simohberto
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giovedì 20 marzo 2014
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il cinema italiano riprende la sua caduta libera
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Sono entrato in sala, un po' trafelato per la verità, cercando il più possibile di non lasciarmi influenzare da alcuni pareri negativi che avevo sentito qualche giorno prima. Ora posso contraddire quei pareri, troppo poco feroci nei confronti di un film così vuoto.
Sarà che la fa da padrone la parola "scopare", sin dai primi minuti -appena conosciuti i personaggi-(Con la poco riuscita gag della zia in casa) ma soprattutto tra le mura dell'ospedale, come se il senso della vita fosse tutto là: nel sesso. Non credo.
Sarà che i personaggi sono tipizzati allo stremo, non hanno crescita (anzi, qualche cenno di decrescita , che tuttavia il regista non ha avuto il coraggio di portare fino in fondo) non imparano, non mutano, non provano nulla di quello che dicono.
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Sono entrato in sala, un po' trafelato per la verità, cercando il più possibile di non lasciarmi influenzare da alcuni pareri negativi che avevo sentito qualche giorno prima. Ora posso contraddire quei pareri, troppo poco feroci nei confronti di un film così vuoto.
Sarà che la fa da padrone la parola "scopare", sin dai primi minuti -appena conosciuti i personaggi-(Con la poco riuscita gag della zia in casa) ma soprattutto tra le mura dell'ospedale, come se il senso della vita fosse tutto là: nel sesso. Non credo.
Sarà che i personaggi sono tipizzati allo stremo, non hanno crescita (anzi, qualche cenno di decrescita , che tuttavia il regista non ha avuto il coraggio di portare fino in fondo) non imparano, non mutano, non provano nulla di quello che dicono.
Sarà che la recitazione di Arca è stata pessima per tutto l'arco del film (ridicolmente ridicolo il suo excursus sui motori "grippati" sentenziato con la saccenza di un rettore universitario) .
Sarà che il film non ha una fine, non perché voglia lasciare aperto uno spiraglio su un sequel nè tantomeno voglia lasciare a noi la possibilità di riflettere o sperare (sarebbe troppo, per un filmetto del genere), ma perché non si è avuto il coraggio di chiuderlo.
Sarà che lo scambio di fidanzati e scopamici tra amiche mi ha quasi fatto andare via prima della conlusione.
Saranno tante altre minuzie che lo rendono imbarazzante.
A metà tra una commedia e un dramma, fallisce miseramente in entrambi i tentativi.
Sarà anche colpa mia, lo ammetto, che avevo visto da pochissimo il maestoso dallas buyers club, e uscito da quelle interpretazioni sopra le righe di due malati di Aids, mi sono ritrovato davanti una penosa interpretazione di una malata di cancro. Signori, la recitazione è un'altra cosa.
Ero contento e ben disposto nei confronti del cinema italiano, dopo l'oscar della Grande Bellezza. Questo film mi ha riportato giù, a terra, e mi ha detto "ehy, non è ancora pronta l'Italia." .
È vero, non siamo ancora pronti. Ecco perché ci meritiamo questi film. Sono uscito arrabbiato dalla sala, il cinema è altro.
E mi fermo qua
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melvin ii
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giovedì 20 marzo 2014
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la bella e la bestia in sala turca
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“Allacciate le cinture”è un film del 2014 scritto e diretto da Ferzan Özpetek, prodotto da R&C Produzioni e Faros Film in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno di Apulia Film Commission.
Il cast è composto da; Kasia Smutniak, Francesco Arcà, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Luisa Ranieri.
Il film è ambientato a Lecce e in altri siti della Puglia.
Il pregiudizio va sempre combattuto perchè non permette mai di dare valutazioni serene
Quando vidi per la prima volta il trailer del film e capii che uno dei protagonisti era Francesco Arcà, confesso che ebbi un sussulto, ma dopo “il caso Angiolini”, ho voluto dare fiducia ad Ozpetek.
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“Allacciate le cinture”è un film del 2014 scritto e diretto da Ferzan Özpetek, prodotto da R&C Produzioni e Faros Film in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno di Apulia Film Commission.
Il cast è composto da; Kasia Smutniak, Francesco Arcà, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Luisa Ranieri.
Il film è ambientato a Lecce e in altri siti della Puglia.
Il pregiudizio va sempre combattuto perchè non permette mai di dare valutazioni serene
Quando vidi per la prima volta il trailer del film e capii che uno dei protagonisti era Francesco Arcà, confesso che ebbi un sussulto, ma dopo “il caso Angiolini”, ho voluto dare fiducia ad Ozpetek.
“Allacciate le cinture” è “La Bella e la Bestia” in salsa turca, almeno per me.
E’ una storia d’amore tra due personaggi opposti:”La Bella” è Elena(Smutniak), giovane barista con tanti sogni ed ideali, la “Bestia” è Antonio(Arcà), rude ed ignorante meccanico.
Il film inizia con il loro primo incontro a una fermata dell’autobus sotto la pioggia e subito il regista evidenzia le enormi differenze che ci sono tra i due.
Eppure come tutte le più belle storie d’amore, dall’odio iniziale nascono le più grandi passioni.
Il film ci racconta l’evolversi della loro storia, tra gioie e drammi.
Ozpetek scegliendo Arcà, non ha compiuto una”eresia” cinematografica. Arcà è la persona giusta per interpretare “La Bestia”.
Lo so, per molti di voi, sembrerà incredibile, ma “La Bestia” Arcà convince di più della “Bella” Smutniak.
Ozpetek con intelligenza fa “parlare” Arcà con il fisico, con gli sguardi. Lo limita nell’espressione verbale, dove risulta, ovviamente, carente. Affida alla Smutniak, con risultati modesti, il compito “d’esternare” i sentimenti della coppia.
La coppia Arcà-Smutniak non convince fino in fondo perché la loro storia sembra costruita a tavolino e non vissuta. Manca l’elemento spontaneità che dovrebbe emozionare il pubblico.
Le due scene più importanti, a mio avviso del film, quella della”passione” in garage e dell’”amplesso drammatico” in ospedale, in cui i due protagonisti dovrebbero raccontare ed coinvolgere il pubblico, sono ben girati, ma mancano del quid per restare nel cuore e nella mente.
Anche in questo film Ozpetek non rinuncia ad inserire l’elemento gay, ma stavolta con la coppia Ricci- Signoris, gli dà una connotazione comica, molto riuscita ed apprezzabile.
Le due attrici formano”una coppia” affiatata e i loro dialoghi sono uno dei punti di forza del film.
Carolina Crescentini , nel ruolo di Silvia, amica del cuore di Elena, si conferma solare, preparata e soprattutto esce fuori “una verve” comica nuova ed inaspettata.
Filippo Scicchitano si conferma un attore in crescita, abbastanza convincente nel ruolo dell’amico e socio gay della protagonista
Chi merita sicuramente una menzione particolare è Paola Minaccioni, “la sua”Egle,” malata di cancro e compagna di stanza di Elena in ospedale è il personaggio più bello, intenso e riuscito del film.
La Minaccioni emoziona e nello stesso tempo “fa sorridere” il pubblico con il cancro.
Confesso la delusione per Giulia Michelini. Breve apparizione (Diana ,giovane medico), ma la sceneggiatura gli aveva assegnato uno dei passaggi almeno sulla carta più importanti della storia.
Il dialogo tra Diana e Elena, doveva essere drammatico, forte emozionante, ma non colpisce il bersaglio e non convince appieno.
Divertente ed riuscito il cameo di Luisa Ranieri.
La Puglia si conferma con i suoi meravigliosi scenari, location ideale, anche per merito in questo caso di una bella fotografia.
“Allacciate le cinture” racconta l’amore con la sensibilità riconosciuta di Ozpetek, ma nel complesso risulta prevedibile e scontato.
Difficile ripetere il successo de “La Bella e la Bestia” quando i due protagonisti recitano l’amore, ma non lo trasmettono.
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melania
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mercoledì 19 marzo 2014
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é la vita che scorre...
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In questo film non ci sono storie o personaggi originali,colpi di scena o altro di simile,ma è semplicemente la vita che scorre sul grande schermo,la vita di ogni giorno,con problemi,gioie,dolori,emozioni;ognuno di noi potrebbe ritrovarsi.A me è piaciuto proprio per questo,oltre che per il cast,bravissimo,le musiche e la sceneggiatura.consigliabile a chi ama "spaccati di vita".
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camillazagarese
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mercoledì 19 marzo 2014
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allacciate le cinture, ma non troppo strette
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Allacciate le cinture, ma nonn troppo strette.
Si ride e si piange, si parla ma non troppo, e soprattutto non sempre. Ecco, la foza di questo film risiede proprio in questo: le emozioni scelgono di sfogarsi con i silenzi, con il corpo, abbandonando la parola, cui viene affidato un ruolo marginale. E si, perché la parola non riuscirebbe dare la giusta dignità alla prepotenza delle emozioni, nè tantomeno a trasmetterle all'altro: la paura di perdere il controllo, l'amore, la vita.
Da un lato l'amore folle, imperativo, incurante delle convenzioni sociali, l'amore comunque, dall'altro quello alienato e alientante, a tratti inadeguato, che non trova pace, vincolato da convenzioni e ambienti che non gli apartengono e che finiscono per inglobalo in una solitudine insopportabile, un amore che fa fatica a rimanere fedele a sè stesso, un amore che perde di vista ciò che davvero conta, con una facilità pari a quella con cui, nella disperazione più totale, si fa sentire più forte di prima.
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Allacciate le cinture, ma nonn troppo strette.
Si ride e si piange, si parla ma non troppo, e soprattutto non sempre. Ecco, la foza di questo film risiede proprio in questo: le emozioni scelgono di sfogarsi con i silenzi, con il corpo, abbandonando la parola, cui viene affidato un ruolo marginale. E si, perché la parola non riuscirebbe dare la giusta dignità alla prepotenza delle emozioni, nè tantomeno a trasmetterle all'altro: la paura di perdere il controllo, l'amore, la vita.
Da un lato l'amore folle, imperativo, incurante delle convenzioni sociali, l'amore comunque, dall'altro quello alienato e alientante, a tratti inadeguato, che non trova pace, vincolato da convenzioni e ambienti che non gli apartengono e che finiscono per inglobalo in una solitudine insopportabile, un amore che fa fatica a rimanere fedele a sè stesso, un amore che perde di vista ciò che davvero conta, con una facilità pari a quella con cui, nella disperazione più totale, si fa sentire più forte di prima.
Un film del tutto privo della presunzione di voler insegnare qualcosa, un film che lascia una sensazione di pace, nonostante la pesantezza del dramma.
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lauretta aliani
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martedì 18 marzo 2014
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bello
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aldot
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martedì 18 marzo 2014
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bella lecce , peccato per il film
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Lecce bellissima. Il film? quale film? Dallas? Dinasty? Grasse risate di banalità ...belli gli attori ma belli e basta...e dai Ozpetek e basta!
[+] allacciate le cinture, ma non troppo strette.
(di camillazagarese)
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claudiala
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lunedì 17 marzo 2014
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visionario da uno sguardo comune
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A chi decidesse di prendere in considerazione le opinioni del pubblico per decidere se vale la pena vedere questo film, consiglio di non farlo: prima di entrare in sala avevo sentito mia madre, la quale era stata avvisata di non andare al cinema a vedere questo film "deprimente" e di conseguenza mi ha trasmesso il suo stesso pregiudizio. Pregiudizio infondato, il film di Ozpetek non è, per i miei gusti personali, bellissimo, ma vale la pena vederlo. Ammetto che durante la visione non mi ha detto granché, ma è uno di quei film che una volta arrivato a casa ti fanno riflettere ed è una cosa che non ti saresti aspettato da una trama così semplice com'è "Allacciate le cinture", forse un titolo che sarebbe stato bene al finale come prospettiva a quello che ti accadrà una volta soli a pensare a quello che si è appena visto: un viaggio verso le riflessioni.
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A chi decidesse di prendere in considerazione le opinioni del pubblico per decidere se vale la pena vedere questo film, consiglio di non farlo: prima di entrare in sala avevo sentito mia madre, la quale era stata avvisata di non andare al cinema a vedere questo film "deprimente" e di conseguenza mi ha trasmesso il suo stesso pregiudizio. Pregiudizio infondato, il film di Ozpetek non è, per i miei gusti personali, bellissimo, ma vale la pena vederlo. Ammetto che durante la visione non mi ha detto granché, ma è uno di quei film che una volta arrivato a casa ti fanno riflettere ed è una cosa che non ti saresti aspettato da una trama così semplice com'è "Allacciate le cinture", forse un titolo che sarebbe stato bene al finale come prospettiva a quello che ti accadrà una volta soli a pensare a quello che si è appena visto: un viaggio verso le riflessioni. Ebbene, è una storia in cui le riflessioni giocano un ruolo importante, sono quelle che muovono l'inconscio della protagonista in vista di un futuro che desidera rinnegare con un uomo che non considera apparentemente alla sua altezza e che,lasciata al predominio delle sue immaginazioni, lo traspone come causa dei suoi mali (non a caso, la sua vita insieme a lui è segnata dalla solitudine in compagnia e da una malattia che la porterà alla morte). Non colpisce molto il susseguirsi di situazioni della Elena tra 13 anni, ma riesce a suggestionare lo spettatore il fatto che, partendo da una vicenda-immaginata- molto semplice che capita ogni giorno a molte persone, si viene catapultati nel presente della storia interrotta e nella decisione della protagonista di vivere la sua vita senza preoccuparsi(o forse sì, ma non è fondamentale) dei rischi che lei stessa ha creato con la sua mente. Non è un film triste, non è per niente una storia originale, è una storia di una donna comune che s'innamora di un uomo che potrebbe essere sbagliato, è una storia di paure e decisioni, è una storia da vivere insieme al punto di vista del regista messo negli sguardi di persone stereotipate.
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[+] il bello di ozpetek
(di abar�)
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sofialaliceale
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lunedì 17 marzo 2014
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un film che ti resta dentro..
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È un film che personalmente mi è piaciuto molto. Sebbene sia scettica quando si tratta di film italiani, questo mi è piaciuto davvero molto. Profondo, drammatico, romantico, ma con una punta di comicità che rende il tutto non pesante. Attori protagonisti bravissimi e bellissimi! Consigliatissimo a tutte le età
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ge1979
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lunedì 17 marzo 2014
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il trailer inganna
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La cosa migliore di questo film è il trailer: rapisce quel montaggio di piedi che corrono all'indietro sotto la pioggia e con il sottofondo di una bellissima "a mano a mano" cantata da Rino Gaetano. Dopo di che buio pesto.
Colpisce la banalità della trama, imbarazza l'inconsistenza dei dialoghi, stupisce la piattezza dei personaggi. Per non parlare della recitazione....Ozpetek fa dire ad Arca solo tre o quattro battute, forse credendo di limitare i danni invece fa peggio perchè l'inespressività dei suoi lunghi silenzi è peggiore della sua recitazione. Per carità non è l'unico a recitare male...anche la Crescentini, Scianna, Scicchitano fanno la loro parte. Ma per questi forse la colpa non è tutta loro ma anche di chi li ha diretti.
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La cosa migliore di questo film è il trailer: rapisce quel montaggio di piedi che corrono all'indietro sotto la pioggia e con il sottofondo di una bellissima "a mano a mano" cantata da Rino Gaetano. Dopo di che buio pesto.
Colpisce la banalità della trama, imbarazza l'inconsistenza dei dialoghi, stupisce la piattezza dei personaggi. Per non parlare della recitazione....Ozpetek fa dire ad Arca solo tre o quattro battute, forse credendo di limitare i danni invece fa peggio perchè l'inespressività dei suoi lunghi silenzi è peggiore della sua recitazione. Per carità non è l'unico a recitare male...anche la Crescentini, Scianna, Scicchitano fanno la loro parte. Ma per questi forse la colpa non è tutta loro ma anche di chi li ha diretti. Ozpetek ha preteso proprio poco da loro e tanto ha ottenuto. Cliché e luoghi comuni a non finire, dalle parti principali fino a quello del cameo di Luisa Ranieri che da napoletana non avrebbe dovuto prestarsi a quello della cafona tracotante. Comunque se il trailer ha funzionato non credo farà altrettanto il passaparola.
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giusy longo
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domenica 16 marzo 2014
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io sono uscita dalla sala arrabbiata.
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Ozpetek mi è sempre piaciuto tanto. Anche questo film è bello. Solo avrei voluto sapere prima che sarebbe stato affrontato in maniera così dura il tema "tumore".
[+] vero però
(di abar�)
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