Hostiles - Ostili

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un film capolavoro Valutazione 5 stelle su cinque

di ennepi


Feedback: 606 | altri commenti e recensioni di ennepi
venerdì 11 giugno 2021

Ed ecco perchè:

 Voglio consigliare a tutti i miei amici un film del 2018, un western, Hostiles, di eccezionale bellezza, coerenza e solidità narrativa. Il film rientrerebbe nel genere Western, ma non è un Western nel senso più banale del termine. Si tratta invece di un autentico capolavoro, di una macchina filmica in grado di regalare significati e considerazioni etiche e morali non indifferenti. Qui non ci troviamo ad assistere allo scontro tra i buoni (solitamente i bianchi) e i cattivi (solitamente gli indigeni o pellerossa). E questo perché la vicenda mette subito in chiaro come i soggetti ritratti portino con sé una angoscia esistenziale che solo una vita autentica, vera può conferire e quindi la rappresentazione delle vicende va al di là di tutti i possibili stereotipi e/o di ogni pruderie political correct. Qui non ci sono diligenze da salvare, fanciulle bianche indifese da proteggere, c’è invece una Tranches de vie avrebbe detto Émile Zola che più autentica non si può. Ci sono le persone che sono il contrario di quello che ci si può aspettare, e ci sono gli autentici farabutti, capacissimi di rimanere tali fino al giorno del giudizio universale perché chiusi nei propri pregiudizi. Ci sono gli uomini, le donne, in carne e sangue e non con il proprio cervello ottuso dalle mode del momento. In una delle scene più toccanti la moglie del comandante di un forte snocciola la propria edificante tiritera su quanto grandi siano le responsabilità nella, cattivissima, gestione del problema dei nativi d’America da parte delle autorità governative USA. Tutto vero, ma quanto falsa già all’epoca doveva suonare questa teorica e parolaia ammissione di colpevolezza! Peccato che oggetto della lezioncina sia però anche una donna, una Rosamund Pike completamente immersa nel proprio, non facile, ruolo la cui famiglia è stata da poco completamente massacrata da una banda di Comanches. E peccato anche che quella stessa donna non potrà non riconoscere via via che la vicenda prosegue che il gruppo di indiani con cui si trova costretta a viaggiare insieme all’ufficiale comandante protagonista del film, siano sì pellerossa pure loro, ma di tutt’atra pasta e di tutt’altra umanità. E pure l’ufficiale passerà da un comportamento più che aggressivo perché memore delle sofferenze patite nelle guerre indiane, ad una consapevolezza che quel nemico tanto detestato non è, in realtà, diverso da lui, poiché entrambi sinceri e leali nell’avere combattuto per il proprio paese, costretti dalle vicende vere e non immaginarie che la vita propose loro. In una parola il comandante impersonato da un gigantesco Christian Bale e il capo Cheyenne, impersonato da Wes Studi che deve essere riportato nelle proprie terre d’origine, riescono, sia pure giunti al limite della propria esperienza terrena e dopo essersi in passato combattuti accanitamente, a riscoprire l’uno nell’altro la propria umanità e a rispettarsi vicendevolmente. Il film non concede alcuna scena edificante, i soggetti umani sono così consapevoli del vero valore della vita umana e di quello che significa onore, fedeltà che non arretrano neanche di un passo nel mostrare l’accettazione a viso aperto, del proprio destino fino all’estreme conseguenze. Un coraggio e una volontà frutto di una superiore legge morale eroicamente introiettata. Dispiace avere letto delle critiche i cui autori, evidentemente, non hanno saputo leggere tra le righe, non hanno apprezzato alcune lentezze della narrazione, pochissime in verità. Viene voglia a volte leggendo tali recensioni, in verità, se si va a vedere un film per ricevere qualcosa da quel film, o se al contrario, cestone di pop corn al fianco, per tutt’altri motivi. E un’ultima notazione va fatta, l’epopea western è il mito fondativo dell’identità USA, al fondo, occorre non dimenticarlo mai, esso è un mito di libertà, di affermazione della propria umanità. Sappiamo bene come questo mito coesista con il massacro generalizzato dei nativi d’America, ma bisogna rifuggire dalle tagliole manichee. Questo grande film ci fa imparare a come provarci. In questi giorni di forzata permanenza cercate di vederlo, io l’ho visto in originale inglese, sottotitolato e in italiano, le differenze nel parlato, nella resa del sonoro non ne impedisce la comprensione. Può essere necessario vederlo due volte, ne varrà la pena.

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