La casa dalle finestre che ridono

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Un film di Pupi Avati. Con Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Giulio Pizzirani, Francesca Marciano.
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Giallo, durata 110 min. - Italia 1976. MYMONETRO La casa dalle finestre che ridono * * * 1/2 - valutazione media: 3,86 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
luca romanelli mercoledì 27 febbraio 2002
terrorizzante Valutazione 5 stelle su cinque
90%
No
10%

Dopo tre film di scarso successo di pubblico in cui affrontava il tema del fantastico ambientandolo nella sua campagna emiliana, Avati esordisce nell'horror con un film originale quanto davvero inquietante. L'atmosfera serena e rilassata dell'inizio si fa via via più lugubre e macabra, e il calvario del protagonista non può non essere vissuto in prima persona anche dallo spettatore. Per chi sa apprezzare il vero horror d'atmosfera.

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buono legnani martedì 30 aprile 2002
sono ancora vive! Valutazione 4 stelle su cinque
78%
No
22%

Capolavoro assoluto, il miglior film di sempre dell'horror italiano. Da vedere e rivedere, per riprovare gli stessi brividi. Flash back da antologìa. Indimenticabile l'angosciante voce di Buono Legnani (datagli da Gianni Cavina). Finale straordinario, bruciante, che porta sgomento e ammirazione. Da venerare come fosse un'icona.

[+] diciamo la verità (di holden1976)
[+] ondate di ricordi (di solare)
[+] mai svelare il colpo di scena finale (di nicolò)
[+] cambia il titolo della tua recensione (di kinglillo)
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marco michielis domenica 28 agosto 2011
la complicità di un intero paese Valutazione 3 stelle su cinque
95%
No
5%


Nel film forse più famoso di Pupi Avati a spaventare di più non sono tanto gli omicidi, quantunque efferati e brutali, delle sorelle Legnani, bensì l'incredibile silenzio e la complicità dei compaesani, i quali, non solo non denunciano i crimini delle orride vecchie ( ad eccezione della chiamata alla polizia del sindaco verso la fine), ma addirittura le aiutano a procurarsi nuove vittime. Stefano e la giovane maestra si ritrovano invischiati in un'enorme trappola, da cui apparentemente non c'è via di scampo ( alla fine, la polizia arriverà in tempo? E quella mano sull'albero cosa rappresenta?). A contrastare in modo tremendamente efficace con le solari inquadrature del paesaggio emiliano, il regista pone le riprese tetre ed inquietanti effettuate all'interno della casa dove i due giovani alloggiano, credendo di dover convivere unicamente con una vecchia paralitica. [+]

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nicola puccini venerdì 2 marzo 2001
quella terribile casa! Valutazione 3 stelle su cinque
91%
No
9%

Giallo horror disturbante. Un angoscioso dipinto narra un fatto di sangue, l'allucinazione della sifilide, la tragica morte di un pittore. Umido, morboso, di una religiosità ambigua. Tra le cose migliori di Avati.

[+] hai ragione da vendere =) (di dede =))
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henry martedì 22 maggio 2007
una piccola perla dell'horror Valutazione 4 stelle su cinque
95%
No
5%

Avati, dopo i grossi guai derivati dall'antecedente film 'Bordella', gira un horror a bassissimo costo completamente ambientato nella Bassa Padana. Insolito nell'intreccio, assolutamente realistico nella messinscene e nella descrizione dei personaggi, il film ha il suo punto di forza nell'originare la paura con gli strumenti più semplici che si hanno a disposizione: la paura e la musica. Questo horror può infatti contare su una solida sceneggiatura (che alterna sapientemente realismo a tratti di commedia nerissima), su location vincenti (il paesino padano della porta accanto è il teatro ideale per un'ambientazione da incubo) e su un intreccio sempre avvolto nel mistero, fino al sanguinolento (e sospeso) finale a sorpresa. [+]

[+] sono sempre io mi correggo (di henry)
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osteriacinematografo lunedì 9 gennaio 2012
terrore antico Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Bassa Padania. Un restauratore viene chiamato in un paesino per ripristinare l’affresco di un artista ormai deceduto, artista noto per l’insania e per aver immortalato soggetti in agonia. La vicenda si sviluppa lentamente, portando a galla gradualmente paura e inquietudine, fino a rivelare l’abisso obliato della follia. Le atmosfere cupe, umide, la nebbia che s’insinua fra i vicoli e nelle coscienze degli individui, i personaggi inquietanti che popolano questa provincia profonda e sperduta, la musica e i tasti d’un pianoforte che accompagnano in modo angoscioso i momenti topici del film rendono l’horror artigianale di Avati un buon prodotto, da riscoprire, in un mondo in cui, gli anni 70 (un dove, e non un quando), il montaggio non aveva ancora avuto la meglio sulla storia. [+]

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luca bg mercoledì 1 agosto 2007
lino capolicchio Valutazione 4 stelle su cinque
72%
No
28%

Il film merita di essere pagagonato alla stregua di profondo rosso e a tratti ne è forse migliore vista l'originalità della storia e la suspense in crescendo nel finale da cardiopalma, e chi andrebbe a pensare al parroco del paese che in realtà è una delle maledette sorelle? Geniale questo Pupi Avati che io apprezzo molto anche in altre opere anche se non come questa. Rimane sicuramente un caso isolato di film orror fuori dal comune.

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dandy lunedì 22 ottobre 2012
da quelle finestre escono risa di orrore. Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Un film a suo modo unico nel contesto italiano(e non).Più vicino al seguente "Shining"(abitazioni con un passato di sangue,follia latente) che al coevo thriller grandguignolesco alla Dario Argento(all'epoca al top della carriera e dell'inventiva).Avati,sceneggiatore tra gli altri,con Maurizio Costanzo(quando ancora aveva il cervello a posto)e Gianni Cavina(che interpreta Coppola),azzecca l'idea di trasformare un anonimo paesino del Ferrarese in un autentico antro del male.Male che ha fagocitato l'intera popolazione,e i cui segreti si scoprono a un carissimo prezzo.Inevitabilmente datato per certi aspetti(ritmo lento,flashback non proprio raffinati,la "congiura"ostentata dai paesani nei confronti del protagonista fin dall'inizio)ma ancora inquitenante e sorprendente nel riuscito mix tra orrore,grottesco e patologico. [+]

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flegiàs tn giovedì 27 marzo 2008
colore nero Valutazione 4 stelle su cinque
60%
No
40%

Nello sconsolante panorama del cinema italiano, e nella povertà dei suoi ricambi, il nome di Pupi Avati merita un qualche rispetto per la coerenza con cui, tra soprassalti dovuti ora alla censura ora alla distribuzione, conduce un suo discorso sull'irreale grottesco del nostro paese, di cui sono ultimi esempi La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, Bordella (che ha spunti accattivanti anche se non conclusi) e questa Casa dalle finestre che ridono, opera in cui meglio si esprimono - e si delimitano - le sue qualità e anche le sue abilità di "thrillerman" contrapposto ai sadici brividi alla Dario Argento. L'elemento più affascinante di questo film, per altri versi assai facile e modesto, è l'aver composto un intrigo-suspence ambientandolo, invece che nel solito cosmo codificato della città, in un paesino nelle valli di Comacchio, dalle parti in cui vive l'Agnese di Montaldo. [+]

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giu/da(g) martedì 21 febbraio 2012
la morte vien dalla campagna Valutazione 3 stelle su cinque
75%
No
25%

Stefano (Lino Capolicchio), un giovane restauratore, riceve l’incarico di riportare alla luce il martirio di San Sebastiano, affresco dipinto nella chiesa di uno sperduto paese dell’Emilia Romagna da Buono Legnani, un folle pittore naif morto diversi anni prima. Fin da subito però appare chiaro che una fitta coltre di omertà nel paese avvolge la vita dell’artista, celando dietro di sé un orribile segreto. Come è stato scritto più volte la grande intuizione di Avati è stata quella di ambientare un film horror in un ambiente solare come quello campagnolo, ma che tuttavia diventa improvvisamente inquietante – anche nell’immaginario comune – quando ci si imbatte nelle strane storie di paese e nei casolari abbandonati lungo la strada. [+]

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