kalibano
|
lunedì 23 settembre 2013
|
gra: inizio e fine coincidono sullo stesso punto
|
|
|
|
Ci siamo recati a vedere il documentario di Rosi con un certo scetticismo. più che altro per doveroso tributo ad un film italiano che finalmente vince il Leone d'oro a Venezia. siamo rimasti assorti in attesa di qualcosa. le storie si susseguano e si intrecciano senza posa. dove accade molto e nulla nello stesso tempo. forse un senso di smarrimento. quasi di tristezza per ciò che si vede e del quale si ha certezza del vero. qui non c'è fiction...
l'occhio del regista è attento. il pubblico un poco meno. sopraffatto a tratti da un senso di mera noia. ci si chiede spesso: e allora???
tra le storie vere, emerge quella dell'infermiere che lavora in ambulanza, sempre attorno al famoso Gra, e del quale si scorgono tratti del suo quotidiano: quando si prepara, in assoluta solitudine, la cena, il contatto via internet con donnine lussuriose, il rapporto tenero con la madre demente.
[+]
Ci siamo recati a vedere il documentario di Rosi con un certo scetticismo. più che altro per doveroso tributo ad un film italiano che finalmente vince il Leone d'oro a Venezia. siamo rimasti assorti in attesa di qualcosa. le storie si susseguano e si intrecciano senza posa. dove accade molto e nulla nello stesso tempo. forse un senso di smarrimento. quasi di tristezza per ciò che si vede e del quale si ha certezza del vero. qui non c'è fiction...
l'occhio del regista è attento. il pubblico un poco meno. sopraffatto a tratti da un senso di mera noia. ci si chiede spesso: e allora???
tra le storie vere, emerge quella dell'infermiere che lavora in ambulanza, sempre attorno al famoso Gra, e del quale si scorgono tratti del suo quotidiano: quando si prepara, in assoluta solitudine, la cena, il contatto via internet con donnine lussuriose, il rapporto tenero con la madre demente. qui viene fuori un senso di dolcezza. forse perchè abbiamo ancora in mente le sensazioni tratte da "Amour" che ci hanno accompagnato per giorni e giorni.
Il Gra: questo grande anello che accerchia Roma. un anello sempre pulsante, giorno e notte, e dove tutto sembra ricordarci quel principio fondamentale di fisica quantistica, di cui si parla tanto oggi, dove tempo e spazio assumono una funzione circolare e dove quindi l'inizio è anche la fine e dove la fine è anche l'inizio. da qualsiasi punto si parta...
[-]
[+] è un documentario
(di kimkiduk)
[ - ] è un documentario
[+] c'è documentario e documentario
(di no_data)
[ - ] c'è documentario e documentario
|
|
[+] lascia un commento a kalibano »
[ - ] lascia un commento a kalibano »
|
|
d'accordo? |
|
aldot
|
domenica 22 settembre 2013
|
poesia
|
|
|
|
Un film? Un documentario? sicuramente in sacro Gra si può riconoscere la poesia e la bellezza di chi sa guardare. Uno squarcio amaro e crudo. Un occhio penetrante su un'umanità alla deriva.
|
|
[+] lascia un commento a aldot »
[ - ] lascia un commento a aldot »
|
|
d'accordo? |
|
hernan
|
domenica 22 settembre 2013
|
l'anello degli ultimi
|
|
|
|
Viaggio nelle periferie della storia, il mondo onnipresente e dimenticato della solitudine ai margini delle grandi città. Il grande anello trafficato diventa una presenza imponente, come il Tevere, o i flussi aerei, onnipresenti, a dettare un tempo e il suo scorrere, durante i quali si svolge il dramma e la commedia umana. Ottimo il realismo dei personaggi, la vividezza dei paesaggi, il regista si nasconde per lasciare spazio ai suoi "attori", ma riprende saldamente in mano il tutto riconducendolo allo scorrere infinito e ciclico.
|
|
[+] lascia un commento a hernan »
[ - ] lascia un commento a hernan »
|
|
d'accordo? |
|
rita branca
|
venerdì 20 settembre 2013
|
solitudine ai bordi di un anello
|
|
|
|
Sacro Gra, documentario (Nastro d’Argento Venezia 2013) di Gianfranco Rosi , montaggio di Jacopo Quadri
Vincitore al Festival del Cinema di Venezia 2013, un documentario che svela la commedia umana in scena ai bordi del raccordo anulare che cinge Roma e che si attraversa frettolosamente per raggiungere la città o per superarla, diretti ad altre mete. In alcune ore intasato dal traffico, obbliga a lanciare uno sguardo annoiato verso chilometri di brutti edifici con negozi di articoli all’ingrosso, insomma un anello senza metalli o pietre preziose. Questo è quanto l’automobilista riesce appena a vedere tentando di procedere nel traffico spasmodico o uggiosamente lento a causa di qualche incidente, ma Gianfranco Rosi mostra altro e l’altro sorprende lo spettatore con inaspettati squarci sulla vita di chi ci vive o ci lavora, ci spende la vita insomma.
[+]
Sacro Gra, documentario (Nastro d’Argento Venezia 2013) di Gianfranco Rosi , montaggio di Jacopo Quadri
Vincitore al Festival del Cinema di Venezia 2013, un documentario che svela la commedia umana in scena ai bordi del raccordo anulare che cinge Roma e che si attraversa frettolosamente per raggiungere la città o per superarla, diretti ad altre mete. In alcune ore intasato dal traffico, obbliga a lanciare uno sguardo annoiato verso chilometri di brutti edifici con negozi di articoli all’ingrosso, insomma un anello senza metalli o pietre preziose. Questo è quanto l’automobilista riesce appena a vedere tentando di procedere nel traffico spasmodico o uggiosamente lento a causa di qualche incidente, ma Gianfranco Rosi mostra altro e l’altro sorprende lo spettatore con inaspettati squarci sulla vita di chi ci vive o ci lavora, ci spende la vita insomma. Nessuna colonna musicale eccetto negli ultimi istanti che accompagnano i titoli di coda con “Il cielo”, la struggente canzone interpretata da Lucio Dalla, il resto del sonoro è offerto dai rumori reali, perfino da quelli solo percepibili con sofisticati strumenti elettronici che riescono a captare l’inimmaginabile: il banchetto orgiastico di colonie di insetti radunatisi e intenti a divorare una maestosa palma fino a toglierle ogni possibilità di vita. Impossibile non associare l’immagine a certi banchetti umani senza provarne un certo disagio.
L’altro estremo è costituito dal frequente rombo degli aerei dei vicini aeroporti che sembrano sfiorare enormi ed alti edifici, nota predominante, a cui i residenti sembrano essersi abituati, ma che in realtà fa assimilare a quello tutti gli altri suoni che sfiorano l’orecchio senza attrarne l’attenzione: molti tentativi di conversazioni si riducono a monologhi senza risposta, come nella scena in cui il pescatore di anguille commenta un articolo tentando, invano o con scarsissimo successo, di coinvolgere la donna intenta a riparare le reti da pesca o in quella in cui l’abitante di un monolocale, senza inflessioni romanesche, prova a condividere le idee con una donna seduta a tavolino. Neanche le pecore sembrano essere infastidite dagli aerei mentre brucano placidamente all’interno di bellissime inquadrature.
Fra tutte le creature su cui cade l’attenzione spicca particolarmente l’operatore di un’ambulanza che è in servizio sul raccordo: è il dolcissimo uomo, dotato di straordinarie doti di semplicità e umanità, così come dovrebbe sempre essere: sensibile mentre accudisce le vittime che soccorre, paziente e tenero mentre parla con la mamma, che, già affetta da Alzheimer, vive da sola, come lui che, la sera, consuma il suo piatto di pasta fredda davanti al computer parlando con un’amica.
Ovviamente s’incontrano alcuni travestiti, prostitute, ragazze seminude che danzano sul bancone di un bar per sollecitare i consumi di alcolici dei clienti che le guardano, ma anche il gestore di una costruzione d’epoca trasformata in Bed & Breakfast, il ricercatore che crea una sostanza per bloccare l’azione mortale degli insetti che distruggono le palme, una curiosa famigliola che abita in una ricca proprietà arredata pomposamente e dal sapore fortemente nostalgico e malinconico.
Tutto il film è malinconico e la frenesia del traffico, sottolineata molto bene anche nell’ultima inquadratura, contrasta con il ritmo lento delle creature che ne abitano i bordi, tutte adulte con una sola eccezione. Il grigio prevalente di questo panorama è però illuminato dal calore dell’affetto per i genitori in un paio di esempi che scaldano il cuore.
Davvero interessante!
Rita Branca
[-]
[+] porta con te il pigiama
(di no_data)
[ - ] porta con te il pigiama
|
|
[+] lascia un commento a rita branca »
[ - ] lascia un commento a rita branca »
|
|
d'accordo? |
|
deborissimah
|
giovedì 19 settembre 2013
|
il documentario riprende il suo meritato spazio
|
|
|
|
E' bello che l'Italia sia tornata sul podio di casa ed è bellissimo che uno dei maggiori festival mondiali abbia premiato un documentario, genere troppo spesso relegato ai margini della cinematografia. A parere di chi scrive tra i film in concorso c'era di meglio, tuttavia è apprezzabile il messaggio che si è voluto dare con questa incoronazione.
Molto carino, Sacro GRA, niente di eclatante, ma decisamente godibile. Un piccolo spaccato di vita ai margini della Capitale, uno sguardo quasi poetico, mai invasivo, che ci restituisce umori, sensazioni, pensieri di persone comuni che vivono giorno per giorno, come chiunque altro. Storie vere che non hanno nulla da invidiare a quelle raccontate dalle ricostruzioni filmiche, storie riprese e restituite con tutta l'arte che il grande schermo richiede, arte che Gianfranco Rosi padroneggia magistralmente fino a fare scomparire la sottile linea che separa la realtà dalla finzione.
[+]
E' bello che l'Italia sia tornata sul podio di casa ed è bellissimo che uno dei maggiori festival mondiali abbia premiato un documentario, genere troppo spesso relegato ai margini della cinematografia. A parere di chi scrive tra i film in concorso c'era di meglio, tuttavia è apprezzabile il messaggio che si è voluto dare con questa incoronazione.
Molto carino, Sacro GRA, niente di eclatante, ma decisamente godibile. Un piccolo spaccato di vita ai margini della Capitale, uno sguardo quasi poetico, mai invasivo, che ci restituisce umori, sensazioni, pensieri di persone comuni che vivono giorno per giorno, come chiunque altro. Storie vere che non hanno nulla da invidiare a quelle raccontate dalle ricostruzioni filmiche, storie riprese e restituite con tutta l'arte che il grande schermo richiede, arte che Gianfranco Rosi padroneggia magistralmente fino a fare scomparire la sottile linea che separa la realtà dalla finzione.
Il regista lo accenna, la Giuria di Venezia 70 lo ha ribadito: non siate prevenuti sul genere documentaristico perché sono tante le sorprese che vi/ci riserva.
Consigliato veramente a tutti.
Deborah Ugolini
[-]
[+] concordo con te! godibile film corale (1)
(di antonio montefalcone)
[ - ] concordo con te! godibile film corale (1)
[+] concordo con te! godibile film corale (2)
(di antonio montefalcone)
[ - ] concordo con te! godibile film corale (2)
[+] né carne né pesce, in sintesi...niente
(di eliver72)
[ - ] né carne né pesce, in sintesi...niente
|
|
[+] lascia un commento a deborissimah »
[ - ] lascia un commento a deborissimah »
|
|
d'accordo? |
|
marcovpoz
|
venerdì 6 settembre 2013
|
tuffarsi nella periferia romana avvinghiata al gra
|
|
|
|
Si tratta di un film composto da larghe pennellate cinematografiche, ciascuna riguardante un "bozzetto", un personaggio della vasta periferia romana adiacente al GRA. Tra le pieghe e i discorsi dei personaggi (rappresentanti se stessi), mi è parso di cogliere dei messaggi, che vanno ben al di la' dello squallore delle banlieues romane, per abbracciare la generalità della condizione umana. Al di la' della rappresentazione "neorealistica" i personaggi sono "involontariamente" divertenti, presi nelle loro battute casualmente paradossali, componenti sempre di più di una Babele urbana che conserva una sua umanità. Da segnalare i monologhi del vecchietto preso a combattere il "punteruolo rosso", poeticamente difensore delle palme, viste come immagini dell'animo umano.
|
|
[+] lascia un commento a marcovpoz »
[ - ] lascia un commento a marcovpoz »
|
|
d'accordo? |
|
|