Good Night, and Good Luck.

L’acclamato "Good night, and good luck" è una gradevole, confortante fiaba. In bianco e nero per rendere meglio l’atmosfera di un’epoca. Per intrattenersi piacevolmente, con una sceneggiatura ben orchestrata, interpretazioni di alto livello medio, una regia professionale con qualche movimento che cattura l’attenzione in modo particolare – trucchi del mestiere che un regista fa bene a conoscere e utilizzare – un ottimo film. Il Maccartismo, ovviamente, è un’altra storia. Un film che intrattiene tutti, condanna qualcheduno, assolve l’America nel suo insieme. Molto opportunamente la storia prende in considerazione il caso di persone ingiustamente accusate di essere comuniste e non di quelle giustamente accusate di esserlo in quanto effettivamente comuniste, come se esserlo fosse di per sé un delitto. Ricordo che anni addietro Oriana Fallaci chiese allo Shah di Persia Reza Pahlevi (Intervista con la storia, Rizzoli - Bur) notizie sulle condizioni di prigionieri politici del suo paese. Lo Shah rispose che in Persia – che già allora aveva ripreso da decenni a chiamarsi Iran ma che io pervero nel chiamare Persia come all'epoca del Great Game – non c’erano prigionieri politici. Essere comunisti era un reato disciplinato e sanzionato dal Codice Penale. Cosa ricorderò? La scene di apertura, con la macchina da presa che si aggira intorno ai tavoli di una platea di gente bene che, tra un piatto e l’altro, un giro di perle e un giro di valzer, si lascia intrattenere, attende l’arrivo del famoso giornalista e infine ascolta il suo intervento in difesa del Giornalismo e della Libertà. La macchina naviga fra i tavoli, si sofferma su un viso, su un dettaglio, coglie un movimento delle mani, inquadra un profilo; la visione si allarga sulla sala, con tanti tavoli di persone tanto simili, per status, per tipo di abiti e di vestiti, gradevolezza dell’esistenza. Un ambiente bene anni Cinquanta che rimanda a una scena identica, questa volta a colori, in apertura di un film di Woody Allen di molti anni fa, “Crimini e Misfatti” (1989): questa volta a colori, anni Ottanta. Cambiano le mise, ma l’atmosfera è identica. I riti della buona borghesia imperituri nel tempo. Recensione completa su www.acheserveilnichelino.splinder.com