jonnylogan
|
sabato 6 gennaio 2024
|
buona opera prima
|
|
|
|
Opera prima di Paola Cortellesi, che per l'occasione si riserva il ruolo di una donna dallo spiccato accento Romano, madre, moglie e casalinga in perenne movimento, dimenticandosi i panni confortevoli dell'attrice brillante, ma non rinnegandoli del tutto se non per qualche scena capace di strappare sorrisi dal sapore decisamente acre.
Per l'occasione la Cortellesi si posiziona egregiamente dietro la macchina da presa riuscendo a portare sul grande schermo una storia figlia dalle narrazioni della madre, emigrata dal natio Abruzzo nella capitale.
[+]
Opera prima di Paola Cortellesi, che per l'occasione si riserva il ruolo di una donna dallo spiccato accento Romano, madre, moglie e casalinga in perenne movimento, dimenticandosi i panni confortevoli dell'attrice brillante, ma non rinnegandoli del tutto se non per qualche scena capace di strappare sorrisi dal sapore decisamente acre.
Per l'occasione la Cortellesi si posiziona egregiamente dietro la macchina da presa riuscendo a portare sul grande schermo una storia figlia dalle narrazioni della madre, emigrata dal natio Abruzzo nella capitale. Le vicende rielaborate grazie anche alla collaborazione con Furio Andreotti e Giulia Calenda, che con la regista hanno già lavorato in precedenti film e serie, porta alla creazione di un film al quale la regista dona tutta sé stessa, riuscendo a porre l'accento sul tema mai del tutto risolto delle violenze domestiche calate in un contesto distante nel tempo, siamo nella Roma del 1946, impreziosendolo grazie all'uso del bianco e nero. Riuscendo a trasformarlo in una rivisitazione del cinema neorealista, perché calata all'interno di un periodo storico che rappresentò sia l'inizio della Repubblica Italiana, il giugno del 1946, sia la prima possibilità di voto per l'universo femminile.
La telecamera segue per tutta la durata del film questa donna comune a tante altre. Ce la fa conoscere e apprezzare per il grande impegno che mette al servizio di una famiglia, figli compresi, incapaci di comprenderne gli sforzi e il dramma personale, perché sposata con un uomo - un Valerio Mastandrea, abile nel tratteggiare un personaggio dal carattere ruvido, spigoloso e manesco - che non finge di portarle rispetto, perché figlio dell’epoca nella quale vive, ma che anche per gli standard degli anni '40, risulta una persona problematica e non incline al dialogo famigliare.
A completare l'inquietudine di Delia è il matrimonio tanto atteso della figlia Marcella, la ventiseienne Romana Maggiora Vergano, per la quale intravede i medesimi rischi che stanno attanagliando la sua esistenza.
Il film è ulteriormente adornato dalla presenza di caratteristi che popolano le strade della Roma post bellica, nella quale le battute nei confronti del mondo femminile si sprecavano. Prodromico in tal senso Giorgio Colangeli, ulteriore membro della famiglia Santucci, qui nel ruolo di Ottorino; reduce perennemente allettato e capace di dispensare consigli al figlio su come gestire la vita coniugale:
"Non devi picchiarla sempre, ma poche volte e con un sacco di legnate. Altrimenti si abitua. Sai io facevo così con Pora mamma tua e che Dio l'abbia in gloria"
Nel complesso non vi sono quindi sbavature in una pellicola che sta mietendo successi sia al botteghino (al momento ha scollinato i 30 milioni di incasso) sia da parte della critica, riuscendo a parlare al nostro presente prendendo spunto da un passato distante e remoto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
fabrizia
|
sabato 6 gennaio 2024
|
che delusione
|
|
|
|
Per fare un film in bianco e nero, devi fare un capolavoro, altrimenti è meglio lasciar perdere. Questo film non è un capolavoro. È un misto di commedia, musical, satira, caricatura, presa in giro…un po’ come una insalata russa non riuscita. I personaggi sono statici. Le donne passive, comprese le comari e la figlia che stanno sedute nella corte mentre Ivano pesta Delia quando potrebbero tutte insieme pestare lui. I maschi bianchi ( bambini, giovani, vecchi, ricchi e poveri, colti e ignoranti) sono tutti tossici. Ad eccezione (evidentemente!) dell’ unico nero del film, il soldato americano che pur non parlando una sola parola di italiano riesce con Delia che non parla una parola di inglese a far saltare il bar del promesso sposo…Quindi Delia riesce a capirsi con uno di cui non parla la lingua e riesce pure a far saltare un bar, ma non riesce a fermare suo marito che la pesta dalla mattina alla sera.
[+]
Per fare un film in bianco e nero, devi fare un capolavoro, altrimenti è meglio lasciar perdere. Questo film non è un capolavoro. È un misto di commedia, musical, satira, caricatura, presa in giro…un po’ come una insalata russa non riuscita. I personaggi sono statici. Le donne passive, comprese le comari e la figlia che stanno sedute nella corte mentre Ivano pesta Delia quando potrebbero tutte insieme pestare lui. I maschi bianchi ( bambini, giovani, vecchi, ricchi e poveri, colti e ignoranti) sono tutti tossici. Ad eccezione (evidentemente!) dell’ unico nero del film, il soldato americano che pur non parlando una sola parola di italiano riesce con Delia che non parla una parola di inglese a far saltare il bar del promesso sposo…Quindi Delia riesce a capirsi con uno di cui non parla la lingua e riesce pure a far saltare un bar, ma non riesce a fermare suo marito che la pesta dalla mattina alla sera. E io ci dovrei credere…. Dopodiché Delia trova la redenzione trovando il coraggio di andare a votare al referendum monarchia/repubblica, dove probabilmente avrà votato per la monarchia dato che a Roma ha prevalso il voto per la monarchia. E qua sì che le donne (eroiche e fiere patriote) trovano il coraggio con uno sguardo soltanto di disarmare il violentissimo Ivano improvvisamente diventato agnello. E io ci dovrei credere…Mi rendo conto di essere minoranza, visto che i più osannano il film. Io non l’ho trovato nemmeno carino. Lo metterei nella categoria “ vorrei ma non posso”: vorrei essere un neorealista, vorrei essere una denuncia, vorrei essere storia, vorrei tante cose però non ci arrivo proprio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabrizia »
[ - ] lascia un commento a fabrizia »
|
|
d'accordo? |
|
marcello ciaschini
|
sabato 30 dicembre 2023
|
riscatto ed espiazione
|
|
|
|
Il film della Cortellesi mescola e distribuisce il suo particolare umorismo, l'umorismo cinico popolano romano, il Lars von Trier di Dancer in the Dark, gli accompagnamenti musicali del miglior Sorrentino il Neorealismo Italiano. Tutti ingredienti che da soli tuttavia non darebbero una connotazione al film ma sarebbero solo sapiente ispirazione intertestuale. Ciò che veramente lo caratterizza è il finale che è riscatto,espiazione e diritto che giungono al cuore e scuotono le coscienze.
|
|
[+] lascia un commento a marcello ciaschini »
[ - ] lascia un commento a marcello ciaschini »
|
|
d'accordo? |
|
gidis
|
sabato 30 dicembre 2023
|
un gran bel film
|
|
|
|
Un film che dosa sapientemente drammaticità, ironia, emozioni, commozione con grande cura.
Una bellissima colonna sonora arricchisce il tutto. Un senso profondo che ti fa emozionare e ti fa rovinare che una volta si viveva per un sogno e non so sognava per vivere, come si fa oggi.
|
|
[+] lascia un commento a gidis »
[ - ] lascia un commento a gidis »
|
|
d'accordo? |
|
sandro ricci
|
martedì 26 dicembre 2023
|
non soddisfacente
|
|
|
|
Tema importante. Regia e sceneggiatura non all'altezza, recitazione spesso forzata. L'episodio con l'MP di colore assurdo, irreale e fuori contesto. Non sempre un bravo attore diventa un buon regista.
|
|
[+] lascia un commento a sandro ricci »
[ - ] lascia un commento a sandro ricci »
|
|
d'accordo? |
|
lulumassa
|
mercoledì 20 dicembre 2023
|
c''è ancora domani?
|
|
|
|
No, a giudicare dal film della Cortellesi un domani non c'è. Siamo talmente giunti alla fine della storia filmica, forse anche all'apparente capolinea della linea temporale umana, che per immaginarci un domani dobbiamo retrodatarci, cioè, possiamo immaginarci il futuro solo attraverso il passato. In un articolo, tal Pino Donghi ricordava l'idea di futuro secondo Luca Ronconi: il "domani" a teatro è un tempo rappresentabile solo a condizione di osservarlo da un "dopodomani", cioè come se fosse "ieri". Qui si va nello ieri reale per parlare dell'oggi, formula che già nel 1946 era vecchia, figuriamoci oggi. In quest'ottica, il tema del film - la condizione della donna, la violenza che deve subire dall'uomo a causa del perdurare della cultura patriarcale, ecc.
[+]
No, a giudicare dal film della Cortellesi un domani non c'è. Siamo talmente giunti alla fine della storia filmica, forse anche all'apparente capolinea della linea temporale umana, che per immaginarci un domani dobbiamo retrodatarci, cioè, possiamo immaginarci il futuro solo attraverso il passato. In un articolo, tal Pino Donghi ricordava l'idea di futuro secondo Luca Ronconi: il "domani" a teatro è un tempo rappresentabile solo a condizione di osservarlo da un "dopodomani", cioè come se fosse "ieri". Qui si va nello ieri reale per parlare dell'oggi, formula che già nel 1946 era vecchia, figuriamoci oggi. In quest'ottica, il tema del film - la condizione della donna, la violenza che deve subire dall'uomo a causa del perdurare della cultura patriarcale, ecc. ecc. ecc. - è una sorta di standard su cui il film galleggia senza che si generi un vero sviluppo dialettico e senza che vi sia evoluzione dei personaggi. Il film è piatto, statico, immobile; ristagna già dai primi secondi, cioè da quando viene mostrata la condizione miserevole in cui vive la protagonista. Su questa situazione iniziale, che viene riproposta tale e quale per l'intera durata del film, si innestano le trovate(lle) e le gag(ghette) che hanno l'evidente scopo di alleggerire la gravità dell'argomento e di creare una certa forma di empatia per conquistare lo spettatore. Tutto comprensibile, ma ne deriva un senso di ineluttabile banalità. Quello che alla fine sortisce dal film è un semplice e trito intrattenimento da fiction televisiva, tra Bisio e Fabio Volo, con un immancabile tocco "sentimental" giusto per rimanere radicati nello stereotipo di genere. Nonostante questo tentativo di alleggerire con l'intezione nemmeno tanto celata di rendere edibile una storia che poteva apparire indigesta, il film risulta piuttosto greve nella sua impostazione binaria: "gioia/tristezza - ridere/riflettere" e non aggiunge mai alcunché al tema che affronta: si limita a mostrare senza significare. La regia è tipica dei comici che si scoprono registi: dozzinale, frettolosa, piena di giochetti e trucchetti forse imparati dalla visione di qualche capolavoro, sempre attenta ad edulcorare per non ferire, ad abbassare per non urtare, completamente mancante di una visione prospettica della storia e, quel che è più grave, di senso del cinema. Grande spazio invece allo sketch, che infatti è il core business del film, la sua vera attrattiva. La recitazione della Cortellesi è piatta, monotona, senza dimensioni, anch'essa televisiva, ovvero portata alla reiterazione, alla ripetizione pedissequa dedicata a un pubblico e a un mezzo che non sono fatti per le sfumature. Idem per quel che riguarda Mastandrea, il quale sfodera quell'unica espressione da piede che possiede già dal decimo secondo dell'opera, e da lì non schioda fino alla fine. Insomma, se questo è il massimo che il nostro cinema sa esprimere su un tema considerato inderogabile per gravità e urgenza, un domani - mi si perdoni - non c'è. Nulla di male se un comico fa cinema, la storia del cinema è piena di comici, vivaddio. Ma quando un film che solo qualche decennio fa sarebbe stato affrontato da un Petri, uno Scola, un Risi o un Pietrangeli, viene trattato con questa approssimazione da una parte, e furberie per accattivarsi il pubblico dall'altra, ci si smarrisce. E se addirittura viene considerato di serie A, grande capolavoro, citando neorealismo (!!), grande commedia italiana e altre imbarazzanti meraviglie, beh, a chi ama il cinema dovrebbe fare un po' impressione. Impressione e paura. Altrimenti vuol dire che vale tutto... e forse è così. Siamo diventati questi? Siamo così disponibili ad accettare e premiare tutto? Siamo così reazionari? C'è ancora domani?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lulumassa »
[ - ] lascia un commento a lulumassa »
|
|
d'accordo? |
|
lucvon
|
martedì 19 dicembre 2023
|
un film mediocre fatto per un pubblico televisivo
|
|
|
|
Questo film, definito addirittura "capolavoro", non è altro che un film mediocre destinato a un pubblico che guarda la televisione e che di cinema sa e capisce poco o nulla. Ciò potrebbe essere anche accettabile, ma quando si vuole parlare di questi temi e si vuole elevare così tanto un film del genere, bisogna farlo con sincerità.
La regia di Paola Cortellesi, che qui si trova alla sua prima esperienza da regista e che alcune recensioni hanno definito "virtuosistica" è invece una regia noiosa e scolastica, con qualche idea goffa e poco approfondita buttata dentro. Anche il famoso bianco e nero, che sembra essere una scelta tanto raffinata, risulta essere poco più di un filtro.
[+]
Questo film, definito addirittura "capolavoro", non è altro che un film mediocre destinato a un pubblico che guarda la televisione e che di cinema sa e capisce poco o nulla. Ciò potrebbe essere anche accettabile, ma quando si vuole parlare di questi temi e si vuole elevare così tanto un film del genere, bisogna farlo con sincerità.
La regia di Paola Cortellesi, che qui si trova alla sua prima esperienza da regista e che alcune recensioni hanno definito "virtuosistica" è invece una regia noiosa e scolastica, con qualche idea goffa e poco approfondita buttata dentro. Anche il famoso bianco e nero, che sembra essere una scelta tanto raffinata, risulta essere poco più di un filtro. Infatti, in questo bianco e nero così pulito, non c'è una ricerca estetica, né giochi di luci e ombre, e non è nemmeno utilizzato a scopo narrativo.
La storia, invece, è piuttosto ripetitiva e noiosa, e la violenza sulle donne che il film vuole raccontare è perennemente edulcorata e portata all'eccesso da risultare comica. I personaggi, inoltre, non hanno alcun tipo di evoluzione e sono tutti stereotipi, cambiano carattere in base alle esigenze della storia, tranne ovviamente la protagonista interpretata da Paola.
Inesperienza da opera prima? Chissà... ma penso che tutto fosse risolvibile con un bravo sceneggiatore e aiuto regista, ma qui Paola voleva fare la superstar e ce lo facciamo andare bene.
Ciò che però mi è spiaciuto vedere è la semplificazione e stereotipazione del patriarcato presente nel film che vorrebbe raccontare quello ancora presente ai giorni nostri. Mi è dispiaciuto perché anche Paola Cortellesi sta portando avanti questo femminismo ignorante che sta dilagando sempre di più nel cinema. È l'argomento, anzi se vogliamo, la "moda" del momento. Sì, perché non si risolverà mai nulla questa continua voglia di prevalsa su un sesso sull'altro. Purtroppo, come ha fatto Barbie prima, 'C'è Ancora Domani' porta avanti questo accanimento contro la figura dell'uomo ed è molto preoccupante che il pubblico stia premiando così tanto questi film. Si aprono sicuramente a qualche riflessione, ma non sono né cinema educativo né semplicemente mediocrità. Confermano quanto sia diventato facile comandare le masse.
[-]
[+] caro lucvon...
(di lulumassa)
[ - ] caro lucvon...
[+] condivido pienamente
(di sandro ricci)
[ - ] condivido pienamente
|
|
[+] lascia un commento a lucvon »
[ - ] lascia un commento a lucvon »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
domenica 17 dicembre 2023
|
forma e sostanza
|
|
|
|
Quando in un film troviamo forma e sostanza, ben coniugate insieme, dove per forma abbiamo una pellicola in Bianco e Nero, con un linguaggio del cinema neorealista, con una fotografia accurata e un taglio narrativo, da racconto popolare . Dunque la sostanza ovvero il contenuto narrato, si intreccia con le immagini dando più forza al racconto e alle storie dei personaggi. Si tratta come è noto dato il grande pubblico e il successo dl film, della storia di una donna Delia, che da moglie di un marito violento e padrone cerca con una sua volontà di sopravvivere alla famiglia che si è ritrovata dopo il matrimonio da ragazza giovane, nel periodo difficile del dopoguerra in condizioni di indigenza e sacrifici quotidiani.
[+]
Quando in un film troviamo forma e sostanza, ben coniugate insieme, dove per forma abbiamo una pellicola in Bianco e Nero, con un linguaggio del cinema neorealista, con una fotografia accurata e un taglio narrativo, da racconto popolare . Dunque la sostanza ovvero il contenuto narrato, si intreccia con le immagini dando più forza al racconto e alle storie dei personaggi. Si tratta come è noto dato il grande pubblico e il successo dl film, della storia di una donna Delia, che da moglie di un marito violento e padrone cerca con una sua volontà di sopravvivere alla famiglia che si è ritrovata dopo il matrimonio da ragazza giovane, nel periodo difficile del dopoguerra in condizioni di indigenza e sacrifici quotidiani. Questa storia è ambientata nella Roma di periferia nel 1946 , quando ancora i soldati americani dopo la liberazione circolavano per le strade, dunque l ‘ambientazione neorealista del cinema italiano c’è tutta , ed è un pregio notevole e un merito della regista del film aver cercato quell’atmosfera sia nei luoghi , che nei personaggi narrati. Il racconto poi si sviluppa sul tema del maschio violento e padrone del destino di donne che possiede per tutta la vita in quanto mogli o anche figlie o fidanzate. Nel ruolo di questi personaggi i più fedeli sono le figure femminili, Delia , la stessa Cortellesi, protagonista o l’amica Marisa interpretata da Fanelli, anche la figlia Marcella ,è credibile come fidanzata di un giovane in apparenza buono e bravo, ma che poi si rivela peggio degli altri in quanto maschilista e violento. Meno interessanti sono riusciti i personaggi maschili, il marito Ivano interpretato da un indolente Mastrandea , che molla schiaffi in canottiera alle donne, in una casa da padrone povero e violento per caso. Intanto il tema del film, pur se ambientato nel dopoguerra in una Italia povera e degradata, si è rivelato con questo film, di grande attualità, addirittura, di denuncia per recenti fatti di cronaca riguardo i femminicidi accaduti. Dunque, una coincidenza importante tra il film e la realtà sociale italiana, contemporanea, che la regista Cortellesi, ha saputo cogliere e tradurre in opera culturale, probabilmente utile per la riflessione e un cambiamento culturale dell’intera società italiana . ( mauridal)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
alessandro
|
domenica 17 dicembre 2023
|
affresco di una italia purtroppo ancora attuale..
|
|
|
|
Il film è ambientato nella periferia romana subito dopo il secondo conflitto mondiale. La bellezza del film risiede nel modo in cui la attrice/regista è riuscita a far riflettere su temi di forte attualità (quali in primis la condizione della donna e la lotta per sua emancipazione) senza mai appesantire lo spettatore nemmeno nelle scene più crude. Film brillante che rispecchia la personalità della sua regista. Davvero ottimo. Successo strameritato.
|
|
[+] lascia un commento a alessandro »
[ - ] lascia un commento a alessandro »
|
|
d'accordo? |
|
navarra tommaso
|
lunedì 11 dicembre 2023
|
donna, vita, libertà.
|
|
|
|
Paola Cortellesi squaderna, in un affresco neorealistico di penetrante impatto, la piccola e la grande Storia di un'Italia non così lontana nel tempo e nel vivere "civile". La prospettiva dell'autrice, non a caso donna, è innovativa sul piano della tecnica cinematografica (piani sequenza "circolari", narrazione della violenza tramite la metafora del "ballo ancestrale" ritmato dalla posizione degli stereotipi sociali, significanze sceniche escatologiche nel semplice gesto di mettersi prima, farsi togliere poi, decidere infine di togliersi il rossetto sulle labbra. Attraverso lo studio ed il voto la donna è libera, per come è giusto che sia.
[+]
Paola Cortellesi squaderna, in un affresco neorealistico di penetrante impatto, la piccola e la grande Storia di un'Italia non così lontana nel tempo e nel vivere "civile". La prospettiva dell'autrice, non a caso donna, è innovativa sul piano della tecnica cinematografica (piani sequenza "circolari", narrazione della violenza tramite la metafora del "ballo ancestrale" ritmato dalla posizione degli stereotipi sociali, significanze sceniche escatologiche nel semplice gesto di mettersi prima, farsi togliere poi, decidere infine di togliersi il rossetto sulle labbra. Attraverso lo studio ed il voto la donna è libera, per come è giusto che sia. Per questo il bianco e nero rappresenta la semplicità del messaggio universale che il film contiene: donna, vita, libertà! Oggi in curdo: Jin, Jîyan, in Azadî: ژن، ژیان، ئازادی) ("C'è ancora un domani" film 2023).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a navarra tommaso »
[ - ] lascia un commento a navarra tommaso »
|
|
d'accordo? |
|
|