This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
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Finalmente, un film imperdibile!
di volevosolodiventareFeedback: 838 | altri commenti e recensioni di volevosolodiventare |
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domenica 16 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
This must be the place è un bel film ed è molto più di un bel film.
This must be the place testimonia l’esistenza (e soprattutto, la resistenza) di uno specifico tipo di cinema: il cinema che premia il racconto, il cinema che indaga la complessità della normalità, il cinema che scova la poesia nel grottesco e che l’accompagna alla nostra percezione con una naturalezza tale da far aprire completamente il nostro spirito alla narrazione che sta compiendosi innanzi ad esso. Un cinema capace di fare autentica poesia, rigorosamente bidimensionale, ricchissima e colorata.
Questo film sancisce l’incontro perfetto tra la magistrale regia di Paolo Sorrentino e la straordinaria performance di Sean Penn nei panni di Cheyenne, un personaggio assolutamente irresistibile, ruffiano al punto giusto,capace di coniugare un’apparenza dark con una purezza assolutamente infantile, con una dolcezza paradossale, con un’ironia disinteressata e dissacrante.
Cheyenne fa subito breccia tra il pubblico in sala. Ci riesce perché il ciuffo cotonato gli finisce davanti agli occhi e deve sbuffare per allontanarlo. Ci riesce perché dopo ogni battuta emette un malefico ghigno contagioso. Ci riesce perché trema, perché ha paura, perché ha tante paure che gli valgono autentica cittadinanza nella nostra emotività.
La morte del padre lo porterà a confrontarsi con il suo passato, con tutto ciò che è andato come è andato, con una moltitudine di volti e umanità diverse attraverso gli Stati Uniti, alla ricerca di un sé altro e di se stesso, dal concerto dei Talking Heads a New York, al Michigan, allo Utah, al New Mexico, fino all’ultimo atto, la catarsi finale, completa, che si consuma nel bianco terso di un paesaggio quasi lunare.
La regia di Sorrentino sublima la bravura di Sean Penn, attraverso l’orchestrazione esemplare di una fotografia che dona al film una dimensione visionaria più che visiva, un uso della macchina da presa perfettamente consapevole, un’attenzione estrema ad ogni più piccolo dettaglio di ogni singola inquadratura, come nella migliore tradizione di questo grande regista italiano. E poi, assolutamente non trascurabile, la colonna sonora che gioca un ruolo talmente cruciale da dare al film il titolo di uno storico pezzo dei Talking Heads con relativo cameo di David Byrne.
Ed ecco che dopo aver visto il film tornano in mente alcune delle sue battute:
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