penehlope
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venerdì 14 marzo 2014
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ti ho amato dal primo momento...
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Sapevo che mi sarebbe piaciuto, come per tutti i suoi film pensavo di doverlo ri-vedere prima di esprimermi e invece mi ha colpito la semplicità con cui arriva dritto dentro e.....fuori dei suoi personaggi. Mi è piaciuto e pure tanto, scenografia e fotografia sposate in un perfetto connubio di contrasti emozionali, caldo e freddo, colore e scale di grigi, e che dire dei primi piani dedicati ai particolari dei visi, degli occhi, delle mani, il dettaglio che evidenzia ed esprime il tutto. Delicato e violento come il mare diverso della stessa spiaggia, errore e accettazione dell'amore incondizionato che sia di uomo o donna, di vita o di morte. Questo film fatto di netti contrasti coesistenti in un equilibrio dolce e amaro dove il passato è parte del presente con flashback in cui cambia la stagione conservando l'atmosfera.
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Sapevo che mi sarebbe piaciuto, come per tutti i suoi film pensavo di doverlo ri-vedere prima di esprimermi e invece mi ha colpito la semplicità con cui arriva dritto dentro e.....fuori dei suoi personaggi. Mi è piaciuto e pure tanto, scenografia e fotografia sposate in un perfetto connubio di contrasti emozionali, caldo e freddo, colore e scale di grigi, e che dire dei primi piani dedicati ai particolari dei visi, degli occhi, delle mani, il dettaglio che evidenzia ed esprime il tutto. Delicato e violento come il mare diverso della stessa spiaggia, errore e accettazione dell'amore incondizionato che sia di uomo o donna, di vita o di morte. Questo film fatto di netti contrasti coesistenti in un equilibrio dolce e amaro dove il passato è parte del presente con flashback in cui cambia la stagione conservando l'atmosfera. Ozpetek non smentisce il suo talento nel raccontare intensamente storie che possono essere di tutti.
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jaimesommers
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venerdì 14 marzo 2014
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quando allacciamo le cinture?
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..le allacciamo al decollo e all'atterraggio! Splendido. Infatti, metaforicamente, i protagonisti allacciano le cinture proprio nelle due fasi del film: all'inizio e alla fine. E' proprio nelle fasi di vulnerabilità che paradossalmente sentono di essere vivi, protetti e di avere coraggio: al decollo di una storia d'amore, tra incertezze del futuro e la sicurezza di una passione da vivere; e all'atterraggio, tra la certezza della malattia e la protezione offerta dalla proprie radici, dagli affetti sinceri, dalla famiglia. Credo non sia casuale il buco temporale di 13 anni...può rappresentare una fase di crociera, l'assenza di problemi, la vita che scorre, tra turbolenze, alti-bassi, ma quasi.
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..le allacciamo al decollo e all'atterraggio! Splendido. Infatti, metaforicamente, i protagonisti allacciano le cinture proprio nelle due fasi del film: all'inizio e alla fine. E' proprio nelle fasi di vulnerabilità che paradossalmente sentono di essere vivi, protetti e di avere coraggio: al decollo di una storia d'amore, tra incertezze del futuro e la sicurezza di una passione da vivere; e all'atterraggio, tra la certezza della malattia e la protezione offerta dalla proprie radici, dagli affetti sinceri, dalla famiglia. Credo non sia casuale il buco temporale di 13 anni...può rappresentare una fase di crociera, l'assenza di problemi, la vita che scorre, tra turbolenze, alti-bassi, ma quasi.. banalmente! Un'esistenza che non merita riflettori, può essere ignorata, non raccontata, ognuno se la immagini come vuole perchè quello che più ci tocchi l'anima sia l'ombra delle passioni passate e l'ombra della morte futura.
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jaimesommers
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venerdì 14 marzo 2014
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quando si allacciano le cinture?
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..le allacciamo al decollo e all'atterraggio! Splendido. Infatti, metaforicamente, i protagonisti allacciano le cinture proprio nelle due fasi del film: all'inizio e alla fine. E' proprio nelle fasi di vulnerabilità che paradossalmente sentono di essere vivi, protetti e di avere coraggio: al decollo di una storia d'amore, tra incertezze del futuro e la sicurezza di una passione da vivere; e all'atterraggio, tra la certezza della malattia e la protezione offerta dalla proprie radici, dagli affetti sinceri, dalla famiglia. Credo non sia casuale il buco temporale di 13 anni...può rappresentare una fase di crociera, l'assenza di problemi, la vita che scorre, tra turbolenze, alti-bassi, ma quasi.
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..le allacciamo al decollo e all'atterraggio! Splendido. Infatti, metaforicamente, i protagonisti allacciano le cinture proprio nelle due fasi del film: all'inizio e alla fine. E' proprio nelle fasi di vulnerabilità che paradossalmente sentono di essere vivi, protetti e di avere coraggio: al decollo di una storia d'amore, tra incertezze del futuro e la sicurezza di una passione da vivere; e all'atterraggio, tra la certezza della malattia e la protezione offerta dalla proprie radici, dagli affetti sinceri, dalla famiglia. Credo non sia casuale il buco temporale di 13 anni...può rappresentare una fase di crociera, l'assenza di problemi, la vita che scorre, tra turbolenze, alti-bassi, ma quasi.. banalmente! Un'esistenza che non merita riflettori, può essere ignorata, non raccontata, ognuno se la immagini come vuole perchè quello che più ci tocchi l'anima sia l'ombra delle passioni passate e l'ombra della morte futura.
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no_data
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venerdì 14 marzo 2014
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a mano a mano...
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"Allacciate le cinture" dice bene Ferzan Ozpetek perché questo è un film che punta dritto al cuore e se vuole fa male. La parola che più di tutte riassume la storia è il tempo, tredici anni di vita, di amore, passione, tradimenti che prendono corpo con Kasia Smutniak e Francesco Arca. I due protagonisti sono nel film Elena e Antonio i cui sguardi si incontrano per la prima volta alla fermata del tram sotto una pioggia battente. Siamo a Lecce, che torna a fare da scenografia dopo Mine Vaganti, ed è proprio nella piazza del paese che sorge il bar in cui Elena lavora insieme al migliore amico (omosessuale) interpretato da Filippo Scicchitano. Il film parla d’amore, quello passionale, omosessuale, amicale, familiare, insomma ci sono proprio tutti.
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"Allacciate le cinture" dice bene Ferzan Ozpetek perché questo è un film che punta dritto al cuore e se vuole fa male. La parola che più di tutte riassume la storia è il tempo, tredici anni di vita, di amore, passione, tradimenti che prendono corpo con Kasia Smutniak e Francesco Arca. I due protagonisti sono nel film Elena e Antonio i cui sguardi si incontrano per la prima volta alla fermata del tram sotto una pioggia battente. Siamo a Lecce, che torna a fare da scenografia dopo Mine Vaganti, ed è proprio nella piazza del paese che sorge il bar in cui Elena lavora insieme al migliore amico (omosessuale) interpretato da Filippo Scicchitano. Il film parla d’amore, quello passionale, omosessuale, amicale, familiare, insomma ci sono proprio tutti. A fare da cornice alla storia tra Antonio e Elena c’è la famiglia di lei fatta di figure importantissime che danno quel colore e quel calore in più di cui c’era bisogno. La prima parte del film segue a mano a mano (come dice Rino Gaetano) l’ innamoramento dei due giovani, due mondi diversi legati da una forte attrazione fisica. Il film cambia decisamente tono nel momento in cui Elena scopre di avere un cancro, diagnosi che cambierà la vita a lei e alla sua famiglia. La storia di Antonio e Elena incontra turbolenze continue, tradimenti, continue incomprensioni che cessano alla scoperta della malattia. La scena in cui Elena comunica di aver contratto il cancro è di un’ intensità straordinaria, il tempo si ferma e un silenzio agghiacciante avvolge la scena. Elena, Antonio, Fabio, Silvia, tutta la sua famiglia “si allaccia le cinture” e inzia così una corsa contro il tempo. La drammaticità della storia sale ma allo stesso tempo cresce l’umorismo che accompagna le lacrime ad un dolce sorriso. Questo forte senso di humor è dato soprattutto dalla comparsa sullo schermo della compagna di ospedale di Elena, una donna che sa bene di dover finire ma che ha ancora la forza di sorridere e combattere per la vita. Questo film non osannato dalla critica si allontana decisamente dalle ultime opere di Ozpetek ma tornano dei luoghi comuni a me cari come le ambientazioni, i personaggi così caratterizzati e soprattutto le musiche, un vero e proprio tripudio, la colonna sonora accompagna passo passo la storia aumentandone ancora di più la sfera emozionale. Il film è stato contestato da molti perché banale nella trattazione invece io l’ho trovato poetico, non credo che l’amore o il dolore sia scontato, Allacciate le cinture è la trasposizione della realtà, la vita vera con le sue gioie e le sue turbolenze che ci mettono alla prova continuamente.
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uobba
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giovedì 13 marzo 2014
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bel film
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film davvero bello e toccante. che non ti aspetti. dal trailer sembrava una specie di "tre metri sopra il cielo" in versione più adulta e invece non è affatto così!
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mrs. brown
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mercoledì 12 marzo 2014
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commovente e divertente quadro della quotidianita'
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In questo film di Ozpetek c'è tutto, la vita, la morte, il sesso, l'amore, l'amicizia, la realtà così vera da farti male. Ne esci svuotato. Ma questo film ti porta a riflettere su cose che esistono e che per non soffrire si cerca di non vedere. Film da vedere assolutamente se non si ha paura di affrontare i propri fantasmi o se si vuole finalmente affrontarl,i in maniera più consapevole
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plania
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martedì 11 marzo 2014
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per la smutniak forse un grande futuro!
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Film che inizia con un piano-sequenza splendido e che promette meraviglie successive che non mantiene. Sceneggiatura deboluccia con qualche buco di troppo, impreziosita però da una splendida e bravissima Kasia Smutniak. Insomma un film che Ferzan avrebbe potuto anche non fare e che nulla aggiunge al suo valido palmarès.
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hanniballectar
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martedì 11 marzo 2014
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un film intenso ma non troppo
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La storia è bella e raccontata correttamente. Elena ed Antonio, completamente agli antipodi si innamorano e formano una famiglia con due figli. Elena, purtroppo qualche anno dopo si ammala di tumore al seno ed i protagonisti, che nel tempo si erano allontanati, abbandonandosi all'abitudine del rapporto quotidiano, riscoprono nel dolore della perdita il loro grande amore.
Il regista, Ferzan Opztek struttura il racconto rispettando tutte le regole di un buon regista, feedback, buon uso delle riprese, della colonna sonora, dell'intensità, tuttavia il film manca di qualcosa, che lo renda un "buon film". Il cast è di livello adeguato, anche se la scelta di Arca non è premiante, troppo legato ad un accento fortemente toscano, di cui non riesce a liberarsi e ancora non può essere definito un attore a tutti gli effetti.
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La storia è bella e raccontata correttamente. Elena ed Antonio, completamente agli antipodi si innamorano e formano una famiglia con due figli. Elena, purtroppo qualche anno dopo si ammala di tumore al seno ed i protagonisti, che nel tempo si erano allontanati, abbandonandosi all'abitudine del rapporto quotidiano, riscoprono nel dolore della perdita il loro grande amore.
Il regista, Ferzan Opztek struttura il racconto rispettando tutte le regole di un buon regista, feedback, buon uso delle riprese, della colonna sonora, dell'intensità, tuttavia il film manca di qualcosa, che lo renda un "buon film". Il cast è di livello adeguato, anche se la scelta di Arca non è premiante, troppo legato ad un accento fortemente toscano, di cui non riesce a liberarsi e ancora non può essere definito un attore a tutti gli effetti. Kasia Smutniak, invece si conferma un ottima protagonista, di rara bellezza, anche quando il ruolo le impone un deperimento fisico. Opztek risulta poco innovatore, continua a muoversi, infatti sempre nello stesso sicuro recinto, costituito da alcuni capisaldi come l' omosessualità, I rapporti insani e le scene di sesso. Questi meccanismi possono risultare scontati e dare l'impressione allo spettatore di trovarsi sempre di fronte alla stessa pellicola o in questo caso ad un film un pò meglio realizzato del genere Moccia.
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alex2044
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martedì 11 marzo 2014
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corretto
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Mezzo voto in più perchè Ozpetek è un bravo regista ma il film non convince completamente . Gli attori non sono tutti all'altezza della situazione . L'idea è interessante ma lo svolgimento un po' confuso . Il racconto della malattia da parte della protagonista è l'unico momento di grande cinema . In sostanza si può vedere , non ci si annoia ma Ozpetek ha fatto di meglio.
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pressa catozzo
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martedì 11 marzo 2014
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un, due, tre e quattro
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Di solito uno pensa che al sud non piove mai, ma non è così, i piedi scorrono velocemente come voler spazzare inieme all'acqua la sporcizzia. Una pensilina troppo stretta per troppi modi di vedere e pensare. L'amicizia, l'amore, la malattia e la morte. Per concludere la torta dove ogniuno prende la fetta che gli appartiene. Opera intensa che come un libro va letta con attenzione. Il cinema non ha bisogno di critici , ma di spettatori. W IL CINEMA SEMPRE.
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(di marezia)
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