tiamaster
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giovedì 13 dicembre 2012
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puro, grande, avvincente ed epico spettacolo!
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"Lo hobbit- un viaggio inaspettato" è senza dubbio tra i più attesi film degli ultimi anni, in quanto prequel di una saga che ha cambiato il modo di fare cinema e che si è affermata come migliore saga-blockbuster di tutti i tempi, e che senza dubbio rimarrà nella storia. Questo film è quindi soggetto ad un' attesa che pochi film hanno generato negli anni, ed è una pellicola che doveva essere al'altezza dei suoi predecessori, e constituire anch'essa un capolavoro. Il risultato complessivo non è soddisfacente: è straordinario! Era da anni che non uscivo da una sala cinematografica così emozionato, felice e gioioso per aver visto quello che sicuramente è uno dei migliori film degli ultimi anni.
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"Lo hobbit- un viaggio inaspettato" è senza dubbio tra i più attesi film degli ultimi anni, in quanto prequel di una saga che ha cambiato il modo di fare cinema e che si è affermata come migliore saga-blockbuster di tutti i tempi, e che senza dubbio rimarrà nella storia. Questo film è quindi soggetto ad un' attesa che pochi film hanno generato negli anni, ed è una pellicola che doveva essere al'altezza dei suoi predecessori, e constituire anch'essa un capolavoro. Il risultato complessivo non è soddisfacente: è straordinario! Era da anni che non uscivo da una sala cinematografica così emozionato, felice e gioioso per aver visto quello che sicuramente è uno dei migliori film degli ultimi anni. Durante la proiezione in HFR 3D (formato ASSOLUTAMENTE consigliato) ho assistito ad applausi a scena aperta.Non mi capitava da molto tempo. Il film è un vortice incalzante, epico e avvincente di avventura, dramma e fantasia, che fà dimenticare di essere davanti ad uno schermo.Gli attori regalano interpretazioni impeccabili ( Ian McKellen è NATO per interpretare Gandalf, Richard Armitage regala uno dei personaggi più affascinanti degli ultimi tempi, Thorin, e Martin Freeman con il suo stile molto "british" è assolutamente perfetto per il ruolo di Bilbo).Dal punto di vista tecnico, poi, è veramente uno spartiacque su tutti i fronti. La nuova tecnologia a 48 fotogrammi al secondo regala una definizione di immagine mai vista prima, e riesce a rendere il 3D in assoluto il migliore mai realizzato nella storia del cinema. Gli effetti speciali sono talmente perfetti, spettacolari, incredibili che rasntano quasi L'ARTE, la CG è da urlo, Goblin e Fantasmi mai stati così realistici.I costumi e le scenografie sono indescrivibili.Un' applauso fà sicuramente concesso a Andy Serkis, magistrale come sempre nel ruolo di Gollum, mai reso così reale da una motion capture in stato di grazia. Il film coniuga Dramma, Epicità, avventura e risate in un modo perfetto e molto poetico, più volte commovente e toccante. Tre sequenze in particolare mi hanno tolto il fiato: L'attacco di Smaug a la città dei nani, L'incontro con Gollum alla tana dei Goblin e la battaglia finale sugli alberi.Và assolutamente menzionata la colonna sonora di Howard Shore, toccante come sempre e la canzone originale "Misty Mountains" è semplicemente grandiosa. Jackson torna quindi nella terra di mezzo, e lo fà come meglio non si potrebbe, allargando il rating anche ai più piccoli con momenti comici ma senza dimenticare Dramma ed epicità (c'è anche un ingente quantità di decapitazioni), regalandoci ancora tutte quelle emozioni che il signore degli anelli aveva già impresso nel cuore di milioni di spettatori. Con questo gioiello, dai prossimi due episodi possiamo aspettarci grandi cose, perchè se questa e la qualità dei nuovi capitoli, prevedo grandi cose.Semplicemente perfetto.
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kevin de blasio
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sabato 15 dicembre 2012
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lo hobbit non è il signore degli anelli!
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Tolkien prima di dedicarsi alla maestosa creazione del fantastico mondo del Signore degli Anelli aveva cominciato con quella che probabilmente voleva essere una graziosa storia per bambini: Lo Hobbit. Peter Jackson ha fatto il contrario: ottenuto il successo massimo con la trilogia dell’Anello ritenta la fortuna con un “largo” adattamento cinematografico dell’opera prima dello scrittore britannico.
Lo Hobbit del regista neozelandese è fortemente influenzato dall’enorme successo dei tre film che lo precedono. C’è tanto nel film del Signore degli Anelli, c’è tanto di Jackson & Company.
Ne viene fuori sicuramente un film importante. Importante per spesa, per cast, per “tecnici” di altissimo livello, etc.
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Tolkien prima di dedicarsi alla maestosa creazione del fantastico mondo del Signore degli Anelli aveva cominciato con quella che probabilmente voleva essere una graziosa storia per bambini: Lo Hobbit. Peter Jackson ha fatto il contrario: ottenuto il successo massimo con la trilogia dell’Anello ritenta la fortuna con un “largo” adattamento cinematografico dell’opera prima dello scrittore britannico.
Lo Hobbit del regista neozelandese è fortemente influenzato dall’enorme successo dei tre film che lo precedono. C’è tanto nel film del Signore degli Anelli, c’è tanto di Jackson & Company.
Ne viene fuori sicuramente un film importante. Importante per spesa, per cast, per “tecnici” di altissimo livello, etc. Peter Jackson sviluppa lo scritto “acerbo” di Tolkien e anche piuttosto bene. Tutto quello che c’è di più ne “Lo Hobbit” film rispetto al libro si conforma perfettamente allo stile dell’omonimo romanzo e al suo genere (classic fantasy per eccellenza). Tuttavia il film (ma il libro in primis) soffre della mancanza di una brillantezza di base. Lo Hobbit non è il Signore degli Anelli! Non lo è il libro e non lo è il film. Le epiche avventure, i dialoghi di spessore, i vasti scenari, le capitali allegorie, le profonde dinamiche psicologiche dei personaggi della Trilogia lasciano il posto ad una simpatica avventura (certo piena di insidie) di un vivace (forse fin troppo) gruppo di tredici nani. L’allegra compagnia (stavolta decisamente più omogenea rispetto a quella dell’Anello) è protetta dal sempre più imponente Gandalf. Per volere dello stregone ai nani si aggiunge un hobbit, ossia Bilbo, lo zio “mattacchione e misterioso” di Frodo.
La sorpresa è proprio Bilbo, interpretato abilmente da Martin Freeman, frizzante attore britannico dotato di un’egregia vena comica, che si sposa perfettamente col soggetto. Bene pure Richard Armitage nei panni di un eroico Thorin Scudodiquercia, a capo della compagnia di nani.
Insomma, Peter Jackson ha fatto di tutto per tentare di ricalcare i risultati vincenti del Signore degli Anelli ma Tolkien con “Lo Hobbit” era ancora molto lontano dal compiere il suo capolavoro. Difficilmente Lo Hobbit di Jackson vincerà i premi assegnati da tutto il mondo cinematografico alla Trilogia dell’Anello ma la visione del film è altamente consigliata. Se non è Cinema questo…
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(di vicissitudinilombarde)
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nico92
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domenica 6 gennaio 2013
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lo hobbit, una delusione inaspettata
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Sebbene il film venga presentato come il prequel di quella trilogia dal successo planetario che conquistò il mondo dieci anni fa e che incondizionatamente fece la storia del genere fantasy, state pur certi, tutta quella magia a cui Peter Jackson ci aveva abituati è inesorabilmente svanita.
La trama de “Lo Hobbit” è già di per sé labile ed effimera, totalmente inconsistente se si tenta un paragone coi precedenti film, che miravano non solo a raccontare semplicemente un susseguirsi di eventi, quanto a far emergere, con monumentale eleganza, la psicologia dei personaggi in ogni singola scena. Ma questo è il meno. In effetti il libro da cui è tratto l’omonimo film viene giudicato, dagli stessi filologi dell’universo Tolkien, come frammentario e ordinario ad indicare un autore ancora grezzo e non totalmente espresso.
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Sebbene il film venga presentato come il prequel di quella trilogia dal successo planetario che conquistò il mondo dieci anni fa e che incondizionatamente fece la storia del genere fantasy, state pur certi, tutta quella magia a cui Peter Jackson ci aveva abituati è inesorabilmente svanita.
La trama de “Lo Hobbit” è già di per sé labile ed effimera, totalmente inconsistente se si tenta un paragone coi precedenti film, che miravano non solo a raccontare semplicemente un susseguirsi di eventi, quanto a far emergere, con monumentale eleganza, la psicologia dei personaggi in ogni singola scena. Ma questo è il meno. In effetti il libro da cui è tratto l’omonimo film viene giudicato, dagli stessi filologi dell’universo Tolkien, come frammentario e ordinario ad indicare un autore ancora grezzo e non totalmente espresso.
Ciò che quindi incide maggiormente sulla resa insoddisfacente del film è un’evidente sproporzione nella narrazione, divisa nettamente in due parti.
La prima, dedicata alla presentazione del protagonista Bilbo e della chiassosa combriccola di nani, è di una verbosità sconcertante. Incapace, quanto meno qui, di raccontare attraverso le immagini, il regista deve affidarsi ad una continua e prolissa voce fuori campo, rendendo fiacco e faticoso l’avanzamento del film. La seconda parte della narrazione risulta invece diametralmente opposta. Si assiste ad una successione infinita di imprevisti, ostacoli e azione che anziché coinvolgere, annoiano fino ad implorare pietà.
Sul piano tecnico resiste solo l’epica colonna sonora, merito di Howard Shore, che si riconferma in grado di emozionare ed esaltare a seconda delle circostanze; ma tutto il resto è un buco nell’acqua.
Scopiazzata la scenografia, la roccaforte finale infatti ricorda molto il famoso castello di Hogwarts così come la caverna dove il putrido Gollum dilania uno sfortunato goblin, è del tutto simile al nascondiglio dell’Horcrux ricercato dalla coppia Silente-Potter nel sesto film del celebre maghetto.
Patetica la sceneggiatura, che senza motivo si ostina a voler strappare, spesso anche senza successo, il sorriso allo spettatore, opacizzando il genere fantasy e confondendolo con una commedia per bambini.
La nota più dura và però fatta alla fotografia, punto cardine del Signore degli Anelli e tallone d’Achille de “Lo hobbit”. Surreale ma ancora accettabile è la saturazione dei colori e la definizione digitale nelle immagini statiche. Eccessiva e insopportabile è invece la fotografia nelle scene dinamiche, dove l’esagerazione degli effetti speciali allontanano il pubblico da qualsiasi dimensione reale catapultandolo in uno scenario plausibile esclusivamente in un videogioco.
Non si può quindi che uscire dalla sala con l’amaro in bocca, consci di aver visto un film ordinario e livellato alla tendenza prevaricante di iperdigitalizzare le pellicole, dimenticando quanto l’arte del cinema consista nel sapersi approcciare alla verità degli uomini attraverso le emozioni e non di raccontare storie sempre più sorprendenti.
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(di winterwake)
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nick castle
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domenica 23 dicembre 2012
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zio peter se la tira molto, con poca corda però!
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Signori, non mi posso certo ritenere un appassionato della saga di Tolkien, ma dieci anni fa non mi tappai gli occhi davanti a quello splendore visivo che era la precedente trilogia de "Il signore degli anelli", è la verità era che, Peter Jackson era riuscito a portare il genere fantasy a un livello veramente più alto, mentre Lo Hobbit sembra piuttosto intenzionato portare il genere a qualcosa di più basso rispetto alla precedente trilogia. Perchè Signori, mi dichiaro totalmente, ho iniziato a inorridire davanti allo schermo cinematografico quando, la combricola di nani inizia a cantare mentre lava i piatti, c'era davvero da tapparsi gli occhi e le orecchie, e anche la canzoncina cantata poco dopo davanti al fuoco mamma mia (ma cos'era, la Premiata Forneria Marconi che cantava Impressioni di settembre?).
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Signori, non mi posso certo ritenere un appassionato della saga di Tolkien, ma dieci anni fa non mi tappai gli occhi davanti a quello splendore visivo che era la precedente trilogia de "Il signore degli anelli", è la verità era che, Peter Jackson era riuscito a portare il genere fantasy a un livello veramente più alto, mentre Lo Hobbit sembra piuttosto intenzionato portare il genere a qualcosa di più basso rispetto alla precedente trilogia. Perchè Signori, mi dichiaro totalmente, ho iniziato a inorridire davanti allo schermo cinematografico quando, la combricola di nani inizia a cantare mentre lava i piatti, c'era davvero da tapparsi gli occhi e le orecchie, e anche la canzoncina cantata poco dopo davanti al fuoco mamma mia (ma cos'era, la Premiata Forneria Marconi che cantava Impressioni di settembre?). Con ciò, ci sarebbero i presupposti per andarsene dalla sala, ma dopo aver già inziato a sbadigliare mi dico, ho fatto 30, faccio anche 31 e così la visione continua, tra chiacchere vuote e prive di ogni utilità narrativa e dialoghi didascalici e pedanti che servono solo a raccontare la storia che Peter Jackson non è stato capace di narrare con le immagini. A ecco, c'è da spendere più di qualche parola per le immagini di questo film, ho visto il film nel tanto agognato HFR 3D (High frame rate 3D) in 48 fotogrammi al secondo, e preannuncio che non c'è nessuna differenza con il normale 3D a 24 fps se non quella di vedere in alcune scene i personaggi che si muovono come in cortometraggio di Charlie Chaplin o di Buster Keaton, ovvero che vanno più veloce del normale, il chè da, al film un aspetto a tratti ridicolo, oltre questo non c'è nessuna differenza e non serve più tempo per abituarsi alla visione. Il problema del lato visivo del film è che, il digitale con cui è girato crea delle immagini lucide, piatte, in poche parole squallide, che sanno di film porno, che sia chiaro nella messa in scena Jackson non pecca e neanche nella direzione degli attori, tutto ciò è compito del direttore della fotografia Andrew Lesnie che evidentemente poco pratico di riprese in digitale crea un film fantasy dai colori freddi che sembra un film televisivo con uso e abuso di sfocature Gaussiane inserite in post-produzione. Visivamente a mio parere è un fiasco, si salvano almeno gli attori, e quà Jackson da prova di saper cosa vuol dire fare il regista, ma anche quà, quando entrano in scena insieme Ian McKellen, Cate Blanchett, Christopher Lee e Hugo Weaving il tutto prende una piega del tipo, rimpatriata di vecchie glorie. La seconda parte si fa più interessante e detto francamente le battaglie e gli scontri sono ben fatti, ma questo non riscatta un ora e mezza di noia solenne, chiacchere e indovinelli (ma vi rendete conto che Bilbo e Gollum per l'unica scena in cui si incontrano si metteno a fare indovinelli per 15 minuti contati?!). Onestamente è un film che non mi ha appassionato, che fatica a prendere quota e la perde molto in fretta, e ancora più onestamente, stiracchiare un libro in tre film, non mi sembra proprio una buona idea, per quanto sia lungo (e neanche tanto, 400 pagine circa le riedizioni...) è sempre uno e uno solo, e distribuito in tre film è ovvio che diventi uno strazio, infatti quà tutta la parte prima della partenza si poteva fare anche meglio in 10-15 minuti, ma si sa che se si parla di Peter Jackson, i fan hanno il prosciutto sugli occhi, se l'avesse diretto veramente Guillermo Del Toro, le critiche da parte dei fan sarebbero state di fuoco, mentre a Jackson non solo perdoniamo ma facciamo persino finta di niente. Ma d'altronde come mi disse mio padre all'uscita della sala: "Beh, questo è solo un assaggio, il bello verrà dopo!", però questo è un assaggio di 170 minuti e si sa che quando si assaggiano troppi antipasti ci si rovina l'appetito.
P.S. Qualche critico statunitense ha detto che alcune scene non hanno motivo di esistere, sopratutto quelle iniziali. Aveva ragione, Dio ce ne scampi dalla versione estesa che uscirà in home video. Recensione dedicata a Mario!
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giu/da(g)
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venerdì 14 dicembre 2012
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in bilico fra due modi di raccontare
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Dall'incipit del Signore degli Anelli Bilbo inizia a narrare la sua avventura che lo portò ad entrare in possesso dell'anello. Sessant'anni anni prima infatti il giovane Bilbo, pigro e svogliato, viene introdotto da Gandalf in una compagnia di nani che lottano per riconquistare la loro terra, ora occupata dal drago Smaug. C'è subito da dire che il romanzo di Tolkien Lo Hobbit è, sotto il profilo letterario, ben diverso dalla trilogia del Signore degli Anelli: se quest'ultimo è impregnato di un'epica malinconica e per certi versi inquieta, l'altro risulta non di meno avvincente, ma più sereno e naïf.
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Dall'incipit del Signore degli Anelli Bilbo inizia a narrare la sua avventura che lo portò ad entrare in possesso dell'anello. Sessant'anni anni prima infatti il giovane Bilbo, pigro e svogliato, viene introdotto da Gandalf in una compagnia di nani che lottano per riconquistare la loro terra, ora occupata dal drago Smaug. C'è subito da dire che il romanzo di Tolkien Lo Hobbit è, sotto il profilo letterario, ben diverso dalla trilogia del Signore degli Anelli: se quest'ultimo è impregnato di un'epica malinconica e per certi versi inquieta, l'altro risulta non di meno avvincente, ma più sereno e naïf. Proprio questa distanza frai due libri, dove nel mezzo c'è la maturazione stilistica e letteraria di Tolkien, rischia di trasformare Lo Hobbit di Jackson in un film schizofrenico, in cui da una parte non si forza lo stile del romanzo, dando più leggerezza alla trama ed all'ambientazione, ma dall'altro preoccupandosi eccessivamente di non perdere il legame con Il Signore degli Anelli, anche ricorrendo ad elementi eroici e retorici un po' fuori luogo. Così la narrazione viene frammentata da numerosi incisi (con un bel cameo in cui Saruman minimizza i pericoli di Mordor) e flashback che rallentano il ritmo di un film che stenta a partire per tutta la sua prima parte. Lampante è il fatto che molte di queste aggiunte rivelano fin troppo chiaramente il loro carattere posticcio - la parte delle rovine di Dol Guldur - e che alla fine non danno spazio a particolari snodi narrativi, ma più a pretesti per allungare il film e spezzettarlo in tre tronconi. A parte ciò il fim si rialza dall'arrivo a Gran Burrone in poi, trasformandosi in quel racconto avventuroso e fantastico che appunto Lo Hobbit deve essere. Voto: 3
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[+] flashback
(di matteo.donzelli)
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johnnyupset
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venerdì 21 dicembre 2012
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lo hobbit: l'inizio di una nuova trilogia
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Accompagnato dall'entusiasmo collettivo dei fan dell'omonimo libro di J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit sbarca al cinema come prequel della saga de "Il signore degli anelli" e non delude le aspettative anzi, le supera di gran lunga. Chi di noi non vorrebbe vivere un'avventura? Oltre alla più classica delle storie fantasy, Lo Hobbit lascia spazio anche ad una riflessione sulla contemporaneità di temi quali la fuga dalle comodità e dalla routine quotidiana. La trama, a grandi linee, rimane fedele al libro di Tolkien, sebbene alcuni personaggi e alcune scene sono state aggiunte, a causa dell'opinabile scelta del regista Peter Jackson (Amabili Resti, King Kong e lo stesso Il signore degli anelli ecc.) di spezzettare le vicende di un libro di circa 300 pagine in ben 3 film, creando una nuova trilogia.
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Accompagnato dall'entusiasmo collettivo dei fan dell'omonimo libro di J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit sbarca al cinema come prequel della saga de "Il signore degli anelli" e non delude le aspettative anzi, le supera di gran lunga. Chi di noi non vorrebbe vivere un'avventura? Oltre alla più classica delle storie fantasy, Lo Hobbit lascia spazio anche ad una riflessione sulla contemporaneità di temi quali la fuga dalle comodità e dalla routine quotidiana. La trama, a grandi linee, rimane fedele al libro di Tolkien, sebbene alcuni personaggi e alcune scene sono state aggiunte, a causa dell'opinabile scelta del regista Peter Jackson (Amabili Resti, King Kong e lo stesso Il signore degli anelli ecc.) di spezzettare le vicende di un libro di circa 300 pagine in ben 3 film, creando una nuova trilogia. Lo Hobbit parla del viaggio della compagnia di Thorin "Scudodiquercia" (Richard Armitage), formata da 13 nani, un mago (Gandalf il grigio, Ian McKellen) e uno hobbit (Bilbo Beggins, Martin Freeman), per liberare la montagna di Erebor, la dimora dei nani, dal drago Smaug. I veri fan e appassionati del libro potranno trovarsi davanti a situazioni e personaggi sconosciuti, che risulteranno, tuttavia, così ben realizzati, che non altereranno l'atmosfera del prodotto finale. Ma la recensione di un film non può basarsi soltanto sulla fedeltà alle vicende narrate nel libro, perchè Lo Hobbit è un capolavoro visivo, valorizzato dalle nuove tecnologie grafiche, i così tanto criticati 48 fps e dall'inconfondible stile del regista. Girato anch'esso in Nuova Zelanda, Lo Hobbit ripropone alcune scene e situazione da Il signore degli anelli, seppur con personaggi e dialoghi diversi. Questo resta il punto focale de Lo Hobbit: ripercorrere le stesse tappe della vecchia trilogia di Jackson, ma in chiave innovativa, in modo da non distanziarsi mai dal concetto di prequel. La colonna sonora richiama motivi già ascoltati, si rinnova con un main theme da Oscar e lascia spazio ad alcune coreografie cantate, di stampo ludico e non. In un periodo ricco di novità interessanti nel campo cinematografico, Lo Hobbit si afferma subito come uno dei film migliori dell'ultimo anno e riesce ad emozionare come l'inizio di una trilogia epica e un degno prequel della saga fantasy più famosa di tutti i tempi.
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luca agnifili
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mercoledì 9 gennaio 2013
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magnifico come il signore degli anelli
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Difficile ogni volta capire i motivi ed il vero movente che alimentano lo spirito dei denigratori dei grandi prodotti cinematografici. E si, di una grandissima produzione cinematografica quale il primo capitolo de Lo Hobbit effettivamente è. Sarà forse per apparire voce fuori dal coro e distinguersi dal vasto consenso, in modo magari da comparire per "par condicio" con i sostenitori in prima pagina. Trame arcane delle mente.
Perchè dover dire che bisognava fare di più o meglio del Signore degli Anelli o che il film non regge il confronto: anche il più sprovveduto vede i pregi di tale prodotto. Quando ti siedi in poltrona al cinema e riascolti le stesse musiche, con le dovute viariazioni, oppure vedi la stessa impostazione scenografica e le stesse atmosfere, sembra aver riaperto gli occhi dopo 10 anni e ritrovarsi al punto di partenza: un UNICUM.
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Difficile ogni volta capire i motivi ed il vero movente che alimentano lo spirito dei denigratori dei grandi prodotti cinematografici. E si, di una grandissima produzione cinematografica quale il primo capitolo de Lo Hobbit effettivamente è. Sarà forse per apparire voce fuori dal coro e distinguersi dal vasto consenso, in modo magari da comparire per "par condicio" con i sostenitori in prima pagina. Trame arcane delle mente.
Perchè dover dire che bisognava fare di più o meglio del Signore degli Anelli o che il film non regge il confronto: anche il più sprovveduto vede i pregi di tale prodotto. Quando ti siedi in poltrona al cinema e riascolti le stesse musiche, con le dovute viariazioni, oppure vedi la stessa impostazione scenografica e le stesse atmosfere, sembra aver riaperto gli occhi dopo 10 anni e ritrovarsi al punto di partenza: un UNICUM. Che è quel che il regista e lo spettatore stessa desidera. Ogni film è creatura personalizzata del proprio regista: c'è poco da essere critici e sentirsi possessori della migliore interpretazione.
E poi ancora con questo discorso dell'HFR 3D tedioso e veramente privo di spessore in un'analisi del film: ma perchè se un quadro di Van Gogh lo vediamo in 3D o con gli occhiali polarizzati diventa più pregevole? Oppure un film fatto male, ma proiettato con un sublime HFR3D diventa migliore? Dubito. L'arte, checchè ne vogliamo dire, si esprime nei canoni classici e in tal modo viene apprezzata e giudicata: tutto il resto serve solo per chiacchierare e sghignazzare.
E' una recensione "di critica" ne confronti di chi pretende l'impossibile e pensa di avere le soluzioni giuste per tutto.
Andate a godere del film, magnifico come il Signore degli Anelli, ed aspettiamo impazienti il seguito.
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[+] voce fuori dal coro...
(di pbshelley)
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blackdragon89
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sabato 22 dicembre 2012
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sono spesso le piccole mani ad agire per necessità
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Il piccolo e rispettabile Hobbit Bilbo Baggins viene rapito dal suo tranquillo e pacifico ozio di collina per prendere parte ad un avventura che ha dell'incredibile. Il leggendario principe dei Nani, Thorin Scudodiquercia, ha disposto che è giunto il momento di recuperare l'eredità dell'antica Erebor, regno del nonno Thror e patria del suo popolo, strappata via dall'avido e perfido drago Smaug il Terribile. Alla testa di una compagnia di undici nani, un povero mezz'uomo della Contea e l'immancabile vecchio Gandalf, egli partirà per un assurdo e meraviglioso viaggio, dove anche un semplice Hobbit può scoprirsi capace di offrire al mondo ben più di quanto egli stesso immagini.
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Il piccolo e rispettabile Hobbit Bilbo Baggins viene rapito dal suo tranquillo e pacifico ozio di collina per prendere parte ad un avventura che ha dell'incredibile. Il leggendario principe dei Nani, Thorin Scudodiquercia, ha disposto che è giunto il momento di recuperare l'eredità dell'antica Erebor, regno del nonno Thror e patria del suo popolo, strappata via dall'avido e perfido drago Smaug il Terribile. Alla testa di una compagnia di undici nani, un povero mezz'uomo della Contea e l'immancabile vecchio Gandalf, egli partirà per un assurdo e meraviglioso viaggio, dove anche un semplice Hobbit può scoprirsi capace di offrire al mondo ben più di quanto egli stesso immagini.
Direttamente dal grande romanzo del 1937 di J.R.R. Tolkien, Peter Jackson elabora il primo capitolo della trilogia destinata ad aprire il ciclo dell'Unico Anello. Non ci si aspetti però, per chi non conosce l'opera scritta, un simil "Lord of Rings": non trovano ivi spazio le guerre tra bene e male, nè tantomeno storie d'amore, o sacre alleanze tra uomini, elfi e nani, o ancora malvagi signori oscuri, anche se naturalmente qualcosa sembra già aleggiare nel fresco background. Ciò che risulta ha più l'aspetto di uno spettacolare road-movie, grazie anche alle luminose e ben riuscite inquadrature descrittive che portano lo spettatore ad innamorarsi delle epiche lande della Terra di Mezzo. Certo il tutto si sarebbe forse meglio amalgamato senza la presenza di alcuni montaggi frenetici e "giostrati" atti ad incoraggiare l'uso della grafica tridimensionale, che qui rischia di trasportare troppo al di là del surreale.
In linea di massima comunque si tratta di un prodotto fondamentalmente ben riuscito, lineare, stabile e dai ritmi carichi ed incrollabili; il filone narrativo è molto fedele allo stampo originale, dove anzi trovano spazio nuove e coraggiose aggiunte, che sebbene abbiano il palese scopo di allungare la traccia riescono a non dare particolare fastidio nemmeno al pubblico più tradizionalista. Rispetto al predecessore siamo davanti ad un racconto più libero e genuino, dalle spoglie visionarie e spericolate che si distaccano dai toni maggiormente epici del secondo lavoro di Tolkien. Particolare encomio merita poi il casting, che, oltre a delle vecchie conoscenze, vanta componenti di tutto rispetto, a partire dal primo interprete Martin Freeman, la cui espressività interpretativa è verosimilmente abbagliante. Meglio forse si poteva fare per quanto riguarda il doppiaggio, che rischia di rovinare una sceneggiatura tutto sommato solida.
Nonostante le premesse, "Lo Hobbit" rimane un lavoro arduo da giudicare, perchè parte integrante di una trilogia ancora in fase di concepimento. Racchiudere una delle summae dello scrittore britannico in tre lungometraggi senza crolli di linearità ed inventiva rimane dunque una scommessa ancora ben aperta, e nonostante si presentino già delle ottime basi, solo all'arrivo della Montagna Solitaria si potrà veramente dire se sarà valsa la pena di vivere una simile avventura.
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shanks
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lunedì 24 dicembre 2012
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la terra di mezzo diventa una via di mezzo
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Il vero problema del nuovo lavoro di Peter Jackson, è l'esser arrivato dopo una trilogia che ci ha investito di magia. Ci rituffiamo colmi di gioia in luoghi remoti e incantati; ritroviamo personaggi che ci hanno fatto battere il cuore e nello stesso tempo ne conosciamo di nuovi; riabbracciamo gasati come bimbi tutta l'epicità che 10 anni or sono ha acceso l'ardore. Ma è tutto gia visto.
Il film probabilmente risente delle varie vicissitudini che lo ha colpito (cambi di regia in corso d'opera) e si incaglia in dialoghi e scene molto lente, minandone il gusto della visione. Oppure la "colpa" è degli eroi di cui abbiamo un ricordo vivissimo; Thorin infatti ricorda molto Aragorn e tolti gli attegiamenti da sbruffone potrebbe essere benissimo "Il ritorno del Re", essendo un eroe senza macchia ne peccato.
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Il vero problema del nuovo lavoro di Peter Jackson, è l'esser arrivato dopo una trilogia che ci ha investito di magia. Ci rituffiamo colmi di gioia in luoghi remoti e incantati; ritroviamo personaggi che ci hanno fatto battere il cuore e nello stesso tempo ne conosciamo di nuovi; riabbracciamo gasati come bimbi tutta l'epicità che 10 anni or sono ha acceso l'ardore. Ma è tutto gia visto.
Il film probabilmente risente delle varie vicissitudini che lo ha colpito (cambi di regia in corso d'opera) e si incaglia in dialoghi e scene molto lente, minandone il gusto della visione. Oppure la "colpa" è degli eroi di cui abbiamo un ricordo vivissimo; Thorin infatti ricorda molto Aragorn e tolti gli attegiamenti da sbruffone potrebbe essere benissimo "Il ritorno del Re", essendo un eroe senza macchia ne peccato. Ma stiamo pur sempre parlando di un racconto del grande Tolkien (scusate se è poco), messo in scena alla grande con una tecnologia sempre piu all'avanguardia. Gollum, grazie al computer è semplicemente devastante; la sua presenza, seppur limitata, da peso all'intero capitolo. Diciamo la verità: siamo dispiaciuti per lui quando perde il tesssoro. E poi il giovane Bilbo è incarnato da un ottimo Martin Freeman che rispecchia uno Hobbit perfetto; pigro, abitudinario, amante del cibo e dei piccoli piaceri della vita come può esserlo una pipa.
In fondo la Terra di Mezzo avrà ancora molto da raccontare e nei prossimi capitoli Jackson darà il meglio di se per riprendersi lo scettro. Lo aspetteremo.
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claudiotto
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domenica 23 dicembre 2012
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capolavoro minato da doppiaggio e soundtrack
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A mio personale giudizio, Lo Hobbit rappresentava una sfida davvero ardua e pericolosa per Jackson.
Il racconto molto più semplice e breve, la storia antecedente al Signore degli Anelli, i molti personaggi, il successo planetario della trilogia dell'anello erano tutte componenti ad alto rischio per il neozelandese.
Devo dire che il primo dei 3 episodi de "Lo Hobbit" ha fatto tecnicamente un balzo in avanti rispetto alla trilogia, e soprattutto rispetto alla "Compagnia dell'Anello".
Le varie scene in motion control con le interpretazioni assemblate di McKellen sono davvero a livelli eccelsi.
Piccole imperfezioni (a volte le linee dello sguardo tradiscono queste scene realizzate in vari step, come nella riunione tra Elfi e Stregoni a Granburrone), ma complessivamente il film è davvero bello, godibile e non ci si accorge assolutamente di essere stati seduti 2 ore e 40 minuti.
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A mio personale giudizio, Lo Hobbit rappresentava una sfida davvero ardua e pericolosa per Jackson.
Il racconto molto più semplice e breve, la storia antecedente al Signore degli Anelli, i molti personaggi, il successo planetario della trilogia dell'anello erano tutte componenti ad alto rischio per il neozelandese.
Devo dire che il primo dei 3 episodi de "Lo Hobbit" ha fatto tecnicamente un balzo in avanti rispetto alla trilogia, e soprattutto rispetto alla "Compagnia dell'Anello".
Le varie scene in motion control con le interpretazioni assemblate di McKellen sono davvero a livelli eccelsi.
Piccole imperfezioni (a volte le linee dello sguardo tradiscono queste scene realizzate in vari step, come nella riunione tra Elfi e Stregoni a Granburrone), ma complessivamente il film è davvero bello, godibile e non ci si accorge assolutamente di essere stati seduti 2 ore e 40 minuti.
Specifico di aver avuto la fortuna di vederlo in 2 sale HFR, con proiettori digitali 2K e 4K.
Per questo motivo, posso dire che le scene di azione nel regno dei Goblins ed i primi piani da antologia del Gollum su schermi da oltre 200 mq sono così ricchi di particolari, oggetti, protagonisti, azione e definizione che i protagonisti possono passare in secondo piano, concentrandosi piuttosto su tutta la scena in background.
Jackson ha un (bel) po' allungato il brodo e preso qualche licenza dal racconto originale, ma il risultato è molto godibile anche da chi non conosceva il libro.
Anche se dai trailers il cast mi era sembrato un po’ debole per Bilbo ed i Nani, devo dire che Freeman porta sullo schermo una nota molto particolare e fresca, con un’interpretazione molto "British" adattissima ad un Hobbit.
Bel personaggio è anche Armitage in Thorin, che per il sottoscritto è da sempre IL re valoroso e senza macchia.
Il personaggio più centrato è secondo me quello di Balin: ha un aspetto, un portamento ed una voce come meglio non si poteva fare.
Dopo questi sperticati elogi, devo però passare a 2 dolenti note
La prima riguarda la colonna sonora.
Se Shore ha realizzato per la trilogia dei temi bellissimi, indimenticabili e riconducibili a luoghi e personaggi, qui ha fatto l'esatto opposto.
Non c'è UN tema originale che si ricordi usciti dalla sala, se non un accenno della canzone dei nani alla partenza dalla Contea, magistralmente cantata a cappella in italiano.
Durante il film troviamo molti temi (accennati o estesi) della trilogia, perfettamente coerenti tra loro, ma... già sentiti!
Vedendo i titoli di coda la prima cosa che viene in mente è che... non ci sia stata alcuna colonna sonora.
La seconda critica che mi permetto di muovere è al doppiaggio.
Tutti i personaggi sono stati ben doppiati; tutti TRANNE Gandalf!
Gigi Proietti è - credo - il migliore e più duttile attore italiano vivente, ma purtroppo la sua voce è assolutamente SLEGATA, INADATTA ed INUTILE per Gandalf.
Non c'è nulla da fare: non solo al sottoscritto, ma a tutti coloro ai quali ho chiesto un'opinione in sala, è sembrato di sentire il Maresciallo Rocca ogni volta che Gandalf apriva bocca, distraendo completamente l'attenzione dal personaggio.
Purtroppo lo scomparso Gianni Musy aveva così bene caratterizzato Gandalf, che sarebbe stato impossibile fare meglio. Nella circostanza però, penso che sia stata fatta un'operazione davvero controproducente.
Per ora, posso solo consigliare a tutti di vedere il film almeno 2 volte: una per gustarsi la trama ed i personaggi, ed una... per tutto quello che c'è dietro!
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