Il tentativo di conferire un’identità e un’univocità a Black Adam resta perennemente compresso tra i troppi déjà vu, tra il timoroso corteggiamento al cinema comico-demenziale e la volontà indomita di elevare la scarsa reputazione del DC Universe. Da giovedì 20 ottobre al cinema.
di Emanuele Sacchi
Dwayne Johnson, altrimenti detto The Rock, è uno dei corpi cinematografici più sottovalutati e fraintesi in circolazione. È quasi impossibile non voler bene al suo tentativo sincero di evoluzione attoriale, consapevole dei propri limiti e dei propri punti di forza. Autoironico e fisicamente insormontabile, era un supereroe dei cinecomics ancor prima che i cinecomics se ne rendessero conto e gli costruissero attorno un film. Il titolo in questione è Black Adam, spin-off di Captain Marvel/Shazam (il personaggio DC del film Shazam!, da non confondere con il Captain Marvel della Marvel) risalente agli anni 40: eroe a tutto tondo, inarrestabile e indistruttibile, collocato nel poco convincente – almeno al cinema – pantheon della DC Comics.
Maglie che stanno strette a The Rock, nonostante il suo carisma riesca sempre ad emergere, insieme alla capacità di rendere cinematografica anche la più ovvia delle espressioni facciali. Il tentativo di conferire un’identità e un’univocità a Black Adam resta infatti perennemente compresso tra i troppi déjà vu, tra il timoroso corteggiamento al cinema comico-demenziale (come già in Shazam!) e la volontà indomita di elevare la scarsa reputazione del DC Universe.