Whiplash |
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Un film di Damien Chazelle.
Con Miles Teller, J.K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 107 min.
- USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 12 febbraio 2015.
MYMONETRO
Whiplash
valutazione media:
3,90
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'anima nera del jazzdi EugenioFeedback: 33754 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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domenica 15 febbraio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Whiplash: l’anima nera del jazz Il nuovo film di Damien Chazelle, trentenne che nulla a da invidiare per stile a consumati registi hollywoodiani sorprende e sicuramente, sarà uno di quei film che farà parlare di sé ai prossimi Oscar. Non è in sé la storia a coinvolgere quanto il ritmo pulp di un incontro scontro tra un talentuoso giovane batterista jazz, Andrew Neyman, e un insegnante spietato (J.K Simmons),Terence Fletcher. Vincitore del Gran premio della giuria e del Premio del pubblico al Sundance 2014, Whiplash, girato in soli diciannove giorni, potrebbe essere giudicato come un film parzialmente autobiografico visto che alla base dell’intera storia c’è l'esperienza del regista da adolescente come batterista in un'orchestra jazz liceale diventata famosa a livello nazionale tanto da esibirsi a due cerimonie di insediamento del presidente degli Stati Uniti e al JVC Jazz Festival di New York. E come tutte le grandi cerimonie che si rispettino ecco che a prevalere è sempre quel misto di ansia e paura, di terrore e emozione che può tradurre mesi di preparazione in un solido disastro. Le “fondamenta” di Whiplash sono state realizzate con un cemento a pasta rapida fatto di terrore e soggezione, di spietata violenza psicologica che uccide più di una pistola, di una bomba in un teatro “eccellente”: l'immaginario conservatorio Schaffer di New York dove il giovane Andrew dai candidi sogni di Saranno famosi si iscrive avendo in mente come riferimenti Buddy Rich e Charlie Parker ma non sa che quel desiderio di emulare e arrivare alle vette insperate della musica, sarà l’incipit di un inferno, un massacrante gioco dittatoriale perpetrato da uno spietato insegnante dai modi vagamente simili al sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket nei confronti degli allievi da cui esige il massimo Terence Fletcher (J.K Simmons, 'veterano' del cinema e della tv Usa) l’aguzzino dagli occhi cerulei, le orecchie a punta da dobermann tedesco, un fisico da addestratore di Navy Seals, eserciterà, infatti, nell’ora e quaranta del film, sul suo bersaglio preferito, Andrew, ogni possibile tentativo di sprone psicologico allo scopo di alzare un’asticella fissata sempre più in alto, nell’esecuzione di pezzi complessi come Whiplash o Caravan. Non c’è solo la guerra di nervi o massacro intellettuale subito dal giovane Andrew nel duro training; c’è alla base della pellicola, il tema delicato della solitudine dell’artista che rinuncia a tutto, agli affetti, all’amore (la giovane ragazza con cui inizia una difficile relazione sarà bruscamente troncata dal protagonista proprio per il suo intento di dedicarsi solo ed esclusivamente alla batteria) ed è pronto al sacrificio, quello vero, fatto di sangue, di esercitazioni estenuanti, di dolorose prove tali da alterare il suo equilibrio psicologico dinanzi alla sconfitta come il suo maestro non farà che ripetergli continuamente lanciandogli pure oggetti contro. Finzione e realtà si contaminano nel film di Chazelle: nel 1936, Charlie Parker durante una sua esibizione in un club di Kansas City, fu quasi colpito alla testa dal piatto che gli lanciò il batterista Jo Jones come gesto di sprezzo. Un'umiliazione che avrebbe spinto il celebre sassofonista ad esercitarsi senza sosta e porre le basi della sua leggenda. Sono simili i disagi (per dirla come un eufemismo) che subisce Andrew che solo grazie all’ambizione e alla difficile guerra musicale combattuta con le bacchette e a mani nude, dove il sangue sui piatti non è mai catarsi ma dolorante via crucis. Costruito con un montaggio serrato che rende un film musicale, una vera e propria sfida, quasi un incontro di boxe, Whiplash e un film teso e avvincente mai verboso ed essenziale. Scarnificato, impoverito di ogni elemento visibilmente “bello”, scorre sul ritmo di un tempo preciso, fedele scandito da un cenno di mano di un direttore artistico tanto ambiguo quanto letale di cui Andrew ne costituisce l’efficace alter ego. Andrew e Fletcher infatti, sono emblemi sintomatici, di una ricerca, l’uno del quid, l’altro della perfezione assoluta, sullo sfondo di una società americana mediocre e passiva (come la stessa famiglia di Andrew in alcune scene di vita familiare avrà modo di far notare) che cerca solo la sufficienza in ogni cosa. Essere ambiziosi non è male ci ribadisce Chazelle, l’egocentrismo è anzi una molla necessaria per avere successo; l’individualismo alimentato dalla competizione, ne costituisce esempio efficace per prepararsi alla sfida della vita, una gabbia che ci chiude avvinti a sé in un mondo senza amore e amicizia, fatto solo di ammirazione estatica nei confronti di miti distorti. Una gabbia da cui possiamo uscire solo col talento e con la stoica sopportazione.
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