La dolce vita |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aim?e, Yvonne Furneaux, Alain Cuny.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 173 min.
- Italia, Francia 1960.
- Cineteca di Bologna
MYMONETRO
La dolce vita
valutazione media:
4,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'allegra apocalissedi Paolo 67Feedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo 67 |
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sabato 14 aprile 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film di Fellini più famoso e ricordato nel mondo è tutt'ora un potente, affascinante, stimolante, provocante, sconvolgente spettacolo. Affresco e rotocalco, è un' “opera mondo” dalla forma epica, transizione di Fellini dal neorealismo all'espressionismo onirico, col sentimento della meraviglia di fronte alla magia della realtà raccontata come una fiaba, che, senza moralismi o indignazioni, ha una gran forza morale. I personaggi, con la sola eccezione di Emma, l'amante possessiva e troppo materna, sono come apparizioni per il protagonista, un anti-eroe che si lascia vivere, ma più contemplativo che passivo: se Silvia è la donna mitica, irraggiungibile, il personaggio più moderno del film, il più affascinante, misterioso, inquietante, col quale Marcello cerca invano di stabilire un rapporto paritario, è Maddalena. In ogni episodio Fellini interpreta anche figurativamente umori e stati d'animo diversi, cambiando ma anche combinando diverse maniere espressive: in quello del padre ritroviamo il Fellini dei primi film, col personaggio tradizionale della prostituta buona. La sequenza della morte di Steiner, l'intellettuale che non crede più nella vita (episodio che Fellini difese assolutamente mentre decise di non girare quello di Dolores, amante e protettrice di Marcello), potrebbe anche essere un incubo del protagonista. Nelle figure dei paparazzi c'è un'implicita critica del realismo. Gli episodi più potenti sono la festa degli aristocratici (una grottesca galleria dove Marcello incontra -a rappresentare anche la circolarità senza tempo del film- Maddalena che più di ogni altro personaggio rappresenta nella sua dissipazione la dolce vita) e l'orgia (che comunica un senso di orrore) nella villa kitsch del nuovo ricco, un episodio che termina in una parata spettrale. Alla fine per il protagonista la fanciulla angelicata (un personaggio esaltato dai cattolici favorevoli al film) e il mostro marino, simbolo di un mondo morente, non fanno differenza: non sceglie. Per Fellini il film era “di schietta intonazione cristiana”, “il film ideale secondo il documento di Papa Pio XII”. Il cardinale Siri (al quale padre Arpa, gesuita amico di Fellini aveva fatto vedere il film) lo definì “una bolgia dantesca”, giudizio che contribuì alla buona reputazione del film e che fu riportato all'allora Presidente della Repubblica Gronchi. Un reportage dell'Inferno, con Via Veneto come stazione di reclutamento. Senza essere accreditato collaborò al film Pasolini, amico di Fellini dai tempi de LE NOTTI DI CABIRIA, che scrisse suggerimenti per la sceneggiatura che furono in parte accolti. Egli considerava il film neodecadente ma cattolico, “il più alto e assoluto prodotto del cattolicesimo di questi anni”. Nel film sembra esclusa qualunque prospettiva di salvezza. Ma Fellini guarda al mistero della vita. Come ha osservato Pasolini la Grazia sembra pronta a discendere in ogni momento; i personaggi hanno, con tutti i loro difetti, un vitalismo, una purezza, un momento di energia quasi sacra, e il film spesso raggiunge il sublime in maniera quasi incredibile. Un mondo insieme grottesco, orrido e seducente è ideale per un artista come Fellini, che era alla ricerca di nuove ispirazioni. Il mondo appare sazio. Ha scritto John Baxter: “Roma sembra in attesa della terza guerra mondiale, di un miracolo o dei marziani” (come Gore Vidal parlerà in ROMA dell'attesa della fine del mondo). Il protagonista non capisce cosa vuole, se vuole veramente cambiare. Insoddisfatto, prende le distanze da tutto, pur facendone parte. E' sempre troppo dimesso, o troppo concentrato. La civiltà è sull'orlo del baratro. Le tradizioni si trovano in stato fatiscente. I valori tutti svalutati, dominano i vizi capitali. L'alta società indulge nelle orge. Marcello, immaturo errante ma in buona fede e con buone intenzioni, attraversa l'angoscia dell'uomo moderno sulla vita, il lavoro, i rapporti colle donne (significativamente in un periodo in cui il ruolo sociale della donna comincia a mutare), cerca di trovare se stesso, ma si perde e alla fine della sua parabola discendente, nella coscienza di un disfacimento totale, è triste e felice insieme. Un film molto onesto e più che mai attuale.
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