che guevara, era un ammiratore del duce, oh yes!
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martedì 30 aprile 2002
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meglio la de filippi come ballerina che nanni come attore.
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Piccolo documentario romanesco sulla mater dolorosa. Come tutti sanno più facile far piangere che far ridere.
Le solite defecatine intellettualistiche buone per la piccola borghesia buonista. Spettatore ideale di Moretti: dipendente pubblico, fancazzista, solidale a chiacchiere, lettore di Repubblica, cinico e nihilista; può essere anche piccolo imprenditore, di quelli contro l'articolo 18, ma che quando si tratta di produrre va in Cina "perché quelli non mi costano nulla e non li devo assumere".
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(di ale)
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dario
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lunedì 20 aprile 2015
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sopra le righe
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Non si capisce la venerazione per Moretti che è, evidentemente, anche una auto-venerazione. Questo film è palesemente finto. Le emozioni, i sentimenti, sono urlati con pudore patinato, sono evidenziati e al contempo nascosti da una grossolana furbizia. Moretti insegue l'estetica, non la sostanza delle cose. Vuole far vedere, esibirsi senza partecipare. Nominare, non affermare. Non sa andare in fondo, osa ma non ce la fa. Il suo è un provincialismo irritante perché pretenzioso. Un velo pietoso sulle recitazioni, specialmente sulla sua. Sembra uno stoccafisso saccente (come se fosse possibile), un automa superbo. E' modesto anche come cineasta, ne balbetta il linguaggio.
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(di amedeo gavazzi)
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francesco
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giovedì 21 giugno 2001
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come decontestualizzare una vaccata
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La forza principale di "La stanza del figlio" sta nella geometria. L'ultimo
, immenso capolavoro di Nanni Moretti, è tutto incentrato da una geometria
orizzontale tendente a fissarne i volti in un approccio enigmatico ed
espressivo. Un film pieno di sottotesti, che accentua il profondo lirismo
dei volti, fino a delineare gli spazi con un rigore ed un distacco atipici.
Moretti è leggero, ondivago. Cita la poesia Caproniana e la retorica
Bergmaniana, per riflettere sulla morte vista come negazione buddhista della
sofferenza, ma d'altra parte impone una visibile retorica di gusto e essenza
religiosa.
Moretti comprende perfettamente il labirinto della narrazione, il pianto
visto in un ottica Vontrieriana, e l'eleganza tipica del cinema francese dei
Chabrol e dei Resnais.
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La forza principale di "La stanza del figlio" sta nella geometria. L'ultimo
, immenso capolavoro di Nanni Moretti, è tutto incentrato da una geometria
orizzontale tendente a fissarne i volti in un approccio enigmatico ed
espressivo. Un film pieno di sottotesti, che accentua il profondo lirismo
dei volti, fino a delineare gli spazi con un rigore ed un distacco atipici.
Moretti è leggero, ondivago. Cita la poesia Caproniana e la retorica
Bergmaniana, per riflettere sulla morte vista come negazione buddhista della
sofferenza, ma d'altra parte impone una visibile retorica di gusto e essenza
religiosa.
Moretti comprende perfettamente il labirinto della narrazione, il pianto
visto in un ottica Vontrieriana, e l'eleganza tipica del cinema francese dei
Chabrol e dei Resnais.
"La stanza del figlio" sta al cinema allo stesso modo per cui Proust sta
alla letteratura. Un totale ed epico cambio di rotta espressivo, volto a
deformare la realtà e renderla, attraverso l'intimismo, più narrante e meno
retorica.
La corsa iniziale per le strade di Ancona, di Zemeckisiano impatto popolare,
è attraversata per tutto lo scorrere della scena da una movimentata frenesia
che rimanda alla pittura di Klimt e alla prosa italiana contemporanea. Per
non parlare dell'uso profondo che Moretti fa della psicanalisi. Qui entrano
perfettamente le ottiche psicologiche di un Lowen, l'uso della psicanalisi
come oggetto circolare bioenergetico. Non a caso la carrellata che
l'accompagna dallo studio all'appartamento sono una precisa scelta emotiva
volta a far apprendere le basi delle sue poetiche successive.
La sparizione del fossile, è una evidente citazione al lavoro enorme fatto
dalla zoologia serbo croata, che da sempre parte dalle scuole e porta avanti
una formazione popolare rivolta spesso alla conservazione dei fossili come
fossero memoria analitica
Non a caso la memoria è la base di questo enorme capolavoro, che ,
ispirandosi metacinematograficamente a "Bianca" ritrova dentro se stessa un
idea nuova di cinema.
Un cinema che impone il melodramma come scelta stilistica, toglie le
immagini e le sovrappone ai sentimenti, attraverso una schematizzazione dei
primi piani, e dell'assenza dei movimenti di macchina. Il personaggio di
Silvio Orlando è preso nella sua totalità, dalla commedia rionale
napoletana, quella che ha avuto come maestri gente come Rosalina Anzidei e
Mino di Cosenza.
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mario
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lunedì 22 ottobre 2001
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capolavoro assoluto
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E' meglio dirlo subito: per me è un capolavoro assoluto. Moretti fa uscire dallo schermo il dolore che prova la sua famiglia, e lo stesso ti penetra e ti entra nel cuore (memorabile la scena della chiusura della bara, quel rumore...). E' meraviglioso come vengono analizzate le singole reazioni, con ognuno che in un certo senso si chiude in se stesso ed un finale altamente poetico che (forse) riapre uno spiraglio di speranza.
[+] ma non si può rappresentare il dolore
(di lion)
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barson
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sabato 2 settembre 2006
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giusto seguito
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Scomparse (in parte) le sue fobie che gli impedivano di vivere qualsiasi tipo di rapporto, ecco realizzarsi il sogno di Michele Apicella.
Sposato con una moglie stupenda (guarda caso ancora la Morante), due figli bellissimi, maschio e femmina il perfetto completamento della famiglia, le cantate in macchina le corse col figlio e le biricchinate perdonate a quet'ultimo perché in fondo c'è un bel rapporto di dialogo.
Una famiglia da spot televisivo insomma nella quale non deve entrare nessun elemento esterno disturbatore.
Così, il "nuovo" Apicella, svolge il suo lavoro di psicologo in modo assolutamente distaccato perché il dolore altrui non gli appartiene.
Ma la morte del figlio, arrivata come un lampo nella notte a squarciare quell'idillio famigliare, lo porta ad avvicinarsi un pò alla volta, col proprio dolore, alle persone che secondo lui assediavano il suo castello fatto di felicità.
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Scomparse (in parte) le sue fobie che gli impedivano di vivere qualsiasi tipo di rapporto, ecco realizzarsi il sogno di Michele Apicella.
Sposato con una moglie stupenda (guarda caso ancora la Morante), due figli bellissimi, maschio e femmina il perfetto completamento della famiglia, le cantate in macchina le corse col figlio e le biricchinate perdonate a quet'ultimo perché in fondo c'è un bel rapporto di dialogo.
Una famiglia da spot televisivo insomma nella quale non deve entrare nessun elemento esterno disturbatore.
Così, il "nuovo" Apicella, svolge il suo lavoro di psicologo in modo assolutamente distaccato perché il dolore altrui non gli appartiene.
Ma la morte del figlio, arrivata come un lampo nella notte a squarciare quell'idillio famigliare, lo porta ad avvicinarsi un pò alla volta, col proprio dolore, alle persone che secondo lui assediavano il suo castello fatto di felicità.
Ecco quindi un semplice ma spontaneo abbraccio ad un paziente,
ecco la confesione di non essere adatto a quella professione fatta ad un altra, che poterà quest'ultima a realizzare di aver raccontato i propri problemi ad una persona "vera".
Il percorso di "maturazione" del personaggio si conclude come un piccolo viaggio on the road, insieme ai suoi cari e a due ragazzi coetanei del figlio, che ha il sapore delle cose piacevoli che accadono per caso.
A mio vedere è il giusto seguito di Bianca.
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bullythekid
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giovedì 16 maggio 2002
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ab: do a questo film due stelle, ma ne scrivo cinque per avere più spazio: titolo della recensione: lo strazio del figlio
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"La stanza del figlio" è, per certi versi, un film sopravvalutato. Sia percjè lo stile asciutto di Moretti non analizza mai il dramma, sia perchè il ritratto della famiglia, oltre ad essere scontato, è poco approfondito. Scene belle ed accattivanti, come il monologo sulla tazzina sbeccata o il funerale del figlio, non mancano e coinvolgono. Ma la gustosa autoparodia di "Caro diario" e "Aprile" è assai lontana. Musiche di Nicola Piovani, prodotto dalla Sacher di Moretti e Angelo Barbagallo. Palma d'oro a Cannes, premio per il miglior film ai David di Donatello.
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(di cl41527)
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[+] la verità in pellicola
(di kobayashi)
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hector "macho camacho"
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domenica 22 luglio 2001
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nanni moretti "documentarista di stato comunista" copia in modo volgare film gia' visti, e in questo modo il peggiore regista del mondo (ed wood in confronto e' un regista di serie a)
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IL film la "Stanza del Figlio", e' un Film copiato e ricopiato da altri Lungometraggi.
Ma il precedente Governo Di Sinistra e' Riuscito a fare Vincere al Pupazzo Moretti il Festival Di Cannes.
E' come dire (per fare un esempio), che il giocatore di calcio Nanni Moretti facente parte di una Squadra di Amatori
di Calcio (dove e' sempre in Panchina), incredibilmente gli viene assegnato il Pallone D'oro come Migliore Giocatore D'Europa e del Mondo.
Che Schifo.
Nanni Moretti non Sei che un povero (con tutto il rispetto ch ho per i Poveri), Pagliaccio che Ha comprato tutti i premi che Hai Vinto e che Vincerai.
[+] grazie
(di angelo)
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(di marc provencher)
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[+] intervento imbarazzante
(di spione)
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mariano ruggiano
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giovedì 30 agosto 2001
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borghesi si diventa...
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Mi era stato detto che La stanza del figlio, tra i film del regista romano, era il meno morettiano. Probabilmente è vero, anche se, specie nella prima parte, lo stile è riconoscibilissimo.
Moretti, come Benigni, per una volta si è cimentato con un tema drammatico: una microstoria ordinaria di gente comune, che vede la propria sonnacchiosa routine di famiglia borghese sconvolta di colpo da un evento universalmente tragico,forse l'unico realmente contro natura. E buona parte della trama non è che il racconto di questo dolore, tra la vita che continua e il desiderio di fermarla, tra rimpianti e rimorsi di coscienza, nel diluvio di "se" e "ma" che affolla la mente dopo una disgrazia. L'intento è nobile, ma il risultato artistico un po' meno.
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Mi era stato detto che La stanza del figlio, tra i film del regista romano, era il meno morettiano. Probabilmente è vero, anche se, specie nella prima parte, lo stile è riconoscibilissimo.
Moretti, come Benigni, per una volta si è cimentato con un tema drammatico: una microstoria ordinaria di gente comune, che vede la propria sonnacchiosa routine di famiglia borghese sconvolta di colpo da un evento universalmente tragico,forse l'unico realmente contro natura. E buona parte della trama non è che il racconto di questo dolore, tra la vita che continua e il desiderio di fermarla, tra rimpianti e rimorsi di coscienza, nel diluvio di "se" e "ma" che affolla la mente dopo una disgrazia. L'intento è nobile, ma il risultato artistico un po' meno.
Al contrario di "La vita è bella", nel film di Moretti non c'è proprio nulla di originale, di profondo, di ironico o struggente.
L'unica nota involontariamente ironica, per non dire farsesca, è l'interpretazione dello stesso Moretti.
I suoi sforzi di rappresentare il volto dell'angoscia confliggono apertamente con la naturale inespressività del suo sguardo; quanto più si strugge, si dimena e sbraita contro la malasorte, tanto più assume un aspetto caricaturale, posticcio.
Il fatto è che Moretti attore vero non è, e tantomeno drammatico; è abile solo quando si tratta di monologhi immaginifici avulsi da trame e sceneggiature, estraniati dal contesto.
E non l'ha aiutato (anzi!) neppure l'aver accanto un'attrice brava e credibile come Laura Morante (giustamente premiata per l'interpretazione).
Pur non essendo morettiano convinto, ritengo che il Nanni nazionale farebbe bene a tornare alle vecchie e rinnegate macchiette, di cui si dice stufo. Per il bene suo e dei cultori di (un certo tipo di) Cinema.
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[+] a me non è piaciuto.....
(di cl41527)
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joint
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giovedì 19 settembre 2002
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un discreto film...nulla di piu'
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tanto 'can can' per un discreto film ma nulla piu'...perchè si è voluto enfatizzare così tanto questo film??? forse un motivo c'è...ed è come al solito politico...i film di 'sinistra' sono sempre aiutati...come ad esempio lo è stato LA VITA E' BELLA di Benigni...anche quello un discreto film ma niente di più...LA STORIA SI RIPETE A QUANTO PARE
[+] assolutamente non concorde
(di clitemnestra)
[ - ] assolutamente non concorde
[+] ossessionato dall'ideologia
(di spione)
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franz
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sabato 16 aprile 2005
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un falso capolavoro
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Questo è un film fatto apposta per ingannare gli spettatori più ingenui.
Con esso Nanni Moretti compie un'operazione di bassa lega, cercando di aggredire lo spettatore con un una sintassi di immagini legate al lutto e alla morte, nel vano tentativo indurlo a confondere il sentimentalismo con l'introspezione psicologica.
Non ne può nascere nessuna riflessione filosofica originale, e ciò è molto grave per un film che per quasi due ore ci impone l'inutile rievocazione di dolorosi ricordi legati al lutto.
Coerentemente con gli altri film di Moretti, anche La stanza del figlio fa finta di essere un capolavoro, con tutte le carte in regola per incantare l'ossequiosa critica di sinistra e il pubblico meno smaliziato.
[+] ahhh...finalmente
(di ciro)
[ - ] ahhh...finalmente
[+] non hai capito niente e, forse, mai lo capirai!
(di caio mario)
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[+] ma..
(di kobayashi)
[ - ] ma..
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