Midnight in Paris |
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Un film di Woody Allen.
Con Owen Wilson, Rachel McAdams, Michael Sheen, Nina Arianda, Kurt Fuller.
continua»
Commedia,
durata 94 min.
- USA, Spagna 2011.
- Medusa
uscita venerdì 2 dicembre 2011.
MYMONETRO
Midnight in Paris
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La raffinatezza e l'insoddisfazionedi Viva_la_vidaFeedback: 509 | altri commenti e recensioni di Viva_la_vida |
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sabato 10 dicembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Woody affascina e sorprende con Midnight in Paris. Una trama di fatto sottile e surreale, un accento fiabesco e borghese dominano la pellicola, che vede protagonista un eccezionale Owen Wilson. Trovare un senso razionale alla vicenda in sé è impossibile come lo è anche non trovarne uno alla minuziosa costruzione di un concetto-chiave (del resto ce n’è uno in ogni film di Allen), quello dell’inesorabile insoddisfazione del presente e, in ultima analisi, della vita, delle convenzioni sociali ed etiche e il rifugio ebbro e spassionato nell’epoca della quale ciascuno si sente un componente mancato e che rivive nei profumi di Parigi, nelle righe di Hemingway, nei tratti di Matisse. Allen prende questa piccola e difficile debolezza intellettuale e la sviscera in una sorta di sogno o mondo parallelo, ignorato dai più, sempre più inspiegabile e in ogni caso fortemente desiderato. Il tutto è giocato nella dualità tra il fascino raffinato della capitale francese e la vita gretta e incolta di Malibù, tra l’incostante esistenza dell’artista e quella ripetitiva ma sicura dell’impiegato, tra la moglie devota e la seducente musa ispiratrice. Quei “viaggi” non sono solo salti in un passato mai vissuto, ma anche aperture a un’esperienza alternativa del presente, i rimasugli della vita per cui si è nati e che, tra scelte e necessità, si dimentica a favore dei compromessi. Ben riuscita la grottesca discrepanza tra il disperato rifiuto della vita presente e il sottile umorismo in cui emergono le ipocrisie della società comune. La malinconica apertura con le immagini di Parigi danno un tocco di raffinatezza formale e ricordano il primo Truffaut. Il finale apre un vago spiraglio di speranza per non appesantire di eccessivi toni pessimistici la trama, che di fatto cade poco nella filosofia esplicita e nel tormento schopenhaueriano. Ancora una volta, grande Allen.
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