ste.paolucci
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domenica 5 novembre 2023
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inchiodato alla sedia con un magone enorme
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Ho sentito l'intervista alla Cortellesi e mi ha convinto ad andare al cinema a vedere questo film. Dall'inizio alla fine mi ha tenuto inchiodato alla poltrona, con un ansia crescente e dispiacere per la situazione di quegli anni. Ci sono tutti gli ingredienti per un film di successo, l'unica cosa che manca è il colore, ma dopo le prime scene non ti manca più perché quei periodi del dopo guerra erano così, in bianco e nero. La vita sembra non cambiare mai, ma il percorso della protagonista è lento e deciso, fino ad trasmetterci quella forza della donna che ha permesso la sopravvivenza della famiglia e la crescita dei figli. Alla fine il messaggio è chiaro sia per gli uomini che per i figlie e figlie.
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Ho sentito l'intervista alla Cortellesi e mi ha convinto ad andare al cinema a vedere questo film. Dall'inizio alla fine mi ha tenuto inchiodato alla poltrona, con un ansia crescente e dispiacere per la situazione di quegli anni. Ci sono tutti gli ingredienti per un film di successo, l'unica cosa che manca è il colore, ma dopo le prime scene non ti manca più perché quei periodi del dopo guerra erano così, in bianco e nero. La vita sembra non cambiare mai, ma il percorso della protagonista è lento e deciso, fino ad trasmetterci quella forza della donna che ha permesso la sopravvivenza della famiglia e la crescita dei figli. Alla fine il messaggio è chiaro sia per gli uomini che per i figlie e figlie. Vorrei dire altro ma non voglio spoilerare. Io lo consiglio.
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fabriziog
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domenica 5 novembre 2023
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vincera'' il david di donatello
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“C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi è un’opera prima proiettata verso il Premio David di Donatello 2024 come "Miglior Film".
Il bianco e nero, nel potenziare la bellezza visiva del film, fa tornare lo spettatore indietro al neo realismo di De Sica.
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“C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi è un’opera prima proiettata verso il Premio David di Donatello 2024 come "Miglior Film".
Il bianco e nero, nel potenziare la bellezza visiva del film, fa tornare lo spettatore indietro al neo realismo di De Sica. La caratura interpretativa degli attori (Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni) rende la recitazione fluida e penetrante, godibile e incisiva. La violenza del marito Ivano su Delia (una impareggiabile Cortellesi) è resa artisticamente tramite la danza, puro genio creativo, danza che funge anche da strumento di falsa pacificazione. La tensione durante il pranzo di fidanzamento della figlia Marcella (Romana Maggiora Vergano) è avvertita realmente in sala, con la platea pronta alla esplosione di violenza, che rimane però celata, nel rispetto dello spirito ellenico.
Il mistero è dentro una lettera ricevuta da Delia e il tempo si addensa in due date: il 2 giugno 1946, e al giorno successivo, il 3 giugno 1946.
In questa pellicola riverbera la più possente e grandiosa tradizione cinematografica italiana, sia come direzione che come gestualità attoriale.
I momenti comici punteggiano e rafforzano il pathos e la tragicità della narrazione.
Dietro la macchina da presa scorrono decenni di scene e fermommagine cineastici post bellici nostrani, accompagnati dai brani degli anni ’40, dai ritmi house, rap e breakdance e dalle sonorità musicali di Dalla.
Silenzio, è buio in sala.
Fabrizio Giulimondi
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deliarighi
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sabato 4 novembre 2023
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due
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Il film non mi è piaciuta è ancora meno l'osanna che ha scatenato.
Non sta in piedi.
Lei e l'americano, ovviamente di colore X rendere bene l'idea, scontata, non riescono neppure a scambiarsi i nomi, tanto li divide la lingua che parlano, ma lui fa saltare X aria con una bomba il bar del fidanzato, prossimo padre padrone della figlia....come avranno comunicato?
tutto il suspance legato alla lettera, che si rivela essere un certificato elettorale, fa supporre fino all'ultimo una fuga d'amore con questo ex spasimante, figura un po' smunta e poco credibile nel contesto....
potrei smontare tanto altro, sempre brava, bravissima attrice la Cortellesi ma non creiamo capolavori inesistenti
tifiamo per il cinema d'ec
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Il film non mi è piaciuta è ancora meno l'osanna che ha scatenato.
Non sta in piedi.
Lei e l'americano, ovviamente di colore X rendere bene l'idea, scontata, non riescono neppure a scambiarsi i nomi, tanto li divide la lingua che parlano, ma lui fa saltare X aria con una bomba il bar del fidanzato, prossimo padre padrone della figlia....come avranno comunicato?
tutto il suspance legato alla lettera, che si rivela essere un certificato elettorale, fa supporre fino all'ultimo una fuga d'amore con questo ex spasimante, figura un po' smunta e poco credibile nel contesto....
potrei smontare tanto altro, sempre brava, bravissima attrice la Cortellesi ma non creiamo capolavori inesistenti
tifiamo per il cinema d'eccellenza anche se in cima alle classifiche non si vedono titoli all'altezza
deliarighi
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nino pellino
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sabato 4 novembre 2023
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ottimo esordio alla regia per paola cortellesi
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Sono rimasto entusiasta dopo aver visto il film "C'è ancora domani" diretto dalla famosa attrice Paola Cortellesi qui al suo esordio alla regia. Entusiasta dicevo ma non proprio sorpreso in quanto la Cortellesi ha sempre interpretato in precedenza diverse pellicole che mi hanno affascinato e conquistato, tra cui ad esempio "Il posto dell'anima" risalente esattamente a venti anni fa e diretto dal regista Riccardo Milani, oppure altre pellicole che, pur essendo caratterizzate da momenti di gradevole comicità, sono state comunque in grado di trasmettere interessanti messaggi agli spettatori e qui cito altri film come "Nessuno mi può giudicare", "Gli ultimi saranno ultimi", entrambi diretti questa volta da Massimilano Bruno.
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Sono rimasto entusiasta dopo aver visto il film "C'è ancora domani" diretto dalla famosa attrice Paola Cortellesi qui al suo esordio alla regia. Entusiasta dicevo ma non proprio sorpreso in quanto la Cortellesi ha sempre interpretato in precedenza diverse pellicole che mi hanno affascinato e conquistato, tra cui ad esempio "Il posto dell'anima" risalente esattamente a venti anni fa e diretto dal regista Riccardo Milani, oppure altre pellicole che, pur essendo caratterizzate da momenti di gradevole comicità, sono state comunque in grado di trasmettere interessanti messaggi agli spettatori e qui cito altri film come "Nessuno mi può giudicare", "Gli ultimi saranno ultimi", entrambi diretti questa volta da Massimilano Bruno.Con la sua ultima fatica cinematografica devo dire che la regista Paola Cortellesi ha superato se stessa regalando a noi spettatori una pellicola obiettivamente bella e direi importante per il suo coraggioso significato. La trama ci riporta alla Roma del secondo dopoguerra dove le donne erano sottomesse in famiglia all'autorità dei mariti e dei padri senza avere diritto di replica e di far valere le proprie ragioni. Una situazione quasi simile alla schiavizzazione e soprattutto di violenza fisica, aspetto quest'ultimo ancora purtroppo attuale e nei confronti del quale la regista rivolge pure uno sguardo a ciò che spesso accade ai giorni nostri. Il film, essendo stato girato volutamente in bianco e nero, ha tutta l'essenza e la sostanza del grande Cinema italiano del passato, in particolare al periodo neorealista di Vittorio De Sica, a quello più filosoficamente esistenzialista di Michelangelo Antonioni, ma più in generale lo si può accostare ai film appartenenti alla nostra grande tradizione cinematografica di un tempo lontano. Ma allo stesso tempo "C'è ancora domani" non è propriamente un film drammaticamente monotematico. Difatti in esso si intravedono spiragli di cambiamento e di miglioramento per quanto riguarda la condizione sociale della donna. E Paola Cortellesi è riuscita a condensare una certa seriosità del tema trattato con aspetti piacevoli di leggerezza e di ironia che non hanno affatto guastato e che del resto hanno sempre contrasddistinto questa attrice che questa volta ha fatto davvero centro.
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alessandro spata
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venerdì 3 novembre 2023
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e se il cambiamento nascondesse il pregiudizio?
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Premetto che si tratta di gusti personali e quindi lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, non condivido lo stesso “generale” entusiasmo per il film in questione. Sinceramente, non mi è piaciuto granché e non basta il bianco e nero per fare un film “neorealista”. Non sarebbe sufficiente un film “realista”e basta? E proprio no! Il “pubblico”probabilmente per sentirsi “assolto” ha bisogno di credere che certe porcate (domestiche) accadevano nel primo dopoguerra. Ho letto un’intervista della Cortellesi dove riferisce: “C’è violenza domestica, in bianco e nero, però fa anche ridere!”.
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Premetto che si tratta di gusti personali e quindi lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, non condivido lo stesso “generale” entusiasmo per il film in questione. Sinceramente, non mi è piaciuto granché e non basta il bianco e nero per fare un film “neorealista”. Non sarebbe sufficiente un film “realista”e basta? E proprio no! Il “pubblico”probabilmente per sentirsi “assolto” ha bisogno di credere che certe porcate (domestiche) accadevano nel primo dopoguerra. Ho letto un’intervista della Cortellesi dove riferisce: “C’è violenza domestica, in bianco e nero, però fa anche ridere!”. Insisto sull’idea che “non si può ridere di tutto” perché fatalmente si rischia di sminuire agli occhi degli astanti temi serissimi come quello della violenza domestica che meriterebbero da parte del pubblico la maturazione di ben altra coscienza. Finendo fatalmente, secondo me, per avallare la solita ipocrita morale della società (attuale) sempre pronta a perdonare tutto e le simpatiche canaglie comprese allo scopo di autoassolversi tendenzialmente, alla fine (tipico meccanismo che svolge la funzione di difesa dall’orrore, ma ciò non giustifica comunque). E anche certi paragoni aulici con “Una giornata particolare” di Ettore Scola li trovo discretamente strampalati, oltre che impropri (qui orrore e commedia erano più sapientemente amalgamati, ma erano altri tempi e altri protagonisti).
Detto questo una riflessione mi ha stimolato in particolare il film ad ulteriore testimonianza che anche un film che non incontra completamene in nostri gusti personali per qualche motivo, mantiene un suo valore nel momento in cui qualche considerazione la incoraggia nella testa di qualcuno. Quindi, si dirà che il film avrebbe comunque raggiunto un nobile scopo. Ok, questo è accettabile ai fini del dibattito (anche se Moretti urlerebbe “No...il dibattito nooooo!”). Allora, sottolineo la scena che fa riferimento alle elezioni e al suffragio universale in cui anche le donne vengono finalmente coinvolte (seppure con almeno 25 anni di età ). L’importanza non sta semplicemente nell’esercizio di un diritto democratico per niente scontato. Ricorderei per la cronaca che nella Svizzera della cioccolata e dei banchieri le donne ottennero il diritto di voto alle elezioni federali nel 1971 (e nemmeno tutte perché è soltanto nel 1991 che l’” Appenzell Innerrhoden” è diventato l'ultimo cantone svizzero a garantire alle donne il voto su questioni locali). Ma questa è un’altra storia.
La riflessione vorrebbe essere un tantino più complessa e cioè che persino un “cambiamento” epocale rischia di nascondere lo stereotipo, di fatto risolvendosi nella perpetuazione di un pregiudizio.
In sostanza, rischiamo di cullarci sugli allori e di dormire “saporosamente” dopo le sacrosante conquiste. E allora consideriamo il voto alle donne: è innegabile, che lo stato iniziale (le donne non votano) e lo stato finale (le donne votano) segnano una differenza sostanziale tanto che possiamo dire con orgoglio che c’è stato un “cambiamento” (totale). Ma al contempo la legittima soddisfazione morale se non ben interpretata e contestualizzata può rischiare di tacere pericolosamente che a tutt’oggi in Italia ad esempio la rappresentanza delle donne in parlamento e nelle amministrazioni locali sembra decisamente scandalosa per la sua penuria. Che le discriminazioni nella retribuzione sono ancora drammaticamente presenti, che le violenze domestiche e all’esterno delle mura familiari psicologiche e fisiche continuano tragicamente a perpetuarsi quasi quotidianamente. Certo abbiamo oggi in Italia una donna “capa” del governo, ma sorvoliamo sulle sue idee che non sarebbero condivisibili neanche se fosse un uomo, ma questa è un’altra storia. L’utilizzo della sessualità a scopo di potere rimane nella psicologia profonda di molti uomini e anche di molte donne. In sostanza, quindi, ai fini di una “buona azione sociale” dovremmo riflettere sul fatto che la relazione di “cambiamento” non è data una volta per tutte.
Non so se questa fosse l’intenzione precipua della regista. A me è sembrato un invito a non abbassare la guardia. Se ci pensiamo bene quella scena finale del suffragio universale se letta nel contesto più ampio del film ci dice che paradossalmente la conquista del suffragio universale rischia di trasformarsi all’interno di alcuni cicli storici di “buone azioni sociali”, in un “non-cambiamento notevole”, nel senso che di fatto continua ad accompagnarsi alla conferma di alcune caratteristiche di ripetitività e stereotipia che seguitano ad identificare gli atteggiamenti discriminatori verso le donne. Insomma, è come se all’interno di un sequenza di eventi sociali fondamentali vi fossero alcuni tratti che si mantengono immutati pur nella varietà significativa degli eventi verificatisi. Insomma, nel film ci vedo questo accostamento degli opposti: è vero che la conquista del suffragio universale è una pietra miliare dell’affermazione dei diritti inalienabili dell’umanità (“C’è ancora domani”, c’è ancora speranza in mezzo a tutto questo lerciume). Però attenzione anche che nel frattempo, ancora oggi nel 2023 aleggia in società il “fantasma” di un “popolo” che, ad esempio, dietro le chiacchiere e le facezie “innocenti”, di fatto si autoassolve anche quando i suoi «rappresentanti maschili» di tutte le età e condizioni sociali battono a sangue mogli, fidanzate, compagne e figlie. Alla fine il rischio è la conferma del “già detto”, del “già conosciuto” ovvero “l’annuncio del ritorno dell’identico”. Meditiamo! Poi andiamo pure a vedere il film che nonostante gli sforzi rimane ancora una volta piuttosto pericolosamente consolatorio e falsamente “catartico”, secondo me, a beneficio di una buona parte di pubblico “inconsapevole” (o che tale vuole rimanere, forse). E questo non mi va!
Forse il guaio di certi film è che “vogliono parlare a tutti”, ma col rischio di finire per non dire poi niente di davvero significativo a nessuno.
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[+] bisogna saper riflettere
(di marcus)
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[+] proprio nel 1946 !
(di gianni)
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calogero licata
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venerdì 3 novembre 2023
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grazie paola
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Paola Cortellesi si prende più di un rischio nella regia di questo film creando un linguaggio originale che mescola la commedia teatrale al musical al giallo alle atmosfere de “la ciociara” dando vita a un gioiello del cinema Italiano.
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massimo cortese
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giovedì 2 novembre 2023
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una superba lezione di educazione civica
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Superba lezione di educazione civica, sorprendente fotografia di un passato decisivo per la nostra Identità Nazionale, il film affronta numerose questioni, prima fra tutte la condizione della donna. Ma la grandezza di questa pellicola consiste nel fatto che la narrazione riguarda una vicenda privata e pubblica allo stesso tempo. Andrebbe visto soprattutto dalle ragazze e dai ragazzi di questo Paese, che per almeno 118 minuti dovrebbero staccare gli occhi dal cellulare e vedere questo splendido bianco e nero. Secondo me potrebbe vincere l’Oscar per il miglior film straniero. Mi ricorda molto il film “L’onorevole Angelina”, ingiustamente dimenticato.
Massimo Cortese
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bian0696
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giovedì 2 novembre 2023
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film violento
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Film inutile, vendicativo, violento. Invece di essere contente per tutto quello che vi siete conquistate, ancora rompete i coglioni per il passato? E basta!!! Film come questo servono solo a scatenare l'odio contro gli uomini. Se poi basta girare in bianco e nero e ambientare negli anni 40 per essere neorealisti, allora pure Schindler's List è neorealista.
Cortellè, piscia nel vaso!
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marco
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giovedì 2 novembre 2023
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neorealismo in salsa veltroniana
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Una volta c'erano Scola , Rossellini , De Sica .....
Una volta cerano la Magnani Mastroianni la Loren......
La stagione di quando il cinema italiano indicava al mondo una strada e uno stile è tramontata ormai da decenni.
Non basta un film in bianco e nero buttando qua e la citazioni dei bei tempi che furono per esultare, l'opera prima della Cortellesi finisce invece per renderci amaramente più consapevoli di quanto spazio ci separi oggi dalle glorie passate.
Il film è pretenzioso, didascalico, indugia nel facile e nel retorico, il che conforta un pubblico sempre più comodamente adagiato nel non pretendere troppo , veltronianamente mellifluo e ubiquamente indulgente e compiaciuto.
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Una volta c'erano Scola , Rossellini , De Sica .....
Una volta cerano la Magnani Mastroianni la Loren......
La stagione di quando il cinema italiano indicava al mondo una strada e uno stile è tramontata ormai da decenni.
Non basta un film in bianco e nero buttando qua e la citazioni dei bei tempi che furono per esultare, l'opera prima della Cortellesi finisce invece per renderci amaramente più consapevoli di quanto spazio ci separi oggi dalle glorie passate.
Il film è pretenzioso, didascalico, indugia nel facile e nel retorico, il che conforta un pubblico sempre più comodamente adagiato nel non pretendere troppo , veltronianamente mellifluo e ubiquamente indulgente e compiaciuto.
Buttiamoci un po'di critica al patriarcato, un po' di nostalgia neorealista, un po' di verve comica e di ammiccanti e belle canzoni del nostro immaginario per non disturbare la nostra confort zone e il risultato al botteghino sarà di sicuro successo.
La critica del piccolo mondo antico di Roma sarà sbalordita, il quadrilatero Trastevere/Testaccio/Monti/San Saba di lotta e di governo applaudirà bonoriamente rassicurato , il Festival romano noto solo ai romani darà ragione al suo stato e ragion d'essere, con familistica persevenranza. Belle scene , bei costumi, ambientazione pregevole , per il resto la faccia musona e un po' bastonata della protagonista ci riporta inequivocabilmente alla realtà del nostro cinema romano. Per una volta avremmo potuto osare un po' meno....
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[+] parole sacrosante!!!
(di bian0696)
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(di melo)
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[+] scelte forzate e un pasticcio stilistico
(di enzo)
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goldy
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giovedì 2 novembre 2023
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la verità non è mai noiosa
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Come si fa a proporre l' affresco di una generazione di un intero paese partendo da un microcosmo familiare capace di rappresentare la condizione femminile pre-bellica senza ricorrere all'alienante e anestetizzante inguaggio della sociologia? La risposta la dà questo film capace di parlare a tutti i pubblici senza annoiare con la leggerenza di chi sa leggere una verità che parla da sola e
non ha bisogno di mediazioni. per arrivare a consapevolizzare chi guarda.
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