rosario colaizzi
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lunedì 20 novembre 2023
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da non perdere
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"C'è ancora domani " Un FILM che è un pugno nello stomaco, una "urgente" bellissima " Commedia all'italiana", che, raccontandosi in bianco e nero, riavvolge il filo della memoria a quel "CINEMA neo realista" narratore della vita quotidiana delle persone comuni, che si faceva denuncia e proposta.
Le "vessazioni" e le violenze fisiche e psicologiche" SONO la normalità di Delia, la protagonista.
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"C'è ancora domani " Un FILM che è un pugno nello stomaco, una "urgente" bellissima " Commedia all'italiana", che, raccontandosi in bianco e nero, riavvolge il filo della memoria a quel "CINEMA neo realista" narratore della vita quotidiana delle persone comuni, che si faceva denuncia e proposta.
Le "vessazioni" e le violenze fisiche e psicologiche" SONO la normalità di Delia, la protagonista. Vittima di una violenta CULTURA patriarcale e maschilista, non conosce nemmeno " la dignità del lavoro", ma solo l'umiliazione della "fatica" : sottopagata rispetto ad un uomo, costretta a mille mestieri, si colpevolizza quando trattiene da quanto legittimamente guadagnato " dei soldi per LEI"; accudente, un pilastro nell'economia familiare ed emotiva della famiglia eppure " senza diritto di scelta e di replica ", DELIA non ha voce, che le viene restituita con il DIRITTO al voto delle donne il 2/3 giugno 1946 una possibilità di riscatto, uno strumento di emancipazione, strumento e possibilità che le vengono dalla politica, quella ALTA e non quella che sperimentiamo quotidianamente funzionale solo a chi la esercita. Si tratta di un FILM agrodolce, crudo e pieno di poesia in cui è possibile riconoscere la nostra memoria collettiva. I " DIALOGHI tra MASCHI"? Da vergognarsi !
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uppercut
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lunedì 20 novembre 2023
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femministaiolo militante
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A livello umano fa anche piacere che la coppia Cortellesi/Milani stia vivendo un vero trionfo. C'è ancora domani per la fiction e Io, noi e Gaber per il documentario biopic rimarranno i due protagonisti della produzione nostrana del 2023. In realtà, si tratta di prodotti totalmente diversi, per contenuti e qualità (per intenderci: Milani ha fatto davvero un ottimo lavoro). A renderli avvicinabili c'è però un passaggio presente nel film di Milani che ci offre la più limpida e condivisibile reazione a quello della Cortellesi . E' l'indimenticabile sfogo gaberiano in "Quando è moda è moda":
Sono diverso, sono polemico e violento
Non ho nessun rispetto per la democrazia
E parlo molto male di prostitute e detenuti
Da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti
Di quelli che diranno che sono qualunquista non me ne frega niente:
Non sono più compagno né femministaiolo militante,
Mi fanno schifo le vostre animazioni, le ricerche popolari
E le altre cazzate;
E finalmente non sopporto le vostre donne liberate
Con cui voi discutete democraticamente
Sono diverso perché quando è merda è merda
Grazie, una volta di più, caro signor G.
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A livello umano fa anche piacere che la coppia Cortellesi/Milani stia vivendo un vero trionfo. C'è ancora domani per la fiction e Io, noi e Gaber per il documentario biopic rimarranno i due protagonisti della produzione nostrana del 2023. In realtà, si tratta di prodotti totalmente diversi, per contenuti e qualità (per intenderci: Milani ha fatto davvero un ottimo lavoro). A renderli avvicinabili c'è però un passaggio presente nel film di Milani che ci offre la più limpida e condivisibile reazione a quello della Cortellesi . E' l'indimenticabile sfogo gaberiano in "Quando è moda è moda":
Sono diverso, sono polemico e violento
Non ho nessun rispetto per la democrazia
E parlo molto male di prostitute e detenuti
Da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti
Di quelli che diranno che sono qualunquista non me ne frega niente:
Non sono più compagno né femministaiolo militante,
Mi fanno schifo le vostre animazioni, le ricerche popolari
E le altre cazzate;
E finalmente non sopporto le vostre donne liberate
Con cui voi discutete democraticamente
Sono diverso perché quando è merda è merda
Grazie, una volta di più, caro signor G. Nel tuo urlo l'esatta indignazione (sì, proprio questa è la parola) che mi generano tutti i commenti inneggianti l'alto valore cinematografico e democratico di un prodottino televisivo e peggio che retorico. Genera conati di vomito ritrovare foto di questa cosa, che in un paese terzomondista come il nostro tocca chiamare "film", a fianco delle centinaia di notizie, commenti, approfondimenti sulla tristissima vicenda di due ragazzi di cui non voglio ricordare i nomi. Fa schifo il consumo delle disgrazie (attuali come del dopoguerra) come piedistallo su cui ergersi come paladini dell'ovvio. Su Repubblica del 20 novembre, titolo cubitale: Violenza sulle donne, il problema sono gli uomini. Ma dai! Geniale!!! Ecco, la sceleggiatura di C'è ancora domani deve aver visto la collaborazione anche di qualche articolista di quella testata lì. Un'intelligenza spesa tutta a portare a casa i più facili consensi, senza un guizzo, uno scatto spiazzante. Solo furbate a partire dall'uso del bianco e nero (o meglio: immagini decolorate) esibito come estremo atto di sacrificio alla causa: pure ai colori, o Patria, rinuncio! Ebbene sì: con sprezzo del periglio, la saturazione la porterò a 0! E via i grandi storici del cinema: ma questo è neorealismo!!! Che tristezza! che infinita malinconia!
Ma per fortuna che c'è il Gaber.
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fioremina
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domenica 19 novembre 2023
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un film di insegnamento
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A metà strada tra film, intendendo per tale la narrazione che ci coinvolge, quella in cui partecipiamo trasferendoci dalla poltrona allo schermo vivendo in prima persona la storia del protagonista e il documentario e ovvero il film della narrazione insegnante. Infatti pur non mancando della coinvolgente partecipazione non siamo mai totalmente immedesimati e lo osserviamo scorrere. A renderlo meno film coinvolgente sono complici gli effetti del bianco e nero e la storia che benché attinta dal realismo storico è tuttavia surreale. Surreale perché quelle madri che hanno fatto i conti con la guerra e la fame e ancor più col proprio marito padrone, oppresse, sconsolate, affaticate, laddove la sopravvivenza supera i desideri e le aspirazioni non si sarebbero mai cucite la camicetta pe il nobile scopo del voto, e non che non lo avrebbero voluto, anzi.
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A metà strada tra film, intendendo per tale la narrazione che ci coinvolge, quella in cui partecipiamo trasferendoci dalla poltrona allo schermo vivendo in prima persona la storia del protagonista e il documentario e ovvero il film della narrazione insegnante. Infatti pur non mancando della coinvolgente partecipazione non siamo mai totalmente immedesimati e lo osserviamo scorrere. A renderlo meno film coinvolgente sono complici gli effetti del bianco e nero e la storia che benché attinta dal realismo storico è tuttavia surreale. Surreale perché quelle madri che hanno fatto i conti con la guerra e la fame e ancor più col proprio marito padrone, oppresse, sconsolate, affaticate, laddove la sopravvivenza supera i desideri e le aspirazioni non si sarebbero mai cucite la camicetta pe il nobile scopo del voto, e non che non lo avrebbero voluto, anzi. Il film è più rappresentativo del desiderio che di quanto possa essere accaduto realmente. Perciò il film “insegna” indicando nel voto il mezzo per liberarsi dall’oppressione maschile. Perché il voto è la fiducia nutrita per quel qualcuno che si prenderà cura di te facendo leggi migliori, quel qualcuno che disponendo di una somma di strumenti appresti per te e ancor più ai tuoi figli tutti i mezzi affinché non ti accada, ammantato da un presunto amore, di essere invece l’oggetto in possesso di un possessore.. Il film si pone a metà tra il realismo rosselliniano e il documentario laddove omette delicatamente con una tenda il realismo di quanto avviene al di là della tenda. Per coincidenza mentre il film è ancora in sala muore Giulia Cecchettin per mano del suo ex fidanzato e tutti i media si prodigano di consigli per prevenire il femminicidio a cominciare dall’educazione scolastica. Se vorremo passare dalle parole ai fatti, per realizzare quell’arduo compito riservato agli insegnanti, si cominci dal proiettare questo film nelle scuole. Non ce ne possono essere di migliori. E’ il miglior docufilm per suscitare vergogna nei bambini che si immedesimino in “Ivano” e per insegnare alle bambine a riconoscere i segni premonitori del falso amore.
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vincenzo ambriola
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sabato 18 novembre 2023
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un linguaggio antico per le inquietudini attuali
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Dopoguerra, Roma, quartiere Testaccio, sottoscala. La vita quotidiana di una famiglia, scandita dai tempi del lavoro e della scuola, mostra drammaticamente il ruolo sociale della donna, considerata come essere senza diritti ma con tanti onerosi compiti. Il bianco e nero esalta questo messaggio, ripulendolo dalle inevitabili emozioni del colore. La musica, invece, accompagna i passaggi cruciali, enfatizzandone il ritmo e giustificando scelte di regia che, altrimenti, sarebbero fuori luogo. Si può parlare, e si parla, in tanti modi della condizione femminile e, metaforicamente, di tutti coloro che non hanno raggiunto la parità costituzionale. La Cortellese lo fa mostrandoci la bestiale normalità del passato, quando picchiare una donna non era un reato ma, anzi, una raccomandabile prassi dai nobili fini, perpetrata sotto gli occhi di tutti che non fingono di non vedere ma, anzi, vedono e alzano gli occhi al cielo.
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Dopoguerra, Roma, quartiere Testaccio, sottoscala. La vita quotidiana di una famiglia, scandita dai tempi del lavoro e della scuola, mostra drammaticamente il ruolo sociale della donna, considerata come essere senza diritti ma con tanti onerosi compiti. Il bianco e nero esalta questo messaggio, ripulendolo dalle inevitabili emozioni del colore. La musica, invece, accompagna i passaggi cruciali, enfatizzandone il ritmo e giustificando scelte di regia che, altrimenti, sarebbero fuori luogo. Si può parlare, e si parla, in tanti modi della condizione femminile e, metaforicamente, di tutti coloro che non hanno raggiunto la parità costituzionale. La Cortellese lo fa mostrandoci la bestiale normalità del passato, quando picchiare una donna non era un reato ma, anzi, una raccomandabile prassi dai nobili fini, perpetrata sotto gli occhi di tutti che non fingono di non vedere ma, anzi, vedono e alzano gli occhi al cielo. Lo stesso atteggiamento che adesso, in chiave diversa, copre e protegge comportamenti altrettanto bestiali. Il femminicidio non è ancora sparito, anche se percentualmente è diventato raro ma mediaticamente visibile. Anche la violenza sulle donne, quella fisica, non è più prassi normale.Ci sono altre forme di violenza, psicologica, economica, morale, che fanno male come le percosse. Per queste ragioni, per aver raccontato in un linguaggio antico le inquietudini attuali, posso dire di aver visto un bellissimo film.
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piero
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sabato 18 novembre 2023
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da vedere
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Premetto che ero fortemente dubbioso su questo film, e il bianco nero ha accentuato all'inizio la mia apatia. Però.. poi ha cominciato ad interessare, man mano che si andava avanti. La trama su cui si basa il film sembrerebbe essere la ripetizione di tanti troppi casi di violenza tra le mura domestiche, che ogni giorno ci rimandiano i Mass-Media: Delia ha sposato Ivano molti anni prima, e ci ha fatto una figlia e due figli più piccoli, sperando di aver trovato il grande amore ed invece accorgendosi solo dopo di essere doventata sua proprietà. Non solo deve portatre soldi a casa, stendendo biancheria, rammendando calze, riparando ombrelli e facendo iniezioni, ma deve anche pulire e rigovernare il misero sottoscala in cui vive assieme al suocero, e venire per ogni nonnulla pestata dal marito, sottoposta a rapporti sessuali visti come un dovere ma non un piacere, e derisa e umiliata in tutti i sensi.
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Premetto che ero fortemente dubbioso su questo film, e il bianco nero ha accentuato all'inizio la mia apatia. Però.. poi ha cominciato ad interessare, man mano che si andava avanti. La trama su cui si basa il film sembrerebbe essere la ripetizione di tanti troppi casi di violenza tra le mura domestiche, che ogni giorno ci rimandiano i Mass-Media: Delia ha sposato Ivano molti anni prima, e ci ha fatto una figlia e due figli più piccoli, sperando di aver trovato il grande amore ed invece accorgendosi solo dopo di essere doventata sua proprietà. Non solo deve portatre soldi a casa, stendendo biancheria, rammendando calze, riparando ombrelli e facendo iniezioni, ma deve anche pulire e rigovernare il misero sottoscala in cui vive assieme al suocero, e venire per ogni nonnulla pestata dal marito, sottoposta a rapporti sessuali visti come un dovere ma non un piacere, e derisa e umiliata in tutti i sensi. Persino dalla figlia che vorrebbe vedere la madre ribellarsi. Però anche lei potrebbe finire come Delia, se si sposasse con il figlio primogenito dei Moretti, che hanno un bar pasticceria nel quartiere e che si sono arricchiti con la borsa nera. Delia capisce dai modi del futuro genero, che con lui la figlia ripeterebbe il suo errore e provvede a suo modo. A questo aggiungasi un amore di Delia che è intenzionato ad emigrare al nord, e una misteriosa lettera che le viene racapitata dalal portinaia. Chi vede il film è portato a pensare si tratti di una lettera del segreto fidanzato ed invece è.... Il Finale è straordinario, e non dico cosa sia. Film drammatico che alterna momenti molto intensi ad altri quasi brillanti. Questo film è come un film giallo di classe: dissemina indizi (bisogna vedere bene il film per cercare di afferrarli, ma non è facile), e poi chi vede il film, li riunisce nel finale e capisce solo allora che non erano quello che aveva pensato che fossero, ma altro. Il bianco nero potrebbe rimandare ai film neorealistici, ma secondo me è solo il mezzo espressivo per immergere lo spettatore in un tempo che non è più, ricreato benissimo (costumi,scarpe, automobili, acconciature...). Si situa temporalmente nel dopoguerra, a Roma, ancora occupata dagli americani, in tempo di elezioni. Potrebbe essere un film sulla condizione delle donne, e sul loro riscatto anche politico, ma il messaggio che insinua non è da poco, quando nei titoli di coda si dice che su 25 milioni di votanti, 12 furono gli uomini e 13 le donne: vuol dire che la Repubblica si è fondata sul voto delle donne, senza delle quali forse avremmo conservato la Monarchia. Messaggio non da poco. In una Italia in cui troppe donne sono ancora vessate ed uccise, e sfruttate, forse meno di prima ma... Un film che dimostra come per essere un buon film ci vuole solo una buona trama, e interpretazioni intense: a Cortellesi si oppone un grande Mastrandea, e anche la Vergano, che interpeta Marcella, la figlia di Delia, ha modo di mettersi in luce.
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graziana
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sabato 18 novembre 2023
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un film fatto bene
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Pomeriggio di venerdì primo spettacolo 15.45, sala per 1/3 piena. Alla fine scatta spontaneo uno scrosciante applauso. Questa è la mia recensione che racconta già un film delicato ,atroce,attuale ( ahime) . Nessuna immagine di violenza pesante ( se uno schiaffo non lo consideriamo violento.....)ma la cattiveria e le violenze fisiche e psicologiche subìte dalle donne/ragazze/bambine , sono chiarissime. Una storia ambientata nel 1946 dove il massimo atto di ribellione di una donna era quello di andare a votare appena c'è stata la possibilità. Un film che a mio parere andrebbe proiettato in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Bellissimo.
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sabato 18 novembre 2023
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sorprendente
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Ottimo lavoro molto originale dove il messaggio è arrivato forte a tutti gli spettatori in sala ,con sorpresa finale perchè tutti pensavamo che scappasse con l amico e nessuno fino all ultima scena ha pensato al voto .Capolavoro per essere una prima.
Grazie
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anna rosa
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sabato 18 novembre 2023
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domani è ancora molto lontano
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Quadretto di genere che descrive vividamente la Roma popolare dell'immediato dopoguerra, nei giorni che precedono le prime elezioni aperte anche alle donne. Di questa Roma fa parte una donna sulla quarantina che ha sposato un uomo abietto che la picchia alla minima contrarietà senza che lei protesti e neanche si lamenti, anzi atteggia il viso al sorriso, mentre i figli - due ragazzi e una giovane - escono dalla stanza senza reagire né a parole né coi fatti. Le sue giornate passano tra le code davanti al negozio di alimentari, servire tutta la famiglia, i lavori anche faticosi che consentono di tirare avanti e le botte che il marito le somministra. Intanto la figlia amoreggia con un giovane dal sorriso di bravo ragazzo, figlio del titolare di un caffè ben avviato, e una domenica la famiglia di lui, pur molto consapevole della sua superiorità economico-sociale, si reca a pranzo dai nostri per concludere il fidanzamento (cosa alquanto inverosimile).
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Quadretto di genere che descrive vividamente la Roma popolare dell'immediato dopoguerra, nei giorni che precedono le prime elezioni aperte anche alle donne. Di questa Roma fa parte una donna sulla quarantina che ha sposato un uomo abietto che la picchia alla minima contrarietà senza che lei protesti e neanche si lamenti, anzi atteggia il viso al sorriso, mentre i figli - due ragazzi e una giovane - escono dalla stanza senza reagire né a parole né coi fatti. Le sue giornate passano tra le code davanti al negozio di alimentari, servire tutta la famiglia, i lavori anche faticosi che consentono di tirare avanti e le botte che il marito le somministra. Intanto la figlia amoreggia con un giovane dal sorriso di bravo ragazzo, figlio del titolare di un caffè ben avviato, e una domenica la famiglia di lui, pur molto consapevole della sua superiorità economico-sociale, si reca a pranzo dai nostri per concludere il fidanzamento (cosa alquanto inverosimile). Senonché la madre un giorno coglie nel comportamento del giovane i segni inequivocabili della possessività distruttiva nei confronti della fidanzata e decide che deve evitare alla figlia di avere il suo stesso destino. Così che fa? Siccome un soldato delle truppe americane ancora presenti in città le vuole mostrare la sua riconoscenza per avergli raccolto la foto di famiglia caduta per terra, lui fa saltare in aria il caffè del padre del fidanzato (altra cosa inverosimile), cosicché salta anche il matrimonio visto che ora il ragazzo è povero. Nel frattempo noi spettatori abbiamo appreso che la madre tanti anni prima amava, riamata, un uomo di cui però lei "non ha aspettato" il ritorno dal fronte (perché? mah!) e che tuttora quel sentimento è vivo in entrambi. Un giorno quest' uomo le annuncia che emigrerà al Nord alla ricerca di un futuro migliore e a quel punto la regista fa sì che lo spettatore si aspetti che lei lo seguirà (cosa inverosimile visto il tipo e visto che sarebbe stata denunciata per abbandono del tetto coniugale). Alla fine scopriamo che se lei continua a guardare l'orologio, se il marito abietto la insegue e la figlia pure, non è perché lei vuole raggiungere in stazione il suo fidanzato di allora, ma perché vuole assolutamente partecipare alle votazioni e così manifestare per la prima volta nella sua vita il desiderio di emancipazione dall'autorità maschile. Ultima immagine: lei ha votato, la figlia l'ha raggiunta e tutt'e due scambiano un sorriso di solidarietà nella visione di un domani più giusto verso le donne (anche se non pare che la ragazza abbia capito a cosa sarebbe andata incontro sposando quel giovane).
Era il '46, le cose sono migliorate: un po', ma ... c'è ancora domani.
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enzo70
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sabato 18 novembre 2023
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al termine della proiezione il pubblico applaude
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Il cinema italiano è in un momento di grazia e la sala, gremita finalmente dal pubblico, ha reso merito all’esordio alla regia di Paola Cortellesi con un lungo applauso. E chi ama il cinema, e al cinema ci va, sa bene che nessun giudizio vale più degli sguardi degli spettatori al termine della proiezione. La Cortellesi interpreta Delia, una giovane donna, che con forza affronta i disagi della povertà nella Roma del dopoguerra. Delia lavora, e lavora tanto, per mandare avanti la sua famiglia, vive con Ivano, il marito, il suocero e tre figli. Ma l’energia di Delia si sfalda, si sgretola, davanti alle continue violenze alle quali Ivano, Valerio Mastrandrea, la sottopone.
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Il cinema italiano è in un momento di grazia e la sala, gremita finalmente dal pubblico, ha reso merito all’esordio alla regia di Paola Cortellesi con un lungo applauso. E chi ama il cinema, e al cinema ci va, sa bene che nessun giudizio vale più degli sguardi degli spettatori al termine della proiezione. La Cortellesi interpreta Delia, una giovane donna, che con forza affronta i disagi della povertà nella Roma del dopoguerra. Delia lavora, e lavora tanto, per mandare avanti la sua famiglia, vive con Ivano, il marito, il suocero e tre figli. Ma l’energia di Delia si sfalda, si sgretola, davanti alle continue violenze alle quali Ivano, Valerio Mastrandrea, la sottopone. Esiste una Delia nella casa, sottomessa, priva di dignità: ed una donna che all’esterno lavora, si afferma, attrae, riceve la benevolenza di un ufficiale americano di colore e ha un meccanico innamorato di lei. Il giudizio che Delia più soffre è quello della figlia, Marcella, una ragazzina che guarda chiaramente al futuro, che comprende l’assurda situazione della madre, e la invita a reagire alle violenze del marito. Il film interamente girato in bianco e in nero non va raccontato, va visto, goduto, assaporato, perché ogni scena, anche la più angosciosa, anche quando i pugni di Ivano sembrano rivolti non ad una donna, ma allo spettatore, crea emozioni. Anche perché il finale, ricco di speranza, è un segnale per il presente e per il futuro. Senza retorica la Cortellesi pone nel modo migliore il tema della violenza sulle donne. Un tema che non ha tempo e che può essere ben affrontato solo con la cultura e con l’educazione. Semi ben piantati in questo splendido film.
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fabio marcelli
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sabato 18 novembre 2023
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la retorica in questo film non regge
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La protagonista per salvare la propria figlia commissiona l'inverosimile distruzione del bar, così facendo condanna le due donne della famiglia Moretti a una vita di stenti. Sarebbe questa la scelta di colei che poco dopo vota per esercitare i suoi diritti di cittadina e difendere i diritti delle donne? A me sembra un gesto di ritorsione gratuito e che nulla ha di democratico.
[+] infatti
(di fabrizia)
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