This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
This Must Be the Place
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Opinioni di un clown -di UpbordelloFeedback: 100 |
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mercoledì 26 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"This must be the place" è un bel film. Ottima la fotografia. I dialoghi misurati e incisivi, nati per essere ricordati. Personaggi grandiosi, un Sean Penn che si fa indelebile alla memoria, ma non di certo solo lui. Oltre alla moglie paziente un sottobosco di donne sole, bambini spaventati, ragazze fragili, anziani tenuti insieme dal dolore e dal ricordo, aggressivi figli dei tempi, poetici indiani finiti nella pellicola quasi per caso. Ma niente è a caso in questa storia. La perfezione, non di quelle geometriche e spinose dei film precedenti che lasciavano l'inquieta bellezza della vita danzare su un mare di amarezza, bensì la perfezione stessa del cinema, riluce per tutta la durata del film. Che fa sorridere anche in certe infantili manie del protagonista, ma sopratutto fa guardare. In Irlanda, un uomo adulto, con un passato-presente da Pop Star nasconde l'uomo che è diventato dietro il cerone della sua infanzia. Ha perso la famiglia per un puntare i piedi da adolescente ma quando viene a sapere che il tempo della riparazione è finito e il padre è morto, mette le sue fobie e le sue debolezze nel trolley e va alla ricerca di risposte per domande che non si è mai fatto. Le troverà dopo molti incontri e chilometri e il suo viaggio americano cambierà tutto, non sarà più un bambino ma mostrerà al mondo le rughe nascoste sotto il trucco. Ammettiamolo: storia banale. Ma girata in maniera piacevole, fintamente lenta. Godibile anche il consumarsi della vendetta paterna, lo "sparo" con cui realizza il desiderio inseguito da tutta una vita del padre morto di punire il nazista che lo aveva umiliato. Eppur qualcosa non mi convince. Saranno i rimandi a mille altri film, la voce narrante che sembra leggere un testo del Peter Handke di "quando il bambino era bambino", il protagonista un angelo dark dagli occhi burtoniani, a tratti sfumature di dialoghi alla Jarmusch. Non avevo mai visto altro che un Sorrentino in un film di Sorrentino. E poi, dopo qualche tempo, capisco perchè questo film è bello ma non mi piace. Per dirla con Cheyenne "Qualcosa mi ha disturbato, non so bene cosa, ma qualcosa mi ha disturbato..." e ci ho pensato due giorni a cosa fosse. A parte l'escamotage di utilizzare il fumo come rito di passaggio all'età adulta ( i bambini non hanno bisogno di fumare se sei adulto si), a parte il compiacimento che mai avevo sentito negli altri film, alla fine ho capito cosa mi aveva messo nostalgia in questa opera di Paolo Sorrentino, Paolo come il nome che si vede scritto su un furgone per numerosi fotogrammi dietro la schiena di Sean Penn. E' stata la sensazione di una perfezione da diamante da cui non nasce niente e che se pure con questo film ci ha guadagnato l'America, e ne sono bel felice visto che resta uno dei più grandi registi/sceneggiatori italiani del momento, l'autore ci ha perso un pezzo della mia stima. Non se ne angustierà, certamente, il senso di disturbo resta tutto mio, insieme alla tristezza di essermi accorta, tornando a casa, di aver visto un bel film. E basta.
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