| Titolo originale | Oaza |
| Titolo internazionale | Oasis |
| Anno | 2020 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Slovenia, Paesi Bassi, Francia, Bosnia-Herzegovina |
| Durata | 121 minuti |
| Regia di | Ivan Ikic |
| Attori | Marusa Majer, Goran Bogdan, Marijana Novakov, Valentino Zenuni, Tijana Markovic . |
| Tag | Da vedere 2020 |
| MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 3 dicembre 2021
In un istituto psichiatrico si forma uno strano triangolo amoroso.
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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In un istituto per giovani diversamente abili arriva Marija che viene aiutata nell'adattarsi al nuovo ambiente da Dragana. Entrambe però finiscono con il contendersi le attenzioni del silenzioso Robert, anch'egli ospite della casa ed addetto al servizio di mensa. La tensione tra i tre non tarderà ad evidenziarsi.
Oasi: luogo, ambiente, condizione, momento e similari che offrono caratteristiche assai più gradevoli di quelle del contesto in cui si trovano o si verificano. Così il dizionario definisce il termine che dà il titolo al film di Ivan Ikic.
Così dovrebbe essere se dovessimo fare riferimento al documentario d'epoca che apre la narrazione e che decanta l'importanza dell'allora appena inaugurato Istituto. Nel presente le cose però sono molto diverse. Non perché la struttura e il personale siano fatiscenti o distratti ma perché, nonostante il trascorrere degli anni e la presunta modernità delle terapie, non si è ancora giunti ad accettare e ad accompagnare in maniera adeguata la presenza della sessualità unita all'affettività (e quindi del bisogno di soddisfarne le esigenze) da parte dei diversamente abili.
Ikic suddivide il film in tre parti dando ad ognuna il nome di uno dei tre protagonisti. Diversamente da quanto accade di solito (vengono esposti i punti di vista dei personaggi sulla stessa vicenda) qui si procede in una sorta di staffetta in cui ognuno viene accompagnato partendo dal punto in cui si era lasciato l'altro.
Lavorando con attori che conoscono, perché la vivono sulla loro pelle, la condizione che portano sullo schermo il regista ci avvicina a loro senza retorica ma con profonda empatia. I loro silenzi, i loro sguardi persi in una ricerca di vicinanza affettiva, i loro desideri si manifestano con la naturalezza di chi vive senza filtri oppure di chi, come Robert, ha eretto una barriera di silenzio tra sé e il mondo circostante.
La scelta dell'ampio formato di ripresa ce li colloca costantemente nel contesto in cui vivono e dal quale talvolta cercano di fuggire per poi ritrovarvisi ineluttabilmente chiusi. Circondati da attenzioni che sono mirate più a salvaguardarne l'esistenza che a cercare di comprenderli nel profondo.
C'è un istituto per "persone con bisogni speciali". Al suo interno, un triangolo amoroso degno di un mélo. Al suo interno, oltre al legittimo bisogno d'amare ed essere amati, un coagulo di rabbia repressa e desideri disattesi. Che bastano a trasformare una storiella da teen drama in un pretesto per scene madri (ma recitate sottovoce) e soluzioni estreme (ma filmate con programmatico riserbo).
Circola con un doppio titolo, sia in originale che nella versione internazionale (inglese) il secondo film del trentottenne regista serbo Ivan Ikic, il primo titolo - ci limitiamo ai titoli inglesi - è The Users, ovvero Gli utenti, il secondo è Oasis, ovvero Oasi. A Venezia, dove è stato presentato alle Giornate degli Autori si è preferito questo secondo.