Vallanzasca - Gli angeli del male |
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Un film di Michele Placido.
Con Moritz Bleibtreu, Paz Vega, Vito Facciolla, Rocco Capraro, Teresa Acerbis.
continua»
Drammatico,
durata 125 min.
- Italia 2010.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 21 gennaio 2011.
- VM 14 -
MYMONETRO
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Un film maledettamente ruffiano. E bello.
di volevosolodiventareFeedback: 838 | altri commenti e recensioni di volevosolodiventare |
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mercoledì 19 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Probabilmente dipende dal fatto che le mie ultime avventure cinematografiche si sono rivelate deludenti, senza mezzi termini. Probabilmente anche dal fatto che le produzioni italiane sono - troppo spesso, ahinoi - poca roba, capaci di suscitare impensabili smottamenti intestinali fin dai primi 8 secondi di trailer. O forse ancora è che Kim Rossi Stuart ha segnato le fantasie emotive della mia generazione nel ruolo di Romoaldo (o Romualdo, non lo capirò mai)...ma Vallanzasca mi è piaciuto al di là d'ogni aspettativa. Lui, Kim, regala un'interpretazione tridimensionale, elegante, perfettamente matura...non una di quelle che restano scritte con gocce d'oro nel libro della storia del cinema, s'intende, ma sufficientemente significativa per essere ricordata e convincente quel che basta per intrattenere e appassionare per i 123 minuti di pellicola. L'assassino, il ladro, il più pericoloso criminale italiano, il bandito con gli occhi di ghiaccio: quello che incontriamo è un personaggio di un'imperfezione umana e magnetica (interpretato da un Kim Rossi Stuart inenarrabile e splendido - e qui l'infatuazione infantile si accoppia incestuosamente con il senso critico - con i suoi denti ingialliti, i capelli scomposti, le rughe di lato al lato della bocca, lo sguardo azzurro e arrossato, l'estetica longilinea), capace di suscitare non simpatia ma empatia, di farci scivolare nei meandri - perfettamente razionali e non così oscuri come il trailer lascia presagire - della personalità di Vallanzasca. La regia non commette peccati, l'uso della colonna sonora è ottimo, da copione. Il dialetto milanese inizialmente spiazza, suona posticcio, giusto il tempo di farci l'orecchio, di allontanarsi dal romanesco della banda della Magliana. Ciò che, invece, mi ha colpita sono state le risate in sala, sintomo di una fruizione narrativa scevra da morbosità - nelle quali era pur semplice cadere. Ho apprezzato la scelta di raccontare senza condannare, di indagare spazi che soltanto nella finzione narrativa ci è dato esplorare. Personalmente, il fatto che alcuni esponenti politici abbiano sconsigliato la visione di questo film, ne ha solo moltiplicato l'appeal. Infine, che dire: onore a questo nuovo genere di cinematografia italiana che, in qualche modo, riscopre pezzi della nostra storia e romanzandoli - com'è nella natura dell'arte fare - li avvicina a noi, raccontandoci storie di un passato che altrimenti dimenticheremmo o, magari, non scopriremmo mai.
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