Youth - La giovinezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano.
continua»
Titolo originale Youth.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna 2015.
- Medusa
uscita mercoledì 20 maggio 2015.
MYMONETRO
Youth - La giovinezza
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sorrentino, che involontariamente insegnadi johnny1988Feedback: 5532 | altri commenti e recensioni di johnny1988 |
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venerdì 22 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' il caso di dirlo, Sorrentino non è un regista, non è uno sceneggiatore. E' un compositore dell'immagine, un filologo dell'inquadratura. Quella che regna sovrana è la fotografia. Sorrentino non è neanche un montatore, a ben pensarci. La pellicola si dirama, come una tela, da un nucleo centrale fino a inglobare nel suo sistema personaggi, paesaggi e mondi satelliti, ma Sorrentino sembra navigare in questo spazio come un astronauta dentro una bolla di sapone. A prima impressione si pensa a un autocompiacimento di (auto)maniera, che invece di richiamare o arricchire il lirismo felliniano, finisce per esuberare e impoverirsi di messaggi. Non c'è l'eleganza della sintesi di Haneke, né la padronanza filosofica di Kubrick (avercene) a cui il regista sembra aspirare, eppure Sorrentino fa propria la cifra stilistica di questa perturbante collezione di fotografie, che si fondono con il suono e la melodia. La giovinezza qui potrebbe essere una traduzione de La Grande Giovinezza, un'ideale carico di malinconia che ricorre come una chimera nella filmografia dell'autore. Tutto fa pensare a un film più compatto del precedente La Grande Bellezza, che, invece di vacillare come un anziano, si irrobustisce minuto dopo minuto. Eppure, chissà com'è, la vera trasgressione di Sorrentino non arriva mai, il tema portante della vecchiaia si sposta in un altrove ignoto, la nostalgia della giovinezza che dà il titolo al film lascia il posto agli enigmi, si ricade nell'"omage" (il citazionismo è sinonimo di scimmiottare) e purtroppo le lacrime piovono nello schermo, non sul nostro fazzoletto. Ci sarebbe una domanda da rivolgere a Sorrentino. Se si proponesse un montaggio alternativo, dove monaci buddisti in volo, ciccioni attaccati alla canna del gas, massaggiatrici taumaturgiche, anziani scopaioli, adolescenti letterati, alpinisti alienati e vacche sacre spariscono come le allucinazioni di Harvey Keitel fra le alpi, cosa rimarrebbe? Sicuramente qualcosa a cui Sorrentino non riesce a sottrarsi, un simbolismo veloce ed eccessivo che entusiasma gli amanti dei telespot della bmw, da una parte, e che pompa le penne dei critici, dall'altra. Eppure l'impegno anche solo estetico con cui vengono selezionate le vacche svizzere va valorizzato. Di certo il film va visto al cinema per l'interpretazione, per diversi passaggi testuali, per la cura musicale, per il formato scope (che qui non è causale). Le allucinazioni di Sorrentino, per quanto possano sembrare fini a sé, in fin dei conti, fanno scuola e dimostrano, al pari di Garrone e Messina - giusto per citare un paio di italiani- che nel nostro cinema non sono avanzati solo Vanzina, Avati e Muccino.
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