Grande, grosso e Verdone |
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Un film di Carlo Verdone.
Con Carlo Verdone, Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Vittorio Emanuele Propizio.
continua»
Commedia,
durata 131 min.
- Italia 2007.
- Filmauro
uscita venerdì 7 marzo 2008.
MYMONETRO
Grande, grosso e Verdone
valutazione media:
2,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Rischi scongiurati per un ritorno alle origini.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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domenica 10 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
GRANDE, GROSSO E… VERDONE (IT, 2008) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, GEPPI CUCCIARI, CLAUDIA GERINI, EMANUELE PROPIZIO, MASSIMO MARINO, MARTINA PINTO, ROBERTO FARNESI, EVA RICCOBONO, STEFANO NATALE
Non lontano dai sessant’anni, Verdone decide di fare un tuffo nel passato e recupera tre vecchi personaggi da altrettanti film ad episodi girati in precedenza (per la precisione il Leo di Un sacco bello, il Furio di Bianco, rosso e Verdone e l’Ivano di Viaggi di nozze) e ridà loro nuova linfa vitale per un trio di storie completamente scollegate ma animate per intero da una voglia di fare comicità che non si prende troppo sul serio e centra comunque, il più delle volte, un bersaglio non poi così facile per via del rischio di capitombolare nella ripetitività. Nel primo episodio, una famiglia di boyscout deve rimandare un raduno in alta collina per la morte della madre del capofamiglia, ma la ricerca del cimitero e la sepoltura si riveleranno decisamente più complicate del previsto per una serie inarrestabile di fatali circostanze. La pellicola procede poi con la vicenda del metodico e maniacale professor Callisto Cagnato, puttaniere segreto rimasto vedovo tre volte e con un figlio introverso e insicuro che non lo soddisfa per niente, che tenta di indottrinare sessualmente il suo pupillo facendogli conoscere una studentessa universitaria del corso d’arte e si ritrova poi perduto in un labirinto sotterraneo di catacombe. Il terzo episodio, quello più lungo (al punto che, per stessa ammissione del regista, poteva costituire un film a parte), vede al proprio fulcro la famiglia Vecchiarutti, composta da una coppia di borghesucci arricchiti con l’industria dei telefonini e il loro figlio refrattario alla comunicazione: il marito e la moglie non baderanno al ragazzo come invece era stato loro suggerito da uno psicanalista e prenderanno entrambi sbandate erotiche che però si concluderanno in malo modo e sortiranno come effetto un riavvicinamento sentimentale fra tutti e tre i componenti del nucleo. Difficile stabilire una gerarchia di valori fra i tre spezzoni, che si distinguono per una discreta originalità narrativa ma peccano di una grana grossa della quale Verdone, nonostante la sua intenzione di cambiare, fatica ancora a liberarsi, memore e forse anche vittima di una comicità malinconica che tuttavia non sa pienamente dissociarsi da scivolate poco apprezzabili nel grottesco e nel patetico. Quanto agli attori, abbiamo a che fare con una compagnia affiatata di interpreti tutti in parte e completamente inseriti in un contesto ben delineato, che ha il solo difetto di non essere determinato in modo efficace dalle azioni dei personaggi. La Gerini, riprendendo il tormentone e le movenze del duo del "fàmolo strano", risulta ancora una volta la partner femminile migliore che l’attore/regista abbia saputo ingaggiare per una recitazione non eccessivamente imperniata sulla caciara romanesca e al tempo stesso divisa fra il gusto dell’autoironia e il divertimento autoreferenziale delle proprie baldanzose stranezze. Come sempre, comunque, il lavoro di superproduzione svolto da Verdone (compare nella quadruplice veste di attore, regista, sceneggiatore e doppiatore) lascia uno spazio troppo esiguo agli altri contributi tecnici, che vengono per forza di cose oscurati dall’onnipresenza di un autore a tutto tondo che però dovrebbe operare una decisiva rivalutazione dei suoi collaboratori. L’impatto sul pubblico, nonostante ciò, rimane sempre positivo, e il successo al botteghino assegna il giusto merito ad una delle figure del cinema italiano più amate da una fronda di spettatori alla ricerca di un passatempo spassoso non privo di riflessioni amare, anche sul mestiere del più meditabondo fra i comici.
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