La dolce vita |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 173 min.
- Italia, Francia 1960.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 7 ottobre 2024.
MYMONETRO
La dolce vita
valutazione media:
4,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Le velleità di una società in trasformazionedi urbano78Feedback: 800 | altri commenti e recensioni di urbano78 |
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martedì 12 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quello che colpisce, in questo film, è l'amore e il rispetto di Fellini per i personaggi e la loro vitalità, seppure in modi diversi (confrontiamo la festa dei nobili con quella dell'ambiente misto verso la fine del film). Certo, il tono è sovente spettrale e funereo, ma queste sono caratteristiche di tutta l'opera del regista riminese, della sua visione del mondo e della civiltà. Apparentemente superficiale come la vita che ritrae, "La dolce vita" rappresenta una visione per alcuni aspetti profetica, oltre che un'avviso in anticipo, colto con la sensibilità dell'artista, del genio, degli sviluppi di ciò che era appena sul nascere nella Italia di quegli anni e più in generale nella civiltà contemporanea. Si tratta di una civiltà in decadenza, proprio mentre sembrava in fiore, ma in Fellini, anche negli ultimi e più sconfortati film, l'apocalisse non è mai totale; c'è sempre la possibilità di ricominciare. La angelica adolescente, di cui Marcello rifiuta il richiamo non per superbia, ma perché non se ne sente degno, rappresenta la Grazia (in un suo risvolto piacevole e terrestre) dell'amore benevolo (quello che nella società della "dolce vita" sembra scomparso, a parte quello possessivo e castrante dell'amante di Marcello) che tutto crede, tutto sopporta, tutto spera, tutto tollera, che non ha fine e senza la quale tutto il resto non è niente. Fellini credeva di aver fatto un'opera cattolica, come capirono i gesuiti del Centro San Fedele che difesero strenuamente, finendo per subire punizioni, il film dagli attacchi dei bigotti, e fu sorpreso - oltre che dall'enorme successo che ebbe che e di cui il produttore Rizzoli non seppe darsi una spiegazione razionale - dalle polemiche che suscitò (interrogazioni parlamentari, preghiere per Fellini "pubblico peccatore" ecc.). Una signora affrontò Fellini dicendo che era meglio mettersi una pietra al collo e buttarsi a mare piuttosto che dare scandalo alle genti come egli aveva fatto. Il film rende perfettamente l'atmosfera dell'epoca modellandosi anche figurativamente ai rotocalchi di allora come "Lo specchio"; "Oggi"; "L'Europeo" dove la vecchia Italia si incontrava con quella nuova dei "Nastri d'Argento" in passerelle, feste, autocelebrazioni, premi. Una Italia che a Fellini volle ritrarre per il piacere di raccontare e per prenderla per il bavero, ma che a lui inquietava e questo si sente nel film, perché anche senza dare un giudizio, una condanna - fu questo sia il motivo del successo che delle polemiche -, in più di un momento (nell'orgia nella villa del nuovo ricco per l'intero episodio) c'è autentico orrore. I personaggi de "La dolce vita", come avveniva nel tardo Impero Romano, giocano con la morte per esorcizzare le paure, le angosce, che il film trasmette assieme alle speranze e alle illusioni; Fellini si è rivelato, pur con il suo sentimentalismo - qua tenuto a bada dall'ironia tagliente di Flaiano - "un cinico che crede in quello che fa" (Kezich). Pasolini, collaboratore non accreditato al film, diede suggerimenti importanti e il suo amore per Fellini fa giustizia rispetto a coloro che hanno liquidato l'opera di questo smisurato genio come senza idee, addirittura indegna di essere chiamata cinema, o incapace di una visione coerente della realtà sociale. Ma erano i politici di allora a essere indietro, impegnati a rinfacciarsi reciprocamente tra destra e a sinistra anche all'interno del mondo cattolico la responsabilità dello sfascio che si vede nel film.
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