Grande, grosso e Verdone

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Un film di Carlo Verdone. Con Carlo Verdone, Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Vittorio Emanuele Propizio.
continua»
Commedia, durata 131 min. - Italia 2007. - Filmauro uscita venerdì 7 marzo 2008. MYMONETRO Grande, grosso e Verdone * * - - - valutazione media: 2,31 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Carlo Verdone. Il segreto dei miei personaggi? Sono cattivi come l’Italia di oggi.

di Federica Lamberti Zanardi Il Venerdì di Repubblica

Lo so non dovrei dirlo io, ma quella di Callisto Cagnato, professore universitario rompiscatole e cattivissimo, è la migliore interpolazione della mia vita». Carlo Verdone commenta così lo scorrere delle immagini del suo ultimo film Grande, grosso e... Verdone, che sarà nelle sale il 4 marzo, ma che i suoi fan aspettano ormai da un anno. Da quando l'attore romano ha annuncialo che avrebbe riportato sullo schermo uno dei personaggi più amati del suo cinema: Leo, il tenerone di Un sacco bello, Raniero, l'ossessivo sadico, e il coatto Ivano (quello di «’O famo strano») di Viaggio di nozze. «Questo è un film pericoloso perché il paragone con il passato è inevitabile. Ma l’ho fatto per raccontare Ie millequattrocento persone che mi hanno scritto chiedendomi di riproporre questi personaggi».
Nel salotto dei suo appartamento con una vetrata che si affaccia sul cupolone e lascia ai suoi piedi tutta Roma, Verdone ci propone in anteprima sullo schermo la versione «invecchiata» di questi archetipi comici. Leo, vestito da boy scout come sua moglie Tecla (l'attrice Geppi Cucciari), è alle prese con due becchini, cinici e bari, che cercano di vendergli la bara più costosa per la mamma appena deceduta. «Lui è un candido, un poeta, chiaramente un perdente in questa società dove anche trovare un loculo è diventata una corsa a ostacoli» ride Verdone.
Nel secondo episodio l'esimio professor Cagnato sta «torturando» una prostituta chiedendole nei dettagli il perché dei suoi prezzi così esosi in confronto a quelli del le colleghe. « È un uomo sinistro, diabolico: di giorno professionista stimatissimo, ostentatamente religioso, di notte un vero porco, volgare e meschino. È capace di un trasformismo agghiacciante. Mi ricorda alcuni personaggi della politica». Nel raccontare che cosa è successo ai suoi Leo, Furio e Ivano vent'anni dopo, Grande grosso e... Verdone diventa, nemmeno troppo involontariamente, un affresco della società italiana di oggi. Che a Verdone non piace. «Ormai in questo Paese non c'è un bandito che non abbia un vangelo sul comodino o non vada in pellegrinaggio da Padre Pio. C'è uno strano sincretismo fra immoralità e devozione religiosa. Questa mentalità cattolica ipocrita è diventata insopportabile. E guardi che io parlo da cattolico. Mi stavo anche per laureare in Storia delle religïonï». Allora cosa pensa di questo papa così «severo»? «Ratzinger è un grande studioso, un professore, un intellettuale. E non dice delle cose sbagliate quando ammonisce: attenti, viviamo in un'epoca di grande materialismo, allontanate i falsi miti, cercate il lato spirituale della vita. Ma quando si rivolge ai fedeli sembra che parli in un'aula universitaria. Wojtyla, invece,
parlava al cuore della gente». Intanto sullo schermo passano i capelli arruffati e le labbra rosso fuoco di Claudia Gerini, alias Enza Sessa, con lei c'è il marito Moreno Vecchiarutti, stanno registrando i loro nomi alla reception dell'Hotel San Domenico di Taormina. Lui dispensa mance a iosa pensando che sia chic riempire di danaro il primo che capita. Fanno rumore, masticano gomme, litigano e hanno un figlio maleducato e già diffidato dall'andare allo stadio. «Si sono arricchiti con cinque negozi di telefonia e siccome sono in crisi matrimoniale hanno deciso di fare una vacanza spendendo soldi il più possibile. È un trattato sulla volgarità dell'anima. Molti rideranno senza accorgersi che sono come loro».
La capacità di guardare la gente, di tirare fuori tic e vizi dell'italiano medio, Carlo Verdone se la porta addossa da quando, racconta, era un ragazzino e sua madre Rossana gli diceva: «Vai, frequenta le persone, stai in mezzo a loro». «È stata lei» dice «che mi ha spinto a fare questo lavoro. È stata lei a darmi un calcio nel sedere la sera della prima al Teatro Alberichino, nel 1977, quando non volevo andare in scena per la fifa. Mi ha detto: vai, fregnone, vai, e vedrai che un giorni mi ringrazierai. E aveva ragione».
La signora Rossana insegnava italiano e storia ed era l'anima di una grande famiglia, Carlo, Silvia e Luca. «L'altro giorno, ascoltando una canzone di Bob Dylan, ho avuto una botta di nostalgia: mi è venuta in mente l'atmosfera di casa mia quando avevo sedici anni, la mia camera con la porta aperta e mia madre che passa e dice piano: ragazzi, abbassate quella musica. Sono stati gli anni migliori della mia vita: c'era una bella famiglia colta che dialogava, mia madre era ancora viva. Da quando se ne è andata, a 59 anni, nulla è stato più come prima».
La nostalgia di Verdone per il passato si vede in molti suoi film, in Compagni di scuola come in Al lupo al lupo,«il più autobiografico», e in Maledetto il giorno che ti ho incontrato. «È stata una seduta pubblica di autoanalisi: ho messo a nudo le mie paure, le mie ossessioni. La cosa incredibile è che dopo quel film mi è passato tutto».
In Grande, grosso e Verdone invece viene fuori il puro talento comico, quella capacità di far ridere tutti, senza differenze di ceto, età e cultura che fa di Verdone (erede di Alberto Sordi. «Sa qual è la cosa che mi rende più felice oggi che mi sento un uomo sereno? Fare i regali, vedere sorridere la gente. Quando gli spettatori escono ridendo dal cinema, io sono soddisfatto». E che cosa pensa di questo risveglio della commedia italiana, con i vari Fausto Brizzi, Federico Moccia e Silvio Muccino che riempiono le sale? «Le commedie generazionali sono il corrispettivo dei fotoromanzi di un tempo. Ma io sono un tifoso del cinema italiano. Quindi più film si fanno meglio è. Magari il produttore che fa i soldi con una commediola alla Brizzi poi li usa per far girare un film a un giovane autore. Cos3 possono nascere i Sorrentino, i Garrone, i Paravidino».
Mentre parla si accende la terza sigaretta: lui, così ipocondriaco, non ha smesso di fumare ma spiega nei dettagli i rischi di infezioni cardiache che si corrono quando si va dal dentista, la posologia esatta dell'antibiotico necessario per una certa patologia e i vantaggi della prevenzione. Non si può evitare di pensare che in Verdone uomo e artista, personaggi e attore coincidano. Nelle espressioni del volto, nel gesticolare, nel modo di raccontare i suoi due figli: «Sono separato da anni ma ho un bellissimo rapporto con loro. Sa come ho fatto? Quando mi sono accorto che stavo perdendo terreno abbiamo cominciato a viaggiare insieme. Dove nessuno mi conosce. Perché è dura avere un padre famoso. Anche re mio figlio qualche giorno fa mi ha detto: papà, io mi diverto ad andare in giro con te, sento le battute più incredibili». Per esempio? «L'altra sera eravamo allo stadio. Ai cancelli c'era un vigile che faceva i controlli M ha riconosciuto e mi ha detto: "Ah Carlo, tu me devi fa un favore. Non me devi morì mai”. Oh, mio figlio sta ancora a ridere». Da Il Venerdì di Repubblica, 22 Febbraio 2008

di Federica Lamberti Zanardi, 22 Febbraio 2008

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