gipo
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venerdì 31 agosto 2001
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buon film ma nulla piu'.
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IL FILM A LIVELLO DI SCENEGGIATURA QUADRA ED'E' RECITATO IN MANIERA IMPECCABILE( BRAVISSIMA LA MORANTE)MA......NON CREDO CHE SIA UN FILM MEMORABILE...LA TRAMA E' VISTA E RIVISTA..E POI PERCHE' INCENTRARE UN FILM SOLO ED ESCLUSIVAMENTE SU UN FATTO COSI' LUTTUOSO? PROBABILE CHE SE LO AVESSE FATTO UN'ALTRO REGISTA LO AVREI ACCETTATO DI PIU'...MA NN DA MORETTI!!!PUR NN CONDIVIDENDO LE SUE IDEE POLITICHE HO SEMPRE AVUTO STIMA PER QUESTO REGISTA SOPRATTUTTO PER IL SUO CORAGGIO...MA CHE FINE HA FATTO IL MORETTI DI APRILE...DI BIANCA...DI ECCE BOMBO? NN VENITEMI A DIRE CHE QUEL MORETTI NN ESISTE PIU' IN QUANTO ORMAI E' TROPPO MATURO PER QUEI RUOLI...QUEL MORETTI NN ESISTE PIU' PERCHE' ALMENO IN QUESTO FILM SI VEDE CHE HA PERSO IDEE E STILE.
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IL FILM A LIVELLO DI SCENEGGIATURA QUADRA ED'E' RECITATO IN MANIERA IMPECCABILE( BRAVISSIMA LA MORANTE)MA......NON CREDO CHE SIA UN FILM MEMORABILE...LA TRAMA E' VISTA E RIVISTA..E POI PERCHE' INCENTRARE UN FILM SOLO ED ESCLUSIVAMENTE SU UN FATTO COSI' LUTTUOSO? PROBABILE CHE SE LO AVESSE FATTO UN'ALTRO REGISTA LO AVREI ACCETTATO DI PIU'...MA NN DA MORETTI!!!PUR NN CONDIVIDENDO LE SUE IDEE POLITICHE HO SEMPRE AVUTO STIMA PER QUESTO REGISTA SOPRATTUTTO PER IL SUO CORAGGIO...MA CHE FINE HA FATTO IL MORETTI DI APRILE...DI BIANCA...DI ECCE BOMBO? NN VENITEMI A DIRE CHE QUEL MORETTI NN ESISTE PIU' IN QUANTO ORMAI E' TROPPO MATURO PER QUEI RUOLI...QUEL MORETTI NN ESISTE PIU' PERCHE' ALMENO IN QUESTO FILM SI VEDE CHE HA PERSO IDEE E STILE.QUESTO LO SI PUO' VEDERE SOPRATTUTTO NEL FINALE...SI VEDE BENISSIMO CHE E' FORZATO E SCONTATO ALLO STESSO TEMPO...CREDO CHE IL REGISTA NN ABBIA TROVATO UN IDEA MIGLIORE PER CONCLUDERE IL FILM PUR SCERVELLANDOSI. CMQ RESTA UN BUON LAVORO...SOLO CHE DA MORETTI CI ASPETTIAMO SEMPRE MOLTISSIMO.
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strangelove
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giovedì 13 settembre 2001
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il moretti piu' maturo
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Per la prima volta Moretti "abbandona" Roma,la sua città ,una grande città per una più piccola,Ancona.
Per la prima volta Moretti abbandona il personaggio di Michele Apicella (perchè anche in film come "la messa è finita" non è altro che Michele) per vestire i panni di un personaggio , Giovanni (il suo vero nome),che rappresenta la persona comune.
Per la prima volta Moretti abbandona temi socio-politici-generazionali per affrontare un tema "classico" ( la morte).
Come in altri suoi film è però un opera di riflessione.
E' un film di dolore,anche nel senso di doloroso.
Attori tutti bravissimi.
Forse non è il miglior film di Moretti,sicuramente non è il più amabile,ma di certo "la stanza del figlio" è il suo film più maturo ( anche a livello di regia).
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Per la prima volta Moretti "abbandona" Roma,la sua città ,una grande città per una più piccola,Ancona.
Per la prima volta Moretti abbandona il personaggio di Michele Apicella (perchè anche in film come "la messa è finita" non è altro che Michele) per vestire i panni di un personaggio , Giovanni (il suo vero nome),che rappresenta la persona comune.
Per la prima volta Moretti abbandona temi socio-politici-generazionali per affrontare un tema "classico" ( la morte).
Come in altri suoi film è però un opera di riflessione.
E' un film di dolore,anche nel senso di doloroso.
Attori tutti bravissimi.
Forse non è il miglior film di Moretti,sicuramente non è il più amabile,ma di certo "la stanza del figlio" è il suo film più maturo ( anche a livello di regia).
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gustav
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venerdì 28 settembre 2001
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i film di moretti sono agli antipodi del cinema
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I film di Moretti sono esattamente agli antipodi di tutto ciò che è essenziale in un film . La recitazione è terribile , veramente deprimente , basta una sillaba pronunciata da qualsiasi persona presente in un film di quel pagliaccio di Moretti ( poichè chiamare la suddetta persona attore sarebbe un insulto verso tutti coloro che recitano sul serio)per fare cadere le braccia.Il numero di quanti vedano delle qualità nei suoi miserevoli film ci dà l'idea di quante siano le persone povere d'arte e di spirito.
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(di angelo)
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carlito
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venerdì 15 febbraio 2002
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il fine giustifica il mezzo. c. marx
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Il governo dell'ulivo aveva bisogno di risonanaza e ti ha promosso- non avendo di meglio a disposizione- come alfiere della subcultura che così ben rappresentano, visto che in altre circostanze non saresti stato considerato idoneo nemmeno per la pubblicità della carne in satola per cani.L'unico Oscar che potrai permetterti. caro Mecomio mio, -alias Moretti- è una fallatio premio con quel menagramo dell'ex Pres Scalfaro.
Per concludere caro Nanni, ricordati sempre di leccare ben per terra quando passano i D'Alema e i Jospine. A buon intenditore poche parole
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bob mass
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lunedì 9 maggio 2005
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tempo sprecato
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Questo film di Moretti e' come una buona cornice senza dipinto. Semplicemente inutile
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dounia
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martedì 5 luglio 2011
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aspetti positivi e negativi della vita
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La prima fase del film presenta uno psichiatra contento della sua vita. Ha un lavoro che gli piace e una famiglia dove si sente a suo agio. I due figli, un ragazzo e una ragazza, studiano e lui dimostra molto affetto per loro, è spesso presente nella vita di entrambi. La moglie svolge un lavoro e viene ripresa in scene in cui svolge la sua attività. Tutto fila liscio, ma un giorno viene avvisato della morte del figlio. Inizia la seconda fase del film. Il mondo attorno allo psichiatra crolla e l'uomo non riesce più a vedere attorno a lui un futuro positivo. Chiude con il lavoro e non è capace di essere contento all'interno della famiglia. La moglie si mette in contatto con la ragazza che aveva scritto al figlio e poi la conosce perché si trova di passaggio, durante un viaggio che sta facendo, ed è venuta a trovarla.
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La prima fase del film presenta uno psichiatra contento della sua vita. Ha un lavoro che gli piace e una famiglia dove si sente a suo agio. I due figli, un ragazzo e una ragazza, studiano e lui dimostra molto affetto per loro, è spesso presente nella vita di entrambi. La moglie svolge un lavoro e viene ripresa in scene in cui svolge la sua attività. Tutto fila liscio, ma un giorno viene avvisato della morte del figlio. Inizia la seconda fase del film. Il mondo attorno allo psichiatra crolla e l'uomo non riesce più a vedere attorno a lui un futuro positivo. Chiude con il lavoro e non è capace di essere contento all'interno della famiglia. La moglie si mette in contatto con la ragazza che aveva scritto al figlio e poi la conosce perché si trova di passaggio, durante un viaggio che sta facendo, ed è venuta a trovarla. Il film finisce dando all'aspettatore un senso di speranza e di fiducia. Il padre capisce che deve continuare a vivere. Una storia così mostra che il significato del figlio scomparso resterà in loro, anche se la vita va avanti e può prendere altre forme dove il figlio ci sarà sempre.
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rescart
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domenica 28 agosto 2011
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la messa non è finita
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Meglio concentrare tutte le proprie energie per sconfiggere la minaccia della morte o lasciarsi avvolgere da essa senza lottare, preparandosi piuttosto psicologicamente ad affrontare con la massima serenità e consapevolezza il “grande passo”? Esiste davvero un nesso tra la combattività del paziente e la probabilità di sopravvivere ad una grave malattia? Esiste insomma quel nesso non scientificamente dimostrato ma solitamente presunto tra corpo e psiche? Questo ed altri temi controversi sono lambiti dal film di Moretti, che non dà risposte ma pone domande. Meglio rimanere vivi ma con traumatizzanti turbe psichiche e pieni di complessi o riposare apparentemente tranquilli ma congelati nell’immobilità della morte? La sensibilità ed il mestiere di Giovanni possono aver risparmiato i figli dai problemi psicologici ma non dalla morte fisica, non nel caso di Andrea.
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Meglio concentrare tutte le proprie energie per sconfiggere la minaccia della morte o lasciarsi avvolgere da essa senza lottare, preparandosi piuttosto psicologicamente ad affrontare con la massima serenità e consapevolezza il “grande passo”? Esiste davvero un nesso tra la combattività del paziente e la probabilità di sopravvivere ad una grave malattia? Esiste insomma quel nesso non scientificamente dimostrato ma solitamente presunto tra corpo e psiche? Questo ed altri temi controversi sono lambiti dal film di Moretti, che non dà risposte ma pone domande. Meglio rimanere vivi ma con traumatizzanti turbe psichiche e pieni di complessi o riposare apparentemente tranquilli ma congelati nell’immobilità della morte? La sensibilità ed il mestiere di Giovanni possono aver risparmiato i figli dai problemi psicologici ma non dalla morte fisica, non nel caso di Andrea. Con la psicologia maschile Giovanni ottiene i migliori risultati, fino ad attirare su di sé le attenzioni di un paziente ricco e snob. Con le donne invece Giovanni ottiene minori risultati, come dimostrano le sue pazienti ed il crollo psicologico della sua famiglia. A riprova di ciò la sua incapacità di scrivere una lettera di risposta ad Arianna, che scrive ad Andrea una lettera d’amore che giungerà a destinazione solo dopo la sua morte. Ci penserà la moglie a farlo, ma telefonicamente, ricevendo in cambio da Arianna la risposta che in quel momento poteva dare una studentessa di circa quindici anni. Chissà chi è stato a rubare quell’ammonite nella scuola di Andrea, chissà se c’è una relazione tra la sua morte, la sua condiscendenza e scarsa competitività che secondo il padre lo farebbe sempre perdere a tennis e il fatto che grazie a lui sarebbe stato “immunizzato” contro qualunque turba psichica? Sempre se fosse sopravvissuto.
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filippo catani
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martedì 30 luglio 2013
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una famiglia distrutta dal dolore
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Un uomo esercita con passione la professione di psicoterapeuta e ha una famiglia felice composta dalla moglie e due figli una ragazza e un ragazzo. Quest'ultimo, a seguito di un'immersione subacquea, muore per un'embolia. Questo fatto getterà la famiglia nella disperazione ma soprattutto il padre che non riesce a perdonarsi il fatto che si trovasse da un paziente al momento della morte del figlio.
Drammatico, intenso e toccante il film di Nanni Moretti capace di aggiudicarsi la Palma d'oro a Cannes (ultimo italiano a riuscire nell'impresa). Il film ricostruisce minuziosamente la frantumazione di una famiglia tranquilla e normale come tante altre ma disintegrata dall'improvvisa e inspiegabile morte del figlio; toccante a questo proposito quando Moretti fa l'elenco degli oggetti rotti nella casa e della teiera andata in mille pezzi poi risistemata ma che resta pur sempre rotta a testimonianza di un dolore che non sparirà mai per quanti tentativi si possano fare.
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Un uomo esercita con passione la professione di psicoterapeuta e ha una famiglia felice composta dalla moglie e due figli una ragazza e un ragazzo. Quest'ultimo, a seguito di un'immersione subacquea, muore per un'embolia. Questo fatto getterà la famiglia nella disperazione ma soprattutto il padre che non riesce a perdonarsi il fatto che si trovasse da un paziente al momento della morte del figlio.
Drammatico, intenso e toccante il film di Nanni Moretti capace di aggiudicarsi la Palma d'oro a Cannes (ultimo italiano a riuscire nell'impresa). Il film ricostruisce minuziosamente la frantumazione di una famiglia tranquilla e normale come tante altre ma disintegrata dall'improvvisa e inspiegabile morte del figlio; toccante a questo proposito quando Moretti fa l'elenco degli oggetti rotti nella casa e della teiera andata in mille pezzi poi risistemata ma che resta pur sempre rotta a testimonianza di un dolore che non sparirà mai per quanti tentativi si possano fare. Un lutto è sempre qualcosa di terribile ma i genitori che devono seppellire un figlio vanno incontro a quanto di più innaturale e doloroso la natura abbia riservato all'umanità. Poco importa poi arrovellarsi nelle consuete tragiche domande sul perchè sia capitata una sciagura del genere e come si poteva fare ad evitarla. Non si può incolpare nessuno nemmeno il paziente (Orlando) da cui era andato Moretti nonostante fosse domenica sacrificando una corsa con il figlio che così avrebbe evitato di andare al mare. Per chi ha fede una risposta può arrivare dalla religione ma ognuno deve cercare una propria via d'uscita. Il protagonista inoltre si deve preoccupare anche delle sue donne di casa con la figlia (la giovane Trinca) e soprattutto la madre (la bravissima Morante) devastate dal dolore. Certo le cose non saranno mai come prima per i personaggi di questa storia che però a modo loro a fine film proveranno a ripartire. Un ottimo film, un ottimo cast e una bella colonna sonora; insomma un film da vedere.
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m.raffaele92
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domenica 10 novembre 2013
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come raccontare il dolore in modo magistrale
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Era ora (diciamocelo, suvvia) che Nanni Moretti smettesse di fare politica e cominciasse a fare vero cinema.
Perché questo è vero cinema, che scaturisce da una profonda e difficile scelta: raccontare il dolore, senza se e senza ma. L’operazione è riuscita in modo magistrale e ha come esito il miglior film di Moretti di sempre.
“La stanza del figlio” stupisce in primo luogo per la sua semplicità: di messinscena e di racconto.
Ne viene fuori un’opera diretta e concisa, asciutta ma mai gessata o fredda.
Come si racconta allora il dolore?
Lo si racconta nella scena in cui Nanni Moretti, al funerale del figlio, sente il rumore del trapano che avvita la sua tomba: lo sguardo dell’attore/regista fissa il vuoto e questo rumore forte, incessante e insopportabile, gli penetra nell’anima come una lama.
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Era ora (diciamocelo, suvvia) che Nanni Moretti smettesse di fare politica e cominciasse a fare vero cinema.
Perché questo è vero cinema, che scaturisce da una profonda e difficile scelta: raccontare il dolore, senza se e senza ma. L’operazione è riuscita in modo magistrale e ha come esito il miglior film di Moretti di sempre.
“La stanza del figlio” stupisce in primo luogo per la sua semplicità: di messinscena e di racconto.
Ne viene fuori un’opera diretta e concisa, asciutta ma mai gessata o fredda.
Come si racconta allora il dolore?
Lo si racconta nella scena in cui Nanni Moretti, al funerale del figlio, sente il rumore del trapano che avvita la sua tomba: lo sguardo dell’attore/regista fissa il vuoto e questo rumore forte, incessante e insopportabile, gli penetra nell’anima come una lama. Questo è il dolore puro: un dolore silenzioso, che scoppia dentro e che dà vita a una sequenza di rara perfezione linguistica, seppur moralmente insostenibile.
Questo racconto di decostruzione e ricostruzione prosegue e vede il disgregarsi delle singole vite di una famiglia distrutta (il padre che abbandona il proprio ruolo di psicanalista è il punto più evidente di questa disgregazione), salvo poi riconciliarsi (ma Nanni Moretti ci lascia un sottilissimo margine di dubbio, anche se possiamo in linea di massima propendere per una riconciliazione finale) a seguito di una lettera del tutto inaspettata.
Questo finale è accorto e non banale, perché sarebbe potuto finire nel più mieloso dei modi, mostrando ad esempio la famiglia in un caloroso abbraccio reciproco come ultima sequenza prima dei titoli di coda.
Invece no: i tre protagonisti sono distanti l’uno dall’altro, eppure non sono mai stati così vicini.
Forse, a seguito di quel che è successo, questa fase di “temporanea rottura” era inevitabile (sembra dirci il regista), ma per quanto i tre protagonisti tornino infine a credere l’uno nell’altro e ad appoggiarsi l’uno all’altro per continuare ad andare avanti, nulla potrà mai riscattare la perdita e resterà sempre quel vuoto che non può essere e non sarà mai colmato.
Apro una piccola parentesi (non posso tacerlo) sull’efficacia che ha in questa sequenza l’uso della canzone di Brian Eno “By This River” (già udita verso metà film), malinconica e straziante.
Palma d’Oro a Cannes nel 2001. Questo epiteto può costituire un interessante spunto di riflessione. Si pensi infatti che il film italiano che ha vinto a Cannes prima di questo è stato “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, nel 1978. Guardando a quest’ultimo, così come alla quasi totalità dei film che hanno vinto il sudato premio negli ultimi anni, notiamo come ad essere premiate siano opere assolutamente e stupefacentemente semplici, tanto da potersi definire quasi essenziali.
L’ho detto prima e lo ribadisco ora: ciò che rende questo film così prezioso è una chiarezza espositiva che fa della propria sobrietà un carattere essenziale e un punto vincente; una pellicola che si tiene anni luce distante da un qualsiasi accenno ci commozione forzata o ricercato patetismo.
Ciò viene attuato in modo così sapiente che, nonostante il tema trattato, lo spettatore non sarà in grado di versare neppure una lacrima (è paradossale e sembra incredibile, ma vedere per credere), ma allo scorrere dei titoli di coda avrà incassato un pesantissimo colpo allo stomaco dal quale sarà difficile riprendersi. Avrà però vissuto parallelamente un’esperienza con (nella) quale sarà difficile non confrontarsi, grazie a un film che sarà impossibile da dimenticare.
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cinema
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mercoledì 1 agosto 2001
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purezza stilistica e forte intensità emotiva per un capolavoro.
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In confronto a questo film, "Caro diario" (che era pure un bel film) è una sciocchezzuola.Abbandonata la politica e il narcisismo (che comunque viene scaricato tutto nei primi minuti del film) Moretti realizza il suo capolavoro, un film bello e importante , che tratta temi alti e importanti (la Morte,il Dolore, il Destino) con grande lucidità e con una purezza stilistica straordinaria.Chi dice che questo film è poco originale non ne capisce nulla di Cinema,perchè "La stanza del figlio" è un film unico, sia nello stile che nei contenuti.I film che hanno come tema la sofferenza,infatti, si contano sulle dita di una mano e soltanto nei film di grandi registi del passato (Rosselini in particolare) si può trovare una tale essenzialità e semplicità visiva.
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In confronto a questo film, "Caro diario" (che era pure un bel film) è una sciocchezzuola.Abbandonata la politica e il narcisismo (che comunque viene scaricato tutto nei primi minuti del film) Moretti realizza il suo capolavoro, un film bello e importante , che tratta temi alti e importanti (la Morte,il Dolore, il Destino) con grande lucidità e con una purezza stilistica straordinaria.Chi dice che questo film è poco originale non ne capisce nulla di Cinema,perchè "La stanza del figlio" è un film unico, sia nello stile che nei contenuti.I film che hanno come tema la sofferenza,infatti, si contano sulle dita di una mano e soltanto nei film di grandi registi del passato (Rosselini in particolare) si può trovare una tale essenzialità e semplicità visiva.Capolavoro
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