| Titolo originale | Kuang ye shi dai |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | Cina |
| Durata | 160 minuti |
| Regia di | Gan Bi |
| Attori | Qi Shu, Mark Chao, Jackson Yee, Zhang Yi, Lei Hao Lee Hong-Chi, Zijian Dong, Jue Huang, Gengxi Li, Yongzhong Chen. |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | I Wonder Pictures |
| MYmonetro | 3,70 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 maggio 2025
In un futuro dove i sogni sono aboliti, un "Fantasticatore" viene riportato in vita con pellicola e rivive più vite, fino alla fine del mondo (e del cinema). Il film è stato premiato al Festival di Cannes, Al Box Office Usa Resurrection ha incassato 143 mila dollari .
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CONSIGLIATO SÌ
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In un tempo imprecisato, l'umanità ha scoperto che rinunciando ai sogni potrà vivere per sempre. Alcuni individui, denominati fantasmers, ossia "Fantasticatori", continuano a sognare e, pur consumandosi nel farlo, acquisiscono il potere di viaggiare nel tempo, specie se direzionati dai "Grandi Altri". Una di questi ultimi trova un Fantasticatore in una sala dell'oppio e gli ridà vita innestandogli della pellicola cinematografica: la creatura ritornerà giovane e vivrà storie differenti, fino alla fine del mondo (e del cinema).
La morte del cinema. Un concetto celebrato e ripercorso nei decenni principalmente da altro cinema. Perché sembra che sia nella natura stessa della settima arte il discorso autoriferito e in particolar modo relativo alla propria fine, anticipata, annunciata e poi infine costantemente rimandata, attraverso una rinascita sotto nuove forme.
L'ambiziosissimo Bi Gan, talento del cinema cinese divenuto al quarto film già autore riverito a livello mondiale, si cimenta sul tema, lasciando briglia sciolta a una visione ermetica e immaginifica sulle "magnifiche sorti e progressive" del cinematografo, ri-raccontando la storia del cinema attraverso i suoi capolavori. Dopo un incipit sci-fi, ricco di immagini suggestive che rimandano a Lumière, Meliès e Murnau, quando il Fantasticatore prende vita e "produce" cinema, nascono nuove storie e lo stile di Bi - pianosequenza insistiti, indeterminatezza come costante - si adatta volta per volte al racconto noir, al gangster movie e alla romantica storia di vampiri. Anche qui i richiami sono immediatamente percepibili: La signora di Shangai con un duello tra gli specchi, il triad movie dell'Estremo Oriente, Melville e su tutto l'ombra di Stalker di Tarkovskij. Ma Bi non è mai un imitatore: il suo è un sogno che genera sogni e che prova a digerire e risputare un secolo abbondante di cinema in forme nuove, mantenendo un'aura di romanticismo onirico che giustifica l'affermazione di chi vede in lui l'erede di Wong Kar-wai.
L'effetto è quello di un paesaggio infinito, di un gioco che potrebbe assumere mille forme e il cui filo logico - nascono e muoiono mille sottotrame criptiche e forse impermeabili a ogni spiegazione - è irriducibile alla linearità della narrazione. Una forma di metacinema intellettuale che può lasciare freddo il cinefilo occasionale e che si rivolge soprattutto a un pubblico di iniziati, con alle spalle un quantitativo di visioni sufficiente a donar loro una chiave interpretativa che apra lo scrigno dei sogni di Bi Gan. In tempi di piattaforme streaming e supereroi, di audiovisivo visto principalmente come "contenuto", quello del regista cinese si configura come un gesto anacronistico e politico, un grido d'allarme contro il destino che potrebbe attendere per la nostra società, a cui opporsi con la pura forza dell'affabulazione, prediligendo la vitalità della caducità al tedio infinito di un'esistenza grigia e algoritmica, foss'anche eterna. Lasciarsi andare alla visione di Resurrection richiede un'attenzione e uno sforzo straordinari, ma ripaga chi ha scelto, nonostante tutto, di vivere "fantasticando".
BI Gan con "Resurrection" ha creato un'opera tecnicamente raffinatissima, un film capace di tratteggiare l'universalità della settima arte Resurrection di BI Gan è l'esemplificazione stessa di quanto il cinema sia bello perché è vario, che non si deve per forza fare film per tutti. Il regista cinese di tutto questo e a Cannes 2025 offre una delle sue opere migliori, per quanto ovviamente destinata [...] Vai alla recensione »
Un'opera enciclopedica di un secolo (il ventesimo), rivissuto attraverso la sua presenza artistica più innovativa (il cinema) e come tale il sogno che permette ancora a alcuni (i fantasmers) di viverlo attraverso il passaggio del tempo. La morte e la rinascita, come quella del cinema, nella circolarità del film, portano Bi Gan a sorprendere ancora una volta con un percorso visivo strabiliante (non [...] Vai alla recensione »
Diviso in sei capitoli, il nuovo e attesissimo film di Bi Gan evoca un mondo nel quale si vive all'infinito e non si sogna più. Una donna (Shu Qi), forse una vampira, avendo compreso che l'essere mostruoso (Jackson Yee) che la perseguita non intende farle del male, lo rianima attivando fra le pieghe della sua schiena un meccanismo che ricorda un antico proiettore cinematografico.
Un teatrino d'epoca, tutto stuccato: sul palcoscenico uno schermo posticcio, si tratta di un teatro adibito a cinematografo, probabilmente uno dei primi della storia in Cina. Il pubblico si volta, non guarda lo schermo ma si rivolge in camera, verso un punto che coincide in realtà con la proiezione. Tante immagini del film richiameranno a questo rapporto biunivoco, la fotografia dell'occhio che si [...] Vai alla recensione »
Al cinese Bi Gan, invece, sembra aver fatto male l'eccesso di libertà che lo ha portato a fare di Resurrection (Risurrezione) un centone sulla storia del Novecento, riletto attraverso il cinema e non solo. La trama, confusa, vede una donna proteggere o forse addirittura «dare la vita» a una specie di «mostro» che nasce come il gobbo di Nôtre Dame con un proiettore nella gobba, attraversa una serie [...] Vai alla recensione »
Dalla Cina con furore grazie a Resurrection di Bi Gan, visionario che resuscita il concorso con l'epopea della creatura protagonista detta Fantasmer. Costui vaga nella Cina del '900, dalle scale gotiche scese come mostro da cinema muto, alla passione per la pupa del gangster in un capodanno 1999 con soggettive con guanti di pelle degne di Mario Bava.
Si chiama Resurrection, ma per lo spettatore è una Via Crucis. Di Bi Gan ci entusiasmammo (che bella parola, al passato remoto) per Un lungo viaggio nella notte nel 2018 - vi ricordate, più o meno, a metà film si dovevano indossare gli occhialini 3D e letterale si volava!. Sette anni più tardi, per la nuova intrapresa potremmo aggiornare Verdone: C'è un cinese in coma.
L'esposizione di una pellicola alla luce del giorno è deleteria, e porta alla perdita di ciò che vi era impresso sopra, che si dissolve esattamente come fanno i vampiri al sole. Il cinema come atto predatorio? Sì, apparentamento facile ma non improprio, che Bi Gan fa su in uno dei sei segmenti di cui si compone Resurrection, suo terzo lungometraggio diretto a ben sette anni di distanza dal precedente [...] Vai alla recensione »
Senza sogni si può vivere in eterno. È quello che hanno scoperto gli uomini, nel mondo di Resurrection. Ma nonostante questo, alcuni preferiscono continuare a sognare, accettando la consunzione, il decadimento, la fine. Del resto, a cosa servirebbe vivere in eterno senza sogni? Questi pochi resistenti sono una specie di fantasmi, mostri, vampiri, che si muovono ai margini di un'umanità immortale eppure [...] Vai alla recensione »