La Coppola deve aver percepito una certa similitudine tra quelle che potevano essere le esagerazioni del lusso della vita di corte con quella cultura rock fatta, appunto, di sesso, droga e rock'n'roll.
Non è una tematica nuova, ma tutte le piccole scelte formali per la realizzazione di questa tematica rivelazione la classe della regia. Mi riferisco alla scelta di non aver mai inquadrato direttamente il sole durante le innumerevoli albe successive alle notti di gioco sfrenato, oppure all'incredibile fantasie delle acconciature e ancora ai colori del piccolo idillio delle scene in campagna.
E quindi che importa che alla fine la testa non cada nel cesto del boia. Sarebbe solo stata una scena fuori luogo in quello che non è un film che vuole far riflettere su quanta fame potesse avere il popolo di Francia, ma solo un ritratto spensierato e auto compiaciuto della frivolezza.
La libertà di interpretazione di un testo che potrebbe essere stata la realtà storica rendono il film un magnifico (questo si) esercizio di stile.
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[+] hai colto nel segno!
(di mavic)
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[+] bravissimo
(di marco)
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(di marco)
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monique
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lunedì 5 marzo 2007
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la vita di una ragazza dietro le apparenze
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Leggere questo film in chiave storica vorrebbe dire non aver capito assolutamente nulla del messaggio che ha voluto dare Sofia Coppola. Per chi non riuscisse a leggere tra le righe vorrei chiarire che il film non si snoda attorno a una regina ma attorno a una donna o per meglio dire attorno ad una ragazza, una ragazza forte ma al tempo stesso troppo debole e sensibile ed è proprio questo insieme di caratteristiche a dipingerla sexy, ribelle ma al tempo stesso fragile. La colonna sonora ti cattura e ti coinvolge completamente. Vi siete mai chiesti quanto possa essere distruttivo vivere una vita che non si è scelti e soprattutto vi siete mai chiesti quanto possa far soffrire vivere un amore impossibile e rinunciare a questo amore? In nome di che cosa poi? Vi lascio con questo interrogativo.
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Leggere questo film in chiave storica vorrebbe dire non aver capito assolutamente nulla del messaggio che ha voluto dare Sofia Coppola. Per chi non riuscisse a leggere tra le righe vorrei chiarire che il film non si snoda attorno a una regina ma attorno a una donna o per meglio dire attorno ad una ragazza, una ragazza forte ma al tempo stesso troppo debole e sensibile ed è proprio questo insieme di caratteristiche a dipingerla sexy, ribelle ma al tempo stesso fragile. La colonna sonora ti cattura e ti coinvolge completamente. Vi siete mai chiesti quanto possa essere distruttivo vivere una vita che non si è scelti e soprattutto vi siete mai chiesti quanto possa far soffrire vivere un amore impossibile e rinunciare a questo amore? In nome di che cosa poi? Vi lascio con questo interrogativo...
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miriam
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sabato 25 agosto 2007
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la magia di vesailles vista da vicino
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Il merito di questa giovane regista è in primo luogo quello di aver reso vivo,palpitante un ambiente "museale".Tutto è vissuto dallo spettatore “da vicino”,quasi da alto borghese catapultato in un'atmosfera antica ma inspiegabilmente familiare. La diffidenza con cui l’adolescente Maria Antonietta è accolta è serpeggiante,le battute diremmo oggi xenofobe che a corte ci si scambia (rese proprio per questo da voci fuori campo),i consigli su come ingraziarsi “i parenti” del "promesso" esattamente come oggi accade a qualunque ragazza debba farsi accettare sono espresse con un gergo appropriato ma hanno un sapore “moderno”. Tutto ciò è reso possibile dalla bravura della Kirsten,bellissima statua di cera (solo per il suo colorito intendiamoci) elegante,aggraziata sul cui viso scorrono TUTTE le espressioni spie di ogni stato d’animo con grande naturalezza:smarrimento,sorpresa,paura,imbarazzo,entusiasmo,noia,frustrazione,rabbia trattenuta,serenità,passione,rassegnazione,coraggio,orgoglio espresso nella frase finale al re:”Dico addio per sempre”,con le lacrime agli occhi (senza inutili e fastidiosi piagnistei alla Sissy).
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Il merito di questa giovane regista è in primo luogo quello di aver reso vivo,palpitante un ambiente "museale".Tutto è vissuto dallo spettatore “da vicino”,quasi da alto borghese catapultato in un'atmosfera antica ma inspiegabilmente familiare. La diffidenza con cui l’adolescente Maria Antonietta è accolta è serpeggiante,le battute diremmo oggi xenofobe che a corte ci si scambia (rese proprio per questo da voci fuori campo),i consigli su come ingraziarsi “i parenti” del "promesso" esattamente come oggi accade a qualunque ragazza debba farsi accettare sono espresse con un gergo appropriato ma hanno un sapore “moderno”. Tutto ciò è reso possibile dalla bravura della Kirsten,bellissima statua di cera (solo per il suo colorito intendiamoci) elegante,aggraziata sul cui viso scorrono TUTTE le espressioni spie di ogni stato d’animo con grande naturalezza:smarrimento,sorpresa,paura,imbarazzo,entusiasmo,noia,frustrazione,rabbia trattenuta,serenità,passione,rassegnazione,coraggio,orgoglio espresso nella frase finale al re:”Dico addio per sempre”,con le lacrime agli occhi (senza inutili e fastidiosi piagnistei alla Sissy).Ho sentito di una storia a tempo di rock,non è vero. Di musica ce n’è poca:”classica” all’inizio e alla fine,”moderna” in un paio di punti tra cui il festino per il diciottesimo compleanno della ormai Regina, é questa forse la sequenza manifesto dello spirito della regista. Da conservare in cineteca come operazione CULTURALE degna del CINEMA inteso come sperimentazione intelligente.
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[+] ops
(di miriam)
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mavic
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mercoledì 22 novembre 2006
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la fine di un'epoca
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"Ma tutto questo... è ridicolo!" "Questo, Madame, è Versailles". Uno scambio di battute alla cerimonia del "lever" nel fastoso palazzo simbolo dell'assolutismo regale ben sintetizza la cifra stilistica del rutilante, sontuoso, avvincente affresco messo in scena dalla brava Sofia Coppola. I titoli di testa sono già una sorpresa scoppiettante di colori squillanti e musiche a tempo di rock, il film non perde mai il ritmo e cromaticamente sottolinea l'avanzare inesorabile verso il precipizio di un mondo al tramonto, che nulla ha più da offrire se non la folle anadiplosi dei suoi riti vuoti e fini a se stessi. Il racconto procede per accelerazioni spinte e vorticose, come quando descrive le abbaglianti toilette della sovrana o gli eccessi delle tavole imbandite, e per pause di elegiaca malinconia per un mondo perduto ed ormai lontano, ma ancora carico di suggestioni: bellissime le inquadrature dei giardini e delle fontane della reggia, ancora oggi Versailles incanta, ancora oggi nelle mani di un'abile regia ci restituisce il fascino senza tempo di una magnificenza ineguagliabile.
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"Ma tutto questo... è ridicolo!" "Questo, Madame, è Versailles". Uno scambio di battute alla cerimonia del "lever" nel fastoso palazzo simbolo dell'assolutismo regale ben sintetizza la cifra stilistica del rutilante, sontuoso, avvincente affresco messo in scena dalla brava Sofia Coppola. I titoli di testa sono già una sorpresa scoppiettante di colori squillanti e musiche a tempo di rock, il film non perde mai il ritmo e cromaticamente sottolinea l'avanzare inesorabile verso il precipizio di un mondo al tramonto, che nulla ha più da offrire se non la folle anadiplosi dei suoi riti vuoti e fini a se stessi. Il racconto procede per accelerazioni spinte e vorticose, come quando descrive le abbaglianti toilette della sovrana o gli eccessi delle tavole imbandite, e per pause di elegiaca malinconia per un mondo perduto ed ormai lontano, ma ancora carico di suggestioni: bellissime le inquadrature dei giardini e delle fontane della reggia, ancora oggi Versailles incanta, ancora oggi nelle mani di un'abile regia ci restituisce il fascino senza tempo di una magnificenza ineguagliabile. Il budget faraonico si vede tutto, perfetti i costumi di Milena Canonero, da applauso la fotografia e le musiche. Si può anche dire che il film è filologicamente corretto sul versante storico, se si eccettua la vicenda del conte Fersen, la cui relazione con la regina non è mai stata accertata fino in fondo, ma certo è perfettamente verosimile che sia andata così. Non era l'aderenza alla verità storica, tuttavia, che premeva alla regista, quanto piuttosto la descrizione dello spaesamento di una ragazza alle prese con un mondo incartapecorito ed incomunicabile. La leggiadria di Kirsten Dunst è innegabile, indossa con eleganza le più improbabili mise e riesce a restituirci emotivamente il personaggio; quella lunga corsa per la Galleria degli Specchi segnala efficamente l'estrema solitudine della sovrana, la consegna all'imperscrutabilità della Storia, ma di nuovo eternizza la magia del cinema.
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