Whiplash |
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Un film di Damien Chazelle.
Con Miles Teller, J.K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 107 min.
- USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 12 febbraio 2015.
MYMONETRO
Whiplash
valutazione media:
3,90
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Scontro fra allievo di talento e maestro spietato.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 17 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
WHIPLASH (USA, 2014) diretto da DAMIEN CHAZELLE. Interpretato da MILES TELLER, J. K. SIMMONS, MELISSA BENOIST, AUSTIN STOWELL, PAUL REISER, NATE LANG, CHRIS MULKEY, JAYSON BLAIR
Andrew Neiman sogna di diventare uno dei più grandi batteristi jazz della sua generazione. Il talento e la determinazione non gli mancano, ma ancora non sa chi sarà il maestro dello Shaffer, la scuola musicale presso la quale si iscrive per entrare a far parte, come elemento secondario, di un’orchestra maschile. Si tratta infatti dello spietato e inflessibile Terence Fletcher, insegnante e direttore dai modi furiosi e burberi, che maltratta i suoi allievi per cercare di tirar fuori da essi il meglio (come poi spiega lui stesso in una seduta in un bar proprio insieme ad Andrew). Il ragazzo riesce faticosamente a conquistarsi il ruolo di batterista di punta dell’orchestra, ma un primo provino va male, e Fletcher è costretto a scusarsi col pubblico dello spettacolo. Il padre di Andrew consiglia al ragazzo di inviare una lettera scritta da lui allo Shaffer per far destituire Fletcher, accusato fra l’altro di aver indotto al suicidio un altro suo alunno. Coltivando contemporaneamente una difficile storia d’amore con Nicole, ragazza che vende i pop-corn al cinema, Andrew continua ad allenarsi con ossessione fino a farsi sanguinare le mani e venirsi i calli. Il giorno di una première in un prestigioso teatro arriva in ritardo perché dimentica a casa le bacchette e, come se non bastasse, ha anche un violento incidente stradale. Con le mani fasciate e grondante di sangue, Andrew si presenta alla kermesse, dove l’orchestra dovrà eseguire il brano Whiplash: sarà un’occasione imperdibile per farla in barba a Fletcher, diventato ormai il suo peggior nemico, anziché il suo mentore. E la rivincita di Andrew gli regalerà una soddisfazione impagabile e uno strepitoso successo di pubblico. Tra i film drammatici con inclinazioni musicali dell’ultimo periodo, è senza dubbio uno dei migliori, per come riesce a coniugare le esigenze della rappresentazione artistica usando la settima arte come collegamento fra il mondo delle note e quello del grande schermo, e il merito va soprattutto a Chazelle, regista che in passato aveva avuto incursioni non proprio brillantissime nel cinema musicale, ma che qui riesce splendidamente a coniugare le due anime che da tempo immemorabile raffigurano i due estremi apparentemente inconciliabili del musical made in USA: il genere dei "colossali futuri musicali" e la vittoria dello spirito sulla carne. Il primo elemento si amplia efficacemente nella diatriba Teller-Simmons, in cui a prevalere come primattore di carattere è paradossalmente il secondo, in grado di mettere in piedi una recitazione ardente e impetuosa che convince al 100%, per quanto il giovane protagonista sappia inventare di sana pianta un coraggioso rampollo del jazz che decide di vivere per la musica, sacrificando ogni cosa per la relativa causa. L’altro elemento si espleta soprattutto nella relazione amorosa fra Teller e M. Benoist (quest’ultima con ogni probabilità è il personaggio meno azzeccato dell’intero cast: ruolo troppo sdolcinato e poco impegnativo), dove lui è costretto a rivedere le sue posizioni sentimentali sia in virtù dell’affetto filiale per il padre sia per l’ossessione maniacale per il suo strumento e il valore artistico che ne scaturisce. Molto più valido e riuscito di altri "musicarelli" di infima categoria usciti qualche anno prima, soprattutto gli insopportabili Step Up. La veemenza verbale e fisica del maestro Fletcher, cui giova enormemente la faccia severa e arrogante di Simmons (premiato con un Oscar tanto meritato quanto probamente sudato), ricorda non troppo da lontano quella del sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket, ma senza il rischio di una parodia o di una caricatura: questo maestro è in fondo un idealista nato che si fa in quattro per estrarre da ogni persona alle sue dipendenze anche il più piccolo briciolo di abilità, a costo di sottoporlo ad innominabili sofferenze. Una colonna sonora di prim’ordine, con scelta di brani vecchio stampo che rievocano bellissimi tempi andati, che però, per quanto ben congegnata e funzionale, non basta a risollevare la mediocre fotografia che penalizza fortemente il film a livello di immagini: troppa poca illuminazione, per altro mal utilizzata in ambienti che ne avrebbero richiesto una quantità ben superiore. Aperto e chiuso da due assoli di batteria che non potrebbero essere più diversi fra loro, eppure entrambi di un’efficienza che sottolinea il carattere pessimistico del film, ma anche, in fondo, la sua natura utilitaristica e consolatoria, almeno per chi impazzisce per la musica e sa adorarla, a prescindere da chi la suoni o da chi la insegni. Altri due Oscar per il montaggio e il sonoro. 48 milioni di dollari incassati in tutto il pianeta, di cui 13 in patria.
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