Grande, grosso e Verdone |
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Un film di Carlo Verdone.
Con Carlo Verdone, Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Vittorio Emanuele Propizio.
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Commedia,
durata 131 min.
- Italia 2007.
- Filmauro
uscita venerdì 7 marzo 2008.
MYMONETRO
Grande, grosso e Verdone
valutazione media:
2,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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grande grosso verdone e tragicodi readcarpetFeedback: 0 |
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giovedì 4 settembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tre episodi, tre personaggi, come ai bei tempi. Leo, padre di famiglia eterno boy scout e tonto (quello che alza gli occhi al cielo mentre pensa, per capirci): muore sua madre, una serie di contrattempi lo porta a un “funerale” da mani nei capelli. Callisto è un professore universitario che tenta di combinare appuntamenti per il figlio introverso e nel tempo libero ha la passione per le prostitute. E infine Enza e Moreno, i due coatti, che hanno avuto un figlio e fanno una vacanza “terapeutica” a Taormina per ricomporre la famiglia. Ormai mi sono affezionato a questi personaggi (invecchiati ma sono sempre loro). Il problema è che (coerentemente) è aumentata la dose di amaro e scompaiono sempre di più le risate. Già le precedenti commedie a episodi di Verdone avevano questo caratteristico velo di tristezza calato su tutte le storie: si capiva subito che erano commedie, ma il realismo delle caricature portava lo spettatore a dispiacersi un bel po’, per loro. E l’effetto c’è anche qui, perché i coatti romani che fanno casino in un albergo di lusso, il padre di famiglia buono ma un po’ tonto che si lascia mettere i piedi in testa da chiunque e il professore finto moralista puttaniere sono solo esagerazioni di personaggi realmente esistenti. Ma sono invecchiati. Sono passati anni e i motivi per cui ridevamo, ora cominciano a farci pena, anche perché loro peggiorano sempre di più (o gliene capitano sempre di più) e sembra che non ci sia via d’uscita. Il risultato è una sfilata di personaggi detestabili o adorabili che fanno o subiscono tutto quello che non vorremmo. E lo sconforto torna. E questo lascia un po’ perplessi: non tanto perché avrei voluto spanciarmi dall’inizio alla fine (solo i film demenziali lo consentono), ma perché Verdone sta raggiungendo quella vena malinconica che fa tanto Amici miei. Bella ma anche pericolosa perché non sfruttabile in eterno. Perché prima o poi la gente si stanca di guardare commedie in cui si piange, personaggi divertenti ma anche tragici. Prima o poi la gente etichetta.
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