Un regista che è nato in America, ma si sente eroicamente ungherese. Eroicamente, perché proprio l'Ungheria gli deve dire grazie visto che, nel 2004, proprio con un suo film (Control), è tornata al Festival di Cannes, rastrellando un numero impressionante di premi un po' ovunque. Nimród Antal è un autore che si merita, dunque, lodi. Fantasioso e surreale, racconta la sporcizia della vita mettendo i protagonisti delle sue pellicole al centro di avventure ricche di riferimenti visivi, di umorismo e di una bislacca realtà. Barocco, molto cinico, sa essere divertente e sentimentale quando ne sente il bisogno. Insomma, è un nuovo promettente cineasta europeo che miscela bene gli ingredienti della settimana arte riuscendo a ottenere buoni risultati, forte della sua esperienza nel campo degli spot e dei videomusicali.
Il successo di Controll
Di origini ungheresi, ma nato a Los Angeles, in California, nel 1991, decide di tornare nella terra dei suoi avi per studiare all'Accademia Cinematografica Unghesere. Prima di concludere gli studi (che mai finirà), accetta numerose proposte nell'industria televisiva, firmando cortometraggi (Bohóclövészet del 1994 e Biztosítás del 1998) salvo poi tornare a Los Angeles nel 2005, dopo il successo di Control, il suo primo lungometraggio, che viene celebrato con il premio dei Giovani al Festival di Cannes 2004 e con una nomination come miglior regista all'European Film Award, dopo la nascita del suo primo figlio e dopo aver comprato una casa a Santa Monica.
Il periodo americano
Nel suo periodo americano, firma l'horror Vacancy (2007) con Kate Beckinsale e Luke Wilson, storia di una coppia con problemi coniugali che, per un guasto alla macchina, è costretta a soggiornare in un sudicio bungalow che cela però una rete di sadici assassini e torturatori. Il film convince e così gli vengono affidati anche Blindato (2009) e il remake di Predators (2010), direttamente dalle mani di Robert Rodriguez.
La carriera di attore
Pochi lo sanno, ma Antal è anche un attore, ha infatti partecipato al corto di Daniel Young Roarsch (1999) e al lungometraggio di András Salamon Közel a szerelemhez (1999).
