Maps to the Stars |
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Un film di David Cronenberg.
Con Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 111 min.
- Canada, USA 2014.
- Adler Entertainment
uscita mercoledì 21 maggio 2014.
- VM 14 -
MYMONETRO
Maps to the Stars
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fregatene del pubblico, David!di stefanosessaFeedback: 462 | altri commenti e recensioni di stefanosessa |
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venerdì 23 maggio 2014 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nota preliminare 1. Votazione volutamente esagerata al rialzo, al fine di compensare le altre votazioni assurdamente esagerate al ribasso.
Nota preliminare 2. Il recensore ufficiale di Mymovies (Gabriele Niola) deve essersi appisolato durante il film.
''La sua famiglia è formata da un padre psicologo dai metodi poco ortodossi e da una madre anch'essa attrice ma con poca fortuna, figlia a sua volta di una nota stella del cinema che forse dovrà interpretare nel film biografico a lei dedicato.'' La trama del film è molto semplice, eppure il succitato recensore ha capito che Havana Segrand (Julian Moore) è la madre del ragazzino-star, mentre invece è solo una paziente del padre. Equivocare l'inequivocabile sembra impossibile, e invece no.
Cronenberg andrebbe apprezzato almeno per un motivo : se ne frega del pubblico (coraggio sempre più raro da trovare ai giorni nostri). Lo fa in un modo molto semplice: impedisce al pubblico il rispecchiamento nei personaggi mettendo sullo schermo situazioni lontane dal quotidiano, che nella loro quasi assurda straordinarietà hanno, però, la capacità di dire molto (indirettamente) sulla realtà dei nostri tempi. E' un regista/autore che sa ancora essere contemporaneo, cioè capace di registrare le malattie e le mutazioni psico-fisiche della società, dal didentro di quest'ultima. Chi potrebbe mai rispecchiarsi nei personaggi di Crash, o di Videodrome, o di Cosmopolis? Nessuno, eppure sono pelllicole che parlano di noi e del nostro mondo. Negando al pubblico il rispecchiamento, viene meno anche la possibilità di qualsiasi emozione empatica. I suoi film sono freddi, glaciali. Danno altri tipi di stimoli, visivi e psicopatologici, che si impongono sulla pelle dello spettatore come punture di spillo. Spiacevoli aghi sottocutanei. Le sue opere devono essere assimilate, metabolizzate: solo dopo si può provare a dire qualcosa su di esse.
Maps to the stars è popolato di personaggi devastati, ma pieni di soldi. Fanno soldi anche mentre cacano (non credo che sia casuale che Cronenberg ci faccia assistere in diretta alla defecatio di una star
hollywoodiana, con tanto di contorno aerofago). Lo pseudo-psicologo, la baby star milionaria, l'attrice stagionata ma ancora in forma (milf, il termine è citato anche nel film) hanno in comune due cose: sanno cosa sia l'incesto perchè l'hanno vissuto; il loro Io si è talmente dilatato da aver assorbito tutto il mondo. Sono loro il mondo: esiste solo la loro carriera, il loro successo, la loro reputazione. Se un bambino deve morire o se bisogna rinnegare una figlia pentita per favorire la propria ascesa non c'è problema, che ben venga. Hollywood è il nuovo Olimpo, e i suoi divi le nuove divinità. Gli dei greci sapevano cosa fosse la sofferenza, loro anche. E giù con vagonate di Xanax e affini. Hollywood è morta e continua a produrre morte. Tutto il film è un necrologio di quel mondo? Forse. L'unico a salvarsi è un autista, che vorrebbe farne parte ma non ci è ancora entrato davvero.E' per questo che si salva? Forse.
Poche attenzioni alle amate questioni carnali e massima concentrazione sul disgregarsi di personalità accecate dalla voglia di eternarsi. Problemi che non affligono solo Hollywood, evidentemente. Non siamo forse, noi occidentali, ossessionati dal successo, che dovrebbe lasciare qualcosa di noi ai posteri? Perchè la realtà ci sembra pienamente vera solo se passa in tv o sul grande schermo? Tra le tante cose, questa pellicola sembra interrogarsi anche su questo.
La costruzione del film è mirabile: una prima parte dai toni (tristemente) comici, alcune scene grottesche. Ma già si annusa l'abisso, una violenza latente e sotterranea che non tarderà ad esplodere. Ultima parte di pura devastante distruzione. La tragedia ineluttabile. Nessuna salvezza, se non la morte.
Come in altri film del regista si percepisce un senso di indeterminatezza, un residuo di non-spiegato o semplicempente di inspiegabile. D'altronde, l'abisso psichico non può essere illuminato completamente ed è difficile tematizzarlo proprio per questo. Pochi riescono a farlo come Cronenberg. Non resta che augurargli una vita lunga.
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