Hours

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Conto alla Rovescia. Valutazione 4 stelle su cinque

di ashtray_bliss


Feedback: 29534 | altri commenti e recensioni di ashtray_bliss
venerdì 29 maggio 2015

Hours è uno di quei film che volenti o nolenti non ti lascia indifferente, nè mentre lo segui, tantomeno quando lo devi rimurginare dentro di te per recensirlo. Un po' per l'argomento che tratta, altamente drammatico, ma anche per la componente che aggiunge quel tocco di drammaticità in più derivata dal fatto che si assiste a quella che fu de facto l'ultima performance recitativa di Paul Walker, prima di departire nel modo che tutti sappiamo. Purtroppo è facile cadere nella trappola, facendosi prendere dalla sopraffazione emotiva derivata dal fatto di cronaca, e quindi compromettere la nostra capacità di giudizio che dovrebbe essere obiettiva, il più possibile.
Ma bisogna ammettere che il film di per se tratta un argomento difficile e dal impatto emotivo quasi certamente immediato, dato che il contesto nel quale si svolge la storia è quella della New Orleans poche ore prima che l'uragano Katrina si abbattesse con violenza e forza devastatrice sulla città e dintorni nell'agosto del 2005. In tale contesto semi apocalittico e obiettivamente drammatico, il film segue le vicende di Nolan (Walker) un uomo che accompagna la moglie incita, Abigail, in ospedale essendo iniziate le doglie seppur prematuramente. Difatti la situazione va peggiorando; le condizioni del parto si complicano e la moglie di Nolan muore dando alla luce una bambina prematura. Il padre però non ha tempo per metabolizzare il lutto inaspettato perchè deve far fronte alla nuova arrivata, sua figlia, la quale essendo nata prematuramente  necessita dell'incubatrice per almeno quarantotto ore.

Da quel momento in poi la situazione non solo precipita ma si fa decisamente critica. L'uragano Katrina si abbatte con furia mentre il sistema di argini della città stessa crolla letteralmente e la città viene impetuosamente inondata. A quel punto scatta l'allarme di evacuazione di molti luoghi, compreso l'ospedale dove si trova Nolan e sua figlia. L'uomo, tuttavia, non può abbandonare la struttura perchè sua figlia è già nell'incubatrice e nel caos generale che si è creato non c'è modo di trasportarla in una struttura più sicura durante lo sfollamento. Nolan affronta così, coscientemente, la scelta di restare di restare indietro, in quel ambiente che in poche ore diventa desertico, freddo, cupo e ostile; aspettando i soccorsi che dovrebbero prelevarli a breve. Lui e sua figlia sono due anime in balia del destino e delle condizioni climatiche le quali implacabili continuano a seminare vittime e creare disastri. L'ospedale ben presto andrà in contro ad un black-out generale (e pure il generatore principale và in cortocircuito) ed è allora che per Nolan inizia la vera corsa contro il tempo; il conto alla rovescia per mantenere sua figlia viva. L'incubatrice che le garantisce la sopravvivenza viene collegata ad un vecchio alimentatore estreno che però richiede un caricamento manuale attraverso una leva, esattamente ogni tre minuti.
Quello della batteria alimentata a mano è esattamente l'espediente principale della pellicola Hours, un espediente che carica di ripetitività (a tratti anche noia) il film ma delinea perfettamente il dramma di un uomo, un padre che deve ancora prendere atto del mondo che gli è crollato addosso ma che lotta contro il tempo, la stanchezza, l'esaurimento nervoso, la fame e la violenza atmosferica pur di mantenere in vita l'unica cosa che gli è rimasta. In tal senso, abbiamo la parabola di un uomo abbandonato al suo destino contro il quale combatte per non soccombere, un uomo dimenticato da tutti e principalmente da coloro che di dovere spettava segnalare la presenza di un uomo solo insieme alla figlia neonata in un luogo evacuato e ad alto rischio di inondazioni. Il piano terra della struttura ci impiega ben poco ad allagarsi completamente e rendere ancora più spetrale e claustrofobica la situazione all'interno. Il dramma umano di Nolan si percepisce in modo ultra realistico, lo si vive sulla propria pelle mentre si assiste, e ci si immedesima, alle peripezie di questa persona che lotta per sopravvvivere, non più per motivi egoistici, ma per garantire la sopravvivenza ad un esserino fragile e gracile, totalmente dipendente dalla tecnologia (l'incubatrice) e dalla straordinaria forza di volonta del suo genitore, che lotta sia fisicamente che psicologicamente per la salvezza di entrambi.
Poi ad un tratto, quasi miracolosamente, appare la figura del cane. Un cane impiegato nelle operazioni di soccorso da poco iniziate che probabilmente si era intrappolato o smarrito all'interno del edificio. Il ruolo del cane è strumentale ai fini narrativi della pellicola in quanto, non solo appare come un appoggio morale che distrae Nolan e lo solleva per qualche minuto dalla disperazione che lo pervade, ma anche perchè, su un livello di azione più immediato, lo protegge e lo mette in guardia dai pericoli costanti ai quali va incontro. L'edificio, infatti, diventa ben presto bersaglio di malviventi, spacciatori e finti poliziotti dediti a depredare e saccheggiare la struttura ma anche pronti a scagliarsi contro gli ospiti più deboli, quali appunto Nolan e sua figlia. Il tutto mentre le ore continuano a correre e ogni minuto è decisivo e cruciale per la vita di entrambi.

Hours è un film crudo davanti al quale risulta difficile restare impassibili, appunto perchè mette in evidenza in modo eccessivamente realistico il dramma verosimile che molte persone hanno affrontato nelle ore prima, durante e dopo la devastazione del uragano Katrina che ha copito centinaia di migliaia di persone nella città di N.O. e zone limitrofe. Forse qui, il dramma è veramente ostentato al limite (ed oltre) di quello che è umanamente accettabile proponendo un concentrato di calamità e avversità tanto esterne alla situazione di Nolan (le condizioni climatiche e le consegunze tecniche) quanto interne ed intrinseche alla psicologia di un personaggio che si trova costretto a dover fronteggiare ogni tipo di avversità; psicologiche ma anche e soprattuto effettive, in un limite di tempo cosi ristretto e pressante, contemporaneamente. Ovviamente tutto ciò aggiunge la componente di pathos emotivo al film, riuscendo a coinvolgere emotivamente gli spettatori, ma probabilmente questa ostentata enfatizzazione di drammaticità alla fine finisce per penalizzare, almeno parzialmente, il film nonostante si comprendano e si premino gli sforzi registici e narrativi.
Da sottolineare d'altronde che il film è stato effettivamente girato all'interno di un'ospedale evaquato e successivamente abbandonato della city ecco perchè la pellicola in questione riesce ad emanare quel tocco di drammaticità e verosimiglianza in più.
Sulla recitazione di Paul Walker si può affermare senza esagerazioni che se la cava egregiamente, in quello che praticamente rappresenta un soliloquo interpretativo, un one-man show dove riesce a dare il meglio di se, immedesimandosi perfettamente nella psiche di un neo-papà che in 'sole' 48 ore da una battaglia incredibile pur di salvare la figlia da morte certa. Le 48 ore affrontate da l'uomo rappresentano ben presto un vero calvario che porta allo sfinimento ed esaurimento (burn-out) chiunque essere umano ma Walker riesce a regalare al suo Nolan determinazione, coraggio, perseveranza e tenacia risultando ampiamente convincente.
In definitiva si tratta di un dramma a sfumature thriller di grande spessore, seppur con qualche ovvia esagerazione ed escalation emotiva, che riesce a costruire una trama densa di tensione e suspence che col passare delle ore non solo non si affievolisce ma riesce a catturare l'interesse e la partecipazione emotiva dello spettatore. Gli effetti speciali visivi sono veramente limitati cosa che rende il film ancora più apprezzabile dato che punta il tutto sulla componente umana e non quella meccanico-tecnologica. Lo sviluppo e intreccio della trama non perde mai quota, arrichendosi a tempo debito di colpi di scena ed intrecciandosi con i rituali flashback che alleviano la tensione dello spettatore e ci introducono nella storia amorosa creatasi tra Abigail e Nolan.
Bello anche l'uso della fotografia e ottima, come precisato, la sceneggiatura che propone un film a basso budget di ottima levatura e spessore con un Paul Walker che finalmente ha osato indossare altri ruoli oltre al noto corridore della saga dei Fast and Furious e ci ha dato prova di quanto talento teneva ancora nascosto e quanto potenziale artistico poteva ancora esibire sullo schermo. Il fato, alla fine di Hours, premia ambedue i protagonisti. Nella vita reale purtroppo Paul non è stato altrettanto fortunato. In definitiva si tratta di un piccolo vero goiellino, da gustare per chi volesse vivere 90 minuti di intensa tragicità ed emozione, oltretutto ispirata ad un evento reale che ha lasciato ancora troppe ferite aperte.
Da vedere necessariamente.

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