filippo catani
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venerdì 26 luglio 2013
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un viaggio drammatico ma emozionante
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Nel 1940 nella Polonia occupata dall'Armata Rossa si susseguono le deportazioni. Un giovane viene spedito nei gulag siberiani dietro la testimonianza estorta con la violenza alla moglie che lo accusa di essere una spia. Una volta in Siberia, l'uomo deciderà di intraprendere una missione suicida: fuggire attraverso la Siberia per raggiungere la Mongolia prima e l'India poi.
Nel suo Le origini del totalitarismo Hanna Arendt vede nella delazione il frutto peggiore e più avvelenato di una dittatura e anzi quando questa funziona e viene incoraggiata è la spia che ci indica che siamo in presenza di un regime autoritario. La Arendt parlava della peggiore di tutte e cioè di madri che denunciavano i figli al partito comunque nel film è una moglie a denunciare il marito.
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Nel 1940 nella Polonia occupata dall'Armata Rossa si susseguono le deportazioni. Un giovane viene spedito nei gulag siberiani dietro la testimonianza estorta con la violenza alla moglie che lo accusa di essere una spia. Una volta in Siberia, l'uomo deciderà di intraprendere una missione suicida: fuggire attraverso la Siberia per raggiungere la Mongolia prima e l'India poi.
Nel suo Le origini del totalitarismo Hanna Arendt vede nella delazione il frutto peggiore e più avvelenato di una dittatura e anzi quando questa funziona e viene incoraggiata è la spia che ci indica che siamo in presenza di un regime autoritario. La Arendt parlava della peggiore di tutte e cioè di madri che denunciavano i figli al partito comunque nel film è una moglie a denunciare il marito. Da questa mossa prende avvio l'ottimo Film di Weir arrivato in Italia con colpevolissimo ritardo. Lo spettatore dapprima viene calato nella terribile realtà del gulag; una realtà priva di speranza in quanto ogni tentativo di fuga era frustrato o dagli autoctoni che ricevevano un premio in denaro per ogni testa riconsegnata e poi c'era il nemico peggiore di tutti; il freddo. Una situazione apparentemente senza via d'uscita e che costringerà un manipolo di uomini ad una impresa straordinaria; un viaggio a Piedi dall'india alla Siberia. Il regista ha il grande merito di coinvolgere sempre lo spettatore che passa dalla steppa al deserto, dalla neve al sole cocente. Insomma un film tosto ed emozionante condito da un ottimo cast, una piacevole colonna sonora e un'ottima fotografia.
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liuk!
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sabato 27 aprile 2013
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on the road d'altri tempi in mezzo alla mongolia
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Dalla siberia all'india a piedi per fuggire da un gulag. Splendida pellicola d'avventura tratto da una storia presumibilmente vera, se pur non verificata. Cast d'eccezione con un Colin Farrell da oscar, fotografia notevole e buona colonna sonora. Nel complesso un "filmone" d'altri tempi assolutamente da non perdere.
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ultimoboyscout
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domenica 24 marzo 2013
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finalmente la libertà!
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E' la storia della grande fuga di sette prigionieri da un gulag sovietico, tra i quali un attore russo e un ufficiale polacco accusato di spionaggio, che rischiarono la vita per lasciare la Siberia e arrivare nell'India inglese attraversando la Mongolia, il Desero dei Gobi e la Grande Muraglia cinese. A loro si uniràstrada facendo un'orfana polacca. Peter Weir non dirigeva un film da ben sette anni e con "The way back", distribuito in Italia con forte ritardo, il regista australiano porta sul grande schermo il libro autobiografico di Slavomir Rawicz "Tra noi e la libertà". Weir, partendo da fatti realmente accaduti, ha costruito personaggi di finzione per dimostrare fino a che punto un essere umano è disposto a spingersi per salvarsi.
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E' la storia della grande fuga di sette prigionieri da un gulag sovietico, tra i quali un attore russo e un ufficiale polacco accusato di spionaggio, che rischiarono la vita per lasciare la Siberia e arrivare nell'India inglese attraversando la Mongolia, il Desero dei Gobi e la Grande Muraglia cinese. A loro si uniràstrada facendo un'orfana polacca. Peter Weir non dirigeva un film da ben sette anni e con "The way back", distribuito in Italia con forte ritardo, il regista australiano porta sul grande schermo il libro autobiografico di Slavomir Rawicz "Tra noi e la libertà". Weir, partendo da fatti realmente accaduti, ha costruito personaggi di finzione per dimostrare fino a che punto un essere umano è disposto a spingersi per salvarsi. Nella prima parte il film si concentra sulla vita all'interno del campo di prigionia tra episodi di crudeltà ed insperata umanità, mentre nella seconda ci porta nel cuore dell'est europeo e dell'Asia con i fuggitivi assaliti da nemici naturali quali gelo, tempeste, fame e fatica. I personaggi non sono del tutto all'altezza del racconto e dell'epicità dello stesso dando poco valore a un viaggio che rappresenta una vera e propria odissea all'interno di un'opera forte che ha il classico passo del cinema più classico. Ma oltre alla sostanza, Weir ha invano cercato anche l'intrattenimento che soprattutto nella prima parte manca del tutto a causa di ritmi troppo lenti e di una staticità eccessiva. Anche i personaggi vengono poco approfonditi, forse per premiare la coralità del film, accanto aloro spadroneggia una maestosa co-protagonista, la natura, che torna forte, dolorosa, a tratti furiosa come non mai nelle pellicole del regista australiano.
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paopon
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venerdì 8 marzo 2013
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the way back dal cinema dopo 30 minuti
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Dal maestro peter Weir era lecito aspettarsi qualcosa in più. Ancora una volta individui che lottano, soffrono, si impegnano in imprese memorabili. Manca però la solita verve, la capacità di catturare la curiosità dello spettatore ben nota ai suoi estimatori. Dopo la fuga dal Gulag, nessun colpo di scena, niente che ti possa fare, non dico sobbalzare ma neppure sorprendere. Ore di scene che ritraggono bellissimi paesaggi che rubano la scena agli attori e alla trama scontata. Troppi tempi morti che spingerebbero lo spettatore verso la ' way back ' dal cinema.
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pensionoman
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lunedì 28 gennaio 2013
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peter weir. il ritorno di un grande regista.
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The Way Back, ovvero come la mano di un grande artista può raccontare una storia epica e senza tempo.
1939. Nella Polonia invasa dai nazisti, Janusz (un giovane ufficiale polacco) viene condannato per spionaggio, in base alle accuse della moglie, costretta con la violenza a testimoniare contro di lui. Con questo fardello terribile nell'anima, senza un processo, viene spedito senza complimenti nell'inferno dei gulag siberiani, dove il suo destino si incontrerà con quello degli altri dissidenti, l'americano Mr. Smith (un Ed Harris semplicemente strepitoso), l'attore russo Khabarov, il criminale ladro e assassino Valka (bravissimo Colin Farrell), il prete Voss e il cuoco artista Tomasz.
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The Way Back, ovvero come la mano di un grande artista può raccontare una storia epica e senza tempo.
1939. Nella Polonia invasa dai nazisti, Janusz (un giovane ufficiale polacco) viene condannato per spionaggio, in base alle accuse della moglie, costretta con la violenza a testimoniare contro di lui. Con questo fardello terribile nell'anima, senza un processo, viene spedito senza complimenti nell'inferno dei gulag siberiani, dove il suo destino si incontrerà con quello degli altri dissidenti, l'americano Mr. Smith (un Ed Harris semplicemente strepitoso), l'attore russo Khabarov, il criminale ladro e assassino Valka (bravissimo Colin Farrell), il prete Voss e il cuoco artista Tomasz. Da questo incontro, nasce un piano di fuga apparentemente disperato, che i protagonisti metteranno in pratica in una gelida notte di tempesta: scappare dal campo attraversando a piedi tutta la Siberia, verso la Transiberiana e la Mongolia, per poi dirigersi in Tibet, attraversando la Cina, e di li fino in India.
Un viaggio epico, all'apparenza impossibile, attraverso montagne, steppe, deserti, fiumi e ghiacciai, tempeste di sabbia e bufere di neve, la furia degli elementi e le privazioni della marcia, la fame, la sete, la devastante stanchezza e la mancanza di sonno per la fuga estenuante, che saranno solo alcune delle terribili prove che gli uomini dovranno affrontare, nella disperata e tormentata fuga dai loro carcerieri, quanto dai loro demoni interiori.
Infatti, grazie all'incontro lungo la strada con una giovane donna (fuggiasca anche lei dagli orrori del comunismo), ognuno dei protagonisti farà emergere cenni della sua storia personale e confessera il peso che porta dentro la sua coscienza.
Così facendo, lungo il percorso, tra le prove affrontate e quelle da affrontare di volta in volta, dall'iniziale interesse utilitaristico che li aveva uniti i protagonisti si avvicineranno tra loro, a poco a poco, come esseri umani, fino a diventare una cosa sola, una famiglia, con un unico comune sentimento (straordinaria la professione di fedelta dell'assassino Valka a Janusz, come vero leader del gruppo), sempre più forte e intenso tanto quanto le perdite che dovranno subire per la morte di alcuni di loro.
Del gruppo originario, solo in quattro riusciranno a fare ritorno, completamente cambiati, come individui e come uomini.
Ecco dunque che il viaggio attraverso la natura selvaggia, diventa il viaggio attraverso se stessi, alla scoperta della propria fibra interiore, della propria natura di uomo e del risanamento della propria anima lacerata. Un lavoro magistrale, che solo la mano raffinata di un grande artista come Peter Weir poteva tratteggiare sapientemente (spesso senza nemmeno un dialogo, solo con la potenza evocativa delle immagini), in perenne equilibrio tra l'epico e l'umano. Una grande Odissea, dove i temi della sopravvivenza, della storia e di Madre Natura, pur importanti, cedono il passo alla storia dell'Uomo e della sua ostinata conquista della libertà e dignità umana.
Peter Weir ritorna dopo una lunga assenza di quasi otto anni dal suo ultimo lavoro (il pur bello Master and Commander) per fare un cinema classico, alla vecchia maniera, che sa raccontare con efficace semplicita grandi storie, e grandi emozioni, attraverso le imprese strordinarie di uomini veri.
Superare lo straordinario L'attimo fuggente non era facile, ma The Way Back é sinceramente un piccolo capolavoro e tocca vette inesplorate nelle opere precedenti del regista.
Un film bellissimo. Da rivedere.
Saluti
Pensionoman
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[+] un film da proiettare nelle scuole
(di terra.it)
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kyotrix
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domenica 6 gennaio 2013
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non mi ha detto nulla
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Sara' anche fatto bene, avra' buone moralita', ma ho provato ben poche emozioni. Sinceramente potevo anche farne a meno di vederlo. Film non per tutti.
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cenox
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sabato 8 dicembre 2012
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una fuga infinita da un gulag russo
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Il film è ambientato nel 1940, in un gulag russo, in cui le condizioni per i prigionieri, politici e non, non erano molto più confortevoli che quelle di un campo di concentramento tedesco. Questa storia vera, ha per protagonisti un manipolo di prigionieri, ognuno con il proprio carattere e la propria storia, che di notte riesce a fuggire da quell'inferno ghiacciato (siamo in Siberia). La fuga non sarà facile poichè lontanissima è la Mongolia, ove i protagonisti cercheranno rifugio, anche se il loro percorso è destinato ad allungarsi ulteriormente, mettendo a dura prova la loro forza di volontà ed il loro fisico. E' incredibile il cambio di scenari che affronteranno, dalla tundra siberiana ai deserti mongoli.
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Il film è ambientato nel 1940, in un gulag russo, in cui le condizioni per i prigionieri, politici e non, non erano molto più confortevoli che quelle di un campo di concentramento tedesco. Questa storia vera, ha per protagonisti un manipolo di prigionieri, ognuno con il proprio carattere e la propria storia, che di notte riesce a fuggire da quell'inferno ghiacciato (siamo in Siberia). La fuga non sarà facile poichè lontanissima è la Mongolia, ove i protagonisti cercheranno rifugio, anche se il loro percorso è destinato ad allungarsi ulteriormente, mettendo a dura prova la loro forza di volontà ed il loro fisico. E' incredibile il cambio di scenari che affronteranno, dalla tundra siberiana ai deserti mongoli. L'unica pecca del film è l'eccessiva lunghezza (anche se la storia doveva essere raccontata per ciò che più o meno è accaduto!) che a volte risulta quasi ripetitiva, senza colpi di scena veri e propri.
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(di kondor17)
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purplerain
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lunedì 26 novembre 2012
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la lunga cavalcata
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Ne è valsa la pena!! Non solo guardare il film, e soprattutto VIVERLO attraverso li occhi dei protagonisti, ma aspettare i dieci anni tra una fatica e l'altra del maestro Weir!! In questo film non assistiamo solo ad una fuga da un gulag, altrimenti potremmo riallacciarci ad altre pellicole inerenti a fughe, tipo "fuga da absolom" o "fuga da alcatraz"! No!! Qui assistiamo alla volontà di alcuni criminali che sebbene tali, anche se non tutti, in circostanze drammatiche trovano la forza di aiutarsi e darsi coraggio per lottare insieme verso un comune obiettivo: la salvezza!! Nelle parole di uno dei fuggitivi, dopo aver scoperto che il criminale Volka, interpretato dal sempre ottimo Colin Farrel, sarebbe stato capace anche di mangiare i resti dei cad
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Ne è valsa la pena!! Non solo guardare il film, e soprattutto VIVERLO attraverso li occhi dei protagonisti, ma aspettare i dieci anni tra una fatica e l'altra del maestro Weir!! In questo film non assistiamo solo ad una fuga da un gulag, altrimenti potremmo riallacciarci ad altre pellicole inerenti a fughe, tipo "fuga da absolom" o "fuga da alcatraz"! No!! Qui assistiamo alla volontà di alcuni criminali che sebbene tali, anche se non tutti, in circostanze drammatiche trovano la forza di aiutarsi e darsi coraggio per lottare insieme verso un comune obiettivo: la salvezza!! Nelle parole di uno dei fuggitivi, dopo aver scoperto che il criminale Volka, interpretato dal sempre ottimo Colin Farrel, sarebbe stato capace anche di mangiare i resti dei cadaveri degli amici, troviamo tanta umanità: "Io non ti avrei mai mangiato"!! Sappiamo che la storia ci ha insegnato che ciò è successo, in altre circostanze!! La forza di volersi salvare tutti insieme sta anche in queste parole!! Nel film di Weir assistiamo allo svolgersi di una trama semplice ma ben, anzi direi ottimamente, sviluppata, con i personaggi ben presentati in tutte le loro sfaccettature, per farci capire che ognuno di loro aveva delle qualità: chi sapeva disegnare, chi cucinare, chi sapeva trovare la strada e tutti hanno pari importanza sia per la riuscita del film che per la riuscita della loro missione, la salvezzza!! La fotografia del film è molto ben curata, ti trascina e ti cattura anche nei momenti più soft, con gli effetti dei finti miraggi davvero ammalianti!! Bel film, che traccia anche, nel finale, un piccolo spaccato di storia per ricordarci cosa è successo non molto lontano da noi: per non dimenticare!!
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fabian t.
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giovedì 16 agosto 2012
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la lunga marcia verso la libertà
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Film serio, solido, sobrio, del tutto privo di spettacolarizzazione. Una regia quasi invisibile per un lungo e sofferto viaggio verso la libertà non solo fisica ma soprattutto interiore. La forza di volontà, le motivazioni personali, l'equilibrio mentale e il sapersi mettere in discussione sono i temi chiave di questa ennesima prova cinematografica di Weir dedicata alle inoocenti vittime dei gulag sovietici. La storia è certamente lineare e scorrevole, senza sorprese o artificiosità, giocata soprattutto sulla caratterizzazione e l'interazione dei personaggi. Lodevoli dunque le prove recitative del gruppo protagonista, anzitutto di Colin Farrell, l'odioso e rozzo russo con una sua feroce ma coerente morale, nonché del bravo Ed Harris (l'anonimo Mr.
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Film serio, solido, sobrio, del tutto privo di spettacolarizzazione. Una regia quasi invisibile per un lungo e sofferto viaggio verso la libertà non solo fisica ma soprattutto interiore. La forza di volontà, le motivazioni personali, l'equilibrio mentale e il sapersi mettere in discussione sono i temi chiave di questa ennesima prova cinematografica di Weir dedicata alle inoocenti vittime dei gulag sovietici. La storia è certamente lineare e scorrevole, senza sorprese o artificiosità, giocata soprattutto sulla caratterizzazione e l'interazione dei personaggi. Lodevoli dunque le prove recitative del gruppo protagonista, anzitutto di Colin Farrell, l'odioso e rozzo russo con una sua feroce ma coerente morale, nonché del bravo Ed Harris (l'anonimo Mr.Smith) che dimostra ancora una volta il suo indubbio talento. E il regista de "L'attimo sfuggente" si aggiudica un'altra prova riuscita.
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molenga
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lunedì 30 luglio 2012
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morire o vivere, ma liberi
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un gruppo di uomini internati in un gulag decide di tentare una folle fuga fino al baykal per passare il con fine con la Mongolia ed essere di nuovo liberi: sono, tra loro, diversi per nazionalità e crimini: c'è Janusz, un soldato polacco condannato come spia dei regimi capitalistici in seguito ad una confessione della moglie(ottenuta sotto tortura dai russi che avevano appena invaso la polonia), c'è un attore, un delinquente che ha debiti di gioco con gli altri detenuti( un incredibile , inizialmente irriconoscibile colin farrell), c'è un americano, mr.Smith...e altri, dalla lettonias, dalla Finlandia, tuti con il loro fardello di pensieri. solo alcuni di loro riuscuiranno a raggiungere la Mongolia, per scoprirla in mano ai sovietici; il cammino proseguirà fino al tibet e all'India.
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un gruppo di uomini internati in un gulag decide di tentare una folle fuga fino al baykal per passare il con fine con la Mongolia ed essere di nuovo liberi: sono, tra loro, diversi per nazionalità e crimini: c'è Janusz, un soldato polacco condannato come spia dei regimi capitalistici in seguito ad una confessione della moglie(ottenuta sotto tortura dai russi che avevano appena invaso la polonia), c'è un attore, un delinquente che ha debiti di gioco con gli altri detenuti( un incredibile , inizialmente irriconoscibile colin farrell), c'è un americano, mr.Smith...e altri, dalla lettonias, dalla Finlandia, tuti con il loro fardello di pensieri. solo alcuni di loro riuscuiranno a raggiungere la Mongolia, per scoprirla in mano ai sovietici; il cammino proseguirà fino al tibet e all'India...
Un grande film con un'interpretazione corale monstre( da notARare, oltre a farrell, ed harriss, l'americano
e la giovane interprete di hanna, che qui si unisce al gruppo con una menzogna ma diventa, l'unica capace di mettere in contatto le anime diverse del gruppo), una regia sapiente e, soprattutto, una fotografia da oscar.
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