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Pablo Hernando: «Una balena come frontiera tra il bene e il male»

Il regista di Creature dal profondo racconta la genesi del film. In streaming su MYmovies ONE dal 4 al 7 dicembre, in occasione della presentazione del film al Noir in Festival. GUARDA IL FILM »
di Rossella Farinotti

giovedì 4 dicembre 2025 - Incontri

Quando Ingrid preme il grilletto, le sue vittime non sanno chi gli ha sparato. La sua capacità di infiltrarsi e scomparire senza lasciare tracce fa di lei una killer implacabile. Ma quel potere viene da un altro mondo, un luogo abitato da creature mostruose, da cui entra ed esce, diventando sempre meno umana. Ingrid riceve un incarico da Melville, un contrabbandiere che usa il porto per il traffico di strane merci e che sta per perdere tutto. Abasolo, un potente uomo d’affari rivale, è arrivato in città e si appresta a prendere il controllo del porto. Vive barricato in un edificio pieno di tirapiedi e guardie del corpo armate. Ucciderlo è un lavoro che solo Ingrid può fare. Tutto cambia quando Melville scopre il segreto di Ingrid. La sua vera natura la rende la merce di scambio più preziosa di tutti e Melville decide di intrappolarla per impossessarsene. Ingrid finirà per combattere come un animale in trappola per impedire che l’oscurità la imprigioni per sempre.

Il regista Pablo Hernando racconta la genesi del film Creature dal profondo, in streaming su MYmovies ONE dalle 19.00 di giovedì 4 dicembre alla mezzanotte di domenica 7, in occasione della presentazione del film al Noir in Festival 2025.

Questo tuo primo lungometraggio, La Ballena (Creature dal profondo), ha una genesi di pensiero che risale a dieci anni fa. Hai iniziato, infatti, a pensarlo nel 2015, prima di Esa Sensacion?
In realtà ho pensato alla realizzazione di un film intorno all’idea principale del killer nel 2012. Dal 2015 ha iniziato a prendere forma.

È la prima volta che lavori con una grande produzione in un film lungo. Ci sono degli aspetti diversi rispetto ai tuoi film precedenti sul piano pratico?
Sì. Oltre al progetto che ha lavorato in mente per diversi anni, la realizzazione è stata diversa. Per la prima volta mi sono trovato a gestire un budget da grande film, dove potevo dunque essere libero di fare delle scelte per la qualità del film, ma anche con delle responsabilità precise. Non puoi fare errori: devi avere a che fare con la realtà, creare un sistema, stare dentro a una “schedule” precisa. Le tue idee devono diventare concrete. E ci sono riuscito anche grazie a un team straordinario. Abbiamo girato il film in 27 giorni. Più di dieci anni dall’idea, per girarlo in meno di un mese.

Rispetto alla tua idea iniziale e a come ti eri prefigurato il film, Creature dal profondo è come lo immaginavi? 
Il film è piuttosto simile alle aspettative che avevo. Forse è persino migliore. Oltre le aspettative. Forse grazie alle risorse che avevo e al team che mi ha affiancato.

L’attrice protagonista, Ingrid Garcìa Jonsson, è stata ingaggiata sin dall’inizio, vero? Questo film è nato un po’ pensando a lei?
Sì, l’idea per il film è nata pensando a Ingrid e dialogando con lei. Siamo amici. Ho realizzato da subito che la figura del killer dovesse interpretarla Ingrid, ho avuto come un’epifania. Il killer doveva stare in quel limite tra umano/non umano. Non posso immaginare questo film senza di lei. Ha subito accettato, altrimenti non sarebbe stato possibile, sarebbe stato un altro film.


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Nel film la protagonista è una killer dall’aspetto spietato, ma in realtà rappresenta appunto un antieroe che vive in un limite tra la realtà e un altro contesto, ultra umano.
Esatto. Lei ha un potere che le viene dato quando è bambina per poi esserle sottratto. Questo potere la fa diventare un’altra creatura. Nel buio lei incontra un mostro, diventa quel mostro. Forse è un’illusione. Non so dove possa collocarsi il lato dark, oscuro.

Questo mostro di cui parli però può essere visto come positivo, come una realtà rigenerativa?
É come una balena, che vive nello spazio liminale. E un animale enigmatico, misterioso. Sarebbe interessante leggere la mente di una balena. Il personaggio impersonificato da Ingrid è dunque in una posizione unica, sta nel limite. 

C’è solo una persona che si avvicina a quel limite nel film, l’uomo che incontra in spiaggia. Gli altri sono tutti personaggi negativi che lavorano nello spionaggio e cercano di prevaricare l’uno sull’altro. Ingaggiando Ingrid.
Si, infatti il sub incontra la protagonista sulla spiaggia. L’unico luogo puro, neutro e naturale del film. Non in un luogo industriale e abbandonato.

A proposito di luoghi e di spazi, sembra che l’architettura abbia un ruolo importante nel film. Sia per gli spazi abbandonati che hai citato, sia per gli edifici che sembrano brutalisti su cui l’inquadratura spesso si concentra, che nei luoghi stretti è sempre solitari dove si muove la killer.
Abbiamo girato a Bilbao, dove ci sono ancora luoghi abbandonati, perfetti per il film. Luoghi che rappresentano un passato non bello, contesti fatti da linee dritte e nette, cemento, elementi che si ripetono. Luoghi industriali come vecchie fabbriche abbandonate. Per la storia questo set era perfetto. Come essere umani interferiamo nella natura, facciamo più parte di questi paesaggi industriali.

Sembra, infatti, che i cattivi del film vivano e interagiscano nei luoghi brutti, abbandonati. Mentre lei, la killer, cerchi salvezza o pace nella natura.
Esatto. La spiaggia e la balena rappresentano una frontiera tra il bene e il male. La balena è il limite che sta in mezzo. Il sub e la protagonista si incontrano infatti davanti a lei, sulla spiaggia.

Sei a Milano perché hai presentato il film in città?
Si, al cinema Arlecchino. Mi hanno detto che è l’unico cinema storico del centro. È un luogo speciale.


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