Fury |
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Un film di David Ayer.
Con Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Peña, Jon Bernthal.
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Titolo originale Fury.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 134 min.
- USA 2014.
- Lucky Red
uscita martedì 2 giugno 2015.
MYMONETRO
Fury
valutazione media:
3,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'incubo d'acciaio di David Ayerdi Santiago81Feedback: 538 | altri commenti e recensioni di Santiago81 |
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mercoledì 3 giugno 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
FURY
Film di guerra senza compromessi, Fury è un continuo pugno nello stomaco, un susseguirsi di orrori morali e umani prima ancora che anatomici.
Difficile entrare in empatia con i personaggi (forse un limite, forse no), tale è la loro bestialità senza apparente possibilità di redenzione e di cui è difficile capire fino a che punto sia provocata o semplicemente rivelata.
L'acciaio come àncora, come casa, come filo rosso verso un destino che sembra ineluttabile.
David Ayer dirige con rigore e senso estetico un film duro, spietato con i protagonisti e con lo spettatore. Lo aiuta un reparto tecnico di prim'ordine, a cominciare dall'eccellente fotografia per finire con un fronte sonoro davvero di gran livello. Qualcosa di meglio, invece, si poteva fare per le esplosioni, talvolta più pirotecniche che belliche.
Il cast è perfettamente centrato in ogni ruolo, Brad Pitt mutua sé stesso da Bastardi Senza Gloria ripulendosi però da qualsiasi ammiccamento al pubblico e costruendo un personaggio a tratti intollerabile, per quanto comprensibile, nella sua brutalità.
Per lunghi tratti il film sembra quasi un inno alla violenza senza quartiere, tale è l'assenza di umanità che lo caratterizza, nei protagonisti e nelle scelte di sceneggiatura; Ayer, però, ha voluto trascinare lo spettatore non solo sul campo di battaglia ma dentro i cuori dei soldati che quella bataglia l'hanno combattuta, nel chiuso del carro che si fa spazio metafisico, rifugio orribile da un orrore esterno di cui nessuno riesce a vedere la fine e che in un istante può diventare la peggiore delle tombe.
L'ultima inquadratura, con il carro fermo come uno scoglio intorno a quale sembra scorrere il mare di morte con i suoi innumerevoli corpi straziati, si propone come metafora dell'intero film.
Voto 8/10
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