zico
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lunedì 22 ottobre 2007
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una cagata!!
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joemango
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lunedì 6 agosto 2007
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la guerra dei fiori rossi
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Ultimamente la fucina cinematografica cinese sta producendo titoli di buon livello e la Guerra dei fiori rossi di Zhang Yuang non fa che aggiungersi alla lista dei suddetti film, con qualche difettuccio in più.
In breve, si narrano le piccole ribellioni al conformismo di un piccolo bambino cinese nel suo asilo, tutti pargoli intorno ai quattro anni. E' quindi indubbiamente da lodare la bravura del regista nel gestire una simile orda di attori (quasi) ancora in fasce. D'altro canto bisogna riconoscere al film la mancanza di una certa profondità intellettuale, forse ingenuamente sperata ad inizio pellicola. Restano scene colorate, vivaci, alle volte comiche ma mai da prendersi troppo sul serio accompagnate da immagini belle e fresche, talune leggermente artificiosamente poetiche (orina in neve su tutte) ma sempre e comunque gradevoli.
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Ultimamente la fucina cinematografica cinese sta producendo titoli di buon livello e la Guerra dei fiori rossi di Zhang Yuang non fa che aggiungersi alla lista dei suddetti film, con qualche difettuccio in più.
In breve, si narrano le piccole ribellioni al conformismo di un piccolo bambino cinese nel suo asilo, tutti pargoli intorno ai quattro anni. E' quindi indubbiamente da lodare la bravura del regista nel gestire una simile orda di attori (quasi) ancora in fasce. D'altro canto bisogna riconoscere al film la mancanza di una certa profondità intellettuale, forse ingenuamente sperata ad inizio pellicola. Restano scene colorate, vivaci, alle volte comiche ma mai da prendersi troppo sul serio accompagnate da immagini belle e fresche, talune leggermente artificiosamente poetiche (orina in neve su tutte) ma sempre e comunque gradevoli.
Qua e là si intravede un'abbozzata metafora sul potere.
Consigliato, seppur con qualche riserva.
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assianir
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martedì 17 luglio 2007
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ribellarsi al sistema già a 4 anni
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Un film che ti lascia qualcosa. Ultimamente pochi film danno sensazioni che lasciano qualcosa di profondo. Questo film mi ha portato a riflettere sul tema proposto ed anche ad ampliarlo. L'educazione già a 4 anni può essere importante per lo sviluppo successivo di una persona e piccoli accadimenti o sviste di un insegnante possono creare serii problemi ad un bambino soprattutto per il suo sviluppo sociale ed in particolar modo per una società complessa e fortemente strutturata come la Cina. Al di là degli innegabili pregi rimane comunque un film con lunghi silenzi girato dal punto di vista di un bambino e quindi a volte anche lento con alcuni salti nella storia ed uno spiccato lato poetico che benchè sia un'innegabile lato positivo per alcuni spettatori può risultare noioso.
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paola
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mercoledì 27 giugno 2007
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la guerra dwi fiori rossi
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E' un film che risente purtroppo delle varie potature a cui è stato costretto. Il finale modificato causa la censura cinese, infatti doveva terminare con il bambino, davanti all'esercito in parata, mentre fa una boccaccia e la pipì. Scena cambiata in malo modo e che lascia davvero incerti "è finito o no". Altri tagli si intuiscono durante il film, per esempio il volo del bambino,allusione alla libertà, scena completamente tagliata. Il film è splendido come musica, fotografia e credo che anche la sceneggiatura meritasse il nostro interesse, ma tant'è quando l'arte viene falciata dal potere , qualunque esso sia (fa rabbrividire anche la forbice usata dal mercato, per inserire pubblicità, in film d'autore)non ci rimane che rammaricarci, non per il film, ma per il momento in cui viviamo.
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E' un film che risente purtroppo delle varie potature a cui è stato costretto. Il finale modificato causa la censura cinese, infatti doveva terminare con il bambino, davanti all'esercito in parata, mentre fa una boccaccia e la pipì. Scena cambiata in malo modo e che lascia davvero incerti "è finito o no". Altri tagli si intuiscono durante il film, per esempio il volo del bambino,allusione alla libertà, scena completamente tagliata. Il film è splendido come musica, fotografia e credo che anche la sceneggiatura meritasse il nostro interesse, ma tant'è quando l'arte viene falciata dal potere , qualunque esso sia (fa rabbrividire anche la forbice usata dal mercato, per inserire pubblicità, in film d'autore)non ci rimane che rammaricarci, non per il film, ma per il momento in cui viviamo. Paola
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claudia
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martedì 24 aprile 2007
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commento di una maestra
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Parto dal presupposto che il film non mi ha entusiasmato tantissimo, anche perchè, secondo me, mancava l'anima del film. Tuttavia, consiglio di vederlo, perchè al di là del successo del film in sè, ci leggo un problema che in pochi trattano: la solitudine dei bambini. Penso che in ogni classe, all'asilo come alle elementari fino al liceo e all'università, ci siano bambini o ragazzi che fanno fatica a legare con i compagni e stanno tutto il giorno da soli. Sono visti dai coetanei come strani, burberi, brutti, sfigati, ma ciò non toglie che queste persone sono le più sensibili e le più deboli. Sanno essere le più buone e tutti se ne approfittano; quando poi diventano "cattive" veramente, allora i bravi ragazzi di compagnia si vantano di aver capito da subito che razza di persona era il solitario.
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Parto dal presupposto che il film non mi ha entusiasmato tantissimo, anche perchè, secondo me, mancava l'anima del film. Tuttavia, consiglio di vederlo, perchè al di là del successo del film in sè, ci leggo un problema che in pochi trattano: la solitudine dei bambini. Penso che in ogni classe, all'asilo come alle elementari fino al liceo e all'università, ci siano bambini o ragazzi che fanno fatica a legare con i compagni e stanno tutto il giorno da soli. Sono visti dai coetanei come strani, burberi, brutti, sfigati, ma ciò non toglie che queste persone sono le più sensibili e le più deboli. Sanno essere le più buone e tutti se ne approfittano; quando poi diventano "cattive" veramente, allora i bravi ragazzi di compagnia si vantano di aver capito da subito che razza di persona era il solitario. Ho notato in particolare una certa propensione a escludere i diversi: io insegno in una scuola elementare, due dei miei bambini sono ben messi da parte dagli amichetti: uno è strabico, l'altro ha dei problemi in famiglia molto seri. I loro voti tra l'altro sono un mezzo disastro... è facile giustificare tutto dicendo "è il loro carattere, non hanno certo problemi a quell'età", eppure insisto sul fatto che il problema esiste e che sia sottovalutato sia da noi che dai genitori. Forse questo film poco attraente può almeno farci capire che i bambini soli e ribelli in fondo vorrebbero solo essere come i loro amichetti e non "diversi"
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luis
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martedì 17 aprile 2007
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la noiosa storia di un bambino nella cina del 1949
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Non sempre al cinema si possono vedere bei film. Questo lungometraggio é stato per me noioso e ne sconsiglio a tutti la visione, salvo che non venga offerta in un circuito gratuito
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malobo62
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martedì 17 aprile 2007
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quanti fiori per fare un film !
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Sono d'accordo con il commento di Olga, ma mi chiedo e come tale rivolgo la domanda ai lettori del forum che avessero visto la pellicola: il film dov'era?
Dieci minuti per impostare il soggetto e il suo sviluppo e circa due ore per annacquare i princìpi ideologico-filmografici dell'incipit.
Se, parafrasando Rodari, per fare un film "ci vuole un fiore", qui ce n'erano decisamente troppi :))
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nisde
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giovedì 5 aprile 2007
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il fiore rosso
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Film monolitico solo in apparenza, come fa di solito il miglior cinema dal dopoguerra a oggi,realismo, si, anche magico,si.Purtroppo un sistema come un bimbo di 4 anni deve per il suo proprio sostentamento addormentarsi... ma chissà se quel bambino, quel sistema sogneranno, sogneremo,e se si, sara' un sogno naturale, comprensibile o assolutamente caprricciossh...?
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gabry
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martedì 20 marzo 2007
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banale e triste
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Descrizione banale di un orfanotrofio della Cina comunista. Il bambino che si ribella a tutto e tutti può anche avere ragione per lo stile di vita che gli impongono, ma non c'è abbastanza incisività descrittiva. Alla fine, il film non lascia assolutamente nulla, se non una vaga impressione di masse di bambini inquadrati nel sistema. E' questo ciò che si vuole trasmettere?
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olga
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giovedì 8 marzo 2007
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ieri, oggi, cosa cambia?
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LA GUERRA DEI FIORI ROSSI
Come in ogni film dove protagonisti sono i bambini, la storia fa simpatia e tenerezza, ma un momento dopo si coglie la sua natura di apologo problematico. Si può essere ribelli a quattro anni o addirittura si deve esserlo, quando tutto tende a livellare, rendere conforme, irreggimentare? Siamo in Cina e potremmo essere negli anni ‘50 come oggi. Credo che il periodo non sia stato precisato più di tanto volutamente, perché l’interrogativo si pone in qualsiasi tempo e realtà. Oggetto dell’analisi sono infatti i sistemi di tipo idelogoci-fideistico tendenti a imbrigliare ogni spunto di fantasia e di critica nelle menti delle persone a cominciare dalla più tenera età.
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LA GUERRA DEI FIORI ROSSI
Come in ogni film dove protagonisti sono i bambini, la storia fa simpatia e tenerezza, ma un momento dopo si coglie la sua natura di apologo problematico. Si può essere ribelli a quattro anni o addirittura si deve esserlo, quando tutto tende a livellare, rendere conforme, irreggimentare? Siamo in Cina e potremmo essere negli anni ‘50 come oggi. Credo che il periodo non sia stato precisato più di tanto volutamente, perché l’interrogativo si pone in qualsiasi tempo e realtà. Oggetto dell’analisi sono infatti i sistemi di tipo idelogoci-fideistico tendenti a imbrigliare ogni spunto di fantasia e di critica nelle menti delle persone a cominciare dalla più tenera età. Il piccolo protagonista, Fang, viene condotto dal padre in un asilo tipo collegio, dove si trova fin dall’inizio spaesato. Pur senza violenze o ottusità, ogni momento della giornata dei piccoli è pianificato; chi sa adeguarsi perfettamente alle regole è premiato con piccoli fiori di carta rossi, chi non ci riesce, come il nostro, aspira ad averli a fianco del suo nome, ma lo spazio riservato sul cartellone per ogni alunno rimane per Fang angosciosamente vuoto. Qualsiasi cosa faccia il piccolo (un simpaticissimo Dong Bowen) registra un insuccesso: non riesce a rivestirsi da solo, si fa la pipì addosso, non risponde al suono della campanella della maestra: insomma un vero disastro. Anche il suo tentativo di uscire dall’isolamento facendo amicizia con due bambine, lo lascia alla fine più solo che mai e si sa che ciascuno a quell’età ha un gran bisogno di essere accettato. D’altra parte Fang si trova ben presto davanti a un bivio: crescere secondoil suo istinto o piegarsi alla regole che altri hanno rigidamente stabilito per lui. Da che parte stia chi racconta è chiaro, perché l’opera è caratterizzata da una critica non gridata ma serrata e chiarissima al conformismo. Si tratta in questo caso di quello della rivoluzione cinese volta ad omologare ogni cittadino, spegnere gli individualismi, rendere ciascuno solidale col prossimo ma a comando. Dal piccolo ribelle ci potremmo quindi aspettare che, cresciuto, finisca in piazza Tienanmen a fermare col braccio un carrarmato. Messaggio quindi chiarissimo: individuo contro massa, libertà contro acquiescenza, autonomia contro potere. Se poi si pensa che la libertà, in modi diversi dalla Cina, spesso diventa menefreghismo e violenza, l’individualismo corsa sfrenata alla promozione di sé, l’autonomia totale mancanza di senso civico e di responsabilità collettiva, allora le cose si complicano e non basta più il godibile racconto con piccoli protagonisti dagli occhi a mandorla e grande naturalezza espressiva. L’autore del resto non è nuovo a occuparsi dei problemi difficili di chi ancora non è adulto e il suo ultimo film non a caso si intitolava Diciassette anni. Dissidente da sempre dal regime cinese, Zhang Yuan ha già collaborato con cineasti italiani. Il film infatti è prodotto da Marco Müller, montato da Jacopo Quadri e affidato per le musiche a Carlo Crivelli. Il soggetto invece è tratto da un’opera di Wang Shuo, famoso scrittore cinese, amato dagli studenti e dagli intellettuali ma non dalla stampa ufficiale.
In quanto a me, al di là di tante intenzionalità problematiche, è venuto spontaneo aderire ai momenti di giocosità del film e all’irresistibile fascino di tutti quei lettini affiancati e animati, tipo nanetti di Biancaneve, dove la notte soprattutto porta mostri fantastici e desideri di affetto.
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