Rapporti vischiosi. Il mio film non parla del presidente, ma se lui lo vedesse si arrabbierebbe
di Arianna Finos Il Venerdì di Repubblica
Intervista al regista del Petroliere, candidato all'Oscar (i vincitori domenica notte) e già nelle sale italiane. «Raccontiamo un intreccio perverso tra politica e affari».
L'epitaffio dell'era Ybush è un film candidato a otto Oscar, destinato a ritagliarsi un posto nella storia dei cinema non solo americano. Il petroliere di Paul Thomas Anderson è il racconto cupo ed epico della nascita di una nazione fondata sulla ricchezza dei giacimenti e sull'estremismo religioso attraverso la parabola di un ex minatore d'argento fattosi magnate del petrolio alla maniera di John Rockefeller ed Edward Doheny. Sulla sfondo, lo scontro tra l'oil man - Daniel Plainview (un Daniel Day-Lewis mostruoso, idealista, ossessivo) - e un giovane pastore assetato di finanziamenti, mette in scena le due anime di quella destra americana protagonista della scena politica dell'ultimo decennio. Paul Thomas Anderson, che incontriamo insieme a Daniel Day-Lewis a Berlino, è uno di quegli autori che preferisce parlare attraverso il cinema «Quello che ho voluto ritrarre è il combattimento di due personaggi epici, il mio è una sorta di match di boxe». E anche, come suggerisce il titolo originale (There Will Be Blood, «Ci sarà sangue»), un film dell'orrore.
Per Anderson, «il potere di tante famiglie californiane e texane è nato su basi orribili e si è saldato in un intreccio perverso con preti fondamentalisti in buona o cattiva fede». Insomma, concede, «la metafora Bush è legittima, ma non l'affronto di petto». Dettaglia: «Credo sinceramente che se il nostro presidente vedesse il film e capisse il riferimento alle radici non sarebbe contento». È meno diplomatico il protagonista Daniel Day-Lewis che si dice felice di essere irlandese e quindi non dover partecipare alle prossime elezioni americane (ma è pronto a «ben consigliare» la moglie Rebecca Miller). «Per il mio personaggio non ho pensato a Bush in particolare, ma a tanti come lui convinti che il potere significhi diritto di dominare cose e uomini». Il californiano Anderson, 37 anni, si è imbattuto nel libro ispiratore del film, Petroliol di Lipton Sinclair, durante un soggiorno a Londra. «Avevo nostalgia del mio Paese, ho comprato questo romanzo datato 1927 e l'ho divorato. Sono cresciuto non lontano da Bakersfield, il luogo della California dove è stato scoperto per la prima volta il petrolio. Ancora oggi lo estraggono.
Da Il Venerdì di Repubblica, 22 Febbraio 2008
di Arianna Finos, 22 Febbraio 2008