jack black 98
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martedì 14 giugno 2011
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ma non era gia' uscito in dvd?
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andando in negozi come mediaword lo trovate già in dvd
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alan rubino
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martedì 5 aprile 2011
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un giallo goffo e imbarazzante
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Siamo a Torino. Enzo Avolfi (Adrien Brody), un ispettore dal passato oscuro, è sulle tracce di un serial killer che
sequestra, dopo averle fatte salire a bordo del suo taxi, donne giovani e belle, per poi seviziarle e ucciderle.
Quando scompare una fotomodella di nome Celine, la sorella di quest'ultima, Linda, si rivolge all'ispettore Avolfi,
il quale, sulla base di un indizio, si convince che Celine sia vittima proprio dell'assassino cui sta dando la caccia...
Chi sperava in una rinascita di Dario Argento dovrà rassegnarsi. "Giallo" è un disastro più o meno sotto tutti i punti di vista.
La storia, di per sé poco originale, avanza in modo davvero goffo e imbarazzante in una catena di dialoghi maldestri,
personaggi insulsi, interpretazioni poco convincenti e situazioni inverosimili che cadono spesso nella comicità involontaria.
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Siamo a Torino. Enzo Avolfi (Adrien Brody), un ispettore dal passato oscuro, è sulle tracce di un serial killer che
sequestra, dopo averle fatte salire a bordo del suo taxi, donne giovani e belle, per poi seviziarle e ucciderle.
Quando scompare una fotomodella di nome Celine, la sorella di quest'ultima, Linda, si rivolge all'ispettore Avolfi,
il quale, sulla base di un indizio, si convince che Celine sia vittima proprio dell'assassino cui sta dando la caccia...
Chi sperava in una rinascita di Dario Argento dovrà rassegnarsi. "Giallo" è un disastro più o meno sotto tutti i punti di vista.
La storia, di per sé poco originale, avanza in modo davvero goffo e imbarazzante in una catena di dialoghi maldestri,
personaggi insulsi, interpretazioni poco convincenti e situazioni inverosimili che cadono spesso nella comicità involontaria.
Ma ciò che lascia più esterrefatti è la regia piuttosto impersonale, nonché la totale incapacità di creare
paura e suspence.
In Italia, nonostante l'uscita nei cinema fosse stata più volte annunciata per l'autunno del 2009,
il film è stato distribuito soltanto un anno dopo e direttamente in home video (il che la dice lunga).
Negli Stati Uniti, addirittura, è nato un contenzioso legale tra Brody e la produzione americana (chiusosi poi verso
la fine del 2010 a favore dell'attore), che ha bloccato la distribuzione in dvd della pellicola negli USA per alcuni mesi.
Alla luce di tutto, e considerato che dopo gli ultimi lavori la fama di "maestro del brivido" di Argento sta
seriamente vacillando, viene da chiedersi: ma era necessario?
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alan rubino
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giovedì 31 marzo 2011
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argento ha toccato il fondo
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E finalmente - o purtroppo? - è uscito in Italia direttamente in home video (brutto segno) l'ultimo film di Dario Argento.
Siamo a Torino. Enzo Avolfi (Adrien Brody), un ispettore dal passato oscuro, è sulle tracce di un serial killer che
sequestra, dopo averle fatte salire a bordo del suo taxi, donne giovani e belle, per poi seviziarle e ucciderle.
Quando scompare una fotomodella di nome Celine, la sorella di quest'ultima, Linda, un'assistente di volo francese,
si rivolge all'ispettore Avolfi, il quale, sulla base di un indizio, si convince che Celine sia vittima proprio
dell'assassino cui sta dando la caccia. Occorre pertanto risalire il prima possibile al nome del maniaco e fermarlo
prima che possa mietere altre vittime, tra cui, forse, la stessa Celine.
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E finalmente - o purtroppo? - è uscito in Italia direttamente in home video (brutto segno) l'ultimo film di Dario Argento.
Siamo a Torino. Enzo Avolfi (Adrien Brody), un ispettore dal passato oscuro, è sulle tracce di un serial killer che
sequestra, dopo averle fatte salire a bordo del suo taxi, donne giovani e belle, per poi seviziarle e ucciderle.
Quando scompare una fotomodella di nome Celine, la sorella di quest'ultima, Linda, un'assistente di volo francese,
si rivolge all'ispettore Avolfi, il quale, sulla base di un indizio, si convince che Celine sia vittima proprio
dell'assassino cui sta dando la caccia. Occorre pertanto risalire il prima possibile al nome del maniaco e fermarlo
prima che possa mietere altre vittime, tra cui, forse, la stessa Celine.
Imbarazzante. Spiace dirlo, ma questo è il termine che definisce meglio "Giallo".
Se il regista aveva dato prova della sua crisi involutiva con i mediocri "La terza madre" e "Ti piace Hitchcock?",
ora viene da chiedersi se ci sia una fine al peggioramento, perchè in questa pellicola non c'è veramente nulla di salvabile.
La storia, scritta male e poco originale, fa acqua da tutte le parti e avanza in modo davvero goffo per via dei
dialoghi maldestri e i personaggi insulsi. Gli interpreti, inoltre, non sono affatto convincenti (compreso lo stesso Brody
che nel 2003 aveva vinto l'Oscar per la sua interpretazione ne "Il Pianista").
Il film vorrebbe far paura ma non spaventa nessuno e, anzi, cade spesso nel ridicolo involontario.
La suspense latita, e quanto alla regia non vi sono né delle inquadrature ispirate né una interessante ricerca cromatica,
né una particolare colonna sonora, né delle atmosfere inquietanti, insomma, mancano tutti quegli elementi che tanto
caratterizzavano le pellicole di Argento.
Nulla, solo 88 minuti di puro tedio.
Il vero giallo non è il film, ma perchè uno dei più famosi e apprezzati registi italiani continui a girare degli obbrobri del genere.
Se manca l'ispirazione, non sarebbe meglio dedicarsi ad altro piuttosto che rischiare di compromettere la propria fama (meritata)
di "maestro del brivido"?
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il cinefilo
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mercoledì 2 marzo 2011
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dario argento è praticamente finito...forse.
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Proseguo il mio commento...molto difficilmente l'ex maestro del brivido avrebbe potuto fare peggio di così e sarei tentato di scrivere definitivamente la parola fine sulla sua ormai semidistrutta carriera artistica...ma è giunta voce alle mie orecchie che egli abbia in preparazione una sua versione della storia di Dracula del romanzo di Bram Stoker...se e quando uscirà al cinema una cosa simile aspetterò di visionarlo prima di un giudizio definitivo.
Posso attenermi umoristicamente ai fatti:Argento non esiste più...è stato sostituito da uno dei replicanti di BLADE RUNNER i quali hanno dimenticato di assorbirne l'originario talento decretandone con ciò i fiaschi fetenti che si susseguono nella carriera del replicante.
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Proseguo il mio commento...molto difficilmente l'ex maestro del brivido avrebbe potuto fare peggio di così e sarei tentato di scrivere definitivamente la parola fine sulla sua ormai semidistrutta carriera artistica...ma è giunta voce alle mie orecchie che egli abbia in preparazione una sua versione della storia di Dracula del romanzo di Bram Stoker...se e quando uscirà al cinema una cosa simile aspetterò di visionarlo prima di un giudizio definitivo.
Posso attenermi umoristicamente ai fatti:Argento non esiste più...è stato sostituito da uno dei replicanti di BLADE RUNNER i quali hanno dimenticato di assorbirne l'originario talento decretandone con ciò i fiaschi fetenti che si susseguono nella carriera del replicante...GIALLO,LA TERZA MADRE,IL CARTAIO e molto prima ancora anche LA SINDROME DI STENDHAL e OPERA rappresentano gli abissi pagliacceschi che trasformano la memoria di dario Argento da cineasta del terrore a giocoliere dei poveri di un circo di terza mano...questo è un fatto.
La situazione del replicante di Dario è pari a quella,ma in questo caso infinitamente peggiore,del Calvero di LUCI DELLA RIBALTA se non fosse che,in questo caso,i primi lontani bagliori d'un micragnoso ritorno alla gloria non si vedono proprio...ne,probabilmente,si vedranno mai più.
Argento(o meglio il replicante)si crogiola negli allori rinsecchiti dei fasti di un passato asfissiato dalla miseria...ciò che era non è più e ciò che avrebbe potuto essere è imploso su se stesso con la leggerezza di una piuma quando si dissolve nella lava del vulcano...un regista decaduto dedito a offrirsi all'apoteosi del nulla e di ciò egli non ha preso completamente coscienza se non nei suoi incubi più turpi.
Una volta avevo l'onore di abbeverarmi alla bravura di quello che è stato un grande profeta del brivido ed ardito esploratore degli orrori dell'inconscio...adesso tutto quello che resta è un povero vecchio mentalmente inchiodato allo stile splatter come Norma Desmond(ovvero Gloria Swanson)al cinema muto in VIALE DEL TRAMONTO...e,come per Norma Desmond,anche per Dario Argento è giunto il baratro definitivo senza scampo che lo inchioderà,a seconda ovviamente di come egli prenderà cognizione di questo fatto,al grigiore nefasto,putrido e funereo di ciò che è stato e non sarà mai più.
Come Norma Desmond,anche Dario Argento si è radicato con fare delirante al suo passato...i suoi fan lo hanno ormai abbandonato così come con Norma Desmond...viene dunque da chiedersi per quale motivo egli si ostina a tentare di dimostrare di essere ciò che non è più...probabilmente c'è qualcuno che si diletta nello scrivergli finte lettere di fan inesistenti per tenerlo saldamente ancorato al passato illudendolo dell'esistenza di un pubblico ancora interessato a lui e alle sue ultime creazioni...quest'individuo(forse la figlia Asia?)va fermato immediatamente per il bene di Dario,del pubblico italiano(perchè all'estero,ormai,il marchio del suo cinema non va oltre il reparto funzionale alla vendita dei fazzoletti per starnutire dei supermercati,o,al limite,a quello dei rotoloni Regina che non finiscono mai)e di chiunque abbia a cuore la propria sanità intellettuale.
Il Norma Desmond all'amatriciana tenta di ridare smalto alla fluidità narrativa misteriosamente"dark"che ,tra gli altri elementi,caratterizzava i suoi classici ma gli esiti ottenuti sono paragonabili a quelli che potrebbe ottenere un elefante se tentasse di fare la danza dei sette veli dentro una gioielleria o un tricheco che punta a vincere la medaglia d'oro alle olimpiadi nella gara del lancio del giavellotto...per questi motivi mi appello alla coscienza di Dario prima che il suo cinema-poltiglia tracolli ulteriormente verso gli strati più profondi del nulla.
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il cinefilo
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martedì 8 febbraio 2011
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un altro miserabile fiasco di dario argento
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Il mistero più grande(anche perchè è l'unico)che aleggia sopra la figura di Dario Argento e quello di come sia possibile perdere completamente il proprio talento visionario e l'abilità labirintica delle invenzioni narrative(che caratterizzavano il suo periodo d'oro)a favore di un incapacità pressochè totale di costruire tensione condendola e peggiorandola con un inettitudine di regia rara da emulare.
In GIALLO non funziona assolutamente niente:Gli interpreti principali Adrien Brody(nel doppio ruolo del poliziotto dal solito passato traumatico e quello del maniaco omicida)e Emmanuelle Seigner si riducono a raschiare il fondo del barile della professionalità mentre la sceneggiatura,nella sua completa sciatteria,incute un tale senso di pietà da rendere quasi commovente il livello disgraziato in cui il regista è andato a schiantarsi.
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Il mistero più grande(anche perchè è l'unico)che aleggia sopra la figura di Dario Argento e quello di come sia possibile perdere completamente il proprio talento visionario e l'abilità labirintica delle invenzioni narrative(che caratterizzavano il suo periodo d'oro)a favore di un incapacità pressochè totale di costruire tensione condendola e peggiorandola con un inettitudine di regia rara da emulare.
In GIALLO non funziona assolutamente niente:Gli interpreti principali Adrien Brody(nel doppio ruolo del poliziotto dal solito passato traumatico e quello del maniaco omicida)e Emmanuelle Seigner si riducono a raschiare il fondo del barile della professionalità mentre la sceneggiatura,nella sua completa sciatteria,incute un tale senso di pietà da rendere quasi commovente il livello disgraziato in cui il regista è andato a schiantarsi.
Quello di Dario Argento è un fenomeno molto interessante...riesce a far capire cosa significa passare dalle stelle alle stalle e tramutarsi,come per magia,da maestro del brivido a professionista delle bidonate visto e considerato che è riuscito a smerdare completamente i due ambiti cinematografichi in cui era riuscito a costruirsi un identità nei bei tempi andati(molto andati):il genere giallo-thriller e quello orrorifico.
Si potrebbe pensare quasi che simili storpiature il regista le abbia compiute a bella posta per rovinarsi sistematicamente la carriera e così il nostro eroe avrà pensato:"maledizione...la gente ha un buon ricordo del mio cinema...vediamo come potrei sputtanarlo nel miglior modo possibile"ma pultroppo temo che non sia così e che il pover'uomo sia ancora convinto di risollevare la sua immagine ma non ha calcolato la perdità delle sue vecchie capacità e ora è un cineasta praticamente finito.
Quello che un tempo era un interessante esempio di innovazione artistica adesso è una miseranda carcassa putrefatta buona solamente da essere data in pasto alle mosche e agli avvoltoi...e arrivato il momento che Dario si renda conto di quale lerciume fetente ha avvolto come un velo la sua esistenza di regista e chiuda,una volta per sempre,baracca e burattini e si ritiri in montagna a curare le pecore come l'amico di Heidi...ed è una svolta che deve essere compiuta al più presto prima che il letame travalichi la diga e sommerga Dario Argento inchiodandolo all'abisso.
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ultimoboyscout
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sabato 15 gennaio 2011
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commercialmente orrendo.
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Dario Argento era un maestro dell'horror, di quello vero e di grandissima qualità. Io non lo amo, come non amo il genere, ma dov'è finito il vero Argento? Dove sono quei bei mitici film di una volta? Probabilmente risucchiato dalla crisi nera (proprio il colore adatto...) che attanaglia il genere horror, nel quale in molti si addentrano e nessuno o quasi ne esce vincitore ormai da anni. Non distribuito nelle sake stavolta il motivo è chiaro. Anche Brody è rimasto schiacciato da tale oscenità.
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paride86
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sabato 1 gennaio 2011
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decisamente mediocre, appunto.
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Interpretato e prodotto da Adrien Brody, "Giallo" è un insulso thriller senza suspense e privo di pathos. La colpa è senza dubbio di Dario Argento, regista che si distingue certamente per un certo stile delle inquadrature, della costruzione della scena, ma che ormai è totalmente incapace di coinvolgere lo spettatore e di rendere credibile una storia che, trattata in modo diverso, poteva pure funzionare, seppur con opportuni accorgimenti.
La recitazione degli attori è pessima, soprattutto l'interpretazione della Seigner - inespressiva in ogni occasione.
Torino sullo sfondo fa la sua splendida figura. Almeno lei.
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dario
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sabato 30 ottobre 2010
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penoso e irritante
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Sembra il prodotto di un dilettante alle prime armi. Dario Argento è un mistero, nel senso che non si capisce come abbia potuto fare il regista. Non conosce minimamente il linguaggio cinematografico, non sa collegare le scene, massacra le scene, non ha ritmo. Qui è addirittura senza idee e senza voglia di fare, usa dialoghi da oratorio, insiste con una fotografia primordiale. Gli attori non sanno cosa fare. Brody fuma in continuazione e si muove senza logica. La Seigner si esprime attraverso smorfie. Lo spettacolo provoca presto nausea e disgusto, ma non per la sciocca brutalità quanto per la manifesta incapacità di creare un accettabile pathos. Voto zero. E poi il cinema italiano è in crisi! Per favore, basta con Dario Argento!!!
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dario carta
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sabato 30 ottobre 2010
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un giallo sbiadito
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Che peccato vedere le ossessioni di Dario Argento scolorire e sbiadirsi nello smalto già opaco che patina i lavori del maestro del brivido italiano da ormai più di un decennio.
“Giallo” segue i pallidi titoli delle Madri,proponendosi anch’esso come pellicola senza guizzi e colori,quasi che Argento voglia confermare una genialità assopita.
Il linguaggio visivo di un regista che ha segnato a fondo il cinema italiano di genere e ritraeva i volti della morte e della paura declinati nelle ansie dell’immaginario,sembra evaporare nelle realtà inconsistenti di un cinema amorfo e senza impronta,tradendo quel talento che dal 1970 traduceva con stile inconfondibile le ossessioni in immagini.
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Che peccato vedere le ossessioni di Dario Argento scolorire e sbiadirsi nello smalto già opaco che patina i lavori del maestro del brivido italiano da ormai più di un decennio.
“Giallo” segue i pallidi titoli delle Madri,proponendosi anch’esso come pellicola senza guizzi e colori,quasi che Argento voglia confermare una genialità assopita.
Il linguaggio visivo di un regista che ha segnato a fondo il cinema italiano di genere e ritraeva i volti della morte e della paura declinati nelle ansie dell’immaginario,sembra evaporare nelle realtà inconsistenti di un cinema amorfo e senza impronta,tradendo quel talento che dal 1970 traduceva con stile inconfondibile le ossessioni in immagini.
In “Giallo” lo spettatore soffre della privazione di un’aspettativa disillusa,un appuntamento con la paura,una porta sul buio,un’irruzione nell’inconscio,trovandosi a valutare che l’unico indotto del lavoro è una storia a stento riconducibile alla fantasia malata dell’artista dell’orrido,dilatata da psiche a morbosa fisicità.
Torino.Il detective Enzo Avolfi (Adrien Brody) indaga su una serie di omicidi di fotomodelle rapite e brutalmente assassinate.
Il killer,reso subito noto,è un uomo deforme nel fisico e nell’anima,un omicida che porta in sé i traumi di un’infanzia guastata.
Ma anche Avolfi è profondamente segnato da qualcosa che non gli dà pace e l’incontro con Linda (Emanuelle Seigner),sorella di una modella sequestrata dal maniaco,lo aiuta nell’indagine del caso e di quello che nasconde nel suo io chiuso nel buio.
La morbosa attenzione del regista all’essenzialità dei dettagli affiora incerta nella struttura del racconto in una banale impaginazione scenica ben diversa dalla scrittura visiva dei tempi migliori:i toni saturi dell’incipit chiamano “Suspiria” e “Profondo rosso”,i voli di camera ricordano le scene in apertura di “Opera”,ma nel labile impianto narrativo pare trasparire in filigrana la reticenza del regista ad aggiornare una modalità direttiva autentica ma segnata da un passaggio d’epoca.
Le soluzioni registiche che coniavano il cinema dell’orrore italiano di quarant’anni fa ,le inquadrature,i carrelli,le soggettive,i meccanismi di carico tensionale e gli impieghi sonori,sono elementi assenti in un apparato obsoleto tradotto in un ordinario racconto dai soffusi timbri noir già narrato in epoche e platee diverse da quelle di oggi,ma privato di quella suggestione che porta la firma della differenza.
Pare che Argento voglia conformare il suo cinema alla modalità fictionale dell’immagine televisiva,alla mediocrità di un uso a perdere forse oggi più praticato e consueto.
Lasciandosi alle spalle esoterismo,diavoli e stregoneria,il regista torna ad esaminare le ansie e i traumi che si annidano nelle pieghe di passati sepolti,ma il processo analitico esce impoverito di quell’empatia morbosa che respirava nei suoi migliori lavori ed il futile ricorso ai dettagli canonizzati in una regia un tempo firma di maestro,lascia questa debole storia in balìa di una vacua favola nera e di un nostalgico rammarico
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