niccolò binaschi
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mercoledì 21 gennaio 2015
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la teoria del tutto - la storia di un grande uomo
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Stephen Hawking, già solo il nome basta ed avanza per prevedere una storia unica nel suo genere. Un uomo che, nonostante le difficoltà della vita, ha saputo superare qualunque barriera scientifica e personale, come ricorda anche durante la pellicola Dennis William Sciama, suo professore all'università, ben interpretato, nonostante le poche apparizioni, da un sempre ottimo David Thewlis.
Il film ripercorre le vicende di un giovane Hawking, intento a conseguire il dottorato nella prestigiosa università di Cambridge, presto stroncato da quella che sarà la sua prigione; la malattia. Nonostante questo traspare perfettamente, grazie all'ottima prova attoriale di Eddie Redmayne, la voglia di non arrendersi mai, nemmeno davanti all'inevitabile.
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Stephen Hawking, già solo il nome basta ed avanza per prevedere una storia unica nel suo genere. Un uomo che, nonostante le difficoltà della vita, ha saputo superare qualunque barriera scientifica e personale, come ricorda anche durante la pellicola Dennis William Sciama, suo professore all'università, ben interpretato, nonostante le poche apparizioni, da un sempre ottimo David Thewlis.
Il film ripercorre le vicende di un giovane Hawking, intento a conseguire il dottorato nella prestigiosa università di Cambridge, presto stroncato da quella che sarà la sua prigione; la malattia. Nonostante questo traspare perfettamente, grazie all'ottima prova attoriale di Eddie Redmayne, la voglia di non arrendersi mai, nemmeno davanti all'inevitabile. L'attore riesce ad entrare nel personaggio in maniera egregia, senza mai renderlo ridicolo o banale, ogni movimento, atteggiamento ed espressione proiettano lo spettatore nella sofferenza sua sofferenza, ma al contempo, anche nella voglia smisurata di vivere. Si vedono le vicende di un uomo che ha amato, è stato amato ed ha vissuto la vita al meglio delle sue possibilità. Il rapporto con la prima moglie Jane (Felicity Jones), che più di chiunque altro lo ha amato, ma che lui ha deciso di liberare dal fardello che rappresentava la sua condizione per il suo bene e per i suoi tre figli. Una donna determinata, una moglie premurosa ed una madre amorevole, che da sola lotta per la famiglia.
In questo film si vede il lato umano, personale ed intimo di una delle menti più brillanti del '900 e di chi lo ha circondato; si punta a vedere oltre il genio di Stephen Hawking, ed è questa caratteristica che rende il film, nel suo complesso, veramente eccelso. Purtroppo gli sfuggono le 5 stelle per un soffio, a causa di alcune minime inesattezze e a causa di temi poco trattati, come ad esempio il rapporto con Sciama o con i compagni, archiviato in un paio di scene di bevute al bar.
Tuttavia, per chi vuole godersi una delle storie più significative ed emozionanti della nostra epoca, consiglio caldamente la visione, in modo che possa scoprire chi è davvero Stephen Hawking
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alex2044
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venerdì 23 gennaio 2015
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un genio molto umano
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Un film che vale la pena vedere . La storia è intrigante e la ricostruzione storica perfetta . La regia encomiabile , i due protagonisti bravissimi , gli attori di contorno sannocome si recita. La volontà e l'intelligenza di Hawking fanno superare le montagne ma l'aiuto della moglie è fondamentale . Il patetico è bandito e vince la tenerezza . Un genio molto umano ed è forse questa la sua dote migliore . Chi non la visto vada a vederlo nonb se ne pentirà.
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il beppe nazionale
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domenica 25 gennaio 2015
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non è fisica, non è fantascienza, è l'uomo
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Chi intende guardare La teoria del tutto sperando di capire qualcosa in più sui meccanismi dell'universo resterà inevitabilmente deluso. O meglio, conoscerà poco o nulla sulla fisica, mentre apprenderà qualcosa su un altro tipo di meccanismo: le dinamiche umane. E non può essere diversamente, perchè il regista Marsh ha messo a video il libro di Jane Hawking Travelling to Infinity: My Life With Stephen e questo libro, fondamentalmente, parla di due eroi.
Redmayne, eccellente nella sua interpretazione, esalta la dolcezza e l'ironia di un genio costretto all'immobilità. Felicity Jones, bella come poche, è la donna che per quasi trent'anni è stata accanto ad Hawking, la donna che ha amato, che si è sacrificata, che ha tenuto in piedi la baracca.
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Chi intende guardare La teoria del tutto sperando di capire qualcosa in più sui meccanismi dell'universo resterà inevitabilmente deluso. O meglio, conoscerà poco o nulla sulla fisica, mentre apprenderà qualcosa su un altro tipo di meccanismo: le dinamiche umane. E non può essere diversamente, perchè il regista Marsh ha messo a video il libro di Jane Hawking Travelling to Infinity: My Life With Stephen e questo libro, fondamentalmente, parla di due eroi.
Redmayne, eccellente nella sua interpretazione, esalta la dolcezza e l'ironia di un genio costretto all'immobilità. Felicity Jones, bella come poche, è la donna che per quasi trent'anni è stata accanto ad Hawking, la donna che ha amato, che si è sacrificata, che ha tenuto in piedi la baracca.
Ora, qui non ci troviamo di fronte alla tragicomicità di Quasi amici, e non siamo nemmeno sul piano della critica sociale come The Sessions. La teoria del tutto è la storia di una famiglia che combatte enormi difficoltà e, in fondo, è una storia di resilienza.
Resilienza, quella capacità di diventare più forti a ogni ostacolo, di resistere evolvendosi. Hawking ne è un esempio perfetto, lui che alla prima polmonite ha rischiato l'eutanasia: è tutt'ora vivo e non smette di studiare. Jane ne è esempio anch'essa, perchè ha allevato tre figli, si è risposata e mantiene un affetto primordiale per Stephen. Ma questa non è l'unica riflessione che solleva il film. Redmayne condensa perfettamente la straziante condizione di Hawking e ricorda al pubblico il dramma delle malattie degenerative. Una degenerazione che non colpisce solo il corpo, ma che ha inevitabili ripercussioni sugli affetti e pone costantemente la domanda: "E' vita questa?". Hawking risponde di sì, senza un Dio da incolpare o da pregare, manifesto dell'uomo che si arrende alla sua condizione misera e trova un significato per la propria esistenza.
Per questi motivi La teoria del tutto non c'entra nulla con la fisica. Problematico è il fatto che ormai la disabilità è diventata mainstream e siamo abituati alla sofferenza su grande schermo. Nulla ci appare autenticamente nuovo o originale, le depressioni si somigliano tutte, il buonismo è sempre dietro l'angolo e i messaggi si rincorrono ridondanti. Quasi amici ha fatto un incredibile successo perchè ha saputo inserire un'ironia irresistibile come elemento caratterizzante. Nel caso della pellicola di Marsh, l'aspetto caratterizzante poteva essere la filosofia di Hawking, la sua carriera accademica, ma si è preferito puntare sull' "amore contro tutto e tutti" alla Fault in our stars. Inutile dirlo, ma si è molto calcato anche sul sentimento di pietà generato dalle pose distrofiche di Redmayne.
Una straziante interpretazione, una fantastica espressività nei movimenti di bocca, sopracciglia e guance, il forte impatto visivo della decadenza fisica, da sole non bastano per fare un capolavoro.
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pepito1948
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martedì 27 gennaio 2015
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malattia ed amore, ma manca il pensiero
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Diciamolo subito, è alquanto singolare (ma questo di per sé non è un demerito) che la ricostruzione biografica di Hawking, che ha un taglio esemplarmente apologetico e allo stesso tempo celebrativo, esca mentre il personaggio centrale è ancora vivo e vegeto ed in piena attività, nonostante la sua grave malattia e il fallace (per fortuna sua e del mondo della fisica) pronostico di vita residua dei medici. Detto questo, va dato atto agli autori di aver sostenuto con perseveranza un progetto di difficile realizzazione, tant’è che la relativa gestazione è durata 10 anni e l’assenso della prima moglie a cedere i diritti del suo libro “Una vita con Stephen” ha dato loro molto filo da torcere.
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Diciamolo subito, è alquanto singolare (ma questo di per sé non è un demerito) che la ricostruzione biografica di Hawking, che ha un taglio esemplarmente apologetico e allo stesso tempo celebrativo, esca mentre il personaggio centrale è ancora vivo e vegeto ed in piena attività, nonostante la sua grave malattia e il fallace (per fortuna sua e del mondo della fisica) pronostico di vita residua dei medici. Detto questo, va dato atto agli autori di aver sostenuto con perseveranza un progetto di difficile realizzazione, tant’è che la relativa gestazione è durata 10 anni e l’assenso della prima moglie a cedere i diritti del suo libro “Una vita con Stephen” ha dato loro molto filo da torcere. Ovvio che elaborare e portare a termine un film in cui è la malattia (deformante) la forza che domina la scena e condiziona la vita del personaggio e delle sue capacità di adattamento all’handicap per giungere al successo , è una sfida in partenza come lo fu “Il mio piede sinistro” di Sheridan. Sfida che, oltre ad un’adeguata sceneggiatura, richiede un interprete di straordinaria bravura e capacità “mimetica”, come si è rivelato Eddy Redmayne, attore 35enne dotato di un curriculum di tutto rispetto nel cinema come in teatro, grazie al lungo lavoro svolto a fianco di malati di SLA.
Ed è questo l’unico grande merito del film, per il quale lo stesso Hawking ha espresso il suo apprezzamento. Per il resto i limiti sono evidenti. Il focus del regista segue sostanzialmente la narrazione concentrandosi su due piani: l’implacabile progredire della malattia, e la conseguente lotta del corpo e della mente per non cedere al totale annientamento, e la storia d’amore con colei che gli resterà vicino fino al punto di rottura del rapporto. Due elementi di sicura presa emozionale sul pubblico di ogni tipo. Se è ben delineata la personalità visibile del personaggio, in particolare la refrattarietà alla rassegnazione ed il senso dell’umorismo, resta in secondo piano la “persona” Howking, la dimensione interiore al di là dell’handicap, il pensiero e le sensazioni più profonde, come non emerge granchè il pensiero dello scienziato, che pure ha fornito un formidabile contributo alla conoscenza dell’astrofisica. Le poche citazioni estrapolate dai suoi discorsi, come il famoso “finchè c’è vita c’è speranza” sono francamente un po’ poco per dare un’idea della portata scientifica della sua teoria, pur tenendo conto della difficoltà della materia. Sicchè ne risulta un’opera che, pur nell’eleganza delle immagini, non si discosta in modo sensibile dai canoni del cinema classico holliwoodiano, è priva di lampi autoriali –di cui è invece traboccante “Mommy", per fare un altro esempio di filmografia sulla malattia- e in definitiva a tratti commuove ma non avvolge completamente.
Resta fermo che quella di Hawing è una storia avvincente perché portatrice di un esempio universale di lotta umana vincente contro la natura avversa. Così come la prova del giovane Redmayne –in odore di Oscar insieme a B. Cumberbatch, che per una strana coincidenza ha interpretato lo stesso scienziato in televisione- vale da sola il prezzo del biglietto.
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marcello1987
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venerdì 6 febbraio 2015
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eccezionale!!un capolavoro
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Film di rara bellezza, con un'interpretazione magistrale del protagonista, ottima sceneggiatura e scelta dei tempi, sicuramente uno dei migliori film degli ultimi anni. Da vedere assolutamente.
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cinecinella
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sabato 7 febbraio 2015
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un grande uomo dietro a un grande scienziato..
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Genio e semplicità. Queste le due parole che contraddistinguono la figura di Hawking, lo sanno i suoi lettori anche quelli che non conoscono la materia ma si sono avvicinati per curiosità ai suoi scritti. La capacità incredibile di descrivere concetti complessi in modo semplice e lineare è il risvolto della medaglia della sua vita personale segnata purtroppo fin da giovane da una grave malattia degenerativa del motoneurone che lo ha costretto progressivamente a una paralisi totale. Una storia di progresso e di amore, fatta di sacrifici e di ricerca.. La ricerca della chiave che muove il tutto, sarà Dio, sarà la scienza? Pellicola biografica sapiente, Eddie Redmayne, protagonista eccellente calato perfettamente nei panni difficilissimi del prima studente geniale, introverso e innamorato, poi del marito, padre e scienziato[+]
Genio e semplicità. Queste le due parole che contraddistinguono la figura di Hawking, lo sanno i suoi lettori anche quelli che non conoscono la materia ma si sono avvicinati per curiosità ai suoi scritti. La capacità incredibile di descrivere concetti complessi in modo semplice e lineare è il risvolto della medaglia della sua vita personale segnata purtroppo fin da giovane da una grave malattia degenerativa del motoneurone che lo ha costretto progressivamente a una paralisi totale. Una storia di progresso e di amore, fatta di sacrifici e di ricerca.. La ricerca della chiave che muove il tutto, sarà Dio, sarà la scienza? Pellicola biografica sapiente, Eddie Redmayne, protagonista eccellente calato perfettamente nei panni difficilissimi del prima studente geniale, introverso e innamorato, poi del marito, padre e scienziato, costretto su una sedia a rotelle. Ed è quest'ultima condizione che il regista Marsh vuole indicare giammai come motivo di scoramento ma come spinta ulteriore e caparbia alla ricerca di un motivo originario, alla famosa 'teoria del tutto' che ancora oggi alla veneranda età di 73 anni lo strepitoso Hawking, prima uomo e poi scienziato ne dedica la sua esistenza..
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romi k.
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mercoledì 25 febbraio 2015
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tutto e niente
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I primi venti minuti sono squisitamente introduttivi, ci mostrano Hawking, le sue amicizie e ci immerge nel suo ambiente e nella sua materia. Il ritmo c'è e l’entusiasmo è alle stelle.
Poi, al ventesimo minuto, la catastrofe: dopo essere andato a Londra ad assistere a una lezione sulle singolarità dei buchi neri presieduta da Penrose, Stephen sul treno di ritorno si chiede a voce alta se sia possibile applicare la stessa teoria all’origine dell’universo. A caso, mentre il latte si mescola nel tea.
Da qui in poi tutto va a scatafascio. Nel senso che Stephen Hawking il cosmologo sparisce. Ci rimane un malato di SLA che affronta la decadenza fisica e che porta il nome di un premio nobel. Contiamo anche che il film non mostra quasi la gradualità di questa regressione, ma ad ogni salto temporale, che si coglie a stento perché non vi sono né invecchiamenti palesi, prima parla sempre peggio, poi muove sempre meno le sopracciglia.
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I primi venti minuti sono squisitamente introduttivi, ci mostrano Hawking, le sue amicizie e ci immerge nel suo ambiente e nella sua materia. Il ritmo c'è e l’entusiasmo è alle stelle.
Poi, al ventesimo minuto, la catastrofe: dopo essere andato a Londra ad assistere a una lezione sulle singolarità dei buchi neri presieduta da Penrose, Stephen sul treno di ritorno si chiede a voce alta se sia possibile applicare la stessa teoria all’origine dell’universo. A caso, mentre il latte si mescola nel tea.
Da qui in poi tutto va a scatafascio. Nel senso che Stephen Hawking il cosmologo sparisce. Ci rimane un malato di SLA che affronta la decadenza fisica e che porta il nome di un premio nobel. Contiamo anche che il film non mostra quasi la gradualità di questa regressione, ma ad ogni salto temporale, che si coglie a stento perché non vi sono né invecchiamenti palesi, prima parla sempre peggio, poi muove sempre meno le sopracciglia.
E per quanto sapessi da principio che si sarebbe parlato di questo, non sono riuscita a impedire la caduta delle mie palpebre, mentre il film si trascina in scene troppo lunghe che non dicono mai niente. Ho odiato da subito l'inutile al reverendo di cui tutti indoviniamo la pia signora si innamorerà in 0.2 secondi. Soprattutto perché è proprio lui a girare ifilmini con effetto pellicola vecchia stile “bella famiglia tutto sommato felice con bimbi e tanto amore” la cui unica (irritante) funzione è quella di spezzare il ritmo narrativo.
Hawking e la moglie si parlano sempre meno, e ricominciano a farlo solo per una nota nel libro dello scienziato che lascerebbe uno spiraglio a Dio. Alla fine del qual dialogo tra l’altro lei gli comunica di non farcela più. Dopo che per tutto il film non una volta l’abbiamo vista davvero provata o in difficoltà, ma sempre reattiva e sì pure innamorata nonostante tutto. Più o meno. Perché la Teoria del Tutto è un film che si dichiara d’amore ma che di amore non ci fa vedere che qualche sprazzo. Viene glissato tutto ciò che poteva essere particolare come i momenti “sporchi” del dover accudire un uomo che non è nemmeno in grado di alzarsi da una sedia, all’amore carnale che ha dato origine a tre figli (e il cui peso nel film equivale più o meno a zero). Per carità, con il cosmologo (per fortuna) ancora in vita sarebbe stato ben poco rispettoso , ma allora io mi chiedo quale sia il senso di fare un film così.
Di veramente rimarchevole questo film ha qualità formali: una fotografia malinconica e preziosa e una colonna sonora da brivido. Gli attori sono bravi, ma nulla di che.
Vorrei spendere due parole su Eddie Radmayne che per questo ruolo si è portato a casa un Oscar: come attore ha fatto un lavoro meraviglioso.
Ma ha vinto quella statuetta molto più perché era la scelta più politicamente corretta, che non per la sua effettiva bravura.
Questo film, al di là del ritmo indecente e del perbenismo facile, è stato una delusione per la sua banalità congenita: si è preso un personaggio accattivante e fin troppo facilmente “tragificabile” come Stephen Hawking, gli si è tolta la fisica ed ecco a voi il dramma umano di una persona attuale, che da esploratore dei cieli è stato ridotto a canovaccio in carrozzella. Tanto è una storia vera. Pappa pronta per tutti.
Ma tutto sommato, se anche una sola persona dopo aver visto "La Teoria" avrà consultato un suo libro o cercato di sapere qualcosa di più, allora forse questo film un motivo vero per esserci lo ha.
Anche se nel mentre siamo morti di noia.
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gianleo67
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mercoledì 11 marzo 2015
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agiografia di un genio...formato famiglia
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Biografia (autorizzata) del fisico e cosmologo britannico Stephen Hawking, tratta dal best seller 'Travelling to Infinity: My Life With Stephen' della ex moglie e madre dei sui tre figli, Jane Wilde Hawking. Dalla laurea nel 1962, al precoce esordio della malattia neurale degenerativa che lo ha immobilizzato sin dai vent'anni, al matrimonio con la moglie Jane fino alle straordinarie scoperte in campo cosmologico e della fisica dei buchi neri che lo hanno reso celebre in tutto il mondo e gli hanno consentito di ricoprire la cattedra lucasiana di matematica all'Università di Cambridge che fu di Isaac Newton.
Opera convenzionale e conforme agli standard dell'agiografia dei buoni sentimenti formato famiglia (anche se il film è stato inspiegabilmente vietato negli Stati Uniti d'America ai minori di 13 anni non accompagnati), il primo biopic cinematografico su una delle più famose icone della fisica di tutti i tempi (secondo forse solo ad Einstein) ha il passo cadenzato della narrazione televisiva e lo spirito melodrammatico della celebrazione romanzesca cara a Ron Howard ('A beautiful mind' - 2001) dove l'importanza e la portata delle scoperte scientifiche sembrano nettamente subordinate al valore umanistico e moraleggiante che la storia attribuisce al suo protagonista.
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Biografia (autorizzata) del fisico e cosmologo britannico Stephen Hawking, tratta dal best seller 'Travelling to Infinity: My Life With Stephen' della ex moglie e madre dei sui tre figli, Jane Wilde Hawking. Dalla laurea nel 1962, al precoce esordio della malattia neurale degenerativa che lo ha immobilizzato sin dai vent'anni, al matrimonio con la moglie Jane fino alle straordinarie scoperte in campo cosmologico e della fisica dei buchi neri che lo hanno reso celebre in tutto il mondo e gli hanno consentito di ricoprire la cattedra lucasiana di matematica all'Università di Cambridge che fu di Isaac Newton.
Opera convenzionale e conforme agli standard dell'agiografia dei buoni sentimenti formato famiglia (anche se il film è stato inspiegabilmente vietato negli Stati Uniti d'America ai minori di 13 anni non accompagnati), il primo biopic cinematografico su una delle più famose icone della fisica di tutti i tempi (secondo forse solo ad Einstein) ha il passo cadenzato della narrazione televisiva e lo spirito melodrammatico della celebrazione romanzesca cara a Ron Howard ('A beautiful mind' - 2001) dove l'importanza e la portata delle scoperte scientifiche sembrano nettamente subordinate al valore umanistico e moraleggiante che la storia attribuisce al suo protagonista. Misurato e manierato nella rappresentazione di un uomo normale dalle qualità eccezionali (l'autore fa capire che oltre alla brillante carriera scientifica la gravissima invalitdità non gli ha impedito di assolvere egregiamente ai sacri doveri del talamo), il film del pur bravo James Marsh ('Red Riding' 1980 - 2009 e 'Project Nim' - 2011) è un prodotto di genere che si lascia apprezzare per lo spirito divulgativo caro allo stesso Hawking (che ne ha concesso i diritti per l'utilizzo della voce del sintetizzatore usato nella parte finale del film) e gli accenti pacati di una compostezza british che tende ad edulcorarne e smussarne gli spigoli, soprattutto laddove la narrazione sembra scivolare negli aspetti più scabrosi e imbarazzanti di un menage matrimoniale che possiamo (solo) immaginare non certamente tutto rose e fiori (la nascita di tre figli non ostante le difficoltà, le necessità fedifraghe di una moglie insoddisfatta e stressata, l'intesa maliziosa con un'assistente personale sensibile alle esigenze virili, la separazione consensuale, etc.). Dall'implosione fisica di uno dei più grandi fisici di tutti i tempi alla divulgazione a sei cifre della più importante 'Breve storia del tempo' della storia della scienza insomma il passo è breve, con buona pace del fatto che il rilievo che le scoperte fondamentali come la radiazione di fondo, la fisica dei buchi neri o le più avanzate teorie cosmologiche moderne sembrano entrare come i cavoli a merenda nelle vicende personali di un paraplegico 'deluxe' che sembra sovvertire tanto l'infausta prognosi di medici sempre pronti a sputare facili sentenze di morte tanto le naturali pregiudiziali che la pubblica opinione (il film?) non disdegna di mostrare verso la disabilità tout court. Non ostante questi evidenti limiti concettuali di un film che mira al cuore più che alla mente dello spettatore, sono da rilevare l'ottima confezione, la eccellente fotografia e la buona resa di interpreti che non devono sforzarsi più di tanto. Eccezzion fatta,s'intende, per il bravo Eddie Redmayne con cui lo stesso Hawking non avrà stentato ad identificarsi ("potenza della lirica",direbbe Dalla, "dove ogni dramma è un falso..."). Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival si becca un Oscar (Miglior attore protagonista) e due Golden Globe (Miglior attore e Migliore colonna sonora originale). Ma per fare questa previsione non ci voleva un genio.
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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la relazione perfetta fra spazio e tempo
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Università di Cambridge, 1963. Stephen Hawking è un brillante studente che ha da poco intrapreso il corso di dottorato in fisica ed è un appassionato di cosmologia, mentre Jane Wilde studia lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo. I due si incontrano ad una festa universitaria e, in breve tempo, si innamorano.
Un giorno, però, mentre esce correndo da Cambridge, Stephen cade ed urta la testa. Immediatamente viene e portato in ospedale, dove i medici gli diagnosticano una malattia degenerativa, l’atrofia muscolare progressiva e gli comunicano che la sua aspettativa di vita è di non più di due anni. Spaventato e rassegnato, Stephen cerca di allontanare Jane dalla sua vita ma la ragazza, sicura del loro amore, non si arrende, decisa a combattere con lui questa spaventosa malattia.
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Università di Cambridge, 1963. Stephen Hawking è un brillante studente che ha da poco intrapreso il corso di dottorato in fisica ed è un appassionato di cosmologia, mentre Jane Wilde studia lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo. I due si incontrano ad una festa universitaria e, in breve tempo, si innamorano.
Un giorno, però, mentre esce correndo da Cambridge, Stephen cade ed urta la testa. Immediatamente viene e portato in ospedale, dove i medici gli diagnosticano una malattia degenerativa, l’atrofia muscolare progressiva e gli comunicano che la sua aspettativa di vita è di non più di due anni. Spaventato e rassegnato, Stephen cerca di allontanare Jane dalla sua vita ma la ragazza, sicura del loro amore, non si arrende, decisa a combattere con lui questa spaventosa malattia.
I due anni prospettati dai medici diventano una lunga vita non ancora conclusa, attraversata da dolori e difficoltà, ma anche, e soprattutto, da tanto amore e numerosi successi, sia personali che scientifici.
Questa, in breve, la storia di Stephen Hawking, uno dei più importanti e conosciuti scienziati del mondo, famoso soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e l'origine dell'universo.
A dirigere il biopic più atteso del 2015 è James Marsh, già premio Oscar per “Man on Wire”. Ne “La teoria del tutto”, il regista decide di soffermarsi più sull’uomo che sullo studioso, mostrando al pubblico come un ragazzo di appena vent’anni sia riuscito a superare tutte le avversità che la vita gli ha posto d’avanti, riuscendo persino a trovare il proprio scopo nel mondo.
Ma Hawking, per quanto intelligente, non avrebbe potuto superare tutto da solo. E’ per questo, quindi, che nel film diventa centrale il rapporto con Jane, una donna forte e determinata, che accetta la sfida lanciatale dalla malattia e vince, regalando a suo marito una famiglia, dei figli e il successo che meritava.
Marsh affida il ruolo del protagonista a Eddie Redmayne, meritatamente candidato all’Oscar. La sua performance è intensa e commuovente. Certosino è stato il lavoro svolto per calarsi perfettamente nel ruolo sia fisicamente che emotivamente. L’attore ha infatti studiato per mesi il decorso di questa malattia, per riuscire a calarsi al meglio in ogni singola scena.
Per il ruolo di Jane, invece, il regista sceglie la britannica Felicity Jones, anche lei in corsa per l’ambita statuetta. La Jones ha interpretato magnificamente il personaggio assegnatole, cambiando registro a seconda delle situazioni, ma sempre con quell’eleganza e austerità tipicamente british.
“La teoria del tutto” è un elogio alla vita umana ma, soprattutto, è un messaggio di speranza e ci insegna che <non devono esserci limiti agli sforzi dell’uomo. Per quanto sembri brutta la vita, finché c’è vita, c’è speranza>.
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giorpost
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venerdì 1 luglio 2016
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l'equazione definitiva dell'amore
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Stephen Hawking è un brillante studente di fisica specializzato in cosmologia; tra un esame e l'altro si infatua della coetanea e collega di ateneo Jane (che contraccambia), accorgendosi ben presto, però, di avere qualcosa che non va: a seguito di esami specifici scopre di avere una rara malattia che nel giro di breve tempo lo costringerà sulla sedia a rotelle. A causa delle pessimistiche previsioni dei medici (che evidentemente non fanno i conti con la sua determinazione) e solo per un breve periodo di tempo, Stephen si chiude in se stesso, restando per settimane solo in camera senza voler uscire e parlare con nessuno, amici compresi; ma non appena capirà, grazie a Jane, che nella vita si può fare tanto anche in condizioni estreme, riprende in mano il suo tempo (uno dei crucci a lui più cari) e punta direttamente alle stelle, al cosmo: grazie a quella che secondo lui è "la religione per atei intelligenti" (la cosmologia, appunto) inizia a studiare la nascita dell'universo, la sua espansione e la sua (probabile) fine.
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Stephen Hawking è un brillante studente di fisica specializzato in cosmologia; tra un esame e l'altro si infatua della coetanea e collega di ateneo Jane (che contraccambia), accorgendosi ben presto, però, di avere qualcosa che non va: a seguito di esami specifici scopre di avere una rara malattia che nel giro di breve tempo lo costringerà sulla sedia a rotelle. A causa delle pessimistiche previsioni dei medici (che evidentemente non fanno i conti con la sua determinazione) e solo per un breve periodo di tempo, Stephen si chiude in se stesso, restando per settimane solo in camera senza voler uscire e parlare con nessuno, amici compresi; ma non appena capirà, grazie a Jane, che nella vita si può fare tanto anche in condizioni estreme, riprende in mano il suo tempo (uno dei crucci a lui più cari) e punta direttamente alle stelle, al cosmo: grazie a quella che secondo lui è "la religione per atei intelligenti" (la cosmologia, appunto) inizia a studiare la nascita dell'universo, la sua espansione e la sua (probabile) fine. Il tutto cercando di spiegarlo in termini fruibili in un'unica formula, l'equazione definitiva, quella che dovrebbe teorizzare ogni cosa; dai preventivati 2 anni di vita arriverà ai giorni nostri...
Hawking sta agli ultimi 50 anni come Einstein alle due Guerre e, dunque, la sua importanza in termini scientifici è indiscutibile; come assodata è anche la convinzione di chi vi scrive che l'esistenza e il trascorrere del tempo siano frutto di un ordine che noi stessi cerchiamo di imporci, cercando affannosamente ogni modo per motivare la nostra assurda presenza su questo assurdo e bellissimo pianeta. E allora occorrerebbe innanzitutto ringraziare (e non lo si fa mai abbastanza) persone come lo scienziato britannico che cercano strade ragionate e matematiche per trovare spiegazioni all'imponderabile: Stephen ci prova da oltre mezzo secolo, anche se quella formula non l'ha ancora trovata. Ovviamente sono molti a pensare se sia davvero indispensabile cercare una spiegazione e se non sia meglio godersi semplicemente ogni singolo istante dell'esistenza, ma per la filosofia ci aggiorniamo presso altre sedi...
La teoria del tutto (UK, 2014) si basa sulla biografia di Jane Wilde, la fidanzata diventata moglie (e madre dei suoi tre figli) e rimasta accanto a Stephen per molti anni, fino a quando entrambi scoprirono che l'amore era finito: ogni cosa inizia, ogni cosa finisce. L'interpretazione di Redmayne fa strabuzzare gli occhi, e non è da meno la brava Felicity Jones che risulta estremamente convincente; l'opera alla fine si concentra molto sulla parte sentimentale della vicenda dei due, lasciando gli aspetti scientifici a brevi ma incisive incursioni. Credo che la sequenza madre della pellicola sia quella del discorso accademico che Hawking tiene nel finale, quando immagina di alzarsi dalla sedia per raccogliere una penna caduta ad una giovane donna: l'ordine delle cose, ovvero quella sensazione che alcuni di noi (anche chi Vi scrive) provano nel vedere le cose al loro posto, essendo spesso osteggiati: non sarà questo, insieme alla comprensione del tempo e dello Spazio, uno dei tasselli che formano quel complicato mosaico che è il senso della vita?
The theory of everything è un lavoro intenso che inumidisce gli occhi a chi consente alle emozioni di agire indisturbate, un'opera dolce e simmetrica, sicuramente da vedere.
Voto: 8
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