Titolo originale | Kyûtî Hanî |
Anno | 2004 |
Genere | Fantastico |
Produzione | Giappone |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Hideaki Anno |
Attori | Eriko Sato, Mikako Ichikawa, Jun Murakami, Eisuke Sakai, Mitsuhiro Oikawa Sie Kohinata, Hairi Katagiri, Mayumi Shintani, Ryo Kase, Masaki Kyomoto. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 18 settembre 2014
CONSIGLIATO SÌ
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La dolce Honey Kisaragi viene abitualmente derisa dai colleghi di lavoro. Quello che gli antipatici colleghi non sanno è che Honey può trasformarsi con un semplice gesto in Cutie Honey, la sexy cyborg che combatte il crimine. Honey si trova ad affrontare una pericolosa gang criminale che sta gettando nel panico Tokyo. Alla guida dei malvagi, c'è la sorella cattiva di Honey, Gill...
Immediato e divertente, il film di Anno è forse la migliore trasposizione "umana" possibile del fumetto di Go Nagai e ci permette di conoscere un lato del regista che avevamo dimenticato, caratterizzato da un tocco leggero ed umoristico, che il pubblico non dovrebbe faticare ad apprezzare.
Al di là della bravura del regista e del suo team, capace di creare un film d'intrattenimento di grande qualità, gran parte del merito della indubbia riuscita della pellicola va ascritta alla performance di Eriko Sato, già vista, ma mai così convincente, che incarna splendidamente lo spirito dell'eroina e perfetta nell'alternare (poche) fasi di candida innocenza a (molte) altre di conturbante sensualità.
Da un lato una delle prime eroine sexy del mondo dei fumetti giapponesi, dall'altro un regista capace di creare serie animate di incredibile bellezza e spessore, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'animazione giapponese.
In potenza quindi un binomio con poche affinità, all'atto pratico invece, un duo in grado di far nascere uno dei migliori live-action di sempre. Chi ricorda Anno per l'estrema caratterizzazione dei protagonisti di Neon Genesis Evangelion, volenti o nolenti, la sua opera più importante e conosciuta, resterà sbigottito di fronte alla sfacciata bi-, anzi, uni-dimensionalità dei personaggi di Cutie Honey che apparentemente sono tagliati con l'accetta e privi della benché minima sfumatura, eppure anche questa caratteristica, non fa che confermare la poliedricità di un regista che è riuscito a rimettere in discussione se stesso ed il suo operato, passando da un estremo cinematografico all'altro. Si diceva, appunto, "apparentemente", perché nella mirabolante messa in scena, il continuo passaggio ed alternarsi tra momenti di demenziale ilarità ed altri dichiaratamente introspettivi, pur frastornando un po' lo spettatore, gli permette di stabilire comunque un legame forte con i personaggi che popolano lo schermo e, nonostante il linguaggio cinematografico utilizzato possa far storcere il naso all'esegeta professionista dell'ultima ora, è innegabile che il clima di ridanciana follia in cui si muove la avvenente Honey è felicemente contagioso.
Inoltre, a cercare tra le righe (ma è sempre necessario?) possiamo comunque scovare alcune sottotracce interessanti, come l'attenzione che il regista pone nei confronti del fenomeno del "cosplay", di cui, evidentemente, Cutie Honey diventa fin dal primo istante, film manifesto e dichiarazione programmatica d'intenti.
Anno costruisce un mondo iperrealistico, dai colori sgargianti e saturi in cui la sua creatività trova libero sfogo, scevro da contaminazioni ideologiche o introspezioni moleste. Paradossalmente, proprio il percorso di semplificazione tematica e di immersione in una realtà fumettistica, costa parecchio ad Anno ed allo staff di realizzatori in termini squisitamente tecnici: per ottenere un risultato credibile sono necessari mirabolanti movimenti di macchina, grandangoli, tagli di frame nelle animazioni, un montaggio frenetico ed una fotografia attenta al particolare.
Al di là della bravura del regista e del suo team, capace di creare un film d'intrattenimento di grande qualità, gran parte del merito della indubbia riuscita della pellicola va ascritta alla performance di Eriko Sato, già vista, ma mai così convincente, che incarna splendidamente lo spirito dell'eroina e perfetta nell'alternare (poche) fasi di candida innocenza a (molte) altre di conturbante sensualità.
Immediato e divertente, il film di Anno è forse la migliore trasposizione "umana" possibile del fumetto di Go Nagai e ci permette di conoscere un lato del regista che avevamo dimenticato, caratterizzato da un tocco leggero ed umoristico, che il pubblico non dovrebbe faticare ad apprezzare.