dragonia
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mercoledì 19 ottobre 2011
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king artorius
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Nonostante le loro recensioni qualche volta mi trovino d'accordo, ho imparato che spesso non è saggio fidarsi dei critici, specie se bocciano in modo così insensato una rarità come King Arthur solo perché non è come il pomposo film di Boorman. In realtà, ci troviamo di fronte a un'opera la cui ricostruzione storica è maniacale (è storicamente sicuro che questo Artorius di cui parla il film avesse le origini mostrate nello stesso e che nella stessa epoca ci fossero cavalieri sarmati) e il cui punto forte è non tanto una storia alquanto pretestuosa (ma che ci fa il pupillo del papa oltre il Vallo???) quanto le atmosfere epiche e l'azione incalzante e spettacolare, accompagnate da una musica davvero suggestiva.
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Nonostante le loro recensioni qualche volta mi trovino d'accordo, ho imparato che spesso non è saggio fidarsi dei critici, specie se bocciano in modo così insensato una rarità come King Arthur solo perché non è come il pomposo film di Boorman. In realtà, ci troviamo di fronte a un'opera la cui ricostruzione storica è maniacale (è storicamente sicuro che questo Artorius di cui parla il film avesse le origini mostrate nello stesso e che nella stessa epoca ci fossero cavalieri sarmati) e il cui punto forte è non tanto una storia alquanto pretestuosa (ma che ci fa il pupillo del papa oltre il Vallo???) quanto le atmosfere epiche e l'azione incalzante e spettacolare, accompagnate da una musica davvero suggestiva. Gli scontri sono magnifici e gli attori, sorretti da una sceneggiatura che offre dialoghi brillanti, danno il meglio di sé (incluso l'antipaticissimo Marescotti). Il finale, poi, soddisfa ampiamente.
Una vera e propria perla firmata Jerry Bruckheimer.
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rage against the maschine
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giovedì 10 agosto 2006
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il mito dei cavallieri modificato
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Artu',Lancillotto,Ginevra gli ingredienti basilari ci sono tutti ma dopo il mito viene messo adirittura alla fine del impero romano. Per quanto non sono un esperta e tanto meno una storica posso solo dire che questa nuova versione e' molto originale anche se non so fin quanto attendibile. Il film per me e' fatto molto bene, gli attori sono tutti bravi nelle interpretazioni e le scene di battaglia sono fatte con molta precisione e attenzione da risulatare realistiche. Anche la scelta della colonna sonora e molto adatta. Secondo me, Antoine Foqua ha fatto un buon lavoro anche se non ottimale. Tutto sommato non direi che il film ha delle note negative perche racconta tutta la leggenda di re Artu anche se in modo differente da quello tradizionale e da come veniva tramandato.
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Artu',Lancillotto,Ginevra gli ingredienti basilari ci sono tutti ma dopo il mito viene messo adirittura alla fine del impero romano. Per quanto non sono un esperta e tanto meno una storica posso solo dire che questa nuova versione e' molto originale anche se non so fin quanto attendibile. Il film per me e' fatto molto bene, gli attori sono tutti bravi nelle interpretazioni e le scene di battaglia sono fatte con molta precisione e attenzione da risulatare realistiche. Anche la scelta della colonna sonora e molto adatta. Secondo me, Antoine Foqua ha fatto un buon lavoro anche se non ottimale. Tutto sommato non direi che il film ha delle note negative perche racconta tutta la leggenda di re Artu anche se in modo differente da quello tradizionale e da come veniva tramandato. Anche la scenografia e la fotografia sono buone. Insomma non capisco perche' cosi tante critiche negative. In fondo un film e' sempre un film e se qualcuno vuole aproffondire degli argomenti non deve aspettare di vedere un film ma un buon documentario e leggere libri.
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andyflash77
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domenica 29 luglio 2012
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una nuova rilettura della leggenda di re artù
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Nel 460 d.C. Roma decide di abbandonare la Britannia e rafforzare il controllo sui suoi territori. L'isola viene invasa dai Sassoni e solo il condottiero Artù e i suoi cavalieri sarmati rimangono a difenderla.
A loro si unisce un popolo indigeno guidato da Merlino e dalla figlia Ginevra.
Il film è stato fortemente criticato su tutti i fronti: la scelta di collocare la vicenda nel 460 d.C. e descrivere Artù come un bretone divenuto legionario romano non è piaciuta.
Tuttavia questa versione della leggenda matura da nuovi studi storici incentrati sulla figura di re Artù e Antoine Fuqua l'ha resa pubblica con uno spettacolo cinematografico sì discutibile ma comunque di un certo valore scenico.
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Nel 460 d.C. Roma decide di abbandonare la Britannia e rafforzare il controllo sui suoi territori. L'isola viene invasa dai Sassoni e solo il condottiero Artù e i suoi cavalieri sarmati rimangono a difenderla.
A loro si unisce un popolo indigeno guidato da Merlino e dalla figlia Ginevra.
Il film è stato fortemente criticato su tutti i fronti: la scelta di collocare la vicenda nel 460 d.C. e descrivere Artù come un bretone divenuto legionario romano non è piaciuta.
Tuttavia questa versione della leggenda matura da nuovi studi storici incentrati sulla figura di re Artù e Antoine Fuqua l'ha resa pubblica con uno spettacolo cinematografico sì discutibile ma comunque di un certo valore scenico.
Non si può trascurare il fatto che molti personaggi siano snaturati e irriconoscibili, come Merlino e Ginevra, e che Lancillotto sia molto lontano in quanto presenza decisiva dai poemi bretoni a noi pervenuti. Che piaccia o no, tuttavia, Fuqua utilizza al meglio mezzi ed informazioni, costruendo scene di battaglia vigorose e concitate, ponendo l'accento su costumi e fotografia, pregevoli punti di forza.
La musica di Hans Zimmer esalta le gesta dei valorosi protagonisti ed enfatizza l'avvicinarsi dei Sassoni, popolo barbaro crudele e rude, ben descritto e collocato sulla scena. Non è sicuramente una storia d'amore e d'armi ma un racconto epico in cui la morale patriottica e l'abilità di spada si fondono mostrando virtù e coraggio.
Hollywood si fa sentire con la sua spavalderia in fatto di spettacolarità ed esaltazione dell'eroe, tali artifici funzionano soprattutto nel genere epico.
La regia di Fuqua è perfetta, il risultato molto buono.
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alessandro
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domenica 17 gennaio 2021
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artù ed i cavalieri del grande muro
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L'Impero Romano d'Occidente è ormai giunto al tramonto. Le popolazioni indigene della selvaggia Britannia additano come nuovo nemico incombente i Sassoni e individuano nel Generale romano Artù, per metà britanno e metà romano, la giusta e carismatica guida che può sconfiggere i nuovi invasori ormai sbarcati in territorio britannico. Film di azione e avventura ben fatto, avvincente e non banale in cui prendono vita alcuni personaggi del ciclo arturiano tra cui Artù ,Lancillotto, Ginevra , Merlino e gli altri Cavalieri della Tavola Rotonda. Il tema immanente e ricorrente nel film è rappresentato dalla libertà. I Cavalieri di Artù lottano per ottenere la libertà ( un lasciapassare valido per tutto l'Impero romano), i celti lottano per la libertà della loro Terra prima contro romani poi contro i Sassoni, Artù combatte per la libertà dei suoi Cavalieri e infine anche per la Britannia che è sempre stata, almeno per metà, la sua Terra.
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L'Impero Romano d'Occidente è ormai giunto al tramonto. Le popolazioni indigene della selvaggia Britannia additano come nuovo nemico incombente i Sassoni e individuano nel Generale romano Artù, per metà britanno e metà romano, la giusta e carismatica guida che può sconfiggere i nuovi invasori ormai sbarcati in territorio britannico. Film di azione e avventura ben fatto, avvincente e non banale in cui prendono vita alcuni personaggi del ciclo arturiano tra cui Artù ,Lancillotto, Ginevra , Merlino e gli altri Cavalieri della Tavola Rotonda. Il tema immanente e ricorrente nel film è rappresentato dalla libertà. I Cavalieri di Artù lottano per ottenere la libertà ( un lasciapassare valido per tutto l'Impero romano), i celti lottano per la libertà della loro Terra prima contro romani poi contro i Sassoni, Artù combatte per la libertà dei suoi Cavalieri e infine anche per la Britannia che è sempre stata, almeno per metà, la sua Terra. Altro aspetto significativo è l'amicizia che è felicemente trasposta nei dialoghi tra Artù e i Cavalieri.
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natoacittè
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domenica 13 marzo 2016
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che dire non il meglio, però.
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se ne è parlato in differenti occasioni di tale narativa, un
luogo tenente, alfiere, col braccio in gloria, purtroppo non
senza perplessità da parte di qualche soldato di lusso, anche
se non possiamo anche per le posizioni scelte di rito
saperne di più di altre persone od valutarle, ovvio; e di un
drappello che poi avrebbe virato a destra non bene
evidenziando le appartenenze; cmq, il nesso del film sono
i ruoli osservabili sin dai 18 minuti di principio,
si deve comprendere quali siano le differenze et scelte,
senza dunque pubblicità rituale direi per la battaglia,
premettendo che, un 'cavallino' d'armi quando
sembra essere oltrepassato dagli e dalle
giumente/i.
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se ne è parlato in differenti occasioni di tale narativa, un
luogo tenente, alfiere, col braccio in gloria, purtroppo non
senza perplessità da parte di qualche soldato di lusso, anche
se non possiamo anche per le posizioni scelte di rito
saperne di più di altre persone od valutarle, ovvio; e di un
drappello che poi avrebbe virato a destra non bene
evidenziando le appartenenze; cmq, il nesso del film sono
i ruoli osservabili sin dai 18 minuti di principio,
si deve comprendere quali siano le differenze et scelte,
senza dunque pubblicità rituale direi per la battaglia,
premettendo che, un 'cavallino' d'armi quando
sembra essere oltrepassato dagli e dalle
giumente/i... deve far... riflettere, quali siano
i ruoli riservati e effettivi e quale riconoscimento,
e per chi debba andare... se non si fosse compreso e anche
sotto quali effetive prospettive, e poi, cosa un re ha
costruito, ed in più vi è il ruolo
di tali scelte... che si vedono e vediamo quando la
combattente innanzi a arthur... dice in modo esplicito,
chiedendogli anzi esclamandogli chi egli sia; il re... mito
della narrativa e chi doveva, fosse, ed è in ogni caso per chiunque,
ecco i ruoli... specie in caso d'energenza, l'armata... del re mito,
non dunque qualche pellegrino con l'ambizione magari
malsana , diversamente non fosse quella non avrebbe
tante cose e tante altre per cui e per chiunque e ovunque
risponderne rimpiattato-a... già siamo anche cui sennò e con piacere,
con gli... attributi da vedere, di qualche furbacchione
dai processi farsa in verità ecc ecc, arthur the king... mi pare altresì
evidente come storia ove avrebbe dovuto e comunque è
coi ruoli vari e specifiche sin dai 18 minuti di principio
e sono di importanza primarie... le attitudini per cui
si sono effettuate tali scelte, per mantenre un equilibrio
nonchè di senso se non amorevole di divertimento non
fru fru dove altresì l'azione non manca mi pare,
e ove sfidanti di ieri e odierni possono lanciarsi non
senza pagarne comuqnue le conseguenze orquando
non pertinenti a un comprtamento consono direi,
e o con deviazioni seppur comprensibili, ma tali da non
evidenziarsi come degno di merito e milgiore, ottimo film.
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elgatoloco
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lunedì 30 dicembre 2019
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sul piano storico un po'"opinabile", altrimenti ..
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"King Arthur"(2004, Antoine Fuqua)storicamente abbastanza"peregino"( la quaestio britannica anche per l'Impero romano, oramai cristianizzato, è tuttora aperta, quanto alle date, visto che i documenti stroico-archeologici disponibili non sono così probanti)non è invece trippo carente sul piano spettacolare(abbastanza anticonvenzionali le lunghe scene di battaglia)e la figura di King Arthur emerge nella sua regalità non decaduta, in quanto egli appare, rispetto agli altri cavalieri della "Tavola Rotonda"un primus inter pares non il "capo"intronizzato da Dio(con Dio parla, ma in modo non retorico e non bigotto, nel film). Insomma, ben altra cosa rispetto alla retorica da scioccchi settiminali"popolari"sulla retorica per le famiglie reali attuali , pe rnon dire della casa Savoia in Italia, vettore determinante nell'ascesa del fascismo, sempre impermeabile al clericalismo come all'anticlericalismo a seconda delle opportunità politiche.
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"King Arthur"(2004, Antoine Fuqua)storicamente abbastanza"peregino"( la quaestio britannica anche per l'Impero romano, oramai cristianizzato, è tuttora aperta, quanto alle date, visto che i documenti stroico-archeologici disponibili non sono così probanti)non è invece trippo carente sul piano spettacolare(abbastanza anticonvenzionali le lunghe scene di battaglia)e la figura di King Arthur emerge nella sua regalità non decaduta, in quanto egli appare, rispetto agli altri cavalieri della "Tavola Rotonda"un primus inter pares non il "capo"intronizzato da Dio(con Dio parla, ma in modo non retorico e non bigotto, nel film). Insomma, ben altra cosa rispetto alla retorica da scioccchi settiminali"popolari"sulla retorica per le famiglie reali attuali , pe rnon dire della casa Savoia in Italia, vettore determinante nell'ascesa del fascismo, sempre impermeabile al clericalismo come all'anticlericalismo a seconda delle opportunità politiche...Interessante anche qualchje riferimento culturale che forse sfugge a chi fa meno attenzione ai dialoghi, come quanto si cita la libertas britannica rispetto al clericalismo romano, a proposito di Pelagio,, nome ellenizzato di Morgan, reologo e moanco britannico autore del famoso"De libero arbitrio"verus il"De servo arbitrio"di Agostino d'Ippoina... Sono forse dettagli, nell'economia del film, ma non del tutto sciocchi né peregrini, appunto, purché li si voglia cogliee4re. Cliwe Owen è un ottimo King Arthur, interpretando il bitannico re figlio di una Britanna e di un padre romano, Meno rappresentati, ma presenti i cavalieri, come Lancillotto e Galvano, quasi in ombra anche la figura di Merlino, mentre Keira Knightley è una bravissima Ginevra e per il pubblico italiano il bravo Ivano Marescotti è il vescovo Germanius, personaggio espressione del potere romano, che rappresenta, appunto, in modo efficace. El Gato
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major-minus
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sabato 19 maggio 2007
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tradita la storia, tradita la leggenda
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Non so quanto Fuqua conosca la storia e quanto gli interessi una delle leggende più radicate dell'Europa. E, francamente, non so neppure perché invece di chiamare il suo film "King Arthur" non l'abbia chiamato "King Peppino". Insomma, da un punto di vista storico, mitico e logico non funziona niente. Sono belle soltanto alcune scene di movimento (anche se la battaglia finale a un certo punto è soltanto un gran casino e non si capisce chi stia vincendo e chi stia perdendo e dunque non c'è alcuna suspense). La storia non funziona: i romani si ritirarono dalla Britannia intorno al 410 mentre la battaglia di Badon Hill avvenne intorno al 500. Si parla di un esercito "papale" quando allora il papa non ne aveva affatto e viveva o nell'impero di Onorio (se nel 410) o nel regno dell'ostrogoto Teodorico (se nel 500).
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Non so quanto Fuqua conosca la storia e quanto gli interessi una delle leggende più radicate dell'Europa. E, francamente, non so neppure perché invece di chiamare il suo film "King Arthur" non l'abbia chiamato "King Peppino". Insomma, da un punto di vista storico, mitico e logico non funziona niente. Sono belle soltanto alcune scene di movimento (anche se la battaglia finale a un certo punto è soltanto un gran casino e non si capisce chi stia vincendo e chi stia perdendo e dunque non c'è alcuna suspense). La storia non funziona: i romani si ritirarono dalla Britannia intorno al 410 mentre la battaglia di Badon Hill avvenne intorno al 500. Si parla di un esercito "papale" quando allora il papa non ne aveva affatto e viveva o nell'impero di Onorio (se nel 410) o nel regno dell'ostrogoto Teodorico (se nel 500). Il vescovo Germanius (che sarebbe Germano di Auxerre) era stato effettivamente un ufficiale romano (questa condizione viene data per scontata mentre per lo spettatore medio non lo è affatto) visitò la Britannia 2 volte (nel 429 e intorno al 440) e anche qui le date non tornano. Che ci fossero ville romane a nord del vallo di Adriano è puramente incredibile. Lo scontro di Badon Hill fu tra britanni e sassoni, ma certamente non vi furono coinvolti i Pitti di Scozia come mostra il film.
Quanto alla leggenda, se si tolgono le armature dei cavalieri nolto simili a quelle del 1200, è completamente devastata. Tavola rotonda, Excalibur, Merlino, Lancillotto, ecc. sono appiccicati senza senso in un contesto che non è il loro. Il tutto, poi, è condito con una melensa retorica sulla libertà che sembra quella di Bush per l'Iraq. Infine, i dialoghi sono tra il ridicolo e il penoso e, come spesso nei film storici, devono con due parole spiegare una situazione che ben pochi conoscono. Insomma un gran pasticcio.
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[+] giusto
(di fidanzata di lancallotto)
[ - ] giusto
[+] sono in parte d'accordo
(di rpp)
[ - ] sono in parte d'accordo
[+] sono d'accordo
(di gaia berlutti)
[ - ] sono d'accordo
[+] perfetto!
(di obu)
[ - ] perfetto!
[+] mi permetto di dissentire
(di shagrath)
[ - ] mi permetto di dissentire
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