lucadagostino85
|
giovedì 6 gennaio 2011
|
grazie, clint
|
|
|
|
Hereafter è un film potente. Nel vero senso del termine. Porta con sé un interrogativo, forse l'unico, al quale nessuno può dare risposta, e accompagna gli occhi e il cuore dello spettatore in un viaggio silenzioso, alla lenta scoperta di tre vite parallele destinate ad incrociarsi. Clint Eastwood ci regala un'altra, l'ennesima, dimostrazione di quanto sia grande.
Il filo conduttore della pellicola è la morte, e il modo in cui la sua presenza abbia condizionato e condizioni la vita dei protagonisti.
George è un operaio con il dono di riuscire ad entrare in contatto con chi non c'è più; Marcus un bambino che ha perso il fratello e non riesce a dimenticarlo e quindi ad andare avanti; Marie una giornalista che è letteralmente morta per qualche minuto durante lo tsunami del 2004, ed ora convive con ciò che quell'esperienza le ha lasciato.
[+]
Hereafter è un film potente. Nel vero senso del termine. Porta con sé un interrogativo, forse l'unico, al quale nessuno può dare risposta, e accompagna gli occhi e il cuore dello spettatore in un viaggio silenzioso, alla lenta scoperta di tre vite parallele destinate ad incrociarsi. Clint Eastwood ci regala un'altra, l'ennesima, dimostrazione di quanto sia grande.
Il filo conduttore della pellicola è la morte, e il modo in cui la sua presenza abbia condizionato e condizioni la vita dei protagonisti.
George è un operaio con il dono di riuscire ad entrare in contatto con chi non c'è più; Marcus un bambino che ha perso il fratello e non riesce a dimenticarlo e quindi ad andare avanti; Marie una giornalista che è letteralmente morta per qualche minuto durante lo tsunami del 2004, ed ora convive con ciò che quell'esperienza le ha lasciato. Lo scorrere di queste tre vite accompagna lo spettatore fino al cuore di una pellicola che è piena di sentimenti, repressi o da reprimere, dolorosi o ingombranti. Troviamo un immenso Matt Damon, forse mai così bravo, a confrontarsi con la propria capacità di sensitivo, che suo fratello definisce "dono", ma che per lui altro non è che una condanna. Il macigno che lo ha reso una persona sola, senza amici, senza una donna, quasi in pace solo quando ascolta per radio la lettura del suo amato Dickens. Eastwood è immenso nel dipingere la solitudine di questo outsider, protagonista che non esce dagli schemi; così come è immenso nel raccontarci la storia del piccolo Marcus, il bambino che ha perso il fratello e convive con la voglia di ritrovarlo da una parte e il bisogno dell'amore di sua madre-eroinomane in cerca di redenzione- dall'altra. Solitudine anche qui, dunque, e ancora più grande, perchè nessuno-assistenti sociali, famiglie di affidamento- sembra rendersene realmente conto. Infine c'è la solitudine di Marie, la giornalista che dopo l'esperienza breve ma accecante di non-vita sacrifica tutto ciò che ha per approfondire ciò che le sembra di aver visto e cercare una parvenza di risposta alla grande domanda :cosa c'è dopo?
Eastwood non tenta di dare delle risposte, anche se disegna teorie. Ciò che gli sta maggiormente a cuore non è cosa ci sia dopo la morte, bensì durante la vita. Ogni personaggio di questo film ha un conto in sospeso, un conflitto da risolvere, un dolore interiore il cui mancato superamento rappresenta la fine del "vero" vivere. La morte delle ambizioni, delle utopie, del domani. La non realizzazione di sé. Ed è poesia la scena finale, e al tempo stesso spiegazione di ciò che il regista abbia cercato realmente di comunicare. Per andare avanti abbiamo bisogno di amore, tutti quanti. Può trattarsi dell'amore di una donna, di un fratello, di una madre. Della realizzazione di un obiettivo, qualcosa in cui credere davvero(il libro sull'aldilà che dà il titolo al film, nel caso di Marie). Ma senza quella spinta che deve nascere da dentro la nostra vita si spegne lentamente, proprio come nel caso di George che, non potendo convivere con il suo "dono", parte alla ricerca di se stesso.
Hereafter è profondo, malinconico, toccante. Al tempo stesso porta con sé un'ondata incredibile di speranza, amore e commozione. Ci obbliga a riflettere, ci lascia sorridere e ci fa piangere, mostrandoci quanto sconfinate siano la classe e la poesia del suo regista. Un uomo che, film dopo film, ci ricorda cosa sia realmente importante, cosa davvero in grado di emozionare, in un cinema che oggi lascia ben poco spazio al cuore e al cervello.
L'ennesimo capolavoro di Clint Eastwood, dunque. Qualcuno lo ha definito il <<più grande regista vivente>>. I rsiultati, da "Un mondo perfetto>> a <<Gli spietati>>, da <<I ponti di Madison County>> a <<Mystic River>>, da << Million dollar baby>> a <<Gran Torino>> a <<Cangeling>> ed <<Invictus>> , per non citarne molti altri, sono lì a parlare.
Quindi, resta solo una cosa da dire.
Grazie, Clint.
[-]
[+] grazie
(di magnolia76)
[ - ] grazie
[+] i'ultimo saluto di clint ?
(di mazza65)
[ - ] i'ultimo saluto di clint ?
[+] mmm..
(di 19andrea19)
[ - ] mmm..
[+] torniamo dove eravamo quando siamo ?
(di bertrand 1)
[ - ] torniamo dove eravamo quando siamo ?
[+] un piacere di condivisione
(di weach)
[ - ] un piacere di condivisione
[+] grazie
(di ambra nepi)
[ - ] grazie
|
|
[+] lascia un commento a lucadagostino85 »
[ - ] lascia un commento a lucadagostino85 »
|
|
d'accordo? |
|
weach
|
domenica 6 febbraio 2011
|
sono pronto ad accoglierla sereno
|
|
|
|
L'uomo è allo specchio, si confronta con il suo destino , quest'uomo è un giovane ottantenne dal nome Clint Eastwood con un' integrità intellettuale ed artistca soprendente.
Questa sua ultima opera mi ha sorpreso per l'intrinseca forza ,per la duttilità , per coraggio di proporre all'umanità un approccio di pace, di serenità con "la soglia della morte" .
Come si conviene per un uomo di integrità intellettuale,Clint Eastwoow non propone una lettura definitiva "per Il viaggio più lungo",anzi, come si conviene a lui , "suggerisce "un dibattito , senza ipocrisie, dove ogni conclusione merita rispetto, perché la risposta è puramente individuale , come il relativo percorso di consapevolezza.
[+]
L'uomo è allo specchio, si confronta con il suo destino , quest'uomo è un giovane ottantenne dal nome Clint Eastwood con un' integrità intellettuale ed artistca soprendente.
Questa sua ultima opera mi ha sorpreso per l'intrinseca forza ,per la duttilità , per coraggio di proporre all'umanità un approccio di pace, di serenità con "la soglia della morte" .
Come si conviene per un uomo di integrità intellettuale,Clint Eastwoow non propone una lettura definitiva "per Il viaggio più lungo",anzi, come si conviene a lui , "suggerisce "un dibattito , senza ipocrisie, dove ogni conclusione merita rispetto, perché la risposta è puramente individuale , come il relativo percorso di consapevolezza.
La potenza scenica della violenza della natura che tutto distrugge si pone in contrappasso con la conclusione del film che suggerisce “un’incontro “con l’evento del trapasso , come dovuto,come giusta dispersione dell'ego,da accettare con serenità, come atto di generosità verso il resto in feri ; si un incontro confronto con indizi che sembrano proporre all’uomo ,che si disperde da forma in energia . un seguito non meglio conosciuto ma possibile ,anzi probabile, comunque da sondare .
Tre storie si intrecciano per confluire , o se vogliamo ,tre indizi diversi ,verso il grande segreto della vita.
Il percorso è perfetto: distruzione, riflessione ,introspezione ,accettazione.
La regia eccellente propone in fondo una confronto sereno , senza balbettii con un problema che abbiamo voluto, per timore, relegare solo nel nostro inconscio.
Eppure le domande riaffiorano ogni giorno e noi le rendiamo celate , le neghiamo quasi non fosse veramente utile indagare.
Rivedo i carri Egizio e dei Sumeri che accompagnavano questo evento con senso di solennità, profondità che oggi sfugge all’uomo moderno.
Si deve andare al cinema , perché in questo caso sarà vero piacere accanto al grande Clint Eastwood
Grazie
Weach illuminati
[-]
|
|
[+] lascia un commento a weach »
[ - ] lascia un commento a weach »
|
|
d'accordo? |
|
weach
|
giovedì 10 febbraio 2011
|
spiritualità laica composta
|
|
|
|
Molto apprezzato dalla critica Hereafter ha una sua impostazione di pensiero laico ,ma con un ‘apertura “possibilista”verso soluzioni non “strettamente in linea “ .
Clint Eastwood , fresco ottantenne , ciondola fra i curiosi che cercano di carpire il suo segreto di “fresco ottantenne intellettualmente integro ed artisticamente ispirato “.
Clint , detto da molti roccia con dentro dei fiori , “si sorprende dei sorpresi e dei curiosi e da loro, corrucciando le sopracciglia la giusta risposta :”Lavorare mi fa sentire vivo ,ho sempre con me persone che sono pronte ad accettare nuove sfide ed è bello andare su di un nuovo set ogni mattina”
Ancora .
[+]
Molto apprezzato dalla critica Hereafter ha una sua impostazione di pensiero laico ,ma con un ‘apertura “possibilista”verso soluzioni non “strettamente in linea “ .
Clint Eastwood , fresco ottantenne , ciondola fra i curiosi che cercano di carpire il suo segreto di “fresco ottantenne intellettualmente integro ed artisticamente ispirato “.
Clint , detto da molti roccia con dentro dei fiori , “si sorprende dei sorpresi e dei curiosi e da loro, corrucciando le sopracciglia la giusta risposta :”Lavorare mi fa sentire vivo ,ho sempre con me persone che sono pronte ad accettare nuove sfide ed è bello andare su di un nuovo set ogni mattina”
Ancora .”Sebbene il film parli della morte ho pensato più alla vita ,se ti preoccupi troppo della fine non puoi vivere per niente il presente “.C’è una frase nel film che racchiude tutto il pensiereo del regista .”passare la vita pensando alla morte è uno spreco” .
Questo non significa non affrontare la spiritualità ma piuttosto indirizzarla verso un sentimento libero, senza i condizionamenti ideologici di una religione che , spesso imprigiona il libero arbitrio .
Hereafter sorprende per l'intrinseca forza ,per la duttilità , per la liricità, per quella sensazione di pace che ti lascia addosso alla fine del lungometraggio, per quell’approccio composto nell’ osservare "la soglia della morte" .
Come si conviene per un uomo di integrità intellettuale,Clint Eastwood non propone una lettura definitiva "per Il viaggio più lungo",anzi, suggerise, a bassa voce, una condivisione , un dibattito , senza ipocrisie, dove ogni conclusione merita rispetto, perché la risposta resta puramente individuale , come il relativo percorso di consapevolezza.
La potenza scenica della violenza della natura(realizzata con il supporto tecnico di Michael Owens )che tutto distrugge si pone in contrappasso con la conclusione del film che suggerisce “un’incontro “con l’evento del trapasso non disperato,ma libero da un ego “pesante” ,in contatto con un sentimento armonico di accettazione degli eventi , allineato con il resto in feri ; ma anche aperto a letture ,dopo la dispersione da forma in energia , che concedono prospettive di un seguito, di un continuum , non meglio conosciuto , comunque ipotizzabile , intuibile e sondabile.
Tre storie si intrecciano per confluire , anzi tre indizi diversi ,verso il grande segreto della vita.
Il percorso è perfetto: distruzione, riflessione ,introspezione ,accettazione
La regia eccellente propone in fondo una riflessione serena , senza balbettii si di un tema che abbiamo voluto, per timore, relegare solo nel nostro inconscio.
Eppure le domande riaffiorano ogni giorno e noi le rendiamo celate , le neghiamo quasi non fosse veramente utile indagare.
Rivedo i carri Egizi e dei Sumeri che accompagnavano questo evento con senso di solennità, profondità che oggi sfugge all’uomo moderno.
Concludo con una appropriata rappresentazione che Clint Estwood”vuole lasciarci di se .”Non penso molto all’aldilà, penso che ci sia data un opportunità in questa vita e dobbiamo fare il meglio possibile…” ,
Signori ,al cinema, per assaporare questo grande Clint Eastwood!!!!!!!!!
Grazie
Weach illuminati
[-]
|
|
[+] lascia un commento a weach »
[ - ] lascia un commento a weach »
|
|
d'accordo? |
|
giovanni di giulio
|
venerdì 7 gennaio 2011
|
hereafter-analisi e commento
|
|
|
|
Con rigore ed estrema fascinazione il regista Clint Eastwood da vita ad un'intensa pellicola che indaga su quanto di più ignoto vi è nella comune esperienza esistenziale di ogni uomo, ovvero la morte.
Un'attenta e lucida riflessione, a mio parere costante durante l'intera durata del film, consente al regista di porsi domande non solo su quanto ci attende al di là della vita, ma anzitutto sul ruolo di fondamentale importanza che l'idea stessa di morte ricopre all'interno della vita di ogni uomo. In tal modo la pellicola diviene una riflessione sulla miseria dell'umanità, tragicamente confinata nel suo stato di finitudine e impotenza di fronte alla forza incontrastabile della natura (lo tzunami), all'imprevedibilità del destino (l'incidente d'auto), alla degenerazione che i rapporti tra gli uomini stanno manifestando (l'attentato in metropolitana), all'impossibilità di comprendere il senso della nostra esistenza (il sensitivo incapace di accettare il proprio dono).
[+]
Con rigore ed estrema fascinazione il regista Clint Eastwood da vita ad un'intensa pellicola che indaga su quanto di più ignoto vi è nella comune esperienza esistenziale di ogni uomo, ovvero la morte.
Un'attenta e lucida riflessione, a mio parere costante durante l'intera durata del film, consente al regista di porsi domande non solo su quanto ci attende al di là della vita, ma anzitutto sul ruolo di fondamentale importanza che l'idea stessa di morte ricopre all'interno della vita di ogni uomo. In tal modo la pellicola diviene una riflessione sulla miseria dell'umanità, tragicamente confinata nel suo stato di finitudine e impotenza di fronte alla forza incontrastabile della natura (lo tzunami), all'imprevedibilità del destino (l'incidente d'auto), alla degenerazione che i rapporti tra gli uomini stanno manifestando (l'attentato in metropolitana), all'impossibilità di comprendere il senso della nostra esistenza (il sensitivo incapace di accettare il proprio dono). Attraverso immagini e sequenze che nella loro straordinaria classicità rendono il film quanto mai poetico, Clint Eastwood riflette inoltre sugli affetti umani creando una rete intricata di personaggi a tutto tondo che interagiscono inevitabilmente tra loro, forse seguendo una legge di casualità o forse secondo un destino a cui all'uomo non è dato sottrarsi. I legami, a volte fuggevoli (la donna del corso di cucina e la bimba del mercato), sono forti e fondamentali per la crescita dei tre protagonisti del film. Il regista a questo punto si abbandona ad un'appassionata indagine sulla profondità dei vincoli affettivi che perdurano dopo la morte creando sequenze espressivamente forti di Foscoliana memoria e realizzando non solo che la morte è una realtà con cui l'uomo deve necessariamente convivere, ma soprattutto che alla base di ogni esperienza esistenziale vi è la consapevolezza di un incessante dolore che le dà un senso. La dolcezza con la quale i vari personaggi si abbandonano al dolore e si confrontano con esso è struggente (il distacco materno, il confronto di Marie con il cinismo e la logica utilitaristica della società, la condivisione della morte da parte di George, il pianto colmo di rassegnazione di Marcus). La comune ricerca di risposte affrontata dai tre personaggi principali permette al regista di delineare i tre modi fondamentali in cui l'uomo recepisce la morte secondo uno schema circolare:
1--- la morte come mistero e ricerca di significato (Marie, Marcus, George)
2--- la morte come esperienza diretta ignorata dall'altrui cinismo (Marie)
3--- la morte come dolorosa assenza e come vuoto interiore (Marcus)
4--- la morte come condivisione del dolore e flagello esistenziale (George)
1--- la morte come mezzo d'interpretazione della propria vita (Marie, Marcus, George)
Eccezionale inoltre il finale del lungometraggio in cui ,con un sorriso, George proietta il suo pensiero non alla morte, non ad un futuro di morte, ma all'amore: è il regista che offre una possibile chiave interpretativa all'intera vicenda esistenziale di ognuno di noi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giovanni di giulio »
[ - ] lascia un commento a giovanni di giulio »
|
|
d'accordo? |
|
marv89
|
giovedì 6 gennaio 2011
|
quando il cinema si trasforma in arte
|
|
|
|
Sergio Leone diceva di lui: " Mi piace Clint Eastwood perché è un attore che ha solo due espressioni: una con il cappello e una senza cappello" una frase che andava quasi a denigrare la figura del Clint attore sottolineando la carenza di emozione e spessore che il suo personaggio emanava. Oggi nel 2011 Eastwood è un Regista ottantenne con la R maiuscola che ci ha regalato lungometraggi indimenticabili da inserire di diritto nella storia ultracentenaria della pellicola, dei lavori che abbondano di quelle caratteristiche che Leone non vedeva nell'attore.
[+]
Sergio Leone diceva di lui: " Mi piace Clint Eastwood perché è un attore che ha solo due espressioni: una con il cappello e una senza cappello" una frase che andava quasi a denigrare la figura del Clint attore sottolineando la carenza di emozione e spessore che il suo personaggio emanava. Oggi nel 2011 Eastwood è un Regista ottantenne con la R maiuscola che ci ha regalato lungometraggi indimenticabili da inserire di diritto nella storia ultracentenaria della pellicola, dei lavori che abbondano di quelle caratteristiche che Leone non vedeva nell'attore. La sua storia cinematografica è un crescendo continuo, i suoi film migliorano con il tempo come il buon vino, quel tempo che ha reso l'uomo sempre più emotivo, riflessivo, amante dell'essenza delle cose e non più dell'apparenza. Quando un uomo sulla soglia degli ottanta anni ha una mente come quella di Eastwood non può non filosofeggiare su quello che è il tema centrale della vita: la morte. Hereafter è molto più di un film, è arte...la visione innalza lo spirito umano, si ha l'impressione di lievitare in mondo parallelo, di vagare tra i meandri dei personaggi senza però perdere di vista la realtà che è molto più vicina di quanto si possa immaginare. Il tema centrale è la morte, un tema che non viene analizzato e trattato con insistenza ma con ponderatezza e naturalità non si scende mai nel banale e non si sale mai nel filosofico, è proprio questa la grandezza del film il suo essere naturale. L'uomo può rapportarsi in tre diversi modi con la morte: cercando di fuggire da essa vivendola quotidianamente, cercandola dopo averla vissuta per un attimo, cercando risposte dopo averla subita personalmente con la morte di un caro...tre casistiche reali rese tali da avvenimenti vissuti direttamente e indirettamente dall'uomo: un incidente stradale, lo tsunami, incidente in metropolitana niente di più vicino alla quotidianità. La domanda è: esiste l'hereafter? e se esiste cos'è?cosa ci attende? La risposta non la conosce neanche chi lo vive quotidianamente e ne vuole fuggire, allora da cosa fugge? perchè chi lo ha vissuto cerca risposte? tutti interrogativi che quando vengono fuori rovinano la vita: quella lavorativa della giornalista quella sentimentale del sensitivo e la giovinezza del ragazzo. Eastwood quindi non da risposte ma ci fornisce la soluzione: guardare avanti, guardare al futuro come fa George che immagina il bacio, lasciarsi alle spalle il passato. Significativa è una frase del film: "La vita non è vita se hai a che fare con la morte". Il film della maturità per il regista americano, grazie Clint, grazie per quello che ci hai dato.
[-]
[+] clint, ci aspettavamo di più
(di cannabbal)
[ - ] clint, ci aspettavamo di più
[+] ma quale sigaro?
(di marv89)
[ - ] ma quale sigaro?
[+] clint
(di ubimario)
[ - ] clint
|
|
[+] lascia un commento a marv89 »
[ - ] lascia un commento a marv89 »
|
|
d'accordo? |
|
weach
|
domenica 6 febbraio 2011
|
la morte ...un dolce incontro che ci compete
|
|
|
|
Chi parla di Clint Eastwodd deve capire che quest' uomo è un giovane vecchio perché è ottantenne con un integrità intellettuale ed artistica invidiabile.
Questa sua ultima opera mi ha sorpreso per l'intrinseca forza ,per la duttilità , per coraggio di proporre all'umanità un approccio di pace, di serenità con "la soglia della morte" .
Come si conviene per un uomo di integrità intellettuale,Clint Eastwoow non propone una lettura definitiva "per Il viaggio più lungo",anzi, come si conviene a lui , "suggerisce "un dibattito , senza ipocrisie, dove ogni conclusione merita rispetto, perché la risposta è puramente individuale , come il relativo percorso di consapevolezza.
[+]
Chi parla di Clint Eastwodd deve capire che quest' uomo è un giovane vecchio perché è ottantenne con un integrità intellettuale ed artistica invidiabile.
Questa sua ultima opera mi ha sorpreso per l'intrinseca forza ,per la duttilità , per coraggio di proporre all'umanità un approccio di pace, di serenità con "la soglia della morte" .
Come si conviene per un uomo di integrità intellettuale,Clint Eastwoow non propone una lettura definitiva "per Il viaggio più lungo",anzi, come si conviene a lui , "suggerisce "un dibattito , senza ipocrisie, dove ogni conclusione merita rispetto, perché la risposta è puramente individuale , come il relativo percorso di consapevolezza.
La potenza scenica della violenza della natura che tutto distrugge si pone in contrappasso con la conclusione del film che suggerisce “un’incontro “con l’evento del trapasso , come dovuto,come giusta dispersione dell'ego,da accettare con serenità, come atto di generosità verso il resto in feri ; si un incontro confronto con indizi che sembrano proporre all’uomo ,che si disperde da forma in energia . un seguito non meglio conosciuto ma possibile ,anzi probabile, comunque da sondare .
Tre storie si intrecciano per confluire , o se vogliamo ,tre indizi diversi ,verso il grande segreto della vita.
Il percorso è perfetto: distruzione, riflessione ,introspezione ,accettazione.
La regia eccellente propone in fondo una confronto sereno , senza balbettii con un problema che abbiamo voluto, per timore, relegare solo nel nostro inconscio.
Eppure le domande riaffiorano ogni giorno e noi le rendiamo celate , le neghiamo quasi non fosse veramente utile indagare.
Rivedo i carri Egizio e dei Sumeri che accompagnavano questo evento con senso di solennità, profondità che oggi sfugge all’uomo moderno.
Si deve andare al cinema , perché in questo caso sarà vero piacere accanto al grande Clint Eastwodd
Grazie
Weach illuminati
[-]
[+] dentro il cuore del mondo
(di weach)
[ - ] dentro il cuore del mondo
|
|
[+] lascia un commento a weach »
[ - ] lascia un commento a weach »
|
|
d'accordo? |
|
writer58
|
giovedì 6 gennaio 2011
|
un buon film di un grande regista...
|
|
|
|
Si vede la mano di un grande dietro la cinepresa. Le tre vicende narrate (la giornalista francese che sopravvive allo Tsunami, rappresentato in modo straordinariamente realistico ed efficace, il sensitivo che non vuole "esercitare" e che vive il suo dono come una condanna, Il ragazzino che perde il fratello e la madre tossicodipendente) sono raccontate con uno stile pulito e intenso, incatenano l'attenzione degli spettatori e creano connessioni di senso tra i protagonisti, in bilico (fuor di metafora) tra la vita e la morte. La materia trattata è controversa (l'esistenza di un aldilà dopo la morte) e si prestava a cadute di stile o alla proposizione di un polpettone mistico-metafisico, ma Eastwood aggira brillantemente questi rischi e ci propone un esercizio filmico nitido e appassionante.
[+]
Si vede la mano di un grande dietro la cinepresa. Le tre vicende narrate (la giornalista francese che sopravvive allo Tsunami, rappresentato in modo straordinariamente realistico ed efficace, il sensitivo che non vuole "esercitare" e che vive il suo dono come una condanna, Il ragazzino che perde il fratello e la madre tossicodipendente) sono raccontate con uno stile pulito e intenso, incatenano l'attenzione degli spettatori e creano connessioni di senso tra i protagonisti, in bilico (fuor di metafora) tra la vita e la morte. La materia trattata è controversa (l'esistenza di un aldilà dopo la morte) e si prestava a cadute di stile o alla proposizione di un polpettone mistico-metafisico, ma Eastwood aggira brillantemente questi rischi e ci propone un esercizio filmico nitido e appassionante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
sergiofi
|
sabato 8 gennaio 2011
|
tre storie coinvolgenti
|
|
|
|
Clint Eastwood non si accontenta mai. Ci regale l’ennesima emozione, una nuova magistrale prova di cinema. Intreccia sullo schermo tre storie. La giornalista parigina bella e famosa, all’apice del successo e della carriera. Il giovane uomo americano prigioniero di un dono che vive come una condanna, nella triste solitudine di San Francisco. Il bambino londinese che perde tragicamente il gemello, con il quale condivideva una madre tossica.
Il denominatore comune che lega queste tre vite apparentemente disuguali è l’esperienza diretta e indiretta della morte, che segna ciascuno dei protagonisti. Il tema dell’aldilà è solo il pretesto per raccontarci con stile impeccabile e grande senso di partecipazione la mestizia esistenziale di Marie, George e Marcus.
[+]
Clint Eastwood non si accontenta mai. Ci regale l’ennesima emozione, una nuova magistrale prova di cinema. Intreccia sullo schermo tre storie. La giornalista parigina bella e famosa, all’apice del successo e della carriera. Il giovane uomo americano prigioniero di un dono che vive come una condanna, nella triste solitudine di San Francisco. Il bambino londinese che perde tragicamente il gemello, con il quale condivideva una madre tossica.
Il denominatore comune che lega queste tre vite apparentemente disuguali è l’esperienza diretta e indiretta della morte, che segna ciascuno dei protagonisti. Il tema dell’aldilà è solo il pretesto per raccontarci con stile impeccabile e grande senso di partecipazione la mestizia esistenziale di Marie, George e Marcus. Per introdurci attraverso le loro storie in altre storie collaterali, tratteggiate con altrettanta sapienza. Per fotografare i mali del nostro tempo (lo tsunami che in un attimo cancella uomini e cose, le bombe nella metropolitana di Londra, la superficialità sulla quale si basano certe invidiate carriere, il dramma della droga e dell’affidamento).
Eastwood procede alternando tocchi lievi e pugni nello stomaco, perché così è la vita. Il grande Clint ci regala sequenze indimenticabili nel loro nitore, all’altezza di un regista ottantenne con la voglia di fare di un trentenne. Il più grande regista vivente, a questo punto. Non gli interessa inoltrarsi su quanto ci attende dopo la morte, non è questo il tema appena sfiorato del film. Vuole solo raccontarci tre percorsi, prenderci per mano e invitarci ad affrontare i problemi della vita che ci è dato vivere.
Le tre storie alla fine si intrecceranno, in un finale salvifico che a qualcuno potrebbe far storcere il naso. Niente di tutto questo. Il miele non è nelle corde di Eastwood, spietato narratore di esistenze sempre in bilico. E però uscire dalla sala dopo essere stati inchiodati per due ore alla poltrona senza perdere una battuta e avere ancora negli occhi l’immagine di George che vede finalmente se stesso baciare Marie, dopo anni di torbide visioni vissuti in disperata solitudine, è qualcosa che riscalda il cuore. Grazie ancora, vecchio ineguagliabile Clint.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sergiofi »
[ - ] lascia un commento a sergiofi »
|
|
d'accordo? |
|
simone dato
|
martedì 11 gennaio 2011
|
dov'è la sceneggiatura?
|
|
|
|
Diciamo subito che trattandosi di un film di Clint Eastwood, non è senz'altro un film banale.
E anche che trattandosi di un film di Clint Eastwood le aspettative sono sempre alte, soprattutto in questo caso in cui la critica sembrava tutta molto favorevolmente riviolta all'ultima opera del grande regista californiano.
Forse proprio per questo carico di aspettative, con l'idea di trovarsi di fronte ad uno di quei capolavori assoluti che cambiano i nostri radicati giudizi sul cinema, si esce dalla sala al termine della proiezione con un misto tra perplessità e delusione.
Perchè il film di Eastwood di qualità ne ha molte, e spunti interessanti anche, ma lascia un'idea di incompiuto, di ciò che poteva essere e non è stato, che ci accompagna anche nei giorni successivi quando lo si ripensa a mente fredda.
[+]
Diciamo subito che trattandosi di un film di Clint Eastwood, non è senz'altro un film banale.
E anche che trattandosi di un film di Clint Eastwood le aspettative sono sempre alte, soprattutto in questo caso in cui la critica sembrava tutta molto favorevolmente riviolta all'ultima opera del grande regista californiano.
Forse proprio per questo carico di aspettative, con l'idea di trovarsi di fronte ad uno di quei capolavori assoluti che cambiano i nostri radicati giudizi sul cinema, si esce dalla sala al termine della proiezione con un misto tra perplessità e delusione.
Perchè il film di Eastwood di qualità ne ha molte, e spunti interessanti anche, ma lascia un'idea di incompiuto, di ciò che poteva essere e non è stato, che ci accompagna anche nei giorni successivi quando lo si ripensa a mente fredda.
Di positivo, oltre alla solita maestria alla regia, sono sicuramente le ambientazioni, e l'ottima resa delle tre diverse realtà, quella californiana, quella londinese e quella francese, disegnate con realismo e attenzione ai particolari.
Anche i protagonisti sono ben caratterizzati.
Quello che invece manca è un senso compiuto, le tre storie sono tutte quante abbozzate, ma nessuna ben sviluppata, e poi francamente non si capisce quale sia il messaggio del film, il che stride con la pretesa, che si percepisce sin dalle prime scene, di lanciarlo, un messaggio, o per lo meno una provocazione.
E qual'è, tale provocazione? Io non l'ho colta.
Che bisogna porsi dei dubbi sulla vita dopo quella terrena? Credo sia qualcosa che già avviene dalla notrte dei tempi, mi sembrerebbe un po' banale.
Un ottimo esercizio di regia, un film piacevole e con una dinamica credibile, ma quasi privo di contenuti.
[-]
[+] esatto
(di lennon)
[ - ] esatto
|
|
[+] lascia un commento a simone dato »
[ - ] lascia un commento a simone dato »
|
|
d'accordo? |
|
andaland
|
sabato 8 gennaio 2011
|
non è la fine
|
|
|
|
Il film ricalca clichè sul paranormale, mostrando che esistono un sacco di ciarlatani, ma che dopo la morte esiste qualcosa di misterioso e sconosciuto che qualcuno è in grado di vedere e percepire, ma il racconto alla fine non aggiunge nulla di nuovo a ciò che si è sempre visto nei film e in tv. La regia è ottima, spettacolare la scena d'apertura dello tsunami, però non è il capolavoro che tutti descrivono.
[+] hereafter non parla del paranormale
(di samwood)
[ - ] hereafter non parla del paranormale
|
|
[+] lascia un commento a andaland »
[ - ] lascia un commento a andaland »
|
|
d'accordo? |
|
|